Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.16 Lettere
“Papà, Lizzy doll
è bellissima. Grazie per avermela comprata.
Anche se Shamal dice che è
un regalo da bambine” disse
Hayato.
“Non è per
giocarci. È una bambola di porcellana da
collezione. I collezionisti possono avere qualsiasi sesso, mi sorprende
che un
dottore non riesca a comprenderlo.
Ora lasciami solo, devo
lavorare” rispose gelido il boss.
Hayato fece un inchino, facendo
ondeggiare i corti capelli
grigi.
“Vi lascio ai vostri
affari, allora, padre” disse, cercando
di avere un tono formale con la sua voce stridula e infantile.
Unì i talloni
delle scarpe nere di vernice e corse via dalla stanza, il colletto
della
camicia candida gli aveva arrossato la pelle nivea.
Il boss sospirò
pesantemente, alzandosi dalla poltrona di
velluto rosso davanti al camino su cui era accomodato, raggiunse la
poltroncina
nera della sua scrivania e vi si lasciò cadere pesantemente.
Intinse la penna d’oca
nel calamaio colmo d’inchiostro nero, estrasse dal cassetto
la sua carta da
lettere e l’adagiò davanti a sé.
< Continuo a scrivere lettere
d’amore e di supplica.
Nella speranza che Lavina torni.
Potrei trattenerla quando viene a
fare lezione di piano ai
bambini, ma… ho imparato che non puoi segregare la persona
che ami. Lei mi ha
cambiato, profondamente, mi ha fatto comprendere quanto sia profondo
l’amore
che le persone appartenente alla mia famiglia possono provare.
Voglio solo che ritorni. So che anche
lei mi ama e che non
vuole abbandonare nostro figlio, Hayato, la nostra piccola perlina
candida >
pensò.
“Cara
Lavina…”. Iniziò a scrivere con la
penna d’oca,
stringendola con forza tra le dita, attento a non far gocciolare
l’inchiostro.
< Mio padre un giorno
scomparve senza lasciare traccia,
senza avvertire nemmeno mia madre. Molti pensarono che fosse stato
ucciso in un
agguato, nonostante fosse un combattente quasi completamente
invincibile.
Non ho mai capito perché
ci avesse abbandonato, non credetti
mai che fosse morto. Ed ora sono costretto a pormi la stessa domanda
con l’unica
donna che io abbia mai amato > pensò.
Bianchi lo sbirciava, nascosta in
parte dallo stipite della
porta.
< Papà non
amerà mai così la mamma. Lei vorrebbe odiarli
ed anch’io, ma non sono sicura che entrambe ci stiamo
riuscendo > pensò.