Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Janey    06/11/2017    7 recensioni
INTERATTIVA
Mi sono candidato sindaco perché credevo di poter cambiare le cose e di fare qualcosa per aiutare la mia gente e il mio distretto, avevo ancora fiducia nell’umanità, pensavo in una risoluzione, ma ero solamente un giovane inesperto che non sapeva niente del mondo e della sua corruzione. Ero pieno di ideali che non sono riuscito a realizzare. Sono solamente un povero fallito, uno strumento di Capitol City che si è cacciato in qualcosa di più grande di lui.
Vivo in un mondo orrendo dove regna il male e io non posso fare niente per fare la differenza.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caesar Flickerman, Presidente Snow, Tributi di Fanfiction Interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Giorno maledetto

 
Giorno della Mietitura
 


Amy Martin, Distretto 9


“Un’ultima volta e poi sarò libera”, sospira Lea, “mi sembra un sogno!”. Sarebbe davvero fantastico, Lea ha ragione, peccato che a me mancano ancora quattro anni per essere libera.
“Io ormai ho chiuso da due anni con questa storia”, commenta Sophie, l’unica davvero salva tra tutte noi.
“Stasera dobbiamo festeggiare, allora!”, esclama solare Moon, sempre pronta a divertirsi. Fare una festa? Non mi sembra proprio il caso, vorrei ricordare a tutte che siamo ancora a rischio estrazione, ma forse a loro piace vedere il bicchiere mezzo pieno. 
“Guardate, vi piace?”, domanda Lea a tutte noi, mostrandoci il fermaglio che è riuscita a racimolare lei al mercato. 
“Ma è una farfalla!”, nota Moon, rigirando tra le mani l’oggetto di un bel colore celeste.
“Esatto,”, conferma Lea soddisfatta, “non è deliziosa!”.
“Posso vederla?”, domando a mia sorella. È una spilla molto semplice e carina, ma non facevo Lea così idealista.
“L’hai scelta apposta?”, le chiedo. Lei mi guarda titubante, forse non dovevo farle questa domanda. Magari non conosce il significato che è legato alla farfalla…
“Perché apposta?”, mi domanda.
“Beh, la farfalla è il simbolo della libertà…”, le spiego. Sophie e Moon incominciano a sghignazzare, divertite dalla figuraccia di Lea. Mi dispiace, non era mia intenzione metterla in difficoltà. Abbasso lo sguardo imbarazzata, ora Lea sarà arrabbiata. 
“Allora è tutto legato!”, riprende lei per niente turbata.
“Come fai a saperlo, Amy?”, mi interroga curiosa Sophie.
“Io ho letto un libro…”, bisbiglio. A Panem non è visto molto bene chi legge dei libri, difatti sono davvero pochi quelli che li posseggono. Questo testo me l’aveva prestato un mio compagno di classe che aveva probabilmente qualche parente importante: solo loro ce li hanno. Mi ricordo che mi ero innamorata di quella storia e dei suoi personaggi. Mi si era spezzato il cuore una volta che l’avevo finito e che era venuto il momento di restituirlo… 
“Speriamo che allora ci porti fortuna”, ci augura Moon. Alzo lo sguardo verso il grande orologio del Palazzo di Giustizia: mancano dieci minuti all’inizio, è tempo di separarci. Ci stringiamo in un unico abbraccio e io prendo posto tra le quattordicenni, vicino ad alcune mie compagne di classe. Tutte mi salutano cordiali e poi riprendono la loro conversazione. Vorrei tanto unirmi a loro, in fondo sono ragazze simpatiche, ma mi vergogno, ho paura di non avere niente da dire con loro e di essere solo il terzo incomodo. Eppure in quel gruppo c’è anche la mia compagna di banco, sono sicura che mi accoglierebbero. Dovrei solo tentare…

Le porte si aprono e ad uno ad uno escono tutti i rappresentanti del Distretto 9: il primo è il sindaco, il signor Boston; seguito dai quattro mentori e dall’accompagnatrice. Betelgeuse indossa un vestito bellissimo tutto viola e al collo porta un diamante che splende luminoso, deve essere un chiaro richiamo al suo nome. Dicono che sia molto materna e che si affezioni veramente ai due tributi, anche se certo non voglio avere l’onore di conoscerla.
“Una volta Panem non esisteva: al posto sorgeva un continente chiamato Nord America, ma venne distrutto”, esordisce lei, intenta a raccontare la storia che tutti noi abbiamo ascoltato più di una volta. “Quel posto venne cancellato dalla faccia della Terra ma subentrammo noi, cittadini di quello che in futuro sarebbe stato Panem. Con costanza e passione costruimmo un nuovo Stato, ma non era lo stesso che noi oggi conosciamo. La Panem di adesso è il prodotto di lotte e tanta sofferenza, così come gli Hunger Games. Noi non torneremo mai più alle condizioni originarie e quindi dobbiamo costruirne delle nuove e gli Hunger Games ci aiuteranno a farlo. Pace, unione e sacrificio, necessari alla costruzione di una nuova nazione”, termina Betelgeuse.
Il silenzio è calato tra la folla: tutti sanno cosa sta per succedere. Il rumore dei tacchi di Betelgeuse rimbomba nella piazza mentre lei si avvicina alla boccia delle ragazze.
“Per questa edizione, concorrerà nei Giochi…”, desidero con tutta me stessa che la capitolina legga quel nome al più presto, così la chiudiamo qua, ma allo stesso tempo spero che non lo legga. Ho paura.
“…Amy Martin”, sono le sue fatidiche parole. Il mio cuore perde un battito: c’erano solo tre biglietti con il mio nome. Perché?
Tutte le ragazze intorno a me mi fanno strada e io mi posiziono accanto a Betelgeuse. Mi asciugo una lacrima, non mi interessa se i miei avversari mi vedranno così e penseranno che sono già un cadavere ambulante. Voglio solo piangere.
“L’altro concorrente sarà Jacob Blackthorn”, annuncia solenne l’accompagnatrice. Un sedicenne dagli occhi marroni si avvicina al palco e si ferma accanto a me.

Tutta la piazza incomincia a intonare l’inno di Panem e anch’io mi ritrovo a cantarlo, nonostante tutto. Ripenso al discorso di Betelgeuse, sono riusciti a controllare anche le nostre menti.


Greg Grint, Distretto 10


Secondo le stupide leggi di Panem io mi dovrei unire alla sezione femminile per l’estrazione. Perché? Non è che siccome ho un corpo da ragazza allora questo vuol dire che io lo sia anche dentro. Io sono un ragazzo, è così difficile da capire? Probabilmente gli abitanti di Panem sono tutti delle teste bacate.  Non sono dei progressis... progre…? Mi ricordo che a scuola la professoressa ci  aveva insegnato due parole che indicavano queste condizioni. Chi guarda al futuro e chi invece al passato. Cacchio, come si diceva? Ecco, ci sono! Sono dei conservatori! Si, era proprio così. I conservatori e gli altri.
Povera prof. Show, brutalmente fucilata in piazza per averci insegnato queste due parole. 
        
“Ehi, Chuck, Nancy, vi ricordate della prof. Show? Come aveva chiamato quelli che guardano al futuro?”, chiedo ai miei amici. Mi sembra un bel gesto per onorare la sua memoria non dimenticare queste due parole.
“Gli indovini?”, risponde Chuck. Sbuffo spazientito. No, non è quella la parola. Spero che Nancy riesca a darmi una risposta migliore.
“No, Chuck, non quel futuro”, prende la parola la mia amica. “Quelli del passato erano i conservatori, ma gli altri… Iniziava con la “p”, giusto?”.
In tre non riusciamo a trovare una risposta, è inutile scervellarsi. Progre…? Maledizione, non ricordo.
Mi copro il viso col cappuccio, cercando di nascondere il più possibile i miei grandi occhi azzurri. Nonostante tutti gli sforzi che faccio per camuffare questi miei tratti femminili, ci sono cose che proprio non riesco a mascherare: gli occhi, le mani e le spalle restano sempre quelli di una ragazza, purtroppo.
“Chuck, cerca di coprirmi per bene questa volta!”, lo avverto. Tutte le volte che ho tentato di infiltrarmi nella sezione maschile mi hanno sempre beccato. Oggi riuscirò a fregarli, però, ne sono certo. Sarò il tributo maschile del Distretto 10 e finalmente potrò diventare quello che sono per davvero. Vincerò, sono forte, giusto?
“Ciao, Nancy. Vienimi a salutare dopo”, raccomando alla mia amica
“Certo, Greg”, mi assicura lei mentre si allontana zoppicando.
Io e Chuck incominciamo a camminare svelti verso la colonna dei diciassettenni, lui davanti e io dietro. Cammino a capo chino cercando di farmi vedere il meno possibile e incredibilmente riusciamo a mischiarci ai nostri coetanei. Chuck alza il pollice in segno di vittoria. Per tutti questi anni ho tentato invano di venire qua e oggi c’è l’ho fatta! È un segno del destino, vincerò!
Poco dopo arriva sul palco l’accompagnatrice, Didone, che fa partire il lunghissimo video di propaganda.
“Ora che sappiamo il perché di tutto questo, possiamo anche passare all’estrazione”, annuncia pomposa la capitolina. Ok, è il mio momento.
“Mi offro volontario agli Hunger Games!”, esclamo determinato.
“Che entusiasmo che c’è qui al Distretto 10! Vieni, caro, sali pure!”, mi incoraggia a salire Didone.
Presto sono accanto a lei, ma il suo sguardo, da orgoglioso e concitato, si trasforma in un’espressione di pieno disprezzo.
“Ma tu sei una ragazza!”, esclama inorridita. No! Perché è così difficile? Non si vede che sono un maschio?!
“No! Mi chiamo Greg Grint!”, sbraito con le lacrime agli occhi.
“Non farmi ridere: il tuo nome non mi interessa, ma so solo che sarai il tributo femminile per i Quarantesimi Hunger Games”, sentenzia squadrandomi dall’altro al basso.
Sento una rabbia cieca e primitiva ribollirmi dentro e l’aggredisco. Mi scaglio contro di lei: la voglio vedere morta! Non può capire il dramma che mi porto dietro da anni, è come tutti gli altri. Insensibile, frivola e senza pietà. Contrariamente a quanto mi aspettassi, Didone riesce a bloccarmi  e le sue unghie smaltate di oro mi graffiano il braccio. Sento due Pacificatori portarmi via di peso e immobilizzarmi. Didone mi sorride arrogante e si sistema il costoso abito verde smeraldo.
“Bene, ora che questa signorina rappresenterà il Distretto 10 a questa edizione possiamo anche scegliere il tributo maschile”, continua lei, avvicinandosi alla boccia dei ragazzi. Maledetta, sono io quel tributo!
“Max Garrison”. Un tredicenne dai capelli ricci si avvicina incerto al palco, lanciano numerose occhiate alle sue spalle. Una donna deve essere appena svenuta. Didone fa numerose domande al ragazzino e lui risponde in modo educato, sempre guardando la folla che si è riunita attorno alla donna a terra.
La capitolina ordina di fare partire l’inno di Panem e tutti lo cantano solenni. Contrariamente alla tradizione, Didone non dice a me e a Max di stringerci la mano. Vuole la guerra dall’inizio? L’accontenterò.                                                                         

Ester Kingariss, Distretto 11


Io e Judie imbocchiamo una lunga e stretta via poco lontano dalla farmacia della signora Brady e ci incamminiamo verso casa della nostra amica. Procediamo rapide sul cemento pieno di buche e sporcizia, strette tra due fila di case dall’aspetto logoro e dismesso. Sotto miseri pergolati costruiti con materiale di recupero, ci sono adulti dai volti scarni e ragazzini cenciosi in attesa dell’ inizio della Mietitura.
Per tutto il tragitto sento i loro occhi puntati su noi due: sono sguardi indagatori, siccome non ci riconoscono come abitanti della via. Mi fanno paura, mi danno l’idea che tutte quelle vite siano appese a un filo, inevitabilmente sospese su un baratro. È questo l’effetto che fa Panem alle persone? Se è davvero così, non voglio cadere anch’io in questo abisso fatto di desolazione e miseria.             

Afferro il polso di mia sorella intimandole di muoversi. Voglio vedere Flame, lei è l’unica con cui riesco a sentirmi veramente spensierata. Spero tanto che la sua compagnia possa addolcire la giornata, che come inizio non è dei migliori.
Appena arriviamo ad una casa non tanto diversa delle altre ma con un aspetto meno triste e trasandato, busso forte alla porta. Ad aprirmi c’è il signor Fealton, con il suo sorriso malinconico e i suoi capelli già tendenti al grigio, nonostante  abbia solo una cinquantina d’anni. Non c’è poi così tanto da meravigliarsi, un anno a Panem vale almeno come cinque anni di vita.
“Ciao, Ester. Ciao, Judie. Le ragazze dovrebbero essere pronte, ma potete accomodarvi intanto”. Entrambe lo seguiamo all’interno della casa e raggiungiamo il piccolo salone, che funge anche da sala da pranzo e cucina.
“Ehi, Ester!”, esclama Flame, alzandosi vistosamente dalla sedia di legno.
“Ciao, ragazze”, ci saluta Lia, sua sorella maggiore.
“Mamma, noi andiamo”, comunica Flame mentre si unisce a me e a Judie.
“Si, Flame. Buona fortuna”,  ci augura lei leggermente commossa.
Io, Ester, Judie e Lia siamo ormai sulla porta quando mi viene in mente dell’invito di nostra madre. Che idiota che sono!
“Ah, signora Fealton! Dopo la Mietitura siete invitati a festeggiare a casa nostra. Siamo riusciti a comprare addirittura le ciliegie!”, esclamo canticchiando l’ultima frase. So che Flame le adora, e anche la piccola Beatrix.
“Perfetto, cara. Ci saremo, vero Beatrix?”, domanda alla sorellina di Flame e Lia, che sta scoprendo in questi giorni le Mietiture e gli Hunger Games. Poverina, mi ricordo che anch’io ero traumatizzata la prima volta che ne sentii parlare.
La strada del ritorno è stranamente più piacevole rispetto all’andata. Che buffo, sarà la presenza di Lia e di Flame. Le loro battute riportano l’allegria e per tutto il tragitto parliamo di feste e ciliegie.
Ormai siamo però arrivate alla piazza principale del Distretto 11 e siamo costrette a separarci, ognuna nelle rispettive colonne. Io e Flame ci posizioniamo tra le quindicenni e poco dopo salgono sul palco il sindaco, i mentori e l’accompagnatrice, Solovet.
Il suo vestito è veramente ridicolo decorato con righe e pois bianchi, viola e dorati, ma mi mette di buon umore e lo faccio notare a Flame. Per tutto il tempo del discorso e del video io e lei prendiamo in giro il vestito della capitolina e la sua parrucca celeste.
“Il ragazzo che parteciperà alla Quarantesima Edizione degli Hunger Games è… Creedence Ramsay! Possa la buona sorte essere sempre a tuo favore!”, esclama solenne Solovet, mentre un quattordicenne magrolino si avvicina al palco.
“Invece per le ragazze abbiamo..”. Penso al ridicole vestito di Solovet, alla festa e alle ciliegie. Non io, ti prego.
“Judie Kingariss! Possa la buona sorte essere sempre a tuo favore!”, dichiara di nuovo l’accompagnatrice.
Mi copro la bocca con le mani, non può essere. Vedo Judie andare tremante verso il pubblico, mentre Flame mi stringe forte la mano. Sento il mio cuore e la mia mente squarciarsi in un dubbio insormontabile. Non posso stare a guardare indifferente mentre mia sorella muore, io devo fare qualcosa per salvarla. Mi devo offrire: è l’unica drammatica soluzione. Però io no voglio andare, non voglio morire. Non voglio offrirmi. Ho solo quindici anni e tutta una vita davanti. Però non posso non fare nulla! Io devo, è il mio compito di sorella maggiore…
“Mi offro volontaria!”. Queste tre parole mi riempiono il cuore di gioia. C’è una volontaria! Non ci posso credere! Grazie, grazie chiunque tu sia! Judie è salva. Flame e Lia sono salve. Sono salva!
Mi volto per festeggiare con Flame, ma noto che non è più accanto a me. Mi guardo intorno e la vedo sul palco, accanto a Creedence e Solovet.
“Mi offro volontaria!”. La frase mi colpisce in pieno facendomi capire la crudele e veritiera realtà. Crollo a terra. Che cosa ho combinato?


Marco Milani, Distretto 12


Il venditore di mele è davvero un idiota: sta sempre a lamentarsi della sua vita con il suo cane pulcioso. Lo si sente fin da qua a piagnucolare sui prezzi che salgono mentre di merce ce ne è sempre meno.
Monta il suo carretto e si siede su un secchio di latta, poi siccome nessuno compra le sue mele passa le sue giornate a criticare l’economia di Panem con il cane che si porta sempre addietro. Discute per ore e ore e a volte riesce a fermare anche qualcuno per raccontargli le sue strampalate teorie. Mi sorprende che i Pacificatori non l’abbiano ancora fatto fuori, dopotutto sta criticando il governo di Capitol, ma forse nessuno si preoccupa di lui perché tutti sanno che non sarebbe in grado di fare niente. Insomma, come può essere credibile uno che parla di economia a un cane? È solo uno stupido animale che non capisce un accidente! Poi forse non l’hanno fatto sparire dalla circolazione perché non sta direttamente insultando Capitol City e il Presidente Snow, ma la loro economia. Non interessa a nessuno, tutto qui ruota sugli Hunger Games.
L’ennesimo ragazzino passa veloce  accanto alla bancarella e ruba una mela rossissima. Lui non si accorge di nulla, troppo occupato a parlare di altro. Che cretino, ma è quello che si merita per la sua stupidità. Sorrido, gli sta proprio bene. Che gli freghino tutto, gli ingenui non meritano nulla.
Mi alzo dal marciapiede e mi dirigo verso il bancone. Allungo fulmineo il braccio e afferro una mela verde. Me ne vado addentando il frutto succoso. Sono riuscito a fregarlo, ben gli sta.

Poco dopo tempo raggiungo la piazza del Distretto 12, già piena di gente. Sono tutti qua riuniti, tanto questo posto è un buco.
Prendo posto tra i diciassettenni, mentre  tutti quelli intorno incominciano a bisbigliare e a guardarmi male.
“Che cazzo avete da bisbigliare?”, domando brusco ad un gruppo di loro. Se hanno qualcosa da dirmi che me lo dicano in faccia. Li ammazzerò di pugni, vedrai poi chi l’avrà vinta.
“Scusa”, incomincia uno di loro, “è che ci sembri un po’ basso per avere diciassette anni”, si scusa lui.
“E invece ho proprio diciassette anni come te”, assicuro io cercando di finirla il primo possibile. Odio essere così basso, tutti mi scambiano per un tredicenne. Ma non ci posso fare niente, quindi va bene così. 
Il pubblico degli adulti incomincia ad applaudire le figure di spicco che sono appena entrate e noi adolescenti li seguiamo a ruota.
“Questo è un altro anno per me al Distretto 12 ed è davvero emozionante!”, esclama la capitolina sperando di scaldare la folla. Il suo nome non me lo ricordo, ma tanto non è importante.
“Come tutti ben sapete, quarant’anni fa ci fu una terribile rivolta che portò morte e distruzione…”, riprende lei, seguendo il programma da copione. Io non ascolto neanche una parola, tanto è una storia già sentita un miliardo di volte, non mi interessa.
“La giovane fortunata che parteciperà a questa edizione è… Priscilla Lark!”, chiama l’accompagnatrice. Chissà chi è questa ragazza, deve essere molto conosciuta siccome un discreto brusio si è levato dal pubblico.
“Mi offro volontaria al suo posto!”, esclama qualcun'altra. Che noia, ci diamo una mossa? Devo andare in bagno.
“Il giovane è invece… Marco Milani!”. Cavolo, che sfortuna maledetta. Questa non ci voleva. Mi faccio strada tra i miei coetanei e salgo sul palco accanto alla capitolina e all’altra ragazza volontaria.
Dagli auto parlanti suona l’inno nazionale. Vedo che l’accompagnatrice è diventata tutta rossa per l’imbarazzo siccome la melodia è molto disturbata e dagli apparecchi esce solamente un rumore fastidioso. Mi copro le orecchie con le mani, è troppo snervante, mi da fastidio!
“Spegni!”, le urlo. Lei mi guarda scioccata, non aspettandosi sicuramente questa reazione. “Ti ho detto di spegnere! Non lo sopporto!”, continuo, tappandomi le orecchie sempre più forte.
Lei decide di eseguire, troppo spaventata. O forse imbarazzata, non lo so. Sta di fatto che con questa figuraccia si è giocata il posto di accompagnatrice. Ne sono felice, è quello che si merita per avermi fatto sorbire questo suono martellante.
Qualcuno del pubblico sta invece sghignazzando, soddisfatto del fallimento della capitale, mentre la capitolina zittisce finalmente gli auto parlanti. Peccato, niente più inno!
Anche l’altro tributo sta sorridendo e si avvicina a me. “Anch’io non ne potevo più, ma non avevo il coraggio di farglielo notare. Grazie davvero!”, mi ringrazia lei divertita dall’intera scena.
“Figurati”, rispondo imbarazzato. È la prima che qualcuno si rivolge a me con così tanta gentilezza. Sembra avere la mia stessa età e sono felice che sia la mia compagna di sventura. È l’unica cosa positiva della giornata, peccato che non mi ricordi il suo nome, è una ragazza simpatica e mi sembra importante sapere come si chiami.
“Io sono Marco”, mi presento allungando la mano, senza che nessuno mi abbia ordinato di farlo.
“Lo so”, risponde lei, per poi scoppiare in una risata un po’ forzata. Che idiota che sono! Sono stato chiamato quassù una decina di minuti fa, è chiaro che lo sappia! Chissà cosa penserà sapendo che io non mi ricordo il suo…
“Comunque, io mi chiamo Artemide”, continua lei, stringendo la mia mano. È bella la sua, calda e delicata.

Forse non mi è andata così male: andrò a Capitol e abbandonerò il Distretto 12, vincerò e avrò un sacco di soldi e ho anche appena conosciuto Artemide. Poteva andare sicuramente peggio.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      
 
 
 
Finalmente le Mietiture sono finite… Nel prossimo capitolo ci saranno i saluti, una delle mie parti preferite *^*           
Come Prudence, Creedence è un mio tributo. Per la cronaca, io darò sempre la precedenza ai vostri personaggi, quindi non saranno così essenziali per la trama.
Alla prossima!

Comunque, ecco uno schema riassuntivo:
 
DISTRETTO 1                       Galen Willblast, 18 anni                            Shine Lewis, 16 anni
DISTRETTO 2                      Theo Luge, 18 anni                                     Phyllis Levit, 18 anni
DISTRETTO 3                      Aaron Joshua Sanders, 18 anni               Arienne Selene Dioneide, 18 anni
DISTRETTO 4                      Gabriel Perseus Morgan, 17 anni             Prudence Emerson, 16 anni
DISTRETTO 5                      Lorin Alakai, 18 anni                                  Darlene Watson, 15 anni
DISTRETTO 6                      Theodore Gallagher, 12 anni                     Sarah Diane Mackenzie, 18 anni
DISTRETTO 7                      Liam Harris, 12 anni                                   Allie Veniur, 16 anni                 
DISTRETTO 8                     Julivan Sánchez, 15 anni                             Kim McFire, 18 anni
DISTRETTO 9                     Jacob Blackthorn, 16 anni                          Amy Martin, 14 anni
DISTRETTO 10                   Max Garrison, 13 anni                                 Greg Grint, 17 anni
DISTRETTO 11                    Creedence Ramsay, 14 anni                        Flame Fealton, 15 anni
DISTRETTO 12                    Marco Milani, 17 anni                                  Artemide, 17 anni
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Janey