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Autore: paige95    06/11/2017    2 recensioni
Protagonisti di questa storia saranno Bulma e Vegeta.
In realtà protagonisti veri di questa storia saranno i sentimenti: contrastati, mutevoli, sì insomma, una metamorfosi di emozioni e sensazioni. Complice di tutto questo anche un triangolo amoroso, mai veramente superato, ma che farà sicuramente impazzire i nostri personaggi.
La nostra Bulma dà voce ai fatti e a queste travagliate emozioni.
Riscopriranno loro stessi o alla fine capiranno che l'amore può cambiare tutto ciò che credevano di essere?
Vi lascio con questa domanda con la speranza che questi presupposti vi abbiamo incuriosito almeno un po'. Buona lettura :)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta, Yamcha | Coppie: Bulma/Vegeta, Bulma/Yamcha
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Un passato incancellabile
 
 
Se qualcuno, in questo preciso istante, mi chiedesse perché sto facendo una cosa simile per Vegeta, gli risponderei semplicemente che lui non ha visto nei suoi occhi ciò che è stato concesso a me di vedere in poche impercettibili frazioni di secondo.
 
Accantoniamo per un istante il fatto che sia stato un bastardo traditore, che mi ha voltato le spalle, abbandonandomi sola con un bambino che non è nemmeno ancora venuto al mondo. Voi direte: ed oltre questo cosa resta? Potrei anche darvi ragione, se non fosse per quella flebile scintilla di nostalgia che ho letto qualche giorno fa nelle sue profonde iridi. Mi sono stupita persino io, non sapevo neppure che sapesse provare simili sentimenti, invece appena ho accennato al pianeta natale una miriade di ricordi si sono prepotentemente arrogati il diritto di tornare alla sua mente.
 
È completamente inutile che si sforzi a nascondermelo, in quel momento sono riuscita a leggere nel suo cuore come non ero mai stata in grado prima.
 
Dopo questa premessa, mi sono diligente fiondata alla ricerca di qualche informazione circa quel pianeta e la razza sayan. So che quando Vegeta era malato ed ero alla disperata ricerca di una cura, la mia determinazione non aveva sortito grandi effetti, ma forse non avevo messo in campo le giuste carte.
 
Ho riportato alla luce il vecchio telescopio che mio padre mi regalò da bambina. Non lo vedevo da parecchi anni, almeno da quando non diventò uno strumento troppo obsoleto per studiare l’arco celeste e lo sostituii con qualche mezzo più sofisticato e all’avanguardia.
 
Ora ho sufficienti conoscenze per modificarne la struttura e la funzione. Trasformo il mio laboratorio in una sala operatoria, sia per quello che sto per fare, sia per la cura che impiegherò in ogni mia azione.
 
Poso il telescopio a terra, con non poche fatiche date le dimensioni, ed inizio a studiarlo più da vicino, scoprendo e prestando attenzione a parti che, ora con un occhio più esperto, riesco a notare più nello specifico.
 
Non mi pare un’impresa così difficile, dopotutto devo semplicemente modificare la prospettiva focale dello specchio primario, inserendo accuratamente un filtro tra esso e lo specchio secondario. Nulla di complesso, dato che ho già l’idea e devo solo metterla in pratica.
 
Se Vegeta ha ragione e quel ragazzo è il nostro Trunks venuto dal futuro, significa che, essendo l’unica scienziata potenzialmente in grado di creare simili tecnologie, devo essere stata io a costruire una navicella spaziale che potesse consentirgli di viaggiare nel tempo. E così, dopo giorni che non faccio altro che studiare come possa realmente essere possibile un ritorno ad anni passati, sono riuscita a realizzare - non so ancora spiegare come - un sottilissimo filtro con poteri ed effetti ancora da scoprire.
 
Con mano tremante smonto il telescopio, che in tempi trascorsi mio padre costruì amorevolmente per me e, con una nota dolente al cuore, aggiungo quell'estraneo dettaglio, con la speranza di essere riuscita nel mio arduo intento.
 
Probabilmente ora quello che vedrò non sarà più la verità nuda e cruda, non saranno le stelle che ogni notte splendono sopra la mia testa, ma corpi celesti di un passato lontano da me, che forse non mi è nemmeno concesso scoprire. Ho violato le leggi del tempo solo per tentare di scorgere un sorriso - forse è un po’ esagerato - sul volto dell’uomo che amo.
 
Ora che è tutto pronto, non mi resta che recuperare e rinvenire Vegeta da quella tomba che ormai è diventata a Gravity Room. Sta mantenendo la parola per aiutare quel ragazzo, ma tanto che sforzo fa ad allenarsi, sono certa che butterebbe ugualmente anima e corpo in quegli esercizi, ignorandoci come al suo solito.
 
Mi avvio un po’ tremante verso quella stanza, dopo aver posizionato il telescopio, senza ancora appurare che il mio esperimento sia riuscito, voglio che sia il primo a vivere quell’emozione, perché tanto se ho fatto un buco nell’acqua non ho altre soluzioni per non ritenere fallito il mio piano.
 
Indugio ad entrare, benché la porta sia semplicemente socchiusa, temo che la gravità sia ad un livello inimmaginabile, invece mi stupisco a constatare che Vegeta si stia allenando senza alcun tipo di alterazione o pressione, semplicemente sta sferrando calci e pugni all’aria. Questa scena non mi è nuova, ricordo di averlo trovato esattamente impegnato in questo genere di esercizi quando gli comunicai della gravidanza. Uno strano déjà-vu si fa largo nella mia mente.
 
Stavolta però non lo chiamo, ogni parola sarebbe inutile, voglio che sia una sorpresa, piacevole possibilmente, anche se paradossalmente, a dispetto di quello che ho appena creato, non sono in grado di prevedere la sua reazione.
 
Mi avvicino lentamente a lui, ma continua ignorandomi - anche se so che percepisce la mia presenza -, fino a che non mi ritrovo esattamente davanti ai suoi occhi. Mi scruta con il fiato corto, ha deviato un pugno all’ultimo momento per non rischiare di colpire la mia pancia. Sorrido davanti a quell’inaspettata premura e afferro con tenerezza quel pugno immortalato nell’atto di ferire.
 
Lo guido silenziosamente, arretrando verso la porta. Mi segue sempre più perplesso, senza accennare a distendere quella mano ed io non accenno a scollare lo sguardo da lui.
 
Gli poso inaspettatamente una mano sugli occhi e Vegeta si irrigidisce ulteriormente a quel contatto. Nonostante la sua reazione, continua a restare al mio gioco, infatti, quando ritirò il palmo dal suo volto, dopo pochi istanti, mi accorgo che le sue palpebre sono serrate.
 
Sorrido nuovamente compiaciuta e lo attiro verso di me, continuando ad arretrare. Conosco questi corridoi meglio dei miei pensieri, quindi non è importante che lui in questo momento non possa vedere i passi che sta compiendo ed io gli ostacoli che incontriamo sulla nostra strada.
 
Interessante situazione, rispecchia per caso la nostra vita insieme? Spero di sì, perché, se lui non vede, significa che non si rende nemmeno conto del male che mi fa compiendo determinate scelte.
 
Impieghiamo qualche minuto ad arrivare nel grande giardino della Capsule Corporation. Lo posiziono esattamente difronte al telescopio e prima di mollare la presa su di lui, gli stringo delicatamente quel pugno, contrastando quella freddezza che non lo ha ancora abbandonato.
 
<< Ok, Vegeta, ora puoi aprire gli occhi e guardare dentro la lente che si trova davanti a te >>
 
Ascolta le mie parole e per prima cosa si guarda intorno spaesato, cercando di capire dove si trovi e per quale ragione l’abbia portato qui. Posa, dopo qualche secondo, lo sguardo sul telescopio, cerca il piano focale e vi posa l’occhio con qualche riluttanza.
 
Attendo un paio di minuti, ma quando noto che non reagisce, mi preoccupo e chiedo spiegazioni.
 
<< C-cosa vedi? >>
 
A quella domanda alza il volto al cielo, palesemente scosso e poco dopo mi rivolge un’espressione perplessa e…spaventata?
 
<< Vegeta, hai visto il tuo >>
 
<< Pianeta >>
 
Continua a fissarmi con quello sguardo perso, raro sul suo volto, ma completamente indecifrabile. Possibile che non abbia gradito? Sono riuscita a falsificare la prospettiva della volta celeste, riportandola indietro di anni, pur di consentirgli di rivedere il luogo dove è nato. Non posso essermi sbagliata, prova nostalgia per quel posto, è casa sua, ma forse ho solo peggiorato la situazione, dato che il poterlo rivedere così da lontano non può che aumentare quel senso di dolore che porta nel cuore.
 
<< Vegeta, ho sbagliato? >>
 
Sussurro quella domanda, con la convinzione di aver davvero commesso un grande errore, senza nemmeno badare alle reali conseguenze. Probabilmente avrei reagito allo stesso modo fossi stata in lui.
 
<< Non so come tu abbia fatto, Bulma >>
 
Non gli rispondo e mi avvicino, convinta di aver suscitato in lui emozioni, che, come al solito, preferisce tenere per sé, piuttosto che condividerle con me. Abbasso gli occhi all’altezza della lente, cercando quel pianeta e non mi è nemmeno difficile riconoscerlo: una grande sfera rosso fuoco, a me sconosciuta, colpisce e cattura la mia attenzione, ipnotizzandomi come un corpo celeste non aveva mai fatto.
 
Dopo poco l’immagine si fa sfocata, tento di rimetterla disperatamente a fuoco, ma mi accorgo tardi di aver velato lo schermo con una incontrollabile lacrima, che mi impedisce di continuare a vedere quell’antico spettacolo troppo presto scomparso da quell’immenso Universo.
 
Mi volto verso di lui e lo trovo immobile, a braccia conserte, intento ad osservare il cielo.
 
Asciugo quel mio illogico sfogo. È davvero paradossale che pianga per qualcosa che non fa nemmeno parte della mia storia e dei miei ricordi. Credo sia colpa del fatto che sono una scienziata e la scomparsa di un simile prezioso bene naturale mi tocca il cuore. Ma sto mentendo in parte a me stessa, se penso che il carattere di Vegeta possa essersi formato per colpa di quell’eclissi. Quell’evento è rimasto nel suo inconscio, un trauma che lo ha ferito interiormente senza che lui probabilmente potesse rielaborarlo nel modo corretto e quelle lacrime mancate mi danno la prova di questo.
 
<< Vegeta, scusa, non volevo ferirti. Mi sto rendendo conto solo ora di aver sbagliato a mostrarti qualcosa di così irraggiungibile, qualcosa che resterà per sempre un ricordo. E spesso ricordare fa ancora più male dell’evento stesso >>
 
Si volta inaspettatamente verso la porta e mi rivolge un’ultima battuta prima di scomparire alla mia vista.
 
<< Sto bene. Ciò che ero non esiste più. E questo non è necessariamente un male >>
 
Sì, ho decisamente sbagliato e devo rimediare. Se sono riuscita nel futuro a costruire quella navicella, credo di poter avere buone possibilità di riuscita anche nel presente.
 
 
Continua…

 
 
 
 
Spazio dell’autrice
 
Ciao ragazzi!
 
Sono in ritardo come al mio solito, ma stavolta ho una scusa in più, mi sono dovuta brevemente documentare sui telescopi XD Non potevo descrivere una Bulma inesperta, giusto? Ho aggiunto proprio due cosine che non conoscevo ;) 
 
Forse sto riprendo la tangente con questo capitolo, ma mi piaceva fare un affondo su Vegeta e su ciò che lo ha trasformato in ciò che è, specie in questo punto della sua vita.
 
Grazie come sempre di cuore per seguire questa mia follia e spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento :)
 
Alla prossima :)
Baci
-Vale
   
 
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