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Autore: Oxis    09/11/2017    2 recensioni
Merlino e Artù e la Camelot di sempre.
E poi una nuova arrivata, Kendra.
Una strega molto diversa da Merlino. Maldestra, poco socievole, un cuore strano che si innamora di uno dei due, lasciando l'altro deluso e minando la loro amicizia.
La sua freddezza deriva da quella magia che la possiede e di cui vuole disfarsi, che però inizia a servirle quando a Camelot spunta una nuova minaccia. Assassini assoggettati vogliono uccidere il principe.
Merlino avrà parecchio da fare per evitare che il suo protetto si faccia uccidere...
- Oxis
(editor della pagina ufficiale di Merlin Italia su FB, Merlin * •Italian Page•*)
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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14. Addio


 

Ciao  <3

Un capitolo di sentimenti più che azione,e qualche lacrimuccia. 

Io adoro questi due personaggi, spero anche voi :)

Un grazie a paige95 che mi segue dal primo episodio con una costanza a cui devo gran parte dell’entusiasmo che ho nel pubblicare.

Un enorme ringraziamento alle parole di Dont_Die, che mi ha fatto incredibilmente piacere ricevere e letteralmente commuovermi.

Fate un giro sulla pagina ufficiale di Merlin Italia di cui io sono l’editor: Merlin * •Italian Page•* !

 

Oxis

 

 

KENDRA P.O.V

Il sole non sorgeva da settimane su Camelot.

Gli occhi di Kendra erano fissi sulle fronde degli alberi sopra di lei, mossi dalla brezza.

Vento fresco. Cinguettio, luce.

Sentiva il freddo del tronco dell’albero a cui era appoggiata e il legno duro del suo arco teso. Il braccio era rilassato, non stava per tirare.

L’arco era una fabbricazione nuova, era stanca di usare solo la spada e aveva costruito uno strumento rudimentale. L’unica freccia che aveva fatto fino a quel momento non era perfetta, aveva sbagliato qualcosa con la dinamica.

Si piegava in basso con l’attrito dell’aria.

Kendra spostò il peso da un piede all’altro e strinse in mano la freccia. Era ancora grezza, l’avrebbe sistemata più tardi.

– Guardi gli uccellini?

Abbassò lo sguardo di colpo e contemporaneamente alzò l’arco. Il braccio scattò, la corda si tese all’istante.

– Perché sei voluta venire alla battuta di caccia, se poi non usi quello?

Artù apparve a un metro da lei.

Si fissarono per un istante. Kendra non rispose, abbassò l’arma.

Il principe brandiva la balestra, dietro di lui si stavano avvicinando due cavalieri. Il giovane perse a poco a poco la sua espressione sarcastica e Kendra ebbe all’improvviso paura.

Quel viso stava progressivamente perdendo la maschera che lei gli aveva sempre visto indossare.

– Ho solo una freccia – mormorò Kendra, distogliendo lo sguardo.

Si mosse qualcosa fra i cespugli dietro Artù. Kendra fece un passo di lato e sollevò l’arco. Era la centesima volta che lo sollevava a vuoto. Non si trovava bene con quell’arma, non riusciva a controllarlo e la faceva impazzire l’idea di perdere buona parte delle frecce, quando le avrebbe avute.

Due grosse orecchie spuntarono fra i rovi, poi un muso.

L’arco si tese un’ultima volta, poi l’unica freccia sibilò nell’aria e si conficcò nel muso di un cervo adulto.

Kendra ebbe un fremito di terrore. Togliere una vita le dava ancora una tristezza infinita, nonostante i poteri della Dama del Lago la rendevano più fredda e insensibile degli altri esseri umani.

– …e ha fatto centro – completò Artù con un filo di voce.

Il cuore della ragazza saltò un paio di battiti e il suo corpo si mosse prima che lei ebbe il tempo di riflettere, abituato com’era ad allontanarsi dal pericolo.

Due passi indietro, arco in spalla, zona di sicurezza.

Kendra sentì lo sguardo del principe sulla schiena, mentre si voltava per guardare il cervo, appena visibile fra l’erba.

– Non mi abituerò mai a questo – disse.

Sentì Artù prendere fiato per risponderle, ma fu interrotto dall’arrivo del cavalieri.

– Scommetto che è stata Kendra – rise Percival avvicinandosi al cervo.

– Avevi dei dubbi, Percival? – replicò Kendra riprendendosi la freccia conficcata nel muso del cervo e lanciandola via.

Si voltò verso Artù e riprese il suo vecchio sorriso di scherno.

– Sembra che il principe sia troppo lento anche oggi.

Mentre i cavalieri ridevano e il principe la rincorreva per pochi passi, prima di rendersi conto che forse non era un comportamento appropriato, Kendra pensò che non voleva provare quello che stava provando.

Non era sicura di cosa stesse provando, ma sicuramente non voleva provarlo.

Ritornarono al castello.

La città era pronta per il torneo che sarebbe iniziato quello stesso pomeriggio. I controlli erano più serrati e il re aveva ordinato un severo coprifuoco.

L’atmosfera non era festosa come al solito, ma almeno non era morto nessun altro.

Kendra guardò di nuovo il cielo, senza capire perché fosse così luminoso. I poteri della pietra di Emathos si imbattevano negli eventi meteorologici con strani esiti. Quel sole le faceva paura e la spingeva a prendere una decisione che le frullava dalla testa già da qualche giorno.

Merlino la raggiunse mente si faceva largo fra le tende degli ospiti e i banchetti adibiti per la registrazione dei cavalieri.

– Kendra.

Si voltò e incrociò gli occhi azzurri di Artù che la sorpassava.

– Kendra!

– Cosa?

Merlino cercava di attirare la sua attenzione.

– C’è un problema.

Kendra distolse gli occhi da Artù.

– Che problema?

– Sir Convington. È tornato.

Kendra si fermò di colpo.

– Tornato? Era sparito nella fortezza dei maledetti.

– L’ho visto in città, giuro che fosse il suo volto. O il suo fantasma.

– Beh, non è più un mio problema.

Merlino la guardò allibito.

– Come sarebbe?

Kendra respirò a fondo e guardò il mago negli occhi.

– Ho deciso, Merlino. Tutto quello che mi hai detto su Artù… questa è la tua battaglia, non la mia. Ho già rischiato abbastanza di farmi uccidere difendendo il tuo principe.

Gli occhi del ragazzo erano insostenibili. Lo sapeva che aveva qualcosa da nascondere. Puntò in basso i suoi, ascoltando distrattamente il rumore del fermento attivo della città appena prima del torneo.

– Vuoi dire il nostro principe – la corresse lui, cauto.

Merlino era diventato il migliore amico che avesse mai avuto, ma Kendra non poteva sopportare quella situazione oltre.

Iniziava a provare qualcosa per Artù, e ciò significava che la sua capacità di giudizio era offuscata da questo strano movimento interiore che le provocava una fastidiosa tachicardia ogni qual volta il principe la fissava.

Prima ancora di poter capire se fosse qualcosa di serio, Kendra aveva deciso che non avrebbe mai lasciato che la sua sopravvivenza venisse messa in pericolo da qualche inutile accelerazione del battito cardiaco.

– Non devo salvare nessuno, questa è la tua missione. Io sono venuta a Camelot per trovare qualcuno che mi togliesse la mia magia, e l’ho trovato. Non voglio essere coinvolta in nient’altro.

Le ultime parole faticò a farle uscire dalla gola, sembravano rimaste impigliate.

– Stasera ci sarà la luna piena e andrò al lago Ninive. Poi tornerò a casa mia, come una persona normale.

– Ma tu non sei una persona normale! – esclamò Merlino.

– Qui non servo, Merlino. Hai protetto da solo Artù per tutto questo tempo, continuerai a farlo altrettanto bene.

E si allontanò senza un’altra parola.

 

 

ARTHUR P.O.V.

 

Davanti ai suoi compagni e a suo padre aveva mostrato coraggio e ardimento, come al solito. Ma la verità era che Artù aveva paura. Non era mai stato tanto spaventato per un torneo in tutta la sua vita.

Merlino aveva detto che Sir Convington era tornato in città. Nessuno l’aveva più visto dopo che aveva cercato di ucciderlo nella sala del trono, e nessuno l’aveva visto ora, solo Merlino.

Artù si fidava del suo servitore e proprio per questo sapeva che se Merlino avesse avuto anche solo il minimo dubbio di sbagliarsi, non gliel’avrebbe detto.

Eppure era sicuro: Sir Convington era là fuori, pronto a finire ciò che stava per compiere.

I suoi pensieri virarono su Kendra, dato che era stata lei a fermarlo e a salvargli la vita.

In un lampo di orgoglio vide se stesso campione del torneo, salutare fra la folla la sua serva che gli rivolse un sorriso complice.

Ma cosa gli stava succedendo?

La voce di suo padre gli rimbombò nelle orecchie.

Due settimane. La sua sposa non l’aveva mai vista. Al suo fianco si materializzò il giorno delle sue nozze, una donna vestita di bianco accanto a lei. Capelli rossi e lunghi.

Si premette le mani sul volto e la spada tintinnò al suo fianco.

Concentrazione, serviva concentrazione. Il torneo stava per cominciare.

Duello con la spada, si andava sul sicuro per la prima tappa.

Doveva battere nove cavalieri per passare al turno successivo.

I tornei erano il suo pane quotidiano, ma ora non riusciva a trovare la grinta per entrare sul campo. Sentiva la folla acclamare fuori, scorse una fiumana di persone lungo gli spalti, sbirciando da oltre le tende.

 

 

Il combattimento durò poco. Non era al massimo della sua forma e i pensieri non erano fissi sull’obiettivo. Fu la prova più scarsa della sua intera carriera da spadaccino. Rosso di umiliazione, Artù rientrò nella tenda seguito da Merlino dopo essere stato battuto dal sesto cavaliere.

Aveva i capelli madidi di sudore e il respiro pesante.

L’elmo rotolò lontano quando lui lo scagliò via con un gesto di rabbia improvviso. Merlino non disse nulla, gli prese la spada e gli tolse gli spallacci.

– Faccio io. – lo fermò prima che il servo potesse togliergli la cotta.

Le tende si scostarono e poco dopo sentì altre mani, più leggere, sulla sua armatura.

– Ho detto…

Si voltò, era Kendra.

Qualcosa si mosse dentro il suo petto, e sperò che lei non si accorgesse che aveva trasalito.

– Dove sei stata? Non ti vedo da…

– Ieri sera.

Vide Kendra scambiarsi un’occhiata con Merlino.

– Avete fatto schifo, poco fa.

– Grazie tante.

Kendra tolse la cotta e aiutò Artù con il resto dell’armatura, poi si fermò davanti a lui.

– Visto che vi siete allenato con me, non vorrei che là fuori credano che io sia una completa incapace.

Artù sentì gli angoli della bocca alzarsi in un sorriso involontario che non riuscì a reprimere.

– Che vi prende?

Il sorriso si attenuò. I suoi occhi si incagliarono in quelli verdi della ragazza. Davvero non capiva? Forse lei non provava lo stesso.

Di nuovo una stretta allo stomaco.

– Non sono concentrato.

– Concentratevi allora.

Merlino era uscito dalla tenda. Artù provò a concentrarsi, ma riuscì solo a fissare più intensamente gli occhi di Kendra, che sembrava inaspettatamente più vicina di prima.

– Mi sto concentrando.

– Non è vero.

– Sì invece.

– Voi mentite.

Scoppiò a ridere e la tensione si allentò.

Kendra appoggiò una mano sulla spalla di Artù.

– Pensate a ogni avversario come a un cervo.

Aveva gli occhi verdi con delle strane sfumature nocciola.

– Tu resterai qui? – gli uscì prima che ebbe il tempo di trattenere le parole.

Gli parve stupido e del tutto fuori luogo.

Kendra non si allontanò, ma la sua espressione si aprì nel solito sorriso sarcastico.

– A vedere il grande Pendragon sconfitto? No, credo che me ne andrò prima di cena.

Gli porse la spada di nuovo…

 

 

KENDRA P.O.V.

… e le loro mani si sfiorarono. Le dita nude di lei e il guanto del principe.

Quello era un addio e Artù non l’avrebbe mai capito.

Se ne stava andando.

Il sorriso del principe era luminoso, la folla fuori impazziva. Poteva ancora vincere il torneo, ma doveva mettercela tutta.

Sentì un groppo in gola. L’avrebbe mai rivisto?

Il suo cuore si agitò e lei si costrinse a calmarlo. Se ne doveva andare da Camelot il più in fretta possibile.

Artù si avvicinò alla tenda.

– Allora a dopo – disse voltandosi di nuovo.

Kendra annuì alla sua schiena e deglutì.
Era stato bello vivere a Camelot, ma era giunto il momento di compiere ciò che voleva fare da una vita e poi tornare a casa.

   
 
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