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Autore: TeamFreeWill    10/11/2017    7 recensioni
Seguito della mia long "Il mio angelo".
Durante la preparazione del loro matrimonio Jared contatta i genitori di Jensen. Come andrà questo incontrò? Riuscirà Jensen ad avere suo padre ad accompagnarlo all'altare? :)
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore guarisce e cura'
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Jared nel parcheggio del centro prese la macchina al volo.

Fece più di due ore e mezza di macchina e alla fine raggiunse la casa dei genitori di Jensen: un cottage magnifico nelle campagne di Houston. 

Parcheggiò e, facendo un enorme respiro, scese dall'auto.

Era parecchio agitato. Il cuore pulsava all'impazzata, le mani sudavano e si stringevano a pugno nelle tasche.

Percosse il vialetto lastricato di pietra con passo deciso comunque e arrivato davanti alla porta suonò il campanello.

Nel mentre aspettava che gli aprissero, si guardò attorno. 

Un salice piangente vicino alla staccionata faceva ricadere i suoi rami sulla superficie di un piccolo laghetto artificiale. Varie piante e alberi, le cui foglie assumevano le sfumature dal rosso al giallo, facevano assumere al tutto un’atmosfera da sogno.
Jensen, in un giardino così magnifico si sarebbe veramente rilassato e avrebbe composto dell’ottima musica, magari davanti un bel barbecue tutti insieme.
"Dai che funziona!" pensò tra sé e sé, immaginando le famiglie riunite.

Dopo pochi minuti la porta di legno massiccio si aprì lentamente, facendolo ritornare alla realtà.

Una bella signora lo squadrò seria da capo a piedi e chiese chi fosse. 

Con un bellissimo sorriso disse di essere Jared Padalecki, il fidanzato del figlio. E dicendo questo mostrò orgoglioso l'anello che portava al dito.

A quelle parole alla signora vennero gli occhi lucidi, ma comunque trattene le lacrime.

"Entra" disse solo atona e con il ragazzo, dopo aver richiuso la porta dietro di sè, andò verso il soggiorno dove un uomo era seduto nella poltrona di pelle davanti al camino acceso a leggere una rivista medica.

"Alan lui...Lui è Jared. Conosce..."ma l'uomo la interruppe bruscamente con un gesto della mano, guardandola solo.

"Ho sentito! Cosa vuole?" chiese poi rivolgendosi al ragazzo. Il moro prese un profondo respiro e si prese un po’ di tempo per trovare le parole giuste.

Jared aveva notato immediatamente due cose. Uno, nel momento in cui la moglie stava per nominare Jensen, il padre strinse la mascella e s’irrigidì nella sua posizione.
Due, la madre invece si era emozionata fin da subito. Evidentemente le mancava molto figlio.

"Signori Ackles.." cominciò "…Volevo dirvi che vostro figlio sta bene ed è un bravissimo cantante. Ci siamo conosciuti in un momento travagliato per lui e ci siamo innamorati….Ecco, vorrei che voi..." qui si fermò osservando l'espressione dei due. 

Quella del padre era impassibile, a tratti fredda; quella della madre sollevata. " ...Che voi veniste al nostro matrimonio...che metteste da parte le divergenze passate... Che lei, signore, potesse accompagnare suo figlio all'altare!" disse tutto questo con la speranza negli occhi, prendendo dalla tasca del suo giacchetto gli inviti, posandoli sul tavolo alla sua destra.

Sperava di aver fatto centro.

Guardò la madre sorridendo che scoppiò a piangere, poi rivolse lo sguardo verso il padre. Una statua di ghiaccio. 

Il moro spense il sorriso subito e il cuore iniziò battere furiosamente. L’uomo, ricambiando lo sguardo, sospirò posando la rivista sopra gli inviti. Gesto che fece male a Jared.

Alan, alzandosi, iniziò a parlare sconvolgendo il moro nel profondo.

"Jared “, fu il preambolo di quella pugnalata, "Se lei si accontenta di un cantante smieloso, noi no! Nostro figlio doveva essere un medico come lo sono stato io e come lo è stata la nostra generazione. Non l’ho disconosciuto solo per Donna!"

Quello fu un colpo per Jared.

I suoi occhi da dolci divennero furiosi, la voce tremò di rabbia come pure il corpo!
"Come ha detto brutto stronzo?!" gridò.

"Ma come si permette! Fuori di qui ragazzino impertinente e si faccia gli affari suoi!!" gridò il padre, ma Jared non si fece intimorire. La rabbia che aveva provato fin da quella confessione straziante esplose con la forza di un uragano.

Voleva che Jensen avesse qualcuno che lo accompagnasse all'altare come lui aveva suo padre.
Sperava che la cosa si fosse oramai affievolita dopo tutti quegli anni, ma l’orgoglio era più forte dell’amore verso un figlio per queste persone.

"No!! Signore, con me non attacca! E si sbaglia perché il benessere di Jensen sono affari miei! Voi non siete genitori. Voi siete....indifendibili!! Per colpa vostra Jensen, quando lo avete umiliato e cacciato, ha iniziato a drogarsi. Lo avete distrutto! E’ stato un miracolo che non sia morto d'overdose o si sia preso preso l'aids!! Vergognatevi"  sbottò ormai senza freni o vergogna.

Poi, rivolto alla madre, disse "Lei, signora è stata zitta mentre questo bastardo lo cacciava?! Ha difeso suo figlio solo dopo? Ho notato che le manca e allora perché non l’ha cercato? Complimenti! Nemmeno gli animali trattano così i propri figli!!!" e la donna si mise le mani sulla bocca sconvolta da quelle notizie.
Che razza di madre era?, si ritrovò a pensare. Ad accusarsi. Finalmente!

Il padre era rosso e respirava affannosamente, ammutolito. Non si aspettava che qualcuno gli rispondesse in quella maniera. Nessuno mai aveva osato. Nemmeno Jensen!

“Se non lo avessi incontrato e salvato, sarebbe sicuramente morto o peggio! Grazie alla sua forza di volontà, ora quel meraviglioso ragazzo ha trovato la sua strada e la sua famiglia! Ed è apprezzato anche come cantante! Andate al diavolo!" e uscì di casa sbattendo la porta, lasciando i due genitori bloccati in quel limbo in cui la realtà era piombata loro addosso come un macigno. Una sconvolgente realtà!

Appena salì in macchina le lacrime iniziarono a rigargli le guance. Tentò di calmarsi, ma non ci riusciva. Povero Jensen, nemmeno i genitori al suo matrimonio poteva avere. 

“Padalecki, calmati cazzo!” e dicendo così accese lo stereo dove le canzoni di Jensen risuonarono dolci, potenti e graffianti. Solo questo riuscì a calmarlo. Fece retromarcia e corse via, verso casa. 

****

Era sera oramai ed era veramente tardi.

A casa loro, Jensen, era un leone in gabbia. Era tornato dal lavoro certo di trovare Jared a casa, ma così non fu. 

Dopo un’ora chiamò il centro, ma non rispose nessuno.

Tentò di chiamare Jared, ma il ragazzo non rispose al telefono perché concentrato com'era nella guida, non lo sentì.

“Adesso basta…Ora lo vado a cercare!” disse aprendo la porta di scatto e quando l’aprì vide l’auto del compagno rientrare nel vialetto e parcheggiare di fronte il garage. “Oh grazie al cielo!” disse andandogli incontro, mentre il moro usciva dall'auto chiudendola a chiave.

Appena si voltò, il maggiore notò immediatamente che qualcosa non andava. Il suo angelo aveva gli occhi rossi e gonfi per il troppo pianto e nel viso campeggiava un’espressione addolorata.

“Piccolo, che è successo?” chiese il maggiore abbracciandolo stretto, e Jared scoppiò a piangere ancora più forte di prima.

“Forza calmati….torniamo in casa al caldo ok?” disse dolcemente prendendogli il viso tra le mani e dandogli un dolce bacio a fior di labbra, a cui il moro rispose immediatamente. Poi intrecciando le mani rientrano in casa.

Arrivati in salone, Jensen fece sedere sul divano il suo compagno e gli prese di nuovo la mano stringendola nella sua per infondergli conforto.

Cavolo!, non lo aveva mai visto così fragile e spezzato e questo gli stava stritolando il cuore. Chi aveva osato fargli del male in questo modo?. 
"Che cosa è successo piccolo?" richiese dolcemente.

“Amore mio mi dispiace tantissimo…” disse Jared, guardandolo negli occhi “io…volevo solo che anche tu avessi qualcuno che ti accompagnasse all'altare... Ho scoperto dove abitano i tuoi grazie a Felicia e così ho fatto stampare anche due inviti in più per loro. Glieli ho portati...ma non è andata bene!!” 

Jensen lo guardò intensamente. Non disse niente! Lo abbracciò solo stretto a sé. In quel momento odiò come non mai i genitori. 

  
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