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Autore: FairyCleo    10/11/2017    6 recensioni
“Vedo che la signora ha buon gusto…” – aveva detto il commerciante, avvicinandosi maggiormente a lei.
“Come?” – Bulma era trasalita, persa com’era nei suoi pensieri – “Ah, sì… Certo”.
Sollevando il capo, aveva avuto modo di osservare meglio l’uomo che aveva davanti. Era uno strano figuro, alto, dinoccolato ed estremamente magro, con la pelle color dell’ebano, la testa pelata e un singolare pizzetto azzurro che terminava in un ricciolo accuratamente acconciato che gli dava un’aria del tutto singolare. Persino la voce di quell'uomo era bizzarra, così come i suoi occhi gialli con le iridi allungate simili a quelle dei gatti. La cosa veramente strana, però, era che lei non lo avesse notato sin dall’inizio. Era come se fosse sbucato dal nulla, ma non era il caso di fare tanto la sospettosa e di farsi tutti quei problemi per un semplice mercante, no?
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Nuovo personaggio, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 42

I dubbi di Goku

 
“Figliolo! Figliolo! Apri gli occhi… Gohan, stai calmo e cerca di aprire gli occhi!”.
“Ma che cos’ha? Junior, che cos’ha il mio fratellone?”.
Il panico aveva assalito il piccolo Son. Non aveva mai visto suo fratello in quelle condizioni. Sentiva un peso fortissimo all’altezza del petto, un peso che gli impediva di respirare. La sua mente aveva iniziato a galoppare a gran velocità, toccando lidi intrisi di disperazione e morte. Gli scenari più cupi avevano preso corpo nella sua fantasia, e nonostante cercasse di ricacciare indietro quelle immagini spaventose, l’epilogo era sempre lo stesso: Gohan non si sarebbe svegliato mai più.
“APRI GLI OCCHI, GOHAN, PER FAVORE!”.
Aveva cominciato a scuoterlo con violenza, affondando poi il visino rigato dalle lacrime su quell’ampio petto che tante volte gli aveva fatto da cuscino. Suo fratello era tutto per lui. Gli aveva fatto da padre, era uno dei suoi più grandi amici e non avrebbe accettato di perderlo dopo quello che era capitato a Trunks. Poteva perdere una persona cara alla volta. Anzi, non poteva perderne più nessuna!
Non gli importava come, gli importava solo che Gohan la smettesse di tremare e aprisse gli occhi, che suo fratello, in parole povere, stesse bene e tornasse definitivamente da lui.
“Calmo, Goten… Così non lo aiuti”.
Junior, con voce ferma, aveva cercato di rassicurare in qualche modo l’esatta copia in miniatura di Son Goku. Era spaventoso vedere quanto terrore si annidasse in quegli occhi scuri, ma poteva comprenderne perfettamente la natura. Fino a qualche istante prima, era stato lo stesso identico sentimento provato da lui.
Dopo un’iniziale incertezza, aveva capito cosa stava capitando al suo protetto e sapeva che sarebbe stato perfettamente in grado di superare quella sorta di crisi. Dovevano solo dargli tempo, e tutto sarebbe tornato esattamente come doveva.
“Ecco, vedi? Le convulsioni stanno diminuendo… Vedi, Goten? Sei sul suo petto, senti il suo respiro… Sta tornando a essere regolare… Va tutto bene… Va tutto bene”.
Sembrava che lo stesse dicendo più a se stesso che al piccolo Son, che stesse cercando un modo per convincersi che la sua presenza lì sarebbe stata d’aiuto e, forse, c’era riuscito. Del resto, aveva una missione da portare a termine e non avrebbe deluso chi gliel’aveva affidata.
Dopo qualche istante di trepidazione, Gohan aveva realmente ricominciato a respirare con una cadenza naturale, così come i battiti impazziti del suo cuore si erano finalmente placati. Stava bene, o almeno così sembrava, anche se non aveva ancora ripreso conoscenza.
Goten era visibilmente sollevato, ma non aveva potuto fare a meno di notare – proprio come Junior – che l’espressione sofferente affiorata insieme a quello strano episodio non era del tutto sparita dal suo volto.
Che cosa era capitato a Gohan? Non avrebbe saputo spiegare il motivo, eppure, il piccolo Son era certo che Junior possedesse tutte le risposte inerenti al caso.
“Sei qui per aiutarci, non è vero?” – aveva esordito improvvisamente, col viso ancora umido di lacrime ma con un’ espressione nuova in viso, un’espressione più matura e decisa.
“Sono qui per esservi di supporto, figliolo”.
Non avrebbe saputo spiegarglielo meglio. Non aveva i mezzi per battere Oozaru, ma si trovava lì per aiutare chi li possedeva.
Era a conoscenza di tante cose, Junior, più di quante avrebbe mai osato sperare. Doveva solo trovare il coraggio necessario per entrare in quella caverna e spiegare a gran voce ciò che aveva da dire.
Forse, non era la manna dal cielo che i presenti avrebbero sperato ma, almeno per una volta, avrebbero dovuto accontentarsi.

 
*
 
C’era un po’ di trambusto, fuori.
Goku era stato uno dei primi ad avvertire che qualcosa non andava, ma per non far agitare la sua Chichi era rimasto al suo posto, accanto a lei, cercando di acuire i sensi quanto bastava per capire cosa stesse succedendo proprio sotto il suo naso.
Era sul punto si scoprire di cosa si trattasse quando era stato distratto da Yamcha e dal suo strano comportamento. Il suo vecchio amico si era avvicinato a Vegeta e aveva fatto un lungo discorso che aveva spiazzato i presenti.
Aveva visto chiaramente come tutti avevano finto indifferenza, ma era stato impossibile non udire le parole pronunciate da Yamcha. I volti dei suoi amici erano dei libri perfettamente leggibili, ed erano tutti troppo stanchi e provati per avere le forze necessarie a simulare disinteresse.
Solo Chichi, contrariamente a tutti gli altri, non aveva nascosto la sua curiosità. Si era stranamente affezionata molto a Vegeta, Goku lo aveva notato da qualche tempo, ma non era sicuro di aver compreso fino in fondo il motivo di quel suo cambio repentino di rotta. Certo, lo aveva visto struggersi per suo figlio, compiere scelte e gesti che nessun genitore avrebbe mai dovuto mettere in atto, ma quello poteva bastare?
Si sentiva un po’ messo da parte, doveva ammetterlo.
 Si sentiva… Si sentiva… Geloso.
Sì, Goku si sentiva profondamente geloso per la prima volta in tutta la sua vita.
E pensare che, fino a poco prima, non aveva la benché minima idea di cosa fosse questo sentimento che aveva fatto impazzire Vegeta durante lo scontro contro Majin-Bu, quando aveva promesso una foto della sua Bulma al vecchio Kaioshin il Sommo. Così come non aveva mai considerato l’eventualità che sua moglie, la sua Chichi, potesse avere tanto interesse nei confronti di un altro uomo, e non di uno qualsiasi, ma verso uno che sembrava fosse il suo nemico giurato.
Non era un completo idiota: aveva visto come le donne guardavano il nuovo re dei saiyan. Seppur di piccola statura, Vegeta sembrava un gigante quando camminava tra la folla. Sicuro di sé, aveva un portamento regale, e qualsiasi cosa indossasse – sì, persino una stupida camicia rosa – lo faceva sembrare identico a quei modelli che svettavano imperiosi sulle copertine delle più famose riviste di moda.
Ma poteva davvero essere che Chichi si fosse invaghita di lui? Che sua moglie, la madre dei suoi figli, avesse una cotta per il marito di una delle sue più care amiche? E Vegeta? Si era accorto di quei sentimenti?
“Urca, Goku… Ma cosa vai a pensare? Qui stiamo rischiando che avvenga l’Apocalisse e tu perdi tempo a pensare a queste sciocchezze? Chichi non ti tradirà mai! Con Vegeta, poi… No, ma dico, stiamo scherzando? Smettila di fare l’idiota e torna in te. Chichi è tua moglie e non ti tradirà mai”.
Ci era mancato poco che non esprimesse quel pensiero ad alta voce.
Forse, per la prima volta da quando si erano conosciuti, Goku aveva iniziato a farsi un esame di coscienza.
Non aveva potuto fare a meno di rimproverarsi per tutti gli anni in cui aveva dato per scontata quella donna meravigliosa che aveva accanto. Certo, Chichi sapeva essere scontrosa e molto dura, ma quale altra moglie avrebbe tollerato i suoi strani atteggiamenti? Chi avrebbe mai potuto accettare di avere al proprio fianco un marito che preferiva allenarsi su un minuscolo pianeta piuttosto che vivere a casa propria e crescere i loro figli insieme? Ma lui la amava. A modo suo, strampalato, infantile, la amava.
Forse, cominciava a capire cosa le piacesse così tanto in Vegeta. O, almeno, cosa le avesse fatto cambiare idea su di lui così repentinamente. Vegeta non aveva paura di essere se stesso. Non aveva paura di amare.
Sì, sapeva nascondersi all’occorrenza dietro quella maschera fatta di puro egoismo, ma quel travestimento non aveva mai davvero attecchito in quella circostanza così drammatica. Vegeta si era mostrato per quello che era: innamorato, fragile e soprattutto umano.
E quell’umanità era venuta fuori quando una lacrima aveva attraversato il suo viso e un nome era uscito dalle sue labbra, il nome dell’unica donna che avrebbe mai potuto amare. Il nome della sua adorata Bulma.
Era stato in quell’istante che Goku ne aveva avuto la conferma: non ci sarebbe mai stata un’altra donna per lui. Mai.
Sperava solo che non potesse esserci un altro uomo per la sua Chichi.

 
*
 
“Ma che cosa gli hai fatto, Yamcha? Cosa gli hai fatto?”.
Chichi era partita all’attacco come una furia dopo aver visto il turbamento affiorato sul volto di Vegeta. Non poteva sopportare di vedere quel pover’uomo piangere. Quello era troppo anche per lei. Certo, sapeva che il momento del crollo sarebbe arrivato anche per il re dei saiyan, ma non in quel modo, non a causa dell’idiozia di Yamcha. Gli sembrava il momento più adatto per fare l’eroe? Veramente?
Se non fosse stato eccessivo anche per una teatrale come lei, lo avrebbe preso a schiaffi. Possibile che fossero tutti una grandissima massa di egoisti e nessuno si rendesse realmente conto di quanto stesse soffrendo quell’uomo? Prima Bulma col suo comportamento scellerato, poi Crilin e la sua famiglia che lo stavano evitando manco fosse un appestato, ora Yamcha. No, non poteva sopportare altro. E non poteva farlo neanche Vegeta. Per questo, in barba a tutto quello che avrebbe detto o pensato Goku su di lei, aveva deciso di raggiungerlo e di offrirgli il suo aiuto, o qualsiasi altra cosa di cui Vegeta avesse avuto bisogno.
Ma, proprio mentre stava per raggiungerlo, la mora si era bloccata di scatto, notando solo in quel momento qualcosa che avrebbe dovuto vedere sin dal primo istante.
Il sangue le si era gelato nelle vene, così come il respiro le era venuto a mancare. Per un attimo, le sue gambe avevano tremato ed era certa che sarebbe caduta a terra se la sua forza di volontà non fosse stata più grande di quello che stava provando in quel frangente. Questo perché solo ora si era accorta che qualcosa non andava. E questo qualcosa, o meglio, questo qualcuno, non era più dove sarebbe dovuto essere.
“Ma dove… Dov’è Bulma?”.
Goku, rimasto un istante pietrificato dopo aver visto la reazione di sua moglie, si era affrettato a raggiungerla, posandole una mano sulla spalla. E, poco dopo, esattamente come lei, aveva iniziato a guardarsi attorno, sperduto e confuso, alla ricerca di quell’amica che tante volte era accorsa in suo aiuto con una delle sue fantomatiche idee geniali.
Eppure, di lei non c’era traccia. Così come non c’era traccia né di Gohan né del piccolo Goten.
“Oddio…” – aveva bisbigliato Chichi, diventando bianca come un lenzuolo – “Mi sento male… Mi sento male…”.
Sarebbe caduta al suolo se non ci fosse stato Goku, pronto a sorreggerla. Sua moglie, la sua roccia, la donna che aveva tenuto insieme la loro famiglia, giaceva inerme tra le sue braccia dopo aver perso i sensi per lo shock. E, se fosse stato più debole, se fosse stato un altro, era certo che anche lui avrebbe rischiato di svenire.
“Possibile che nessuno si sia accorto che non c’erano?” – Crilin non riusciva a capacitarsene.
“Ma non è possibile… Non possono essersi volatilizzati come dei fantasmi! Mi rifiuto di crederlo!”.
E, proprio come C18, anche tutti gli altri si rifiutavano di pensarci.
Si erano addormentati, era vero. Avevano riposato, ma non accorgersi che Bulma, Goten e Gohan, che ben tre membri del loro gruppo si fossero allontanati era da imbecilli con la testa tra le nuvole.
Videl stava per intervenire almeno per quanto riguardava la sorte di Gohan quando, improvvisamente, qualcuno era apparso sulla soglia della caverna, facendo tremare di paura tutti i presenti.
Fortunatamente per loro, quella paura era diventata qualcosa di molto diverso quando il piccolo Goten aveva fatto capolino, facendo strada a un Gohan piuttosto mal ridotto e a qualcuno che non avrebbero mai più creduto di vedere.

 
*
 
“Junior?” – aveva chiesto Goku più a se stesso che al diretto interessato.
“Ragazzi… Non posso crederci…” – aveva esclamato Crilin – “È davvero Junior!”.
L’incertezza iniziale aveva lasciato spazio all’incredulità, poi alla gioia, poi alle lacrime di alcuni, troppo confusi e troppo emozionati da quell’arrivo inaspettato.
“Urca, non posso credere che sia proprio tu, Junior! Qui deve esserci lo zampino di re Kaioh e dei Kaioshin, ho ragione? Che gioia vederti! Ora che sei qui, sono certo che le cose andranno per il meglio! Ma cosa è successo a Gohan?”.
Il Son aveva pronunciato quelle parole d’un fiato, impedendo a Junior di fornirgli anche solo una parvenza di risposta sensata. Era ansioso, impaziente di sapere ogni cosa, ma non poteva abbandonare Chichi in quello stato e non poteva fingere che Gohan non avesse una cera orribile.
Fortunatamente, la giovane Videl era andata immediatamente in suo soccorso, abbracciandolo con tenerezza e aiutandolo a sorreggersi correttamente.
“Sto bene, Videl… Sto bene… Ma cos’ha la mamma? Papà, che cosa è successo a mamma?”.
Doveva essere stata l’agitazione insita nel suo tono di voce, o che avesse pronunciato il suo nome, stava di fatto che Chichi, quasi come per magia, aveva aperto gli occhi, chiamando flebilmente il suo primogenito.
“Gohan… Gohan! Tesoro mio, che ti succede?”.
Ed ecco che era di nuovo in piedi, come se non fosse accaduto niente, pronta a proteggere i suoi cuccioli come solo una vera leonessa sapeva fare.
Aveva abbracciato e baciato suo figlio sulla fronte, lo aveva stretto e poi era scoppiata in lacrime, celando con le mani quel suo pianto di gioia e di disperazione.
Erano insieme. Erano di nuovo tutti insieme. E non erano soli, perché con loro c’era anche Junior. Gli dei avevano inviato il namecciano più forte di sempre in loro soccorso. Forse, dopotutto, c’era ancora speranza.

 
*
 
Troppo grande era stata la loro emozione affinché si potessero accorgere che qualcosa non andava. Troppa la gioia nel vedersi riuniti ancora una volta perché potessero rendersi conto che per uno di loro non ci sarebbe stato più spazio per sentimenti simili, che per uno di loro era semplicemente troppo tardi.
“Vi racconterò tutto… Giuro che vi dirò ogni cosa” – aveva detto Junior, cercando di riportare tutti con i piedi per terra – “Ora, però, vi prego di ascoltarmi perché il nemico potrebbe attaccare da un momento all’altro e dobbiamo farci trovare pronti Fidatevi di me. Vi chiedo solo di fidarvi di me”.
Il viso di Gohan si era rabbuiato nuovamente, ed entrambi i suoi genitori non avevano potuto non accorgersene.
“Che cosa ti succede, tesoro?” – come sempre, era stata sua madre a rompere il ghiaccio.
“Mamma…” – la voce di Gohan era rotta dal groppo che aveva in gola – “Devo… Devo parlare con…” – ma Muten lo aveva interrotto di soprassalto.
“Che fine ha fatto Vegeta?”.

 
*
 
La neve non sarebbe stata sufficiente a fermarlo. Il dolore neppure.
Non era più lui. Non era più un essere senziente, forse non era neanche più un essere umano. O forse, lo era troppo per rendersi conto di quanto immenso fosse il suo dolore, la sua sofferenza, il suo tormento, questo mentre li stava scacciando disperatamente, convinto che solo vedendo, solo toccando, sarebbe stato in grado di capire.
Non aveva sentito quasi niente del discorso di Yamcha. Non aveva capito e non gli interessava farlo. Quel cerebroleso aveva infilato una parola dietro l’altra nel tentativo di muoverlo a compassione, probabilmente, giustificandosi come solo un ragazzino che aveva rotto un vaso pregiato avrebbe potuto fare. Ma Yamcha non aveva rotto un oggetto prezioso. Yamcha aveva… Aveva… Non gliene fregava niente di quello che aveva fatto.
Non gli importava più di niente se non di scacciare via quel pensiero crudele, se non di zittire quella voce interiore che continuava a ripetergli che aveva perso ogni cosa.
Lui era lì. Una fiamma dorata che fendeva il bianco abbagliante di una notte di luna piena. Lui era lì, solo, alla disperata ricerca dell’unica persona che lo facesse ancora sentire speciale.
“Dove sei? Dove sei?”.
Non sentiva niente. Non c’erano aure da percepire, non c’erano battiti da udire, né respiri da captare. Non c’era niente se non il vuoto e il silenzio di quella landa desolata, niente se non il freddo pungente del vento e la livida luce della luna.
E poi, suo malgrado, aveva visto.
Poi, suo malgrado, aveva sentito, e a quel punto aveva veramente sperato che la terra si aprisse e lo inghiottisse. A quel punto, aveva veramente sperato di morire.
Perché la sua Bulma, l’amore della sua vita, giaceva a faccia in su, nella neve, con i capelli turchini sparsi come un cuscino ai lati del suo viso e uno squarcio rosso ancora grondante nel petto.

Continua…


Ciao a tutti!
Eccomi qui, con questa valle di lacrime interminabile!
Vi chiedo scusa sin da ora per le “continue sparizioni dei personaggi”, ma sono da copione. XD
Allora, che mi dite?
Goku avrà finalmente capito che deve fare il marito e che non può andarsene in giro ad allenarsi perché la sua “Chichina” potrebbe guardarsi attorno? E che mi dite di lei? Prova davvero qualcosa per il nostro bel tenebroso o è solo afflitta per lui?
Ma vogliamo parlare di quest’ultimo, poi? Pover’uomo. Povero, povero Vegeta.
Direi che ho detto tutto.
Ah, Junior ce l’ha fatta a palesarsi, alla fine. Meglio così.
A presto!
Un bacino
Cleo
   
 
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