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Autore: NicolaAlberti    10/11/2017    0 recensioni
Prima parte cap. 1-10 "PURGATORIO" - Seconda parte cap. 12 - 21 "INFERNO"
Una storia d’amore impossibile immersa in un’ambientazione surreale dai tratti cyberpunk e dai richiami danteschi. Una minaccia robotica che spinge il protagonista alla paranoia e alla fuga tra i meandri di una labirintica e utopica costruzione babelica che ha sostituito l’antica città di Parigi. La ricerca della verità tra le intricate illusioni di una nuova era tecnologica che ha stravolto il mondo, mentre qualcosa di oscuro e insondabile, un dubbio perenne nella mente del protagonista, continuerà a modificare la sua percezione del reale, costringendolo ad esplorare il dedalo della propria coscienza.
Genere: Introspettivo, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La situazione mi metteva in soggezione. Mi voltai indietro in cerca di Cicero, ma non c'era. Il mio accompagnatore era improvvisamente sparito e io mi trovavo da solo al centro di questa spaziosa sala, spaesato e leggermente intimorito. Ma dove era finito? "Forse mi sta aspettando fuori", pensai.

 

E adesso? Dovevo forse tentare invocare il Lama? Chiamarlo e aspettarmi una sorta di apparizione?

 

"Lama", che strana parola, era il titolo di un'importante figura spirituale nell'ambito dell'antica religione buddista. Mi accorsi improvvisamente, e con una certa sorpresa, che quella parola era esattamente il palindromo di "Amal". Una coincidenza?

 

Mi sovvenne poi che, in una qualche occasione passata che non ricordavo, avevo trovato qualcun altro (o qualcun'altra) con un nome che suonava stranamente simile a questa parola, quanto meno per assonanza. Nella mia mente sondavo le varie possibilità : "Amal... Lama... Mala... Alma?... Com'era??". Proprio mentre ero assorto in questi pensieri pindarici, una voce femminile, decisa, ma dolce nel tono, si diffuse nella sala; non ero in grado di capire da dove provenisse.

 

«Benvenuto Cacciatore! Lama ti accoglie nel suo tempio di analisi e risoluzione problemi. Puoi rivolgere a Lama tre domande. Prego, direziona la tua voce verso la proiezione olografica di ricezione al centro del tempio... ».

 

Il mio sguardo era rivolto verso l'alto, nell'inutile ricerca dell'origine di quel messaggio vocale, che sembrava tuonare da ogni dove. Seguendo le istruzioni abbassai immediatamente il capo verso il centro del tappeto rosso che adornava il pavimento del tempio. Un gatto nero era improvvisamente apparso di fronte a me. Stava accovacciato su un fianco, con la schiena curva a forma di chiocciola. Nel vedermi, sollevò il musetto ed emise un tenue miagolio. Notai che aveva dei canini innaturalmente lunghi e sottili per essere un semplice gatto domestico.

 

Quando vidi quell'esserino, scuro come la notte, in testa mi esplose un'immagine: rividi distintamente il canale magnetostatico che conduceva al Dedalus. Il ricordo si sovrapponeva paradossalmente al momento in cui avevo attraversato la passerella per giungere al Tempio. Ne colsi le analogie e le differenze, lasciando che la mia mente componesse una serie di libere associazioni, delle quali non sapevo assolutamente spiegarmi il significato. Mi trovai tuttavia a pensare al fatto che il gatto, in quell'occasione, era sparito... "anche Cicero è sparito...", pensai. Ma che razza di collegamento era? Cicero non era mica un gatto! Quasi senza accorgermene, disperso nel marasma della mia confusione mentale, la mia bocca pronunciò queste esatte parole: «No, non ho capito niente! Mi state forse prendendo per il culo?».

 

«No, Cacciatore, hai ancora due domande a tua disposizione!».

 

Cosaa? Avevo appena sprecato una domanda???

 

Sembrava la scena di un fumetto demenziale di epoca pre-aggregata.

 

Dentro di me esplosi in una risata, che tuttavia si palesò a malapena in un sorriso accennato, come se fossi costretto, dal luogo e dalla situazione, a mantenere un decoro che mi ero appena preso il lusso di trasgredire, sia con la mia reazione avventata che con il mio lessico inappropriato. Avevo risposto reagendo esattamente alla maniera di Amal: con avventatezza e senza pensare. Era evidente che mi trovavo di fronte ad una macchina o a un computer e che avrebbe interpretato alla lettera ogni mia richiesta. Dovevo pesare le mie prossime parole con attenzione. Stranamente, una voce femminile con un timbro diverso, molto più umano e caldo, anche questa volta familiare, sembrò interpretare il mio pensiero. Era come se la voce provenisse direttamente da dentro il mio cervello, ma avevo la grottesca impressione che fosse il gatto che mi stava di fronte a parlarmi. Rimanendo accovacciato, l'animale mi guardava con occhi sottili e faceva le fusa.

 

«Da Lama otterrai solo la più pura e pragmatica verità , Cacciatore, non c'è presa in giro, la voce di Lama filtra le illusioni di questo mondo».

 

Indugiai stralunato fissando il felino. Perché mai continuavano a chiamarmi Cacciatore? Non credetti fosse il caso di sprecare un'altra domanda per indagare su una cosa così futile. Intuii la dinamica della situazione: il tempio, l'oracolo e l'interprete; un po' come nell'antica Grecia. Lama emetteva dei responsi e il gatto era una proiezione del sistema che sembrava possedere alcune delle funzioni di interazione sociale tipiche dei sintetici: interpretava le risposte di Lama chiarendone o precisandone il senso. Avevo ancora due domande, ma c'era una sola cosa che volevo veramente sapere.

 

«Come posso rincontrare Amal?»

 

Ci fu una lunga pausa. Si sentì un rombo, mentre le mura del tempio cominciarono a tremare. Scese una sinistra luce violacea sulla stanza. Il gatto emise un lungo e inquietante miagolio che divenne roco e profondo come un ringhio. Da qualche parte si udì un urlo di rimprovero: «AMAL!!», era una voce distante ed era praticamente identica alla mia. Credetti di aver sbagliato qualcosa, di aver fatto scattare una qualche forma di allarme del sistema. Mi si gelò il sangue nelle vene.

 

Poi l'atmosfera tornò improvvisamente normale, come se la scena alla quale avevo appena assistito non fosse mai accaduta o me la fossi semplicemente immaginata.

 

«La strada più breve la indossi a sinistra, Cacciatore, la strada più lunga è la discesa nel Maelstrom».

 

Osservai il lato sinistro del mio corpo. Notai che appena sotto la manica della camicia c'era una protuberanza, sentii distintamente di avere legato qualcosa al polso: un orologio? "La chiave genetica!", mi ricordai, "la chiave della mia stanza!".

 

Ma quale stanza? C'era una stanza da qualche parte, nella quale avevo dimorato per un breve periodo. Questa era la chiave che permetteva di accedervi, ma aveva altre funzioni. Affiorò in me il ricordo di un'olochiamata vicino il sottoscala di in un vicolo, ma così come i ricordi precedenti, era una memoria costituita da immagini confuse e residue, frammenti che faticavo a collocare nel tempo e nello spazio.

 

«Se vuoi semplicemente vedere Amal ti basta chiamarla... sempre che lei voglia vedere te», riprese la voce nella mia testa, «se invece vuoi incontrarla, devi discendere l'Ade. Attento però, Cacciatore, non vi è via d'uscita da questo luogo. Puoi raggiungere il fondo, se lo desideri, e se ne hai il coraggio. Laggiù potrai scoprire la verità. Ma la verità non ti condurrà alla salvezza! Dovrai ripristinare la tua identità, deframmentarla, renderla uno. Assorbire i ricordi, le esperienze e il dolore della moltitudine di copie che sono parte di te. Solo a quel punto sarai in grado di vedere e comprendere il Maelstrom». Ancora una volta il felino aveva interpretato il responso di Lama. Ma l'interpretazione mi parve quasi più criptica della stessa risposta. Non ero in grado di capire quale fosse la giusta strada da prendere. E non ero ancora in grado di capire cosa comportasse tutto ciò, quali fossero le reali conseguenze. Avrei potuto chiedere ulteriori spiegazioni, ma intuii che sarebbe stato solamente un modo per sprecare un'altra domanda. Sapevo già che avrei, in ogni caso, tentato entrambe le opzioni, sperando che l'una non escludesse automaticamente l'altra. Come aveva spiegato il gatto, chiamarla era semplice! Ora... per quanto riguarda la discesa nel Maelstrom... non sapevo veramente da dove iniziare! Ma d'altronde, quale altra strada c'era se non il fondo dell'Abisso? Nel momento in cui ero giunto qui, sopravvivendo a tutte le mie copie, il mio destino era già  stato scritto: avrei disceso l'Ade ad ogni costo o sarei stato distrutto nel tentativo.

 

Avevo ancora una domanda. Avrei potuto chiedere di ottenere maggiori informazioni sul luogo in cui mi trovavo; chiedere cosa di tutto ciò che mi stava di fronte fosse reale. Avrei potuto azzardare un quesito metafisico; chiedere dell'origine dell'Universo o dell'esistenza di Dio, anche solo per il semplice gusto di sentire che risposta avrei ottenuto. E se non avessi creduto alla risposta? Paventavo fortemente questa possibilità, perché avrebbe inevitabilmente sollevato dei dubbi anche sulla risposta precedente, facendomi pensare che non sarei riuscito a rincontrare la mia Stella. Non volevo avere dubbi. Volevo credere a tutti i costi di poter rivedere Amal. Anche se ero completamente sovrastato dall'assurdità di questo mondo infernale e di questa situazione incredibile, volevo crederci!

 

l'Ade, il Dedalus, le mie copie, Dite, le mie memorie: tutto quanto mi appariva come un elaborata e pazzesca illusione. Eppure, in alcuni momenti, me ne dimenticavo, e mi attaccavo alla semplice speranza che almeno Amal fosse vera! Non avrei mai potuto sopportare di sentirmi dire che Amal non esistesse, e non mi passò nemmeno per la testa di pensarlo in quel momento.  

 

Posi infine la più semplice e, forse, la più complicata delle domande: «Chi sono io veramente?».

 

La risposta giunse immediata e fulminea.

 

«Sei il personaggio di un libro».

 

Rimasi interdetto.

 

Attesi ancora una volta la voce felino nella mia testa. La desiderai. Ne sentii la necessità, ma non vi fu altro che il vuoto.

 

Avevo provato a darmi fino a quel momento ogni possibile spiegazione. Avevo ottenuto parziali risposte ed ero convinto di essere giunto, quanto meno, a parziali verità: sulla mia identità, sulla mia situazione e su ciò che mi stava accadendo. Ognuna delle interpretazioni che ero riuscito a darmi e ognuna delle risposte che, di volta in volta, avevo ricevuto, mi erano sembrate, quanto meno sull'istante, parzialmente plausibili, certo, mantenendosi sempre, con un buon margine, all'interno della pura assurdità. Questa risposta però andava troppo oltre ogni assurdità e ben al di là di ciò che potevo comprendere. Era qualcosa che andava così tanto al di fuori della mia capacità di inserirmi in un qualsiasi sistema metafisico, che la ritenni la più grande delle stupidaggini che avessi mai sentito fino ad allora. Come temevo, di fronte ad una risposta alla quale non credevo, cominciai a dubitare anche dei responsi precedenti. Sicuramente mi trovavo in un sogno o qualcosa del genere! Poi però sopraggiunse una sorta di istinto di conservazione, che mi impediva, a tutti i costi, di eliminare Amal dal quadro complessivo del mio essere. Quindi scartai, dimenticandola immediatamente, l'ultima risposta e tutti i dubbi che affioravano da essa.

Concentrai i miei sforzi psichici nel tentativo di recuperare informazioni utili da quanto mi era stato detto finora.

 

Ma sìì, avevo già trovato una risposta alla mia attuale condizione, ne ero certo! In passato ero già riuscito a collocare il mio Io all'interno di questo universo illusorio, e alcune delle parole del gatto me lo avevano improvvisamente ricordato: dovevo ... ripristinaredeframmentare la mia identità ... ECCO!!

 

Ero un... 

 

... FILE???

 

   
 
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