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Autore: L0g1c1ta    11/11/2017    1 recensioni
Mai conosciuta la NO MERCY RUN? E' appena un gradino al di sotto della Genocide: un momento in cui Frisk decide di uccidere chiunque gli si pari davanti, ma senza cercare di uccidere, come accade nella Genocide. In questo caso sono in pochi a sopravvivere, Sans incluso, che lascia un ultimo messaggio al piccolo, prima di chiudere la telefonata.
"See ya".
Storia in cui la sua promessa si avvera, in cui Sans trova un modo per superare la barriera e rincontrare l’umano caduto, per vendicare la vita di suo fratello e di loro tutti...
Prima storia su Undertale, vorrei i vostri pareri :D
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frisk, Nuovo personaggio, Sans
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Drin… Drin…

“Hey, c’è qualcuno qui…? Beh, lascerò solo un messaggio…”

 

I passi leggeri delle ossa ticchettano con la neve sotto ai suoi piedi. Ha l’impressione che i fiocchi volteggino meno del solito quest’oggi. Non immaginava di poterlo mai notare. Eppure l’aria è la stessa, il freddo è insensibile sulle sue costole, la vista è la sola differente. Pare tutto grigio e nero, nemmeno un briciolo di bianco delle stelle di Waterfalls. Non gli manca affatto il suo telescopio. Non gli manca il suo libro di barzellette o i suoi tomi di fisica quantistica. A casa li aveva osservati così come si osserva carta straccia. Sente la cassa toracica ben più pesante di come ricordasse.

La via è stretta, sente scroscii d’acqua, senza alcun tonfo. Il lupo che gettava senza motivo in acqua quei grossi pezzi di ghiaccio si dev’essere rifuggiato in casa come gli altri. Che tristezza…

La neve pare nebbia ora, tanta ne cade. Gli è indifferente. Guarda poco più lontano. Vede l’ombra di un body da battaglia, ora bianco come la neve che lo avvolge nelle sue spire. Vede del rosso, una sciarpa abbandonata. Vede polvere grande come grani di polvere. La spina dorsale è rigida come acciaio.

Sans guarda quel che resta di suo fratello con orbite vuote. Avanza ancora un po’,  si china. Le sue dita senza carne o pelle toccano il body e la sciarpa. Rimane per qualche secondo lì, fermo in nessun vero pensiero. Sente come se il gelo gli si fosse penetrato nelle ossa. Afferra il body e lo riempie della polvere grigiastra. Rimane incastrato anche qualche grano di neve.

Si alza, si volta e torna a casa.

 

“Ne è passato di tempo, eh…?”

“…”

“Le cose stanno andando male qui”

“Tutti hanno visto i principali leader sparire in una sola notte”

“C’è un gran silenzio”

“È come se tutti avessero un presagio. Come se stiano tutti per morire qui, intrappolati nell’oscurità…”

 

La porta di casa sua si apre con uno scricchiolio familiare. L’oscurità entra dalle finestre, la poca luce viene straziata dal nero della città. Casa sua è grigia come ogni cosa nel suo nuovo mondo.

Chiude la porta con il tallone, la neve smette di infangare il legno del pavimento. Pare marcio e cadente, d’un tratto. Non vuole ancora sfilarsi il cappuccio dalla testa: sente un gran freddo, come se potesse veramente provarlo. Sale i gradini di casa ed entra in camera di suo fratello.

È grigia, è sporca, è piena di ricordi. Il midollo delle ossa si riscalda, anche se per pochi istanti. Poggia sul tappeto, al centro di quel reame spoglio, il body pieno di polvere. Fuori dalla finestra la neve continua a scendere incessante, sempre con meno energia. Lui è senza energie. Tende alla luce il rosso della sua sciarpa. Pare l’unico vero colore di tutto questo mondo. La vede brillare, infiammarsi di un fuoco invisibile, brillare come una stella che non è mai esistita. Ricorda una figura alta, un sorriso sincero ed innocente. Ricorda una risata dolce ed energetica e degli occhi che non hanno mai visto crudeltà alcuna. Sente le ossa sotto la felpa come fin troppo fragili per trattenerlo in piedi.

La sciarpa viene poggiata sulla coperta del letto. La stende più volte, mentre le dita tremano di emozioni che non riesce a valutare. Afferra il body, qualche granello di polvere cade sul pavimento nero. Le loro macchie grigie paiono bianco sul legno scuro. Lascia che la mano venga inghiottita nella falsa armatura. Afferra manciate di polvere e le lancia senza energia sul letto, sulla sciarpa, sui modellini di eroi immaginari, sui libri, sul computer e dentro l’armadio coi vestiti ben ordinati. Continua a portare polvere e frammenti di una vita infranta.

Il funerale di Papyrus.

Lascia il body. La stanza pare nero macchiato di bianco. Suo fratello dà colore alla sua vita anche dopo la sua morte. Non è una battuta divertente. Non è certo nemmeno che sia una battuta. Fuori nevica neve grigia, come polvere incolore. Sans guarda fuori dalla finestra.

Vede del colore.

Qualcuno passeggia, zoppica tra le strade senza persone. Quel qualcuno si guarda attorno, quel qualcuno non è grigio e nemmeno nero. Quel qualcuno non è nemmeno bianco. Sans osserva il nuovo piccolo umano voltarsi e guardarsi attorno. Lo vede bussare alla porta della casa sopra la loro, ma senza che nessuno risponda. Forse ha sentito dei lamenti o delle suppliche, allora riprova. La porta pare gemere insieme al suo proprietario. Il piccolo rinuncia e si stringe nelle spalle, continuando a zoppicare nella neve. Lo vede bussare da Grillby, fermarsi agli igloo, senza provare ad entrarci, lo vede vicino allo spoglio albero della piazza, senza più regali sotto i suoi rami, senza più nessuno a cui poter regalare qualcosa. Il bambino continua a zoppicare e a bagnarsi di neve. Traballa sui suoi piedini lungo la via di casa sua. Lo vede superare la porta e continuare a camminare, fino al corridoio di neve e di scroscii d’acqua.

In un attimo Sans vede il suo mondo colorarsi di bianco.

 

“…ora ti chiederai perché io non sia il sovrano”

“Eh…”

“Non sono tagliato per questo genere di cose. Preferisco prenderla alla leggera, sai?”

“…”

“…non è vero. Questo succede alle persone come me che la prendono alla leggera”

 

Il corridoio è ghiacciato, persino Sans ha difficoltà a camminarci. La neve è incessante, entra nella sua felpa e nelle sue tasche. Non vuole togliersi il cappuccio e non vuole togliersi le mani dalle tasche. Le sue ossa paiono riscaldate da una forza che forse un tempo aveva conosciuto. O che conoscerà in futuro.

Il bambino lo ha sentito, irrigidisce le spalle e la gamba spezzata. Non sembra riuscire più a muoversi, la neve è sovrana incontrastata di questo corridoio. A Sans ricorda qualcosa tutto questo. Il bianco del suo mondo si riscalda di sfumature e leggeri colori. Arriva alle spalle del piccino, ancor più piccolo di lui. Non gli arriva nemmeno al petto.

Umano…” il più piccolo sobbalza e trema, come non aveva mai fatto l’ultimo umano a cui aveva fatto tutto questo “Non sai come si saluta un nuovo amico? Voltati e stringi la mia mano…” tremando, quello si volta. Sans vede capelli davvero molto corti, di un sottilissimo biondo, vede vestiti troppo grandi e consumati e pelle troppo chiara. Stringe i pugni nelle tasche e immagina di vedere della pelle giallognola, dei capelli bruni e arruffati, maglia blu a strisce viola. Gli è difficile, ma non vuole tenetennare.

Il piccolino lo guarda fin dentro le orbite vuote sotto al cappuccio. Vede la sua mano sinistra alzata. Adocchia il suo deglutire e, tremando persino nelle dita, gli stringe la mano.

 

“…”

“Ci vediamo”

Click.

 

Nessun suono, non sembra accadere nulla. La neve continua a scendere imperterrita e lo scroscio dell’acqua pare davvero lontano per lo scheletro e l’umano. Il piccolo pare curioso e confuso. Smette di tremare, eppure Sans ascolta il battito del suo cuoricino nel palmo teso. Lo ascolta dentro le sue ossa. È una sensazione strana, forse angosciante. Sans tentenna, chiude gli occhi. Decide di ignorare la pulsazione, che la sente persino il midollo delle dita.

“Visto? Non ci voleva niente. Volevo soltanto conoscerti” dice, con una voce profonda e con un occhiolino senza sentimento. Il bambino lo guarda negli occhi, con più fermezza. Gli occhi di Sans inciampano nella gamba dolente del piccino. Sembra rigida come marmo. L’umano si regge solamente con l’altra gamba. Chiude ancora gli occhi immagina di non averlo visto, immagina di non notare nemmeno gli occhi spaventati e timidi. Ricorda suo fratello e la sua stanza piena di polvere. Prende coraggio.

“Comunque, io sono Sans, Sans lo scheletro…” guarda di lato, tenendo ancora la sua mano. Non vuole lasciarla veramente “Ti devi essere sentito davvero solo, vero? Non aver trovato nessuno dopo tutta questa camminata… non aver visto qualcuno che avrebbe potuto spiegarti almeno cosa stia succedendo qui. Capisco la frustrazione”

Sans guarda l’umano. Vede guance rosee e tonde, un nasino schiacciato, due sfregi sotto agli occhi. Due iridi blu, luminose come Fiori dell’Eco. Sans sente le proprie ossa irrigidirsi. Una bambina, è una bambina. Sans non riesce ad immaginare più il bambino precedente. Non riesce più a fingere di essere un umano senza cuore. Però non riesce nemmeno a sentire qualcosa per la creatura di fronte a lui. La piccina attende, senza rispondere, con occhi divenuti fermi, eppure ugualmente terrorizzati. La piccina lo scruta con iridi cariche di PAZIENZA. Vede la sua anima zampillare nel suo petto. È azzurrina, affatto sporca. Non come quella dell’umano caduto laggiù. Si rende conto che PAZIENZA e DETERMINAZIONE siano due cose completamente diverse. Se potesse, sospirerebbe.

“Vedi, piccolina, il mondo è crudele: spesso si incontrano le persone sbagliate e spesso capita di perdere le persone giuste… si fanno degli errori imperdonabili e spesso non è possibile tornare indietro, anche se lo vorresti con tutto te stesso” la piccola non capisce. Incrina le sopracciglia imbrattate di fiocchi di neve. Sembra vedere in lui qualcosa che lui stesso non vede “Però… a volte ripensi ai tuoi errori e credi che forse non è veramente tutto perduto. Che almeno potresti ricucire quel poco che hai distrutto. Che forse quel detto ‘la vendetta non serve a niente’ sia dannatamente falso” la bambina vede le ossa tra le sue dita stringerla pericolosamente. Sobbalza, la mano comincia a provare dolore. Incrina di più le sopracciglia, le tremano i denti sotto le labbra. Sembra intuire qualcosa. Sans riapre gli occhi. Lei vede iridi stanche e ossa vecchie. La sua mano trema, il battito accelera come un treno impazzito. Sans pare guardarla e non vederla.

“Mi spiace…”

Ossa magiche che spezzano ossa non magiche. Sangue che sporca vestiti e un teschio bianco. Un urlo sottile ingoiato, a malapena accennato.

L’anima azzurrina zampilla fuori dal corpo della piccina, il battito innocente nella mano si arresta. Sans si sente sudicio come un panno sporco. Afferra l’anima. L’assorbe. Si sente carico di PAZIENZA. Il suo LOVE aumenta. I suoi HP sono al massimo. Si sente pronto a superare la barriera.

 

Ha riconosciuto nella casa quell’anima sporca e rossa. La nuova anima dentro di sé aveva sobbalzato quando aveva udito quell’energia pericolosa. Sente tanto LOVE e HP molto alti. La notte ignora quella figura incappucciata senza iridi nelle orbite. Non ci sono tanti umani in questo villaggio. Ha intravisto qualche anima tra le strade e qualche farabutto entrare in edifici sconosciuti. Gli alti palazzi paiono neri, le strade grigie, la notte incolore. Il suo mondo è ritornato senza vita.

La casetta scricchiola per ogni suo passo. Lo trova. Lo riconosce subito. Riconosce i capelli scuri, la maglia a righe, la DETERMINAZIONE nel suo corpicino. Sans lo guarda dormiente, coricato tra le coperte, respira senza preoccupazioni.

Sans vede il suo mondo macchiarsi di rosso.

Uno scricchiolio di troppo, un sobbalzo innocente dalla sua nuova anima azzurrina. Il bambino stropiccia gli occhi, alza il capo dal cuscino. Batte le palpebre più volte. Vede una figura nera, incappucciata, stretta in una felpa blu sporca. Vede un cranio con orbite nere. Il bambino capisce ogni cosa e strabuzza leggermente gli occhi, colto dalla sorpresa. Eppure le iridi si calmano subito, l’anima non prova nemmeno a difendersi. Sans non vede tutto questo. La sua mano scheletrica viene estratta dalla tasca della felpa. E ossa azzurrine e biancastre lo trafiggono come carta. 

Frisk sente dolore, eppure non ne prova. Sans è inflessibile, non fa battute, non apre bocca o muove un singolo osso. Freddo come il ghiaccio, guarda il suo piccolo nemico ridotto a sangue e carne aperta. Frisk si sente stranamente leggero, pigro, felice. Il bambino sorride, con occhi lucidi di un ambra quasi giallastro. Brillano le stelle sul suo sangue scuro. Sans mostra le iridi, sente le sue ossa leggere anch’egli, come realizzato qualcosa.

Sans vede il suo mondo tingersi di colori.

Frisk vorrebbe dire qualcosa, vorrebbe alzare il braccio e sfiorare le dita dello scheletro. Sans comprende: vede il suo braccino tremare di dolore e di sforzo per riuscire a raggiungerlo. Decide di fare un passo in avanti e di accettare la mano nella sua. Frisk sembra commosso, col suo cuoricino pulsante tra le dita deboli. Sans in un attimo si guarda attorno e vede quel che non riusciva a vedere: non vede una casa, ma quattro pareti di legno marcio; non vede un letto, ma delle coperte sporche; non vede un assassino, ma un bambino che non aveva niente e che non ha più possibilità di tornare indietro. Il suo potere non vuole usarlo e non può usarlo.

La mano perde energia, il battito pare arrestarsi poco a poco. Gli occhi si chiudono, le labbra si serrano, senza riuscire a dire quel che desideravano far sapere all’altro. Sans sa cosa voleva dire e ode le sue ossa spezzarsi in due.

“Mi dispiace...”

Esce fuori, nel buio della città. Non ha un piano, non ha idee. Si guarda attorno e ricorda cos’ha fatto e come ha ottenuto tutto quel che ha causato. L’anima azzurrina dentro di sé inizia a piangere. Sente gemiti e lacrime impossibili da udire. Sans ascolta il pianto e ne è come rapito. Guarda il cielo e le stelle. Immagina lui e il suo telescopio sulla collina più alta di questo vasto mondo. Immagina Papyrus affianco a lui e il suo guanto tra le sue dita bianche. Immagina i suoi occhi rapiti e i suoi tremiti di felicità. Le stelle non sono altro che puntini nel cielo per lui ora. Il suo telescopio è ormai nulla più che un ammasso di latta. I pianeti e la fisica che ha studiato per anni sono completamente inutili.

Il mondo continua a girare, la DETERMINAZIONE non può più far tornare indietro nulla. Sans lascia questo posto inconsistente e se ne va, senza sapere cosa fare ormai della sua esistenza.

Il mondo di Sans si tinge di nero.

 

 

 

  
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