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Autore: LorasWeasley    11/11/2017    5 recensioni
SEQUEL di "Mission" e "Ombra"
AU [Solangelo|Caleo|Percabeth|Frazel|Jasper]
"-Ho avvertito tutti, domani saranno qui.
Si rivolse alla ragazza.
-Le consiglio di iniziare a prepararsi, penso che vogliano sapere la verità, tutta la verità. Potrà allenarsi con il ragazzo al suo fianco, magari può iniziare dal raccontargli come mai gli ha sempre tenuto segreta l’esistenza di un fratello. Un fratello che ha giurato di uccidere tutti i suoi amici."
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Frank/Hazel, Jason/Piper, Leo/Calipso, Nico/Will, Percy/Annabeth
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'CIA'
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5.Passato - Hazel


Hazel era strana.
Era una bambina timida e riservata.
Molti bambini della sua età avevano un comportamento simile, c’era chi poi con gli anni si apriva, oppure continuava a restare timido e risarvato.
Ma Hazel era strana perché non parlava con nessuno a meno che non fosse strettamente necessario.
Aveva tre anni quando la iscrissero all’asilo, come qualsiasi bambino.
Il primo giorno nessuno la notò, la classe era divisa tra i bambini iperattivi che non stavano un attimo fermi e quelli buoni e calmi che rimaneva seduti ai loro posti a giocare o disegnare.
Ma con il passare dei giorni le maestre si accorsero che c’era qualcosa di strano in quella bambina.
Perché tutti, anche quelli più timidi si erano un po’ aperti, avevano fatto amicizia con qualcuno e si erano iniziati a creare i primi gruppi e legami.
Poi però c’era Hazel.
Lei stava immobile, sempre seduta al suo posto, in silenzio fissava tutti.
Non era una di quei bambini che si perdevano nel proprio mondo, Hazel fissava le persone in ogni loro piccolo particolare.
E così imparava.
Vedeva i loro comportamenti tipici, come facevano quando volevano disperatamente qualcosa, come si comportavano le maestre per convincere qualche suo compagno a fare qualcosa che non voleva fare, come facevano quando dicevano una bugia.
Si interessò soprattutto a quest’ultima cosa.
Trovava affascinante capire quando qualcuno mentiva e i bambini lo facevano spessissimo, così non fece altro che osservarli nei tre anni trascorsi all’asilo.
Era una bambina intelligentissima, non voleva che qualcuno la prendesse in giro facendole credere cose non vere, magari illudendola, esattamente come facevano tutte quelle persone che mentivano.
Ed Hazel non voleva essere illusa, sperare in qualcosa che non sarebbe mai accaduto.
Così studiò, in ogni minimo particolare, i comportamenti delle persone che la circondavano.
Studiandone le azioni e le reazioni a determinate situazione, come inclinassero la testa da un determinato lato mentre pensavano a una bugia o come dovevano tenere le mani occupate mentre raccontavano tutta la storia che si erano inventati.
Per fare questo, però, non ebbe nessun contatto diretto con nessuno di loro.
Le maestre erano preoccupate e ne parlarono con i suoi genitori.
A casa Hazel parlava decisamente molto di più, ma comunque sempre meno di una normale bambina.
Semplicemente, la sua non era timidezza, voleva solo imparare restando al margine della scena.
-Perché non parli con i tuoi compagni? Perché non dici neanche una parola? Non vorresti degli amici con cui giocare?- Gli chiese un giorno sua madre mentre erano seduti a pranzo.
-Perché sono stupidi e mentono, non li voglio come amici- rispose la bambina prima di mettersi un pezzo di cotoletta in bocca.
Era una frase semplice e concisa, senza parole di troppo che sarebbero state inutili.
Suo padre si limitò a sospirare quasi silenziosamente, mentre la madre si alzava dal tavolo e gettava nel lavandino il suo piatto ancora mezzo pieno.
Il pranzo si concluse nel silenzio.
 
Fu durante l’estate dei suoi cinque anni che ci fu una svolta.
L’asilo era finito e i suoi genitori non sapevano dove lasciarla, a casa da sola era impensabile, non avevano quasi nessun parente e le babysitter erano scappate tutte perché “una bambina che per sei ore ti guarda immobile e in silenzio seduta su un divano è peggio di un film horror.”
Così, quando i loro turni si accavallavano Hazel era costretta ad andare a lavoro con loro.
Non era una cosa poi così brutta per entrambi, ad Hazel piaceva, perché poteva imparare molte cose nuove. Ai suoi genitori invece conveniva in questi casi avere una bambina con questo comportamento. La mettevano su una sedia dei loro uffici e lei non si muoveva e non toccava nulla a meno che non gli venisse espressamente detto.
Era una giornata torrida, ma dentro gli uffici si stava più che bene grazie all’aria climatizzata.
Fu arrestato un uomo che aveva fatto un incidente d’auto. In macchina stavano lui, sua moglie e il loro figlio di 7 anni, la moglie e il bambino erano morti, mentre lui era praticamente illeso, nonostante guidasse. Era quindi sospettato di aver creato l’incidente volontariamente.
Ma l’uomo piangeva e tremava, balbettando giurava di amare la sua famiglia e che non aveva nessun motivo di fare una cosa del genere.
Qualche volta Hazel assisteva a questi interrogatori, se le persone erano solo dei sospettati venivano interrogati negli uffici degli agenti, come in quel caso.
E quel giorno Hazel si trovava in quella stanza, insieme all’uomo, suo padre e sua madre. Era tutto nella norma fino a quando, dopo anni, la bambina si intromise nel lavoro dei suoi genitori.
Fu durante un solo attimo di silenzio che annunciò, fredda e decisa, con la sua voce infantile –Sta mentendo.
Sua madre strabuzzò gli occhi e si girò a fissarla confusa, l’uomo le lanciò uno sguardo d’odio così velocemente che non se ne accorse nessuno.
Fu suo padre il primo a rompere il silenzio –Come hai detto?
Hazel alzò le spalle, ma non si fece intimidire –Fa come fanno i bambini all’asilo quando dicono una bugia. Sta cercando di inventare una scusa, ma ha anche paura che potete scoprirlo, quindi continua a torturarsi il polso della camicia.
-Ma chi ti credi di essere stupida bamb…- L’uomo iniziò a sbraitare alzandosi anche dalla sedia, ma suo padre lo fece risedere senza tentennamenti.
Sibilò gelido –Non deve neanche provare ad avvicinarsi a mia figlia.
In tutto questo, sua madre si era avvicinata a lei e, quasi con timore, le domandò –Hazel, amore… Sei sicura di quello che stai dicendo? Questo non è un gioco.
-Lo so mamma, te lo giuro che non sto giocando.
E i suoi genitori non potevano davvero crederle, era solo una bambina di cinque anni. Ma bisognava sempre considerare che non era una normale bambina, era sveglia e non parlava mai. Ci doveva essere un motivo ben preciso se aveva deciso di intervenire.
 
Due settimane dopo Hazel era entrata a far parte della CIA.
Dopo quell’episodio i suoi genitori decisero di scoprire la verità su quell’uomo e, passati cinque giorni di interrogatori e rilevamenti delle prove, scoprirono che la loro bambina aveva ragione.
Ne parlarono al loro capo dipartimento e decisero di farle fare un nuovo test, la bambina riuscì a risolvere anche questo in pochissimo tempo.
Infine, si scoprì che il capo dipartimento era un infiltrato della CIA che controllava gli affari interni. Propose ai genitori di spingere la loro figlia a entrare in questo mondo. Dove sarebbe stata accettata per le sue eccezionali capacità e non emargina ed esclusa perché considerata strana. Inoltre disse che sarebbe diventata una degli agenti più potenti e ricercati, se a cinque anni sapeva già fare quello, con il giusto allenamento sarebbe diventata di sicuro la migliore.
I suoi genitori decisero per lei senza chiederle neanche un parere.
Per tutta la sua vita Hazel rimase convinta che lo fecero solo per liberarsi della sua presenza.
Inizialmente l’andavano a trovare una volta a settimana, poi una volta al mese, dopo due anni la bambina vedeva i suoi genitori solo nelle feste, fino a quando anche quelle poche volte non ci furono più. Le mandavano lettere e cartoline, poi non arrivarono più neanche quelle.
Nonostante tutto quello che le dicevano, che i suoi genitori erano impegnati e si erano trasferiti, Hazel sapeva che quasi sicuramente si erano fatti una nuova famiglia, altri figli normali, cancellando lei per sempre.
Ma non le importava più di tanto, ormai conosceva bene le persone e i loro comportamenti, sapeva che erano solo scuse. Per questo non si legava con le persone e non parlava con nessuno. Le avrebbero solo mentito. E lei l’avrebbe saputo.
 
Rimase sempre una bambina chiusa e distaccata da tutti, sempre silenziosa e devota al suo lavoro. Fino a quando un tornado non entrò con prepotenza nella sua vita.
Sammy.
Era un bambino della sua età e si era fissato con lei e con il suo “potere”.
Hazel lo trattava come trattava tutti gli altri, ovvero lo ignorava e, se necessario, rispondeva a monosillabi. Ma lui non perse mai la speranza e il sorriso.
Divenne così insistente che, neanche Hazel sapeva spiegare come, ma dopo un anno divennero migliori amici.
Hazel cambiò totalmente.
Sorrideva molto di più e si scoprì il suo vero carattere. Nonostante tutte le apparenze era una ragazza dolcissima ed emotiva. Che si preoccupava degli altri ancor prima di se stessa, nonostante non lo desse mai a vedere.
Scoprì che le piaceva stare in compagnia di quello strambo ragazzo, la faceva ridere e non le mentiva mai. Ovviamente qualche volta le diceva qualche bugia, ma di solito era a fin di bene o nulla di troppo importante. Hazel non diceva nulla neanche quando lui le mentiva sulla sua vita, sapeva quanto poteva essere difficile parlare della propria infanzia e lo accettava, gliene avrebbe parlato quando sarebbe stato pronto.
Rimase sempre al suo fianco, nonostante fosse abbastanza difficile e divennero praticamente inseparabili e letali. I loro superiori sapevano che se li avrebbero mandati in missione insieme avrebbero avuto il successo assicurato.
Hazel era felice di quello che era diventata la sua vita. Poi però fece 14 anni e tutto il suo equilibrio crollò.
Tutto successe durante una delle loro tante missioni, l’unica che non riuscirono a portare a termine perché Sammy, senza alcun avvertimento, si accasciò a terra.
Era malato e quella fu la sua ultima missione.
Se ne andò dopo pochi giorni ed Hazel passò tutto il suo tempo al suo capezzale. Non dimenticò mai l’unico bacio che si scambiarono e un discorso in particolare che lui le fece.
-Non cambiare. Ti prego. Sei bellissima quando sorridi e so benissimo che è orribile sapere quando qualcuno inizia a mentirti in faccia, ma non cambiare. Ci saranno altre persone che ti accetteranno per quello che sei e che diventeranno tuoi amici, ne sono più che sicuro. Non chiuderti più in te stessa, sei troppo speciale.
Hazel in lacrime annuì, glielo promise solo perché era il suo ultimo desiderio, ma non credeva sul serio che altri sarebbero arrivati, come aveva detto Sammy.
Dovettero passare molti anni, ma alla fine Hazel si ricredette.

 
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Ciaoo
Prima di tutto volevo chiedere scusa a chi ha recensito lo scorso capitolo e non ho ancora risposto, giuro che l'università mi sta uccidendo e a stento riesco a pubblicare, entro domani risposto giuro, voi non smettete di scrivermi commenti per favore.
Passando al capitolo, questa volta ho voluto parlare del passato di Hazel perchè tratta un argomento che è già stato ripreso nel capitolo precedente: il rapporto con le altre persone. Quindi mi sembrava giusto parlarne adesso.
Che ne pensate? Come avevo già detto questi tipi di capitoli "strani" che parlano del passato di un singolo personaggio saranno presenti per tutta la storia ogni due capitoli "normali".
E nulla, se avete dubbi sono sempre a vostra disposizione, alla prossima settimana,
Deh
  
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