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Autore: Pk_01    11/11/2017    4 recensioni
Undici è tornata nelle vite di Will, Mike, Dustin e Lucas, e ha contribuito a salvare per la seconda volta la città di Hawkins dai pericoli del Sottosopra. Sembra che tutto sia tornato alla normalità.. O forse no?
Genere: Avventura, Science-fiction, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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CAPITOLO 1: L'INCIDENTE

 

 

 

Da qualche parte degli Stati Uniti, Settembre 1966

 

 

"Dottor Brenner, ha visto gli ultimi risultati del test?"

 

"Sì, li ho visti. Semplicemente straordinario."

 

"Più che straordinario, lo definirei terrificante. Il soggetto ha un potenziale troppo elevato. Ci troviamo di fronte a qualcosa che va ben oltre le nostre aspettative. Senza tenere conto che è ancora un ragazzino. I suoi poteri sono destinati ad aumentare una volta passata l'adolescenza. Temo che ormai sia impossibile riuscire a tenerlo sotto controllo."

 

"A quanto pare la dose del siero NK-1 somministrata è risultata essere eccessiva. Questo sarà un dato da tenere altamente in considerazione per i prossimi soggetti."

 

"Prossimi soggetti? Ha intenzione di procedere con la sperimentazione, dottore?"

 

"Il Progetto Indigo Children è la nostra punta di diamante, dottor Samson. Le alte sfere del governo si aspettano dei risultati da noi, ed io non ho la benchè minima intenzione di deluderli. La sperimentazione continuerà."

 

Il dottor Samson chinò il capo. Brenner aveva amicizie molto influenti, inoltre era il suo diretto superiore, non poteva assolutamente contraddirlo.

 

"E per quanto riguarda il soggetto? Ha intenzione di sopprimerlo?"

 

"Non credo sia necessario. Lo metteremo in animazione sospesa, fino a quando non saremo in grado di gestire i suoi poteri."

 

Samson guardò attraverso la spessa parete di vetro della stanza dove si trovavano lui e Brenner.

 

"Sempre se ne saremo mai in grado."

 

Marzo 1967

 

"A tutte le unità, codice rosso, ripeto, codice rosso! Il soggetto si trova nel corridoio 14! Tutti i soldati convergano in quella direzione!"

 

La base era nel caos più totale. Era un continuo viavai di uomini in camice e soldati in uniforme, armi in pugno, che correvano in ogni direzione. Il dottor Samson dalla sala di controllo tentava, non senza qualche difficoltà, di coordinare le varie operazioni.

 

"Tutto il personale medico si diriga verso le uscite di sicurezza più vicine a loro per evacuare la base! Evitate ogni contatto visivo con il soggetto, ripeto, evitate assolutamente ogni contatto visivo con il soggetto!"

 

C'erano già stati dei morti. Quattro medici che erano presenti nella camera di stasi al momento dell'incidente, più una decina di soldati che erano accorsi non appena era scattato l'allarme. Samson temeva che il numero sarebbe aumentato in breve tempo. Uno dei telefoni nella sala di controllò iniziò a suonare. Il dottore afferrò la cornetta e se la portò all'orecchio, intuendo chi potesse essere l'interlocutore dall'altro capo.

 

"Che cosa sta succedendo?" la voce di Brenner era calma, ciò nonostante si poteva percepire una vena di nervosismo nella sua voce. Samson sapeva bene che il suo superiore odiava che qualcosa non andasse secondo i suoi piani, e ciò che stava accadendo nella base era decisamente fuori da ogni schema previsto.

 

"C'è stato un incidente. Nella camera di stasi. Un improvviso blackout ha tolto energia alla capsula di ibernazione per una decina di minuti."

 

"Sarebbe dovuto entrare in funzione il generatore di emergenza. Avevamo previsto una tale evenienza."

 

"Purtroppo non è stato così. Il generatore di emergenza non si è avviato in tempo e quindi.." Samson non ebbe bisogno di concludere la frase per fare intendere a Brenner che cosa fosse successo.

 

"Lo voglio vivo."

 

"Ma dottore.."

 

"Vivo, Samson. Parto subito."

 

La conversazione si interruppe bruscamente. Il dottore si accasciò sulla sedia. Come diavolo pensava Brenner di poter prendere vivo quel.. mostro? Si accese nervosamente una sigaretta e tornò a fissare i monitor. I soldati stavano arrivando al corridoio 14. Prese in mano il microfono e pigiò un pulsante.

 

"A tutte le unità, siete in avvicinamento al soggetto. Sparate per ferirlo. Prendetelo vivo, ripeto, prendetelo vivo."

 

Tolse il dito dal pulsante per interrompere la comunicazione.

 

"E che Dio vi aiuti." mormorò, continuando a fumare.

 

Il capitano Wilkes era nervoso. Non aveva abbastanza informazioni sul soggetto per poterlo affrontare al meglio assieme alla sua squadra, ai soldati non venivano fornite informazioni su ciò che avveniva in quella base. Loro dovevano solo intervenire qualora avvenissero degli incidenti e risolverli nel modo più efficiente possibile, ubbidendo agli ordini. E gli ordini stavolta erano di prendere quello stronzetto vivo. Sarebbe stato molto più facile piazzargli una pallottola in fronte e tanti saluti, ma a quanto pare a qualche testa d'uovo dei piani alti il fuggitivo interessava troppo per volerlo vedere morto. Guardò gli altri uomini che erano con lui, facendo loro cenno di seguirlo facendo il minimo rumore possibile. Alla prossima svolta a destra si sarebbero trovati di fronte al loro obiettivo.

 

"Ricordatevi di mirare in zone non vitali, ragazzi. E non guardatelo negli occhi, per nessuna ragione."

 

"Perchè, capitano?" fece una recluta, un ragazzo sui vent'anni.

 

"Non me lo hanno detto. Tu vedi di obbedire e basta."

 

Erano in prossimità dell'incrocio. Tolsero la sicura ai loro fucili e si prepararono a svoltare. Non appena entrati nel corridoio 14, individuarono subito il soggetto. Stava davanti a loro, a circa cinque metri di distanza. Era vestito di un semplice camice ospedaliero verde, completamente bagnato. Nessuno si azzardò a guardarlo in volto.

 

"Mani in alto!" abbaiò Wilkes, puntando il fucile all'altezza delle gambe.

 

Una pallottola nella coscia gli avrebbe fatto perdere un po' della sua irruenza. Un altro uomo prese in mano un paio di manette e una benda nera.

 

Accadde tutto in un istante.

 

Le armi dei soldati scivolarono via dalle loro mani, per poi volare alle spalle del fuggitivo, che in tutto questo tempo non si era mosso di un millimetro.

 

"Merda.." mormorò la recluta di prima.

 

Il loro obiettivo alzò una mano verso di loro. Il giovane soldato si portò le mani al collo, come se qualcuno lo stesse soffocando. Gli altri soldati iniziarono a farsi prendere dal panico. Due di loro si avvicinarono al loro compagno agonizzante, cercando di aiutarlo, mentre alcuni si dettero alla fuga. Un'altra mano alzata, e i loro corpi iniziarono a levitare. La mano si contrasse, e gli uomini che avevano tentato la fuga cominciarono a cozzare contro le pareti ed il soffitto, simili a palline impazzite di un flipper. Dopo una decina di secondi, caddero a terra, privi di vita. Wilkes estrasse dalla fondina che teneva legata in vita una pistola.

 

"Continuate a sparare!"

 

Esplose alcuni colpi in direzione dell'assalitore. Non fece caso se le pallottole avrebbero potuto ucciderlo o meno. Qui si trattava di mettere in gioco la sua vita e quella dei suoi uomini.

 

Una forza invisibile, scaturita da chissà dove, lo scaraventò a terra assieme ai suoi compagni. La pistola volò via chissà dove. In pochi secondi si ritrovò a fissare due occhi azzurri, privi di ogni sentimento.

 

"Maledizione.."

 

La testa iniziò a pulsargli, come se qualcuno gli avesse ficcato dentro un gigantesco cuore che pompava litri e litri di sangue al secondo. Sentì qualcosa di umido e caldo bagnarli il naso e le orecchie. Stava perdendo sangue. Provò a tirare un pugno per allontanare l'avversario, ma le sue membra sembravano non rispondere ai comandi che il cervello cercava di impartire loro. Era completamente paralizzato. Una voce infantile, ma che stava iniziando a diventare quella di un adulto si fece strada tra le pulsazioni nella sua testa.

 

"Uomo cattivo.."

 

Una arteria cerebrale si ruppe. Poi un'altra. In pochi istanti, il capitano Wilkes ebbe qualcosa come cinque aneurismi cerebrali rotti. Rimase a terra immobile, mentre il sangue continuava a colargli dal naso e dalle orecchie. Il suo assassino si rialzò con calma, fissando i soldati ancora in vita, paralizzati dal terrore. Alzò entrambe le mani.

 

"Anche voi uomini cattivi.."

 

Urla, lamenti, e poi più nulla.

 

"Lei è un incompetente, dottor Samson." Brenner fissava gelido il suo sottoposto. "Si rende conto di quello che ha fatto?"

 

L'uomo spense l'ennesima sigaretta di quella lunga nottata. Era l'unico sopravvissuto della base di ricerca, fatta eccezione per coloro che erano riusciti a fuggire. L'essere rimasto chiuso nella sala di controllo gli aveva permesso di rimanere in vita.

 

"Abbiamo fatto il possibile, dottore.."

 

"E non è stato abbastanza. Dobbiamo recuperarlo a tutti i costi, maledizione!"

 

"Ci troviamo vicino ad un fiume, potrebbe avere preso quella strada ed essere già a chilometri da qui.."

 

"Non mi importa. Lo trovi, Samson, o sarà peggio per lei."

 

Brenner prese la sua giacca, la infilò e fece per andarsene.

 

"Dovremmo avvisare il Generale Hopkins di tutto questo.."

 

Il suo superiore si voltò per squadrarlo.

 

"Ci parlerò io con il generale. Gli dirò che c'è stato un incidente e che il soggetto è stato ucciso durante le operazioni di recupero."

 

"Ma dottore.."

 

"Se il generale dovesse scoprire che il soggetto è fuggito e noi non siamo riusciti a catturarlo farebbe chiudere immediatamente il progetto Indigo Children. Non posso permetterlo. Questo è il sogno della mia vita, e non sarà certo un piccolo incidente a fermarmi."

 

Quarantasette morti. Questo era ciò che Brenner definiva "un piccolo incidente". Quell'uomo avrebbe guardato bruciare il mondo intero, pur di realizzare i suoi progetti.

 

"E come farò a trovare il ragazzo?"

 

"Le farò avere una nuova squadra. Persone addestrate, in grado di gestire situazioni come queste. Lasci fare a me."

 

Uscito Brenner dalla stanza, Samson si accese un'altra sigaretta. Cercò di convincersi che presto sarebbe tutto finito, ma qualcosa dentro di sè gli diceva che quello era solo l'inizio.

   
 
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