Film > Le 5 Leggende
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Autore: Roiben    12/11/2017    2 recensioni
Di nuovo guai in vista per i Guardiani. Questa volta, tuttavia, non sono unicamente i bambini a fare da bersaglio.
Manny ha un’idea, ma non tutti ne sono entusiasti, in particolare l’Uomo Nero, reduce dalla recente e ancora molto sentita disfatta.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nightmares, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Sette


«Siete forse impazziti? Che vi dice il cervello?» rimarca Aster, per nulla propenso ad accettare docilmente quella situazione.


Jack è appeso con una gamba al lampadario e, decisamente annoiato, passa il tempo creando graziosi pendagli ghiacciati fra i bracci che sorreggono le luminarie. Sanderson galleggia sulla sua nuvoletta e nei momenti che ritiene adatti propone allo spirito dell’inverno nuove idee per dar forma alle decorazioni. Toothiana cammina nervosamente lungo le pareti del salotto, fermandosi di tanto in tanto a lanciare occhiate di disapprovazione ora ai due aspiranti arredatori ora ai guardiani ancora impegnati in quell’inutile discussione. Nicholas ha rischiato innumerevoli volte di far andare in mille pezzi le sue sculture di ghiaccio e anche le decorazioni di Jack. Aster batte nervosamente il piede a terra e rizza il pelo a ogni nuova uscita buonista di North.


«Senti, non è poi la fine del mondo. Ti comporti come se stessimo tradendo i nostri principi, ma non è affatto così».


«Certo che sì!» sbotta il pooka, inviperito. «Non puoi ospitare in casa tua una creatura malvagia come quella e aspettarti che i tuoi colleghi ti diano la loro benedizione. Abbiamo ancora dei doveri verso i bambini, se per caso l’avessi scordato».


«Niente affatto! Ma sembra invece che tu hai scordato che, in fondo, è stato proprio Manny a suggerirci di chiedere la sua collaborazione» esclama North, esasperato.


«Ah, certo. Come se le idee dell’Uomo nella Luna fossero poi così geniali. Personalmente non avrei mai preso in considerazione di coinvolgere Jack Frost e nominarlo addirittura guardiano» ringhia, indicando lo spirito appeso al lampadario. «Dovremmo essere responsabili e giudiziosi, attenti alle sorti dei piccoli umani» rincara, spalancando gli occhi fissi su Jack. «Ti sembra forse che lui lo sia?».


Nicholas adocchia fuggevolmente il guardiano del divertimento e serra le labbra, seccato.


«È stato scelto per le sue qualità» insiste.


«Oh, sicuramente. Ti dirò: io, di certo, ne avrei fatto volentieri a meno» lo informa il pooka.


«Io pure» assicura Jack, mentre osserva distrattamente i due colleghi a testa in giù.


«Jack!» esclama North, attonito e oltraggiato.


«Cosa?» replica, per nulla impressionato. «Ti ricordo che nessuno mi ha convocato per questo grande onore. Sono stato sequestrato dai tuoi yeti» obbietta, con aria disinteressata.


«Visto?» esclama Bunnymund, vittorioso.


«Ma… ma…» balbetta Nicholas, sconcertato. «Insomma, questa è tutta un’altra faccenda. Qui non si parla di Jack e della sua nomina a guardiano, ma del fatto che forse c’è davvero bisogno di aiuto per risolvere il mistero di cui ci ha parlato Manny» replica frustrato.


«Prima di tutto bisognerebbe stabilire se l’Uomo nella Luna sia realmente una guida affidabile. E poi c’è da capire quanto possiamo stare tranquilli con l’Uomo Nero in mezzo ai piedi» insinua Aster.


«Non è nemmeno cosciente!» protesta Nicholas, turbato dal fatto che il collega stia mettendo in discussione anche le loro poche certezze. «E di qualcuno dobbiamo pur fidarci».


«Ah sì? Beh, io mi fido di me stesso, al momento» lo avverte con tono affilato.


Nicholas spalanca gli occhi, sbigottito, e dà un altro pugno alla mensola del camino, facendo crollare diversi cristalli di ghiaccio dal lampadario e rischiando di mandare Jack gambe all’aria.


«Ehi!» protesta questi.


«Zitto, tu!» lo aggredisce North, frustrato.


Così il guardiano del divertimento, imbronciato, si sposta sul davanzale della finestra, preferendo ammirare il paesaggio innevato all’esterno della fabbrica, piuttosto che tollerare altre parole velenose.


«Stai dicendo che non siamo affidabili?» indaga Nicholas con una sfumatura pericolosa nella voce.


Aster, lungi dall’esserne intimorito, torna a incrociare le braccia e lo fissa duramente.


«Sto dicendo che le vostre ultime decisioni mi hanno fatto riflettere parecchio sulla vostra capacità di giudizio. E mi domando se sia una buona idea continuare ad affidarvi il benessere di giovani umani, se quello di stanotte è il risultato delle vostre migliori intenzioni» ribatte asciutto.


*


Sanderson è un po’ stufo di sorbirsi quei due che non fanno altro che discutere dalla mattina alla sera, che non hanno mai fatto altro se non rinfacciarsi torti immaginari nei secoli trascorsi da che si conoscono. Non ha certo la pretesa che cambino il loro modo di vedere il mondo e coloro che lo popolano, questo naturalmente no, ma sperava che con il tempo avrebbero se non altro cercato un punto di incontro per facilitare la collaborazione del gruppo. Forse lo hanno perfino fatto, chissà; ma la verità è che niente è mai stato sufficiente per quelle due teste calde, e da molto tempo ormai manca fra di loro chi conosce il modo per trattare con entrambi, per vedere le loro qualità e indirizzarle al meglio.


Un po’ deluso e frustrato, il guardiano dei sogni decide di prendersi un attimo di pausa e, silenziosamente, si allontana dalla sala, avventurandosi per i corridoi del palazzo già frementi di vita a quell’ora del mattino. La veloce efficienza degli yeti, contrapposta e perfettamente bilanciata dalla disorganizzazione confusionaria degli elfi, riporta un sorriso tranquillo sul suo volto.


Svolta un angolo e si trova a fissare, perplesso, l’incubo di Pitch accucciato proprio fuori dalla sua porta. Avrebbe creduto sarebbe rimasto ostinatamente accanto a lui in attesa che riaprisse gli occhi e avesse nuove direttive da dargli, invece appare piuttosto giù di morale e per nulla intenzionato a oltrepassare la soglia.


Ehi, che succede? Come mai non sei dentro a fargli compagnia?” chiede incuriosito.


L’incubo risolleva il capo un istante, ma presto torna a poggiarlo mestamente sulle zampe, soffiando tristemente una nuvoletta grigia dalle narici. Sanderson, per quanto non avvezzo a quel genere di creatura, trova quel comportamento quantomeno insolito e decide che valga la pena di approfondire la questione.


Non si è ancora risvegliato?” riprova, ottenendo questa volta un minuscolo cenno di diniego. “Posso… uhm… entrare a dare un’occhiata?” azzarda, non del tutto sicuro che ciò gli venga permesso.


In effetti l’incubo lo fissa intensamente per un lungo momento, prima di dare prudentemente il proprio consenso. Sandman gli regala un sorriso incoraggiante e, piano, socchiude l’uscio rosso quel tanto che basta per sbirciare all’interno. L’incubo aveva ragione: Pitch non si è mosso di una virgola e non sembra neppure in procinto di farlo.


Cauto, entra e si richiude la porta alle spalle, sorvolando la stanza sempre a bordo della sua nuvoletta dorata e approdando con essa vicino alla testiera del baldacchino. Si mette comodo e decide di passare il tempo osservando con incuriosito interesse la buia figura distesa e immobile. Sembra quasi congelata nel tempo; una nera statua di marmo in attesa di un soffio di vita. Ma Sanderson sa che nessuno potrà mai donarglielo; non in quella vita e forse neppure nelle prossime.


*


Un maledetto incubo, che altro se no? Sperava di essere ormai assicurato contro questo genere di esperienza, data la sua nuova professione. Evidentemente si è ingannato perché, ovvio, quella difficilmente potrebbe essere la realtà.


Digrigna i denti, anelando di svegliarsi prima di impazzire definitivamente. Qualcosa lo sta divorando, letteralmente, un pezzetto per volta e senza nessuna fretta. Se non sapesse di essere già morto da un paio di millenni almeno, o di essere invischiato in una spiacevole visione onirica, probabilmente il dolore attualmente provato gli farebbe perdere i sensi. Naturalmente non può essere così fortunato, certo che no; quando mai lo è stato, d’altronde? Quindi, sembra proprio sia costretto a partecipare al disgustoso banchetto, evidentemente in veste di portata principale.


*


Sanderson d’un tratto spalanca gli occhi. Ha visto le sopracciglia dello spirito oscuro aggrottarsi o si tratta solo di un abbaglio? Chiede alla nuvoletta di accostarsi un poco e osserva con morboso interesse e un pizzico di speranza i lineamenti apparentemente immoti di Pitch. Nulla accade per lunghi, deludenti minuti. Il guardiano si imbroncia e sta quasi per ritrarsi e ponderare di lasciare la stanza, quando un lieve movimento delle ciglia nere attira nuovamente tutta la sua attenzione. Sorride, eccitato, e si appollaia praticamente sopra la testa dell’Uomo Nero, impaziente di assistere all’evolversi della faccenda. Tuttavia le cose non vanno come si aspettava, e l’Omino dei Sogni scopre poco dopo che l’Uomo Nero non si limita a portare incubi agli umani, li sperimenta anche personalmente.




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NOTE BUIE e POLVEROSE:


Sognare di essere mangiati


Può accadere che la vittima sbranata e divorata viva sia il sognatore stesso. Questi incubi sono legati al tema dei confini personali, ovvero al bisogno di imparare a difendersi e porre dei limiti alle intrusioni altrui. Essere mangiato nei sogni infatti, riflette un chiaro messaggio dell’inconscio: una parte del sognatore si sente “cannibalizzata”, assorbita, divorata, schiacciata da qualcosa o da qualcuno; oppure un Sé Psichico vulnerabile non ha più lo spazio per manifestarsi, “divorato” com’è da un altro Sé Primario.

Le immagini di cannibalismo nei sogni che si manifestano con aggressività, violenza ed un’altissima carica emozionale, riflettono il carattere di urgenza della situazione che si sta vivendo, e la necessità di “vedere” (acquisire consapevolezza) ciò che sta accadendo dentro o fuori di sé.

  
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