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Autore: Ghillyam    12/11/2017    6 recensioni
[Missing Moment 7x05/7x06]
Con un trillo improvviso la porta si spalancò, facendo sobbalzare la barista sulla sedia. Forse avrebbe dovuto mettere lo stesso il cartello con scritto "Chiuso" o, perlomeno, spegnere l’insegna che ancora illuminava il marciapiede.
Non senza poca fatica, Roni si sollevò dalla sua scomoda posizione e, cercando di cancellare l’espressione assonnata che di sicuro aveva dipinta in faccia, si voltò verso il nuovo cliente. Di certo non era lei che si aspettava di vedere.
[La storia fa parte della serie "We all do shipping"]
Genere: Erotico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Ivy Belfrey/Drizella Tremaine, Regina Mills
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'We all do shipping'
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Strawberry flavor

Grazie a Madiste per il prompt! Mi è piaciuto tantissimo.
 
Roni tirò un sospiro affranto, mentre riguardava per l’ennesima volta la foto che la ritraeva in compagnia di quel ragazzino. Non un bambino qualsiasi a quanto pareva, ma lo stesso Henry, che se n’era da poco andato dal suo locale. Dopo un paio d’ore – e almeno il doppio delle birre – passate ad osservarla in ogni suo minimo dettaglio, avevano stabilito che non ne avrebbero ricavato niente se non un terribile mal di testa perciò avevano rimandato al giorno dopo ogni congettura.

L’orologio alla parete – un’improbabile aggeggio firmato Ikea che la tormentava allo scoccare di ogni ora con un diverso canto di uccellini – la informò che erano appena passate le tre e Roni si lasciò andare ad un sospiro esasperato, appoggiando la testa al bancone.

Di norma il bar sarebbe dovuto essere già chiuso da un pezzo, ma quella sera l’ultima cosa che aveva voglia di fare era ritornare in una casa triste e vuota che avrebbe solo fatto aumentare le sue paranoie.

Con un trillo improvviso la porta si spalancò, facendo sobbalzare la barista sulla sedia. Forse avrebbe dovuto mettere lo stesso il cartello con scritto Chiuso o, perlomeno, spegnere l’insegna che ancora illuminava il marciapiede.

Non senza poca fatica, Roni si sollevò dalla sua scomoda posizione e, cercando di cancellare l’espressione assonnata che di sicuro aveva dipinta in faccia, si voltò verso il nuovo cliente. Di certo non era lei che si aspettava di vedere.

«Questo posto diventa più triste ogni volta che ci entro.»

L’espressione disgustata di Ivy non lasciò trasparire alcun dubbio riguardo alla sua affermazione, ma anche in caso contrario la barista non ne avrebbe dubitato. Ormai aveva fatto l’abitudine all’acidità della ragazza.

«Ora che me l’hai fatto notare la mia serata ha raggiunto tutto un altro livello. Che cosa vuoi?»

«Solo condividere un po’ di alcool e disperazione.»

«Forse potremmo anche andare d’accordo per una volta: qui non mancano mai.»

Nel tentativo di riacquistare un pizzico di energia Roni saltò giù dallo sgabello e riprese il suo posto dietro al bancone, mentre Ivy si accomodava di fronte a lei. Non le chiese cosa voleva, riempì in automatico un paio di shot di tequila e glieli porse.
Senza fare troppi complimenti, la ragazza li svuotò entrambi e con forza appoggiò i bicchieri sul tavolo.

«Immagino di non potertene chiedere altri due.» disse, sporgendosi in avanti.

«Potresti, ma non te li darei comunque. Victoria Belfrey infuriata la posso sopportare, Victoria Belfrey infuriata perché ho fatto ubriacare sua
figlia no.»

Nonostante il tono sarcastico che aveva usato, Roni notò comunque l’ombra che attraversò gli occhi di Ivy a quella affermazione e per un momento si pentì di aver aperto bocca. Henry le aveva accennato al rapporto difficoltoso tra la giovane e sua madre e anche la loro conversazione alle Torri Belfrey quella mattina glielo aveva confermato, ma in fondo non erano mai state amiche – a malapena potevano definirsi conoscenti – e i suoi problemi erano esattamente questo: suoi.

In risposta ai suoi pensieri, Ivy si portò la testa tra le mani e a denti stretti  dichiarò «Non ti devi preoccupare. Non se ne accorgerebbe neanche.»

Il silenzio calato durò un istante perché subito la più giovane riprese «Non si prende nemmeno il disturbo di chiedermi come sto, figuriamoci quanto le importerebbe se tornassi a casa senza reggermi in piedi. Sarebbe solo capace di preoccuparsi che non le vomiti sul tappeto.»

Roni si guardò intorno senza ben sapere cosa fare. Da barista era abituata ad ascoltare gli sproloqui e le lamentele dei suoi clienti, ma in quel caso le risultava piuttosto difficile provare pena per quella ragazza. L’aveva vista troppe volte nelle vesti della stronza per cedere davanti a due lacrime di coccodrillo. Eppure c’era qualcosa che le suggeriva di crederle.

«Sono sicura che la sua sia tutta scena – tentò, dopo alcuni attimi in cui le uniche cose udibili erano state i loro respiri – Ad ogni madre importa dei suoi figli, e la tua non sarà da meno.»

Ivy non riuscì a trattenere una mezza risata nervosa, mentre spostava il suo sguardo per farlo incontrare con quello della mora «Io non ci giurerei. Nemmeno una persona senza cuore sarebbe così… così.»

Un brivido attraversò la schiena di Roni, che avvertì una spiacevole sensazione attanagliarle le viscere. L’ultima frase della sua inaspettata cliente l’aveva lasciata interdetta. Senza cuore.

«Beh, in ogni caso – riprese, cercando di allontanare il freddo improvviso – Non ho comunque intenzione di lasciarti distruggere il tuo fegato.»

«Ma che premurosa.! Penso che allora la mancia sia superflua.»

Nonostante tutto, entrambe si ritrovarono a sorridersi a vicenda e per un momento parve quasi che la loro fosse una più che normale chiacchierata tra amiche. Niente di più lontano dalla realtà.

La prima a riscuotersi fu Roni che, in mancanza di un altro espediente per rompere l’imbarazzo creatosi, prese i due bicchieri vuoti con cui Ivy stava giocherellando distrattamente e li pose nel lavello dietro di lei. Li avrebbe sciacquati più tardi.

Quando tornò a concentrarsi sulla ragazza notò che la stava fissando con uno strano luccichio negli occhi.

«Che c’è?» chiese, sentendosi improvvisamente sotto esame.

«Niente.»

Lo sguardo che la barista le rifilò fece subito ritrattare ad Ivy la sua risposta.

«Mi stavo chiedendo… come staresti in tailleur e tacchi a spillo.»

Roni sgranò gli occhi, incredula, poi cominciò a ridere. Si fermò solo quando si rese conto che l’espressione sul viso di Ivy non era cambiata.

«Dicevi sul serio? Perché ti è venuta in mente un’idea simile?»

Stavolta una smorfia maliziosa si dipinse sulle labbra della giovane, cosa che confuse ancora di più la donna.

«Perché credo che saresti sexy da far paura.»

Sì, ora la conversazione aveva preso decisamente una piega inaspettata e, come poche altre volte era successo, Roni si trovò senza sapere cosa dire. Si limitò a sostenere lo sguardo dell’altra che però si rilassò subito dopo.

«Mio dio, calmati, ti stavo prendendo in giro – disse quella, acuendo il tono di voce – Non pensavo ti prendessi così su serio.»

La barista ricambiò la battuta con un sorriso sghembo e pensò che non fosse una così cattiva idea tornare a concentrarsi sui suoi bicchieri sporchi. Imbevendo una spugna di detersivo – decisamente troppo per quello che doveva lavare – prese a strofinare le poche stoviglie nel lavandino e una volta pulite le posizionò, con più foga del necessario, sul pianale accanto.

Quando si voltò per poco non le venne un infarto: Ivy l’aveva raggiunta dietro al bancone e adesso si trovava ad appena qualche spanna da lei. Roni non l’aveva nemmeno sentita muoversi tanto era presa dal volerla ignorare.

«Se ci tenevi così tanto ad un altro shot bastava dirlo.» esclamò nel tentativo di rimanere impassibile davanti alla piega che gli eventi stavano prendendo.

«Non mi interessa la tequila.»

E senza capire come Roni si trovò bloccata tra il piano in granito e il corpo di Ivy, la cui bocca era premuta contro la sua.

Le labbra della ragazza erano morbide e sapevano di fragola e, inconsapevolmente, la barista iniziò a muovere le sue con il desiderio di poterle assaggiare meglio. Ivy non oppose alcuna resistenza e assecondò i movimenti della mora, quasi come se quella di baciarla fosse stata una sua idea.

Il bacio andò avanti per dei lunghi secondi e solo quando le loro lingue si incontrarono, Roni si separò dall’altra. Un acceso color porpora le aveva infiammato le guance e il respiro era tutto fuorché regolare.
Le due si squadrarono senza parlare e ad un muto avviso si ritrovarono ancora più appiccicate di prima.

Roni afferrò Ivy per il bavero della giacca, mentre la ragazza faceva correre le sue mani lungo i fianchi della mora. La barista le morse leggermente il labbro inferiore e in tutta risposta Ivy la strinse maggiormente.

In un battito di ciglia si lasciarono cadere sul pavimento e dovettero sforzarsi per non rotolarcisi come se fossero state due animali.

«Ho un posto più comodo nel retro.» ansimò Roni con il fiato rotto e il respiro pesante.

Ivy si alzò da sopra la donna e l’aiutò a fare lo stesso poi le strinse la mano, intimando di portarcela velocemente. Roni non se lo fece ripetere e nel giro di cinque minuti erano entrambe senza vestiti e distese su un polveroso divano letto, quello che di solito serviva per le emergenze.

La più giovane riprese la sua posizione sopra alla barista e con fare più esperto di quanto Roni si sarebbe aspettata cominciò a baciarla e morderla in punti strategici, che non fecero altro che aumentare la sua eccitazione.

Non aveva capito come ci fosse finita, ma quel risvolto inaspettato si stava dimostrando particolarmente piacevole.
Ivy sapeva perfettamente come muoversi e l’entusiasmo con cui rispondeva alle attenzioni di Roni era lo stesso che impiegava per poter sentire più gemiti possibile lasciare le labbra della mora.

Erano incatenate l’una all’altra e quando l’orgasmo le sorprese, facendole crollare una di fianco all’altra sul materasso, la stanza fu riempita da entrambe le loro voci.
 
*
 
Il lieve respiro di Roni le solleticava il collo e la mano con cui prima la barista stava disegnando cerchi invisibili sul suo ventre vi si era appoggiata placidamente. Ivy decise che quello era il momento opportuno per recuperare i suoi abiti e andarsene.

Evitando di fare rumore, raccolse i suoi vestiti e le scarpe da terra e l’indossò in fretta. Non intendeva correre il rischio di dover parlare di quanto successo, non in quel momento almeno.

Quando anche la borsa fu tra le sue mani, Ivy si diresse verso la porta ma un leggero mugolio la costrinse a fermarsi. Roni stava ancora dormendo e la ragazza si concesse un minuto per osservarla meglio.

Un ghigno appena accennato le increspò le labbra e i suoi occhi guizzarono vittoriosi.

La Regina Cattiva non era poi così terribile come si diceva.


NdA: ehm, sì, okay.
Allora, innanzitutto so che il titolo non c'entra granché ma sono pessima con i titoli e questo mi è venuto così, rileggendo la storia - diciamo che un minimo passaggio in cui potrebbe c'entrare c'è.
Secondo: giuro, io ci ho provato a non shipparle ma, se mentre erano nella Foresta Incantata sono riuscita a trattenermi, ad Hyperion Heights è stato impossibile. Cercate di perdonarmi.
Nonostante tutto, spero che la OS vi sia piaciuta e che non faccia troppo schifo visto che l'ho scritta tutta d'un fiato. Ciao!
   
 
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