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Autore: orchidee    13/11/2017    2 recensioni
Ciao a tutte. Questa è la mia seconda FF. completa e da le risposte alla precedente, Besame. E' una storia forse un po' pazza e l'ho immaginata in due parti, in due momenti distinti. La prima si ricollega alla mia prima storia, la seconda è il seguito, ma si discosta e molto per temi e atmosfere. Spero possa piacervi e possa darvi magari qualche emozione. Grazie in anticipo a chi vorrà dedicare un po' del proprio tempo alla lettura.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Fantasie'
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Capitolo 13
 
Marcella, era stanca. Il lavoro la impegnava tutto il giorno e non vedeva l'ora di tornare a casa la sera per coccolare i figli, parlare con loro e giocare. Era il momento più bello. Preparavano la cena tutti insieme e lei si divertiva ad insegnare loro qualche piccolo lavoretto. Giulio faceva dei disegni o scriveva qualcosa, mentre lei e Francesca apparecchiavano la tavola. Ridevano ed erano sereni. Era stata dura per loro non vivere più con il padre, ma lei era stata brava a spiegare le ragioni. Non aveva mai parlato male di Nicola, anche quando i due piccoli erano arrabbiati con lui perché li aveva lasciati, li aveva convinti a dargli un'opportunità. Ed era felice che ora i suoi bambini fossero più tranquilli, le chiedevano ancora del loro padre ma riuscivano ad accettare quello che era successo. Del resto Nicola si era dimostrato un ottimo padre. Era presente nella loro vita e non faceva mancare l'affetto di cui avevano bisogno. Da quando si erano separati si erano visti solo durante gli incontri con l'avvocato e a volte si erano intravisti quando lui andava dai bambini. Marcella si sdraiò sul letto e allungò un braccio come aveva fatto molte volte. Nicola se n'era andato e aveva lasciato vuoto quel lato del letto. Si rialzò e aprì un cassetto. Ne tirò fuori una maglietta verde con una scritta quasi sbiadita se la portò sul viso e la annusò. In realtà non aveva alcun profumo particolare, solo quello di pulito dopo il lavaggio. Si tolse quello che aveva addosso e la indossò e si rannicchiò sul letto. Era l'ultima cosa che le rimaneva del suo matrimonio. L'aveva regalata a Nicola una mattina durante il loro viaggio di nozze a Cartagena. Cominciò a pensare a quei momenti... Anzi a come tutto era cominciato. Quando si era innamorata di lui? Era tutto confuso, ma ricordava il bacio rubato sotto la doccia e quella notte passata a parlare... Ricordava tutto di quella notte. E poi la sua gelosia per le donne che frequentava. E le loro cene! Ricordava come lui la guardava e come la faceva ridere. La magia di quei momenti si confusero con la paura di quel maledetto giorno. Come aveva potuto permettere che succedesse? Erano felici. Anche lui lo era. Era eccitato per la notizia di diventare ancora padre. Non l'avevano previsto ma quando si era accorta di essere di nuovo incinta era corsa da lui. L'aveva abbracciata, baciata, avevano fatto l'amore chiusi in ufficio senza pensare a chi potesse entrare. Fare l'amore... Fare l'amore con il suo uomo era la cosa più coinvolgente che avesse mai provato. Ogni volta era come scoprirsi, come imparare a conoscersi più a fondo. Per loro amarsi non era solo un momento di intimità ma un completamento di quello che erano insieme. Non riusciva ad immaginare di fare l'amore con un altro uomo, invece suo marito era stato a letto con un'altra donna. Si morse un labbro chiudendo gli occhi. Lui aveva donato se stesso ad un'altra donna. L'aveva stretta, baciata e l'aveva fatta sua. Un'altra donna aveva provato le stesse emozioni che aveva provato lei. "Sicuramente per sempre..."
Era questo che Nicola le aveva sussurrato il giorno del loro matrimonio, era la frase che aveva usato quando le aveva chiesto di sposarla. E ora invece si trovava in un letto vuoto, era sola. Lo odiava per ciò che le aveva fatto, ma non riusciva a smettere di amarlo. E per tanto tempo aveva sperato che la pregasse di tornare con lui... Forse era solo voglia di farlo soffrire rifiutandolo, o forse lei aveva bisogno di lui! Dei suoi baci, delle sue carezze, del suo corpo nudo accanto al suo. Si strinse alla maglietta verde sbiadita e pianse. Sapeva che in quel momento l'uomo che nonostante tutto amava, era in un letto con un'altra donna.
 
Nicola guardava il soffitto. Era sdraiato su un letto e sul suo petto dormiva una donna bionda. Erika, gli sembrava si chiamasse così, o era Elena? L'aveva incontrata alla festa di alcuni amici, era una delle tante ragazze che riempivano le trasmissioni televisive e che sculettavano accanto al presentatore di turno. Era giovane. Le aveva ricordato Patrizia, frivola, superficiale e piuttosto stupida. Ma disponibile. Aveva bevuto più del solito e ora non stava bene. Si spostò per liberarsi da quell'abbraccio che cominciava ad infastidirlo. Erika o Elena, non si svegliò, si girò solo un po' stizzita. Lui si mise a sedere sul letto e la guardò per qualche istante. Aveva un corpo mozzafiato. La bocca era rossa e carnosa, i capelli biondi le cadevano sul viso. Era bella. Si alzò e si rivestì. 
“Vai già via? Non vuoi restare ancora un po'?” Disse la ragazza ammiccante e con fare provocante.
“È stata una notte indimenticabile, ma domattina devo andare al lavoro...”
“Posso chiamarti?”
“Mi offenderei in caso contrario!”
“Non mi dai nemmeno un bacio?”
Nicola le si avvicinò e le diede un lieve bacio distratto, poi uscì e tornò verso casa.
Non si accorse di essere arrivato sotto l'appartamento in cui aveva vissuto con la moglie. Alzò gli occhi e vide che le luci erano spente. Perché era lì? La forza dell'abitudine, girò l'auto e se ne tornò a casa. Era stanco e voleva dormire. 
Si fece una doccia. Senza sapere perché ripensò al primo bacio dato a Marcella.
Istintivamente si toccò le labbra con le mani. Aveva bevuto... Sì, aveva bevuto ed era per quello che certi ricordi riaffioravano nella sua mente. Non riusciva a dormire. Marcella... Pensava a lei e alle sue dita affusolate, che una volta gli facevano venire i brividi. Alla sua bocca, alla sua pelle... Non avrebbe più bevuto. Non voleva pensare ad una donna che lo odiava e che lui non sopportava da molto tempo! Lei aveva ciò che voleva! E lui era un uomo libero e aveva tutto! Tutto!
Fu una notte lunga e agitata. Si alzò presto ed uscì di casa. Raggiunse l'appartamento dove era stato la sera prima. Parcheggiò e aspettò. Poco dopo vide i suoi figli correre verso l'auto della madre. Sorrise, erano così belli e felici. Poco più indietro li seguiva Marcella che stava parlando al cellulare. Indossava un abito semplice, marrone, che le sfiorava le ginocchia, delle scarpe alte e i capelli erano un po' più lunghi di come li ricordava. La sentì richiamare i bambini che approfittando del fatto che la madre fosse impegnata in una conversazione, si rincorrevano e non volevano salire in auto.
“Adesso salite! Siamo in ritardo! Giulio! Francesca, salite subito in auto!”
I bambini le corsero incontro e la abbracciarono quasi per farsi perdonare e le ubbidirono salendo sui propri seggiolini. Marcella era dimagrita, forse un po' troppo, ma era sempre bella, bellissima. Per un momento fu tentato di raggiungerli ma poi cambiò idea. Non sapeva nemmeno perché si trovasse lì... Marcella. Sembrava che il tempo non l'avesse cambiata. Era bella come una volta. Eppure ricordava bene che per un certo periodo, quando guardava le altre donne le vedeva tutte più belle di lei. Era strano. Mise in moto l'auto e aspettò che lei fosse andata via per raggiungere l'ufficio.
 
“Marcella hai ricevuto l'invito di Valerio?”
“Sì... Ma non credo di venire alla sua mostra!”
“Perché?”
“Per molte ragioni. Non ho voglia di uscire, non mi va di lasciare soli i piccoli!”
“Marcella! Non è per questo...”
“No, è vero, non voglio vederlo!”
“Ma lui di te ha un ricordo molto profondo...”
“Lui di me ricorda la donna innamorata, piena di sogni, la donna che dipinse mille anni fa... Oggi vedrebbe una donna brutta, vecchia e senza speranza!”
“Brutta e vecchia? Amica mia, sei meravigliosa! Sei sempre bellissima. Valerio vedrà questo!”
“Non lo so... Non esco la sera da talmente tanto tempo che credo che i miei vestiti siamo fuori moda...”
“Marcella, passa in atelier e trova qualcosa da indossare! Anzi, andiamo insieme! Ci divertiremo un mondo!”
“Va bene! Ti prego, non mi lasciare sola. Non voglio parlare con nessuno!”
“Non preoccuparti! Ora andiamo da Ugo!”
Le due donne passarono il pomeriggio a scegliere l'abito più adatto per la serata a cui avrebbero partecipato. Si divertirono e per un momento Marcella dimenticò il dolore al petto che non la lasciava da troppo tempo.
Armando non era entusiasta di vedere la moglie prepararsi e farsi bella per incontrare un uomo che l'aveva vista nuda.
“Se non la smetti di fare quella faccia, giuro che stanotte non torno!”
“Amore mio, scusa, ma a me il tuo amico non è simpatico!”
“Ma se nemmeno lo conosci!”
“Beh però sai che non mi è mai andata giù la storia del ritratto!”
“Amore mio, tu sei l'unico uomo che abbia mai amato in vita mia! La tua gelosia da ragazzino mi lusinga ma è estenuante doverla tenere a bada!”
“Sei una donna crudele!”
“Forse, ma stasera voglio uscire solo con la mia amica, vedere una persona a cui tengo, godermi un po' di arte e divertirmi! E voglio che tu stia a casa con i bambini, ti diverta con loro e che vada a letto presto!”
“Mi lasci da solo... Triste e solo!”
“Vuoi farmi far tardi? Devo passare a prendere Marcella... Ora spostati da quella porta e fammi uscire!”
“No, se prima non mi baci!”
Betty stampò un bacio sulle labbra del marito che però non si spostò dalla sua posizione. 
“Dottor Mendoza, mantenga la sua promessa! Mi lasci passare...”
“Ti avevo chiesto un bacio vero...”
“No! Primo perché dovrei rifarmi il trucco e secondo, ma più importante, non mi lasceresti più andare... Ti prego, sono in ritardo!”
“E va bene, quando torni?”
“Non lo so... Vorrei poter parlare un po' con Valerio dopo l'esposizione!” Armando la fece passare e le sorrise mentre usciva di casa. La sua Betty era meravigliosa, ed era fiero di essere il suo compagno, suo marito. Eppure nonostante tutto, era nervoso all'idea che senza di lui ogni uomo presente l'avrebbe guardata con malizia...
“Marcella... Sei favolosa!”
“Anche tu, Betty... Andiamo?”
“Scusa per il ritardo! Conosci bene Armando e sai quanto possa essere pesante...”
“È una cosa molto bella...”
“Ora andiamo!”
 
Entrarono nella galleria dove Valerio aveva allestito la mostra e molti dei presenti si voltarono ad osservarle. Erano molto belle ed eleganti e i timori di Armando non erano poi così campati in aria. Betty sorrise pensando al marito e all'espressione che sicuramente avrebbe assunto. Ma era la loro serata e guardando Marcella, che invece si sentiva in imbarazzo, la invitò a seguirla. Betty indossava un abito blu, senza spalline, attillato, che le scopriva le gambe fin poco sopra il ginocchio, aveva raccolto i capelli e aveva scelto dei sandali alti dello stesso colore dell'abito. Marcella invece aveva lasciato i capelli sciolti sulle spalle, e aveva scelto un abito verde scuro con delle spalline fini. L'abito era più lungo di quello di Betty e scendeva fino a sotto al ginocchio. Indossava delle semplici scarpe nere con un tacco molto alto. Prima di arrivare ad ammirare la prima opera esposta, Valerio le raggiunse e le abbracciò. Le guardò e diede un bacio affettuoso a Betty, poi si rivolse verso Marcella e le accarezzò una guancia con le dita. Gli occhi di Marcella, si riempirono di lacrime ma si trattenne.
“Siete voi le mie opere d'arte... Venite!”
Le accompagnò in uno dei locali della galleria dove si era raggruppata una piccola folla evidentemente intenta ad ammirare i quadri esposti.
“Siete voi...”
Marcella e Betty alzarono lo sguardo e videro un quadro dove due donne girate di spalle si guardavano. Erano i loro volti e i loro corpi, non c'erano dubbi. Si guardarono e si sorrisero.
“Proprio come nel quadro. Siete proprio come vi ho sognato, immaginato. Bellissime!”
“Valerio... Questo quadro è meraviglioso! Ci hai fatto un regalo speciale!”
“Betty, sono felice che ti piaccia. Quest'opera non è in vendita. Me l'hanno chiesta in molti offrendomi delle cifre molto alte, ma è mia! Avrei voluto foste presenti, ma credo che sia in assoluto il più bel quadro che abbia mai dipinto... Marcella, cosa ne pensi?”
“Credo sia... Credo che Betty sia perfetta e la donna accanto a lei sia un fantasma, un desiderio... Non esiste!”
Betty la guardò e le toccò una mano, come nel quadro e Valerio le disse
“Non è così! La donna che ho di fronte è la stessa che ho dipinto. È solo un po' più triste. Vorrei tanto vedere il sorriso di Cartagena... Ti va di farlo per me?”
Marcella gli sorrise sincera, ma i suoi occhi non mentivano. Il suo dolore era evidente e sembrava incolmabile.
La serata proseguì tranquilla poi i tre si chiusero nell'appartamento di Valerio a chiacchierare. Fu lui sopratutto a raccontarsi con la solita allegria. 
“Marcella, dopodomani torno a New York, vieni con me!”
“E il lavoro? E i bambini?”
“Penso che per qualche giorno i tuoi colleghi possano fare a meno di te, e i tuoi figli hanno un padre!”
Marcella non rispose.
“Per il lavoro posso sostituirti io! E lui potrebbe tenere i bambini... Ma se preferisci possono stare con noi! Riccardo e Camilla ne sarebbero entusiasti! Armando li porterà da Nicola secondo gli accordi...”
“Marcella, ti farebbe bene. Ma sai che non insisterò! Io ne sarei felice!”
“Ti prometto che ci penserò...”
 
“Nicola sono io!”
“Marcella... Ti ricordi il mio numero... A cosa devo il piacere?”
“Per favore, non ho intenzione di subire il tuo sarcasmo. Ti ho chiamato perché devo partire per qualche giorno e forse vuoi tenere tu i bambini...”
“Certamente! E dove vai?”
“Non sono affari tuoi, comunque parto per lavoro!”
“Naturalmente, te l'ho chiesto solo per curiosità... Quando?”
Domani mattina ho il volo. La tata li accompagnerà all'asilo. Poi potrai andare tu a prenderli...”
Domani sera ho un impegno! Non avresti potuto avvertirmi prima?”
“Mi dispiace rovinare i tuoi piani, ma ho preso solo oggi la decisione di partire. Se credi sia un problema occuparti di loro, Betty si è offerta di ospitare i tuoi figli!”
“No, ci penso io.”
“Buana serata Nicola...”
“Marcella... Come stai?”
“Ripeto che certe cose non ti riguardano!”
Marcella riattaccò il telefono lasciando Nicola con una serie di domande che non avrebbero avuto risposta.
 
Marcella partì con Valerio e Nicola passò dei giorni bellissimi con i figli. Si divertirono tanto che lui sperò che quei giorni non finissero mai. Era felice di guardare la TV con loro, di portarli al cinema, allo zoo, di mangiare il gelato insieme. Passava le serate giocando con le costruzioni e poter raccontare loro una favola prima di dormire lo faceva sentire vivo. Molto più di quanto non si sentisse con le donne che frequentava.
Marcella invece sembrava rifiorita. A New York si divertiva. Valerio la portava ad eventi culturali diversi, a teatro e a delle mostre di amici artisti. Lei sembrava a suo agio a discutere con loro di arte. Gli amici di Valerio stuzzicavano i suoi interessi. Molti riconobbero in lei la donna ritratta in alcuni quadri di Valerio. 
“Ti senti meglio?”
“Sì, ti ringrazio per questa vacanza! Ne avevo bisogno! Mi spiace solo che stia per finire, non vorrei lasciare questa città!”
“Puoi tornare quando vuoi... Marcella, da domani tornerai alla tua realtà e spero che qualcosa in te sia cambiato!”
“Cercherò di pensare più a me stessa, e di sorridere a quello che di bello c'è nella mia vita.”
“Questo è un primo passo e se parte di questa conquista è dovuta al tuo soggiorno qui, ne sono felice! Però devi affrontarlo!”
“Lo affronto ogni giorno quello che è successo!”
“Devi affrontare lui! So bene che convivi con il dolore, ma se vuoi stare meglio, meglio davvero, devi affrontare la fonte del tuo dolore!”
“Non saprei nemmeno come fare! Lui vive la sua vita e non si è mai voltato indietro una volta! E comunque non sono in grado di perdonare quello che mi ha fatto!”
“Cos'è successo?”
“Mi ha tradito! Non solo una volta! So che la sua relazione è finita perché lei è andata da qualche parte... L'ho scoperto e l'ho lasciato!”
“Immaginavo che la vostra separazione non fosse stata tranquilla come quella descritta dai giornali. Sei stata molto brava ad evitare lo scandalo!”
“Ho pensato ai bambini! Al disastro che avrebbe fatto mio fratello e...”
“E al fatto che non avresti sopportato la commiserazione della gente...”
“Sì, anche... Mi rimaneva solo la dignità!”
“Però prima, cos'è successo tra di voi? Cosa vi ha diviso fino a quel punto?”
“Qualche tempo prima che Nicola iniziasse la sua relazione con un'altra donna, avevo abortito e non è stato facile superare il trauma. E poi sono stata in ospedale per qualche tempo...”
“Non immaginavo... Com'è successo?”
“È stato un incidente stupido...”
“Ma ha avuto delle conseguenze devastanti...”
“...già! Avrei potuto evitarlo, invece il mio bambino non ce l'ha fatta e io ho rischiato di morire... Ed è stata colpa mia!”
“Non credo che sia così...”
“Invece sì, lui mi aveva detto di riposarmi, ma quella sera c'era una festa per un premio vinto da Nicola... Volevo esserci a tutti i costi perché sapevo che nonostante tutto, ne sarebbe stato felice! Ero in ritardo perché i bambini avevano qualche linea di febbre. Non l'ho proprio vista l'auto che mi veniva addosso... Era verde, ma se non avessi accelerato per non tardare... È colpa della velocità se la macchina si è capovolta... Io ricordo di essermi svegliata non so quanto tempo dopo in ospedale. Avevo le gambe ingessate e un tutore alla schiena... E il mio bambino non c'era più!”
“Tesoro, mi dispiace così tanto... Non è colpa di nessuno!”
“Io sono sicura che lui invece mi abbia sempre ritenuta responsabile! Mi aveva detto di stare a casa e io invece non l'ho ascoltato. Quando sono tornata a casa sentivo il suo giudizio su di me! Non riuscivo a sopportare che mi guardasse! Che si avvicinasse a me! L'ho allontanato... Quando mi sono accorta che lo stavo perdendo ho provato a riconquistarlo, ma era tardi...”
“Hai mai parlato di questo con lui?”
“No... Ma so che sarebbe stato inutile. Mi ha odiato per quello che è successo. Non me lo ha perdonato. Ma non giustifico il suo tradimento! Avrebbe dovuto dirmelo! Gridarmi il suo odio, avrebbe potuto lasciarmi! Non igannarmi! Quello che non gli perdonerò mai è il fatto di aver fatto l'amore con me dopo averlo fatto con lei... Mi fa schifo pensarci! Mi ha toccato con le stesse mani con cui ha toccato lei...”
“Posso solo immaginare quello che provi... Ma devi dirgli tutto quello che hai dentro! Il tuo dolore non finirà mai! La tua vita rimarrà in bilico e non riuscirai a risolverla! Hai tenuto dentro i tuoi sentimenti per troppo tempo! Ora devi sfogare la rabbia che provi per quello che è successo...”
Marcella piangeva e lui la abbracciò. Non le disse più nulla fino a quando non la salutò all'aeroporto.
“Marcella, la prossima volta che ci vedremo, il sorriso sarà tornato nella tua vita... Non smettere di crederci!”
“Ciao Valerio! Grazie!”
 
I bambini corsero ad abbracciare la madre. La riempirono di baci e abbracci. Lei li ricambiò felice prima di chiedere loro di salire sull'auto. Nicola la guardava e non poteva fare a meno di chiedersi perché vedesse Marcella tanto bella. Era una madre stupenda, lo sapeva, lo era sempre stata, era quello che lo colpiva di lei, solo quello!
“Spero sia andato tutto bene...”
“Benissimo! Ci siamo divertiti e spero mi darai ancora la possibilità di stare con loro per più di due giorni!”
“Va bene... Ora ti saluto... Nicola, vorrei parlarti...”
“Dimmi pure!”
“Vorrei farlo in privato, non voglio che i bambini ci sentano!”
“Cosa vuoi?” Disse duramente Nicola.
“Vorrei solo parlare! Non sei obbligato, ma per me è importante!”
“Come vuoi! Quando e dove? Detta così sembra una sfida, un duello!”
“Non lo sarà, non dovrai dire nulla... Solo ascoltarmi qualche minuto. Domani sera va bene. Nel tuo ufficio?”
“Per me va bene... A domani!”
Il giorno seguente Marcella si dedicò ai figli che erano felici di vederla e che le raccontarono tutte le avventure che avevano vissuto. Marcella li ascoltava serena. Era decisa a chiudere con il passato e di farlo quella sera stessa.
   
 
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