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Autore: acchiappanuvole    13/11/2017    2 recensioni
Erano davanti alla stazione, il treno che li aveva portati era già ripartito, una folla si accalcava ancora alle barriere: infermiere, soldati francesi e belgi, una vecchia vestita di nero con una stia di polli. Candy si voltò. In lontananza, come le aveva promesso il Dottor Martin, c’era la sua destinazione: Etaples.
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Annie  era ancora un po’ incerta per l’abito verde, non era certo  il colore che avrebbe preferito  ma la donna che l’aveva allevata e per la quale talvolta ancora si imbarazzava nel chiamare “mamma”, aveva  comprato la stoffa direttamente  a New York  portandogliela  trionfalmente.  Ne era così orgogliosa che Annie non aveva avuto il coraggio di fare obiezioni.
“La commessa mi ha assicurato che è l’ultima moda. Un abito speciale per un incontro speciale.”
Un’occhiata significativa alla quale Annie arrossì un po’ sognante, una tacita allusione a una proposta di matrimonio. Finalmente.
“La mia collana d’agata, cara Annie.” disse la signora Brighton porgendo alla ragazza un astuccio di cuoio “me la regalò tuo padre quando ci fidanzammo, starà benissimo con il tuo abito.”
“Oh no mamma davvero non posso accettare.”
“Sciocchezze! Entrerai nella famiglia Andrew sfoggiando tutta la tua radiosità, te lo meriti bambina mia.”
Annie si sentì intimidire, assestò la gonna, arrossì distogliendo lo sguardo, “è che non pensavo che Archie avrebbe fatto la proposta in modo tanto formale. Mi aveva detto che avrebbe passato un po’ di tempo a Chicago per lavoro senza fare nessun accenno ad un incontro alla villa.”
“Archiebald è un gentiluomo e sono certa abbia voluto mettere in chiaro le cose con sua zia è per questo che sarai accolta anche da lei. Il tutto ufficializzerà definitivamente il vostro fidanzamento.”
Anni e si sentì rincuorata da quelle parole, sorrise di fronte allo specchio, il pomeriggio si prospettava fulgido,  una scala in discesa e alla fine di quella scala si trovava Archie. Da quanto tempo lo amava? Annie non se lo chiede più, sapeva di averlo sempre fatto, probabilmente dal loro primo incontro. Da subito parlare con lui era risultato semplice nonostante la timidezza, amavano le stesse cose, leggevano gli stessi libri. Da anni annotava ogni particolare nei suoi diari, trascriveva i commenti più casuali di Archie in ogni dettaglio; a volte, sebbene li conoscesse a memoria, li rileggeva cercando di trovarvi uno schema, le linee del carattere, il senso dell’uomo che amava. Ha un animo nobile si ripeteva spesso Annie, è leale e rifiuta ogni ipocrisia. Certo è anche molto intelligente quindi c’è da aspettarsi una certa presunzione.
“Cara hai l’aria così sognante” sua madre la ridestò dai pensieri, le sistemò i capelli raccogliendoli con un prezioso fermaglio.
“Il cuore mi batte forte” si premette una mano sul petto “ quando questa giornata sarà finita dovrò assolutamente scrivere a Candy, oh sarà così sorpresa quando lo saprà!” sorrise ancora “spero tanto che la mia lettera le giunga in tempo. Ma dopotutto William è andato a riprenderla, la riporterà qui ed allora potremmo festeggiare tutti insieme.” Rincuorata da quella prospettiva Annie piroettò su se stessa facendo fare un bella ruota all’abito che d’improvviso le sembrò il più bello che si potesse desiderare.


La carrozza giunse nel piazzale di villa Brighton poco prima delle 16.00, Annie sarebbe giunta dagli Andrew per l’ora del tè. Sua madre l’accompagnò nel cortile e raccomandò ad un valletto di scortare al meglio la sua adorata bambina. Mentre lo schiocco degli zoccoli dei cavalli sul selciato scandiva il tempo che la separava dalla grande magione degli Andrew, Annie non fece altro che fantasticare, provò ad immaginare che abito avesse indossato Archie, quali fiori avesse scelto per omaggiarla. Scosse il capo, dopotutto il biglietto pervenutole da zia Elroy parlava di importanti decisioni e non accennava ad un party per ufficializzare il fidanzamento in società, ma Annie non riusciva a trattenere il sorriso e la speranza che Archie l’avrebbe sorpresa piacevolmente.
“Oh Candy sono così nervosa vorrei tu fossi qui a tenermi la mano” pensò cristallizzando davanti a sé il viso incoraggiante dell’amica di sempre. Si mordicchiò le labbra quando però  il pensiero della gelosia passata la turbò un istante, proprio mentre si intravedevano i viali alberati che tante volte aveva percorso nell’arco della sua vita. Era stata gelosa di Candy, questo lo aveva ammesso. Lo era stata alla Casa di Pony quando l’esuberanza e la vivacità di Candy la facevano ben volere più facilmente. Non era accaduto forse anche per i Brighton? Se Candy non avesse volutamente sabotato il giorno dell’adozione rendendosi inadeguata davanti a loro, adesso sarebbe stata lei l’erede dei Brighton e Annie, allo stesso modo, non avrebbe mai lasciato la casa di Pony ne conosciuto Archie.  Archiebald  che un tempo aveva amato Candy, era stato geloso di Terence e…Annie scosse il capo, era meschino da parte sua avere simile pensieri, ora Candy si trovava in una situazione molto pericolosa, probabilmente assisteva a cose terribili, e lei invece agghindata nel miglior modo si stava recando a quello che, con ogni probabilità, sarebbe stato il momento più bello della sua vita.
“Perdonami Candy, “mormorò in direzione del cielo sperando che in qualche strano modo quelle scuse potessero giungere al cuore dell’amica.
I cavalli rallentarono man mano che il grande cancello incoronato dallo stemma della famiglia Andrew si faceva più visibile. “Devi essere sicura e coraggiosa Annie”, si disse per farsi coraggio imponendosi una certa compostezza quando invece avrebbe voluto scendere di corsa dalla carrozza, percorrere quei vecchi saloni e gettarsi tra le braccia di Archie. Il cocchiere arrestò gli animali ed il valletto l’aiutò a scendere dalla carrozza, tutt’intorno i magnifici fiori del giardino facevano da contorno perfetto alla maestosità della casa, si  stupì tuttavia di non trovare nessuno ad attenderla. Percorse la scalinata che conduceva all’ingresso, uno dei maggiordomi della signora Elroy le aprì la porta invitandola ad entrare.
“Da questa parte signorina” disse scortandola lungo i corridoi; alle pareti erano posti i quadri di tutti gli antenati ede i membri della famiglia, in ultimo accanto a quello di Anthony era stato posto anche Stear, riempiva  l’ultima parte del grande corridoio. Annie si fermò un momento ad osservarlo, il pittore lo doveva aver copiato da una fotografia, Stear non era mai stato tipo da rimanere in posa tantomeno predisposto a farsi ritrarre. In quel quadro non sorrideva ma aveva un aria troppo solenne, un’aria che Annie non avrebbe mai potuto attribuire al giovane Cornwell . Fece una piccola smorfia immaginando la contrarietà di Stear se solo si fosse visto rappresentato a quel modo.
“Signorina?”
Il maggiordomo la incoraggiò a proseguire; prima il salone dei ricevimenti, lo studio ed infine la porta della sala da tè. Annie avvertì il cuore accelerare nuovamente, sfiorò la collana d’agata che la madre le aveva donato e sfoggiò una compostezza da vera signora, Suor Margareth della Royal Saint Paul’s School sarebbe stata fiera di lei in quel momento.
Il maggiordomo  bussò annunciando la giovane Brighton e dall’interno la voce profonda e distaccata di zia Elroy la invitò ad entrare.  Avanzò di qualche passo e subito si bloccò notando che, al dì fuori della donna, nella sala non c’era nessun altro.
“Prego siedi  Annie, Desmond ci servirà il tè a breve.”
La ragazza annuì incerta prendendo posto di fronte alla donna. Zia Elroy indossava un abito scuro, la sola nota di colore era data da uno scialle di velluto bordeaux che le avvolgeva le spalle, l’espressione era come al solito fredda e dura, in lei non vi era alcuna traccia di benevolenza.
“Come sta zia?” azzardò Annie cortesemente.
“Come una vecchia signora in perenne lutto mia cara. Come ben saprai anche William è partito per l’Europa per riportare a casa quella scellerata di Candice. Il mio cuore non può certo dirsi sereno.”
Annie abbassò lo sguardo non sapendo che rispondere, d’improvviso si sentiva nervosa, quell’abito verde che fino a poco prima l’aveva inorgoglita ore le pesava addosso e sembrava farla sprofondare nell’ampia gonna.  Desmond  puntualmente versò il tè in due pregiate tazze di porcellana italiana, pose poi un’alzata con pasticcini e sandwich. Annie strinse le mani l’una nell’altra come a voler trovare coraggio “zia Elroy dov’è Archie, ci raggiungerà a breve?”
La donna sollevò lo sguardo su di lei con fare sufficiente, “mia cara Archiebald è a Chicago in questo momento, credevo lo sapessi.”
Il pallore improvviso sul volto di Annie era evidente, “io…io pensavo che…”
“Mi spiace deve esserci stato un malinteso nella mia missiva, questo pomeriggio saremo solo io e te cara Annie. Dopotutto credo tu sia perfettamente in grado di sostenere una conversazione tra adulti senza l’appoggio di alcuno, non è vero?!”
Annie riuscì solo ad annuire.
“Bevi mia cara che si fredda. E’ tè al gelsomino, lo faccio mandare dall’India, sai? Da una delle nostre innumerevoli proprietà, Archiebald te ne avrà parlato di certo. La nostra famiglia d’altronde ha diversi possedimenti sparsi in giro per il mondo, certe cose fanno la differenza tra una posizione sociale e l’altra, non trovi?”
Annie sorseggiò il tè scottandosi le labbra, non le era ancora chiaro dove la zia Elroy volesse condurre il discorso, perché l’aveva fatta venire fin lì?
“Archiebald se la sta cavando bene, George sostiene che è nato per trattare magnificamente gli affari della nostra famiglia, un aiuto di certo prezioso per William. Sai avere un certo prestigio richiede grandi responsabilità ed avere accanto una persona che sia all’altezza e comprenda queste responsabilità è fondamentale.” Elroy ripose la tazzina e stavolta il suo sguardo si puntò direttamente in quello di Annie.
“So che tu e mio nipote vi frequentate da un po’ di tempo, avete studiato nella stessa scuola ed i Brighton dopotutto sono sempre stati una piacevole compagnia per la nostra famiglia. E’ naturale che due giovani entrino in contatto e scoprano delle affinità, specie nella prima gioventù,” la donna fece una pausa, “tu sei certo molto educata e composta, hai un fascino pulito, semplice, quasi opaco se mi passi l’aggettivo. Ovviamente non voglio offenderti.”
Annie trasse un respiro e rispose la tazza, forse zia Elroy la stava semplicemente mettendo alla prova.
“Io voglio molto bene ad Archie, zia Elroy.”
La donna annuì “ma certo mia cara, è naturale. Dopotutto è difficile non volere bene ad un giovane come Archiebald, con le possibilità poi che entrare nelle sue grazie può comportare.”
“Credo di non capire cosa mi stiate dicendo.”
“Sto dicendo che il fatto che tu voglia bene a mio nipote renderà certamente più comprensibile al tuo orecchio quanto sto per dire: mi opporrò  in ogni modo ad un vostro fidanzamento.”
La stanza sembrò vorticare ed Annie dovette fare un enorme sforzo, aggrappandosi ai braccioli della sedia, per non mancare e rovinare sul pavimento.
“Perché?” riuscì a chiedere.
“Annie, in primo luogo sebbene i Brighton siano una famiglia altolocata converrai con me che non può essere messa allo stesso livello degli Andrew, e cosa non meno importante, tu sei un’orfana adottata da una casupola dispersa chissà dove. Ad aggravare tutto questo c’è anche il fatto che mi sono sentita profondamente offesa ed imbrogliata dal comportamento della tua famiglia adottiva. Spacciarti per figlia loro mentendo così spudoratamente dopo che è stata solo per mia diretta raccomandazione che hai potuto accedere alla Royal Saint Paul School.
“Zia Elroy…”
“Ti pregherei di non chiamarmi zia, non siamo parenti. Già è difficile per il mio povero cuore accettare che una ragazza come Candy porti il nostro cognome, non permetterò altri scandali.”
“Sìì forte Annie, tu ami Archie, devi essere coraggiosa, devi lottare per questo amore.” Con questo pensiero Annie si fece forza, era certa dell’amore di Archie e questo era qualcosa che tutte le cattiverie dette da Elroy non potevano modificare.
“Se anche non avremo la vostra benedizione sono certa che io ed Archie ci sposeremo ugualmente, ci amiamo e questo non cambierà. Sono convinta che anche William la vedrà allo stesso modo.”
Elroy strinse i denti e si versò dell’altro tè, “sembri un placido stagno ma quando qualcosa non va bene voi ragazze di Pony  trasformate le vostre lingue in piccoli torrenti senza riflettere minimamente su ciò che la vostra cocciutaggine comporta. E’ vero tu ed  Archiebald vi frequentate da tempo, direi  troppo per giustificare il fatto che sul tuo dito non vi sia ancora alcun anello di fidanzamento. Ciò mi fa desumere che mio nipote non ti abbia fatto alcuna proposta e che ad oggi non ne abbia ancora intenzione, altrimenti i membri di questa famiglia ne sarebbero stati informati da lui stesso come sempre è stata consuetudine negli Andrew. Come mai a tuo avviso?”
Annie balbettò qualcosa che però non riuscì a trasformarsi in nessuna frase.
“Questo è crudele.” Riuscì solo a dire senza scomporre l’espressione di Elroy.
“Oh no mia cara sarà molto più crudele il futuro se tu ora non rifletti bene su quanto ti dico. Sono certa che davanti ai tuoi occhi lacrimevoli Archie si scioglierebbe senza remore, marcerebbe fin qui con la stoltezza della sua età ad annunciarmi che sarebbe disposto a rinunciare al suo nome pur di sposarti. Ebbene io non ne sarei mossa a compassione e se mio nipote facesse una simile scelta ci sarebbero delle conseguenze che nemmeno William potrebbe impedire. Alla fine a soffrirne saresti solo tu cara Annie, e se ami Archiebald come dici la cosa più saggia che puoi fare è rinunciare a lui.”
“Mai.” un nuovo coraggio prese vita in Annie, “non rinuncerò mai a lui.”
“Allora il tuo egoismo è maggiore del bene di Archie.”
“Come potete dirmi questo, io non farei mai nulla che lo facesse soffrire.”
“Ma lo stai facendo in questo momento, millantando di non rinunciare a lui lo poni di fronte ad una difficile scelta.Rinunciare al suo nome, alla sua posizione, al suo futuro. Cosa credi che accadrà quando nell’alta società si spargerà la voce che Archibald Cornewell Andrew ha sposato un’orfana? Per quanto ne sappiamo potresti anche essere figlia di qualche galeotto o poco di buono.”
Annie si portò ambo le mano alle orecchie “vi prego smettetela.”
“ Tu puoi imparare tutte le buone maniere che vuoi ma sotto questa maschera resti sempre la figlia di nessuno, e come io stessa faccio certi ragionamenti così li faranno anche gli altri. E a quel punto che ne sarà di Archie, in che modo verrà visto in società? Pensi davvero che potrà mantenere la posizione di privilegio che ha  ora? No e lo sai.  Sarà idilliaco all’inizio, potrete credere di vivere felici ma andando avanti quanto ti ho appena detto lo logorerà ed io non escluderei potrebbe addirittura finire con l’odiarti.”
“Odiarmi?” e forse Elroy si compiacque nel vedere il corpo della giovane Brighton scosso da sempre più mal trattenuti singhiozzi , gli occhi sporcati da lacrime che, pur sforzandosi, Annie non riusciva a trattenere.
“Ti prego mia cara ricomponiti e ragiona, sono sicura che quanto ti sto dicendo ti ferisce ma ritengo anche tu sia una ragazza intelligente che non vuole arrecare danno né ad Archie né alla tua famiglia.”
“Cosa centra la mia famiglia?”
“Beh sai che sono una donna molto influente e disposta a tutto per proteggere gli Andrew, anche ad affossare definitivamente la reputazione di qualcun altro se necessario. So che mi giudichi crudele ma per me gli Andrew vengono prima di ogni cosa. Se sarai ragionevole e porrai fine a questo tuo rapporto con mio nipote anche i Brighton, ai quali devi molto, avranno a che giovarne.”
Annie sentì le gambe cederle, ricadde sulla sedia pallida e tramante, quello che lei si era prospettata come il giorno più radioso della sua vita si era tramutato in un orrendo incubo, strinse la mani l’una nell’altra quasi dolorosamente, come nell’illusione di potersi svegliare e scoprire che quel brutto sogno era stato dettato solo da una forte ansia e che tutto si sarebbe svolto in maniera differente. Ma non accadde, Elroy era ancora lì, la guardava ancora con quel gelo, con quella cattiva aspettativa e la segreta soddisfazione di aver colto nel segno.
Qual’era la reale felicità di Archiebald?
“Credo non ci sia più nulla che dobbiamo dirci, Annie cara. Penso rifletterai con intelligenza su quanto ti ho detto e giungerai alla mia stessa conclusione. Ora perdonami ma mia nipote Iriza dovrebbe arrivare a momenti, abbiamo in programma una passeggiate nei giardini. Ti proporrei di accompagnarci ma ti vedo così pallida che credo sia meglio tu vada a riposare. Desmond di riaccompagnerà alla carrozza.”
La ragazza non disse nulla, lasciò la sedia e in quello che era un chiaro stato di shock ripercorse a ritroso tutte le stanze fino a giungere nuovamente nel piazzale. I fiori ora non sembravano più la cornice sublime di una favola ma colori velenosi e intossicanti che le facevano mancare l’aria. Mentre scendeva le scale un’ombra si rifletté sul marmo bianco, Annie a malapena riuscì ad alzare lo sguardo.
“Annie Brighton è da un po’ che non ci vediamo.” Esclamò Iriza “zia Elroy mi aveva accennato al fatto che c’erano alcune questioni delle quali necessitava parlarti. Cara hai davvero un aspetto terribile,” la voce di Iriza suonò volutamente beffarda, le pose una mano sulla spalla  che ad Annie sembrò pesare come un macigno “sarà meglio che ti riguardi.” La mano l’abbandonò ed  Iriza proseguì lungo la scalinata ossequiata da Desmond.  Annie ridiscese, un altro gradino e le gambe non ce la fecero più, cadde in ginocchio sul ghiaino, non avvertì nemmeno dolore ma solo ogni forza abbandonarla, il suo spirito era muto e a parte le lacrime stavolta non c’era altro che silenzio in lei.

 

  
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