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Autore: vortix    14/11/2017    2 recensioni
Per creare un classico della letteratura non basta un grande talento e una vivida ispirazione, ma una penna speciale.
Senza di questa non hai alcuna speranza di poter entrare a far parte nella lista degli Autori che hanno fatto la storia.
C’è un problema però: se la penna può dar vita ad un nuovo capolavoro letterario, al contrario questo piccolo oggetto (se finisce in mani sbagliate) può dare il potere di distruggere qualsiasi tipo di libro, compresi tutti i testi che testimoniano la mitologia greca e romana.
E se vi dicessi che questa penna è sparita dalla biblioteca del Campo Giove?
Storia che segue “L’ultimo dei Re”.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, I sette della Profezia, Nico/Will, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una serie di (sfortunati) eventi.'
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«Non sta dicendo sul serio, vero Chirone?» Chiedo, cercando di mantenere una certa calma.
«Ma è fisicamente impossibile. -interviene Percy, alzandosi dalla sedia in cui era seduto- Una penna non può andare indietro nel tempo per conto suo. Giusto?»
«Come non era possibile che la Terra fosse rotonda… invece mi pare di capire che è il contrario grazie a qualcuno che ora mi sfugge...»
«Galileo Galilei.» Suggerisco io, con un tono piuttosto seccato.
«Si! Proprio lui. -esclama Omero- Comunque, voglio dire che andare indietro nel tempo si può eccome, ma una penna non è dotata di volontà e coscienza, quindi qualcuno ce l’ha portata di sua iniziativa. Dovete scoprire chi e riportarla tra noi il prima possibile o tutto il mondo che conoscete non esisterà più e nessuno ne avrà ricordo.» Omero continua a camminare avanti ed indietro per la stanza, andando a sbattere qualche volta contro la parete.
«Perché “dovete”? Lui ha qualcos’altro di meglio da fare?» Chiede Reyna, ma non appena Omero prende in pieno un vaso di terracotta credo che voglia rimangiarsi quello che ha detto.
«Okay, fa niente.» Aggiunge poco dopo lei.
«Si ma, chi porterebbe la Penna d’Autore nel passato? E perché?» Chiedo io questa volta.
«Non ne ho la più pallida idea, so solo che un Autore non può prendere la Penna una seconda volta, quindi deve essere per forza un tizio che non l’ha mai avuta.» Mi risponde Reyna con un profondo cipiglio sulla fronte.
«Si, magari uno scrittore fallito che desiderava con tutto se stesso la penna ma non l’ha mai ricevuta, così ora si vuole vendicare e ha portato la Penna dove nessuno può recuperarla o usarla una seconda volta.» Continua Percy, convincendosi sempre di più del suo ragionamento.
«Si, si. Deve essere proprio così.» Dice Omero, trovando finalmente una sedia su cui sedersi dopo aver rotto un altro paio di vasi che sembravano essere parecchio antichi.
Chirone in tutto questo rimane in silenzio, grattandosi la barba nera.
«Chirone, hai qualche idea?» Chiede Percy.
«Non è tanto chi sia stato a rubarla, ma il come arrivare ad essa. -Fa una pausa, e io non capisco cosa voglia dire- Essendo figlio di Crono so molto bene che solo uno come mio padre può avere certi poteri con il tempo, e mi cadesse un fulmine addosso, non andrei mai a chiedere il suo aiuto.»
«Non ho nulla in contrario. Crono può benissimo rimanere dove si trova.» Dice Percy.
«Ah! Intendete quello che nel film sembrava un Transormer?»
«Si, lui.» Fa Reyna, sorridendo leggermente.
«L’Oracolo ha predetto qualcosa, Chirone?» Chiede Omero, appoggiandosi al suo bastone.
«Non che io sappia. Rachel ancora non ha detto nulla.»
Dopo pochi minuti di silenzio imbarazzante Chirone decide di sciogliere la riunione e di parlarne il giorno dopo, anche se Omero si è chiaramente opposto alla cosa.
Il fatto che questa volta non si tratti di una spedizione normale mi crea un mal di testa ancora più forte, e a pensarci bene non sono sicura di voler essere coinvolta in questa storia. Qui al Campo Mezzosangue ci sono un sacco di semidei che darebbero la vita per poter andare indietro nel tempo, e io non voglio rubare il posto a nessuno.
Quando esco dalla Casa Grande noto con piacere che tutta la calca di gente che c’era prima ora è scomparsa, e nell’aria c’è un lieve profumo di barbecue che mi fa venire l’acquolina in bocca.
Le strade sono per la maggior parte avvolte nel buio, ma per tutto il Campo vige un senso di tranquillità e pace che sono quasi certa non durerà per molto.
«Ehi Chiara, aspetta!»
Non appena mi giro vedo le ultime due persone che avrei voluto vedere oggi: Leo e Calipso mi stanno fissando con un’aria di chi vorrebbe sapere cosa stia succedendo, ma io non riesco a non fissare le loro mani intrecciate.
La ragazza da vicino è ancora più bella di quello che mi immaginavo, e io in confronto mi sento una specie di patata ammuffita.
«Finalmente sei tornata, come ti è sembrato il Campo Giove?» Leo è sorridente e attivo come sempre, al contrario della sottoscritta che vorrebbe sotterrarsi nel primo posto disponibile.
Inizialmente non so come rispondere, ma poi mi rendo conto che sono davanti allo stesso Leo che mi ha salvato la vita e che non devo farmi prendere dal panico.
«Molto…romano. Ma sono tornata per l’arrivo di Omero, a quanto pare la scomparsa della sua amata Penna lo ha sconvolto e io non so come ci sono finita in mezzo.»
«Mmh, non deve essere stato piacevole. A proposito, ha saputo che il cavallo di Troia non era un vero cavallo?»
Calipso dà una leggera gomitata allo stomaco del ricciolino. «Valdez, ti sembra una domanda da fare? -La ragazza poi si rivolge a me, spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio- Comunque io sono…»
«Calipso. -la precedo- Lo so, è grazie alla tua pozione se sono ancora viva.»
Lancio un veloce sguardo a Leo che si limita a sorridere e a grattarsi il capo con fare imbarazzato.
Prima che i due possano chiedermi qualcos’altro io alzo le mani e li fermo. «Se non vi dispiace tornerei nella mia cabina, sono parecchio stanca. Ci si vede in giro!»
E mi volto velocemente come se dovessi scappare da due malati di lebbra.
Arrivo in pochi minuti alla cabina di Apollo e ad aspettarmi non trovo nessuno, nemmeno Will; così ne approfitto per rinchiudermi della mia camera e buttarmi a letto, sperando che almeno un po’ di sonno possa darmi pace. Ma ovviamente non è così.
Comincio a sognare di un ragazzo con una maglietta nera e una collanina d’argento che cerca in tutti i modi di farsi spazio tra un groviglio inestricabile di piante, affannato e stanco; ripete una cosa come “mi dispiace” e “sono costretto a farlo, per il bene di Mike” e poi batte dei pugni sul terreno, sporcandosi i capelli e le braccia.
Quando mi sveglio la testa mi pesa più del normale, e le immagini di questo ragazzo si ripetono di continuo nella mia mente provocandomi una leggera fitta al petto, tanto che penso di essere nel bel mezzo di un infarto: nel sogno è come se avessi percepito il suo dolore, come se ogni singola particella del suo corpo si riflettesse sul mio, e a quanto pare ne sto provando ancora i rimasugli.
Il fatto che io non sappia nemmeno chi sia questo tipo mi mette un po’ in ansia, ma poi improvvisamente la cosa passa in secondo piano perché mi accorgo che vicino al mio letto c’è una figura immobile che mi fissa. Io ovviamente mi metto ad urlare, e per lo spavento cado dal letto.
«Buongiorno dormigliona.» Un ciuffo di capelli rossi mi svolazza di fronte, e capisco immediatamente che si tratta di Rachel.
Che diavolo ci fa qui?
«Rachel? Chi ti ha fatto entrare?»
«Will. È così gentile quel ragazzo.»
«Ricordami di fargli rapporto per la pessima prestazione da capo cabina all’ufficio delle risorse umane.»
«Ma qui non abbiamo un ufficio delle risorse umane.»
«Allora ricordami anche di fare una petizione per inserire al Campo un ufficio delle risorse umane.» Dico, alzandomi da terra e massaggiandomi il sedere per la botta appena presa.
«Che ci fai in camera mia?» Chiedo alla ragazza che ora si siede con nonchalance sul mio letto.
Lei alza le spalle. «Mi annoiavo. E poi tutti ora mi evitano perché pensano che l’Oracolo mi controlli 24h su 24 e che possa dire qualcosa sul loro conto.»
«Aspetta un momento, come fa un Oracolo a controllare una persona? Cioè, non basta che tu sappia leggere il futuro e pronunciarlo con grandi paroloni e rime a casaccio?»
«Magari, la parte peggiore è la puzza d’alito che mi viene ogni volta.»
Io e Rachel scoppiamo a ridere, e solo quando abbiamo finito mi rendo conto di non ridere da un sacco di tempo.
Senza pensarci troppo mi avvicino al mio piccolo armadio e cerco qualcosa da mettermi, ma a quanto pare alla maglietta arancione non posso rinunciare: una serie di t-shirt tutte dello stesso colore si ripetono nel mio guardaroba, e io vorrei tanto ritornare al Campo Giove solo per indossare qualcosa di non arancione.
«Allora, che ti ha detto Omero? Quanto è preoccupato da uno a Penelope che aspetta Ulisse di ritorno dalla guerra?» Chiede lei, appropriandosi definitivamente del mio letto.
«Mmh, direi al livello di Ulisse che non riesce ad uscire dalla grotta di Polifemo.»
«Caspita, deve essere più importante di quello che sembra.»
Io sospiro. «Già. E la sai la novità? A quanto pare questa fatidica Penna si trova nel passato, capisci? Era già un casino mettersi alla ricerca di cose qui nel presente, ora bisogna andare indietro nel tempo! Insomma, io…»
Quando mi volto verso la direzione di Rachel però non vedo più la stessa ragazza che si è intrufolata nella mia camera: ora al centro della stanza c’è un corpo completamente immobile, con un paio di occhi verdi fosforescenti e un leggera nebbiolina che le esce dalla bocca.
«Rachel, non starai mica per…»
E poi succede.
«La Penna d’Autore di secolo in secolo è andata,
qualunque scrittore l’ha intensamente bramata.
Ora questa è svanita senza lasciare traccia alcuna,
solo un figlio di Febo nel ritrovarla avrà fortuna.
Da quattro possibili autori si può rintracciare,
il primo è colui che di Enea ha voluto narrare.»
«No, non di nuovo…» Sussurro, ma ormai so che è tutto inutile. Nuova profezia, nuovi problemi.
«Il secondo ha scritto una Commedia che divina non era,
fiorentino di nascita e per Beatrice si dispera.
Il terzo dell’amor vero scriveva con ardore,
Romeo e Giulietta son l’esempio migliore.
Per arrivare al quarto e ultimo poeta,
francese è la parlata e dell’ “Albatro” profeta.
Solo tra questi geni la Penna s’è rifugiata,
affinché essa non venga trafugata.»
Io nel frattempo aggrotto un sopracciglio. «Aspetta signor Oracolo, dov’è il limite di tempo?»
Se c’è una cosa che ho imparato da Leo, è che nelle Profezie c’è sempre un limite di tempo.
«Sei notti rimangono prima che venga rubata,
ed è a quel punto che la nostra cultura verrà bruciata.»
«Ah, ecco.»
Subito dopo gli occhi della ragazza tornano di un colore normale, la nebbiolina verde scompare e Rachel cade a terra a peso morto. Io corro verso di lei e riesco a prenderla all’ultimo prima che sbatta la testa contro il pavimento.
Pochi secondi dopo la porta della mia camera viene spalancata dall’ultima persona che avrei voluto vedere oggi: Logan Rand.
Come al solito il ragazzo è vestito completamente di nero, ma questa volta ha una felpa che gli copre le braccia muscolose e una piccola collanina d’argento al collo che tiene ben nascosta sotto la maglietta. Mi chiedo perché per lui non valga la regola della maglietta arancione.
Logan punta i suoi occhi prima su di me e poi sul corpo inerme di Rachel, e fa un sorrisetto strano. Che diavolo sta pensando?
«Non è come sembra.»
«Perché, come ti sembra?»
«Lo sai come sembra.» Miei dei, è così fastidioso.
«Davvero dovrei saperlo?»
«Sei il figlio della dea dell’Amore, dovresti pensare a una sola cosa!»
«Quindi stavate facendo quella… cosa?»
«Oddio, no!» Mi alzo di scatto da terra, lasciando cadere per quei pochi centimetri che mancavano il corpo di Rachel.
«Cosa ci fai nella mia camera? Perché entrano tutti nella mia camera?!» Esclamo piuttosto infastidita.
«È appena arrivata una persona che ti vorrebbe parlare.» Il tono di Logan questa volta si fa più serio.
«E hanno mandato proprio te a dirmelo?»
«Passavo di lì.»
«Ti prego non dirmi che è un altro scrittore leggendario perché mi è bastato Omero.»
Logan non mi risponde subito, e dopo qualche secondo mi aiuta a tirare su Rachel dal pavimento. «No, è tuo padre.»
E a questo punto vorrei cadere a peso morto a terra proprio come Rachel.
«Gesù, non ho fatto nemmeno colazione e già sono sommersa di problemi.» Sussurro, appoggiando delicatamente il corpo della ragazza sul mio letto.
Quando entrambi ci abbassiamo per sistemare la rossa sul mio materasso i nostri volti si avvicinano tanto che riesco a sentire il suo respiro sulle mie guance. Mi permetto di guardare per un attimo i suoi lineamenti e mi rendo conto che è un ragazzo dannatamente bello; la cosa però dura pochissimo, tanto che sia io che Logan ci allontaniamo di scatto quasi subito.
«Comunque non è molto conveniente nominare Gesù davanti all’Oracolo di Delfi. -esclama ad un tratto Logan, avvicinandosi alla porta d’uscita- Tuo padre si sta aspettando alla Sala Grande, io non lo farei attendere.» E se ne va sbattendo la porta.
Io rimango accanto ad un Oracolo di Delfi svenuto nel mio letto con una serie di pensieri e sentimenti contrastanti, cercando di fare mente libera e dare priorità alle cose davvero importanti.
Okay: 1) Rachel ha dato una nuova profezia. 2) Apollo è qui e mi vuole parlare. 3)L’arancione è un colore orrendo. 4) Logan è l’essere più fastidioso sulla faccia della terra.
Direi che come classifica possa andare.
Così mi preparo in pochi minuti e poi con l’aiuto di un ragazzo della cabina sette porto Rachel nella sua stanza, lasciandola riposare.
Senza aspettare oltre mi avvio verso la Casa Grande, e non appena raggiungo l’entrata noto che vicino alla fontana al centro del piazzale c’è un carro grande quanto una decappottabile fatto interamente d’oro: all’interno per guidare il mezzo c’è un volante fatto di legno di mogano, nella zona dei pedali c’è un tappetino rosso con scritto “per un comfort stellare” e sui sedili posteriore è appoggiata una lira dello stesso materiale del carro.
Ovviamente mio padre non poteva arrivare come tutti gli altri. Ringrazio gli dei che non si sia presentato alle riunioni con gli insegnanti, come spiegavo che mio padre guida il carro del Sole e non una semplice Fiat Punto come un genitore normale?
Dopo essere entrata nella Casa Grande comincio a percorrere gli stessi corridoi di ieri e arrivo finalmente nella stanza dove sono tutti riuniti: Chirone e Omero sono a capo tavola, mentre mio padre è alla loro sinistra che giocherella con la sua collanina d’oro. Lui è sempre come me lo ricordavo dall’ultima volta che l’ho visto: alto, snello, abbronzato e con un sorriso smagliante. I capelli biondi questa volta sono più tendenti al riccio, e indossa ha una maglietta hawaiana con un paio di pantaloni beige.
Al suo fianco c’è Leo Valdez che non si risparmia con qualche battuta sul look di mio padre, e più in là ci sono anche Reyna, Jason, Percy, Annabeth e Nico.
Alla faccia della riunione intima, questo sembra più un reality show.
Non appena Chirone mi vede mi chiede gentilmente di sedermi vicino a Leo. Mio padre mi saluta con una mano come se fossi una bambina di cinque anni, e io ricambio con un sorriso tirato; ancora non so come sentirmi davanti ad un dio, a maggior ragione se quel dio è mio padre.
«Bene, ci siamo tutti. Ho convocato ognuno di voi perché Apollo ha voluto deliziarci con una delle sue visita a sorpresa, per cui non spreco altro tempo e lascio la parola al dio della poesia.» Annuncia Chirone, e Omero nel frattempo sorride indistintamente a tutti, non sapendo dove si trovi Apollo.
Ovviamente lo scrittore adora mio padre, non c’era nemmeno da chiederlo.
«Sono qui perché in cuor mio so che la famosa Penna d’Autore che io stesso ho forgiato e donato al qui presente Omero è scomparsa. -Apollo rimane per qualche istante in silenzio aspettando che qualcuno parli, ma nessuno lo fa, così è costretto a continuare- Perciò sono venuto per accertarmi che stiate prendendo la situazione sul serio. Oh, e poi volevo mostrare a tutti la t-shirt della mia nuova collezione primavera estate 2018 ispirata al mondo delle Hawaii. Se siete interessati sarà disponibile al più presto sul mio sito web.»
Un silenzio imbarazzante cala su tutta la Sala, e io non posso fare a meno di sbattere leggermente la testa sul tavolo.
«Chiara, figlia mia, non ti abbattere. Tra poco arriverà anche la linea femminile.» Aggiunge Apollo.
«Comunque, essendo anche il dio della profezia so che Rachel, l’Oracolo di Delfi, ne ha pronunciata una poco fa. Ne siete al corrente?»
E improvvisamente gli eventi di una trentina di minuti fa mi ritornano in mente. «Si! Era con me quando l’ha detta, ma poi è svenuta e io non sapevo cosa fare.»
Così tutti mi chiedono dettagli e io cerco di spiegare tutto il più semplicemente possibile; nel raccontare ciò che mi è capitato mi rendo conto anche di saper ripetere alla perfezione la profezia pronunciata da Rachel, e quando finisco di ripeterla Omero e Apollo si prendono la testa tra le mani, leggermente impanicati.
All’improvviso tutti quanti cominciano a parlottare tra di loro e un fastidioso brusio riempie tutta la stanza.
«Ora questa è svanita senza lasciare traccia alcuna, solo un figlio di Febo nel ritrovarla avrà fortuna. -ripete a macchinetta mio padre- Pensandoci bene, solo i miei figli possono prendere in mano la penna in quanto figli del dio della poesia…Chiara devi essere proprio tu a trovarla!»
Ma che culo. Qualcuno che si offre al posto mio?
«Aspettate, la profezia non ha fatto che elencare gli Autori da cui potrebbe essere la Penna!» Interviene Annabeth sovrastando con la sua voce il rumorio che si è creato.
«Il primo è colui che di Enea ha voluto narrare. Si tratta palesemente di VirgilioDice questa volta Jason, corrucciando la fronte. «Enea è il protagonista dell’Eneide di Virgilio, è palese che sia lui.»
Omero tossisce improvvisamente, pronunciando tra un tossicchio all’altro qualcosa come “il copione romano” altro tossicchio “il mio poema è venuto meglio”.
«Il secondo ha scritto una Commedia che divina non era. È ovvio che sia Dante AlighieriDice ora Nico.
Io lo guardo sorridendo e lui incredibilmente ricambia il gesto, anche se per pochi secondi; il fatto che entrambi siamo italiani ci porta a considerare Dante come una specie di mito incontrastabile, e la cosa sembra legarci tutto ad un tratto.
«Il terzo dell’amor vero scriveva con ardore, Romeo e Giulietta son l’esempio migliore.» Ripete mio padre con un gran sorriso. «Questo è mio figlio Shakespeare, che grande poeta. Tale padre, tale figlio.»
Sia io che Annabeth alziamo gli occhi al cielo, mentre invece Leo si limita a ridere.
«Si ma il quarto autore? Per arrivare al quarto e ultimo poeta, francese è la parlata e dell’ “Albatro” profeta. Avete idea di chi sia?» Chiede Percy incrociando le braccia al petto e appoggiandosi allo schienale della sedia.
Sia io che mio padre che Annabeth diamo la risposta contemporaneamente. «Baudelaire.»
Percy si avvicina leggermente al Jason e gli sussurra: «Dimmi che anche tu non lo hai mai sentito e mi sentirò meglio.»
Apollo sta per insultare pesantemente il figlio di Poseidone per la sua ignoranza, ma Omero lo ferma prima del tempo. «Perfetto, ora sapete da chi andare. La profezia ha parlato. Avete sei giorni di tempo per impedire la catastrofe…-silenzio- che ci fate ancora qui?»
Chirone si avvicina allo scrittore cieco e gli poggia delicatamente una mano sulla spalla. «Omero, il problema è che non sappiamo ancora come raggiungere questi quattro Autori indietro nel tempo.»
«Beh, io un’idea ce l’avrei.» Esclama Annabeth con un sorriso stampato in volto, e ho come la sensazione che questa non è la prima volta che la ragazza dice una cosa del genere.
 
 
 
 
………
Salve a tutti!
Finalmente eccomi qui con un nuovo capitolo; devo ammettere che è stata molto dura questa volta scriverlo in una settimana dato che tra due giorni ho un esame e sono stata sommersa di studio e slide di semiotica.
Ma eccomi qui. ALLORA, LA PROFEZIA!!!
Come potevo non farne una anche qui? Ammetto che mi sono divertita un sacco a scriverla, e colgo anche l’occasione di ringraziare la mia coinquilina che è rimasta sveglia con me fino alle tre di notte per aiutarmi a trovare delle rime decenti. (Cami tvb).
Ditemi, come vi è sembrata? Per la scelta degli autori devo dire che ci ho messo un po’ a decidere. Volevo che fossero in ordine cronologico e che fossero degli autori che davvero sono nella storia, e per l’ultimo non sapevo chi mettere; ero indecisa tra Baudelaire ed Hemingway ma alla fine ho scelto il francese per una cosa che scoprirete nei prossimi capitoli.
Spero davvero che tutto questo abbia un senso (perché nella mia testa ce l’ha) e se avete qualche dubbio o domanda non siate timidi e non fatevi problemi a scrivermi, sono consapevole di aver reso (di nuovo) tutta questa storia molto complicata.
In breve: la penna è da uno di questi quattro autori, così bisogna capire come fare ad andare indietro nel tempo (Crono non c’entra, ho escogitato un modo per evitarlo) e in più bisogna capire perché e chi ha portato la Penna nel passato.
Spero si capisca, ecco.
Se trovate qualche errore grammaticale perdonatemi, ma mi ritrovo sempre a scrivere e correggere il capitolo nel bel mezzo della notte e il sonno si fa sentire.
Oddio ho fatto uno spazio autore infinito. Ora mi dileguo, giuro.
Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto, ci si vede al prossimo!
Potete trovarmi su Twitter -> @glaukopsis
Un bacio, Claire

 
 
 
 
   
 
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