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Autore: Tenue    14/11/2017    3 recensioni
[Storia partecipante al Contest Au is the only indetto da meryl watase sul forum di Efp]
Dal testo:
"La musica era davvero forte, rimbombava lungo tutto l'edificio abbandonato, estendendosi fino alla laguna fuori. Nonostante quella notte d'estate fosse particolarmente fredda lì, l'ammasso di corpi che ballavano appiccicati trasmetteva un certo calore.
Il rave era l'evento perfetto.
Lui doveva solamente limitarsi a puntare e sparare, e nessuno si sarebbe accorto di nulla. La musica assordante ovattava le orecchie di chiunque, in più l'alcol e la droga avrebbero fatto il resto. Nessuno avrebbe fatto caso al corpo che di lì a qualche ora sarebbe crollato a terra."
[Rave!AU] [KilluGon]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gon Freecss, Killua Zaoldyeck, Kurapika, Leorio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Killua inspirò a fondo l'aria intrisa di fumo e alcol, lasciando che quell'odore lo inebriasse totalmente. Era il solito odore di un rave, che in un certo senso sapeva di libertà.
La musica era davvero forte, rimbombava lungo tutto l'edificio abbandonato, estendendosi fino alla laguna fuori. Nonostante quella notte d'estate fosse particolarmente fredda lì, l'ammasso di corpi che ballavano appiccicati trasmetteva un certo calore.
Il rave era l'evento perfetto.
Lui doveva solamente limitarsi a puntare e sparare, e nessuno si sarebbe accorto di nulla. La musica assordante ovattava le orecchie di chiunque, in più l'alcol e la droga avrebbero fatto il resto. Nessuno avrebbe fatto caso al corpo che di lì a qualche ora sarebbe crollato a terra.
Sorrise compiaciuto, mentre con una mano andò a sfiorare l'arma che teneva nascosta nella tasca interna del suo giubbotto. Cominciò a guardarsi intorno, cercando il bersaglio che gli era stato designato. La caccia aveva avuto inizio, il rave era enorme e nonostante la folla, gli sarebbero bastate poche ore per portare a termine la missione.
 
°°
 
L'uomo appoggiato al muro fuori dall'edificio sembrava avere davvero un debole per quel tipo di eventi. Sembrava del tutto a suo agio in quel clima di pura anarchia, forse per il semplice fatto di essere cresciuto sulla strada, tuttavia la sua presenza aveva qualcosa che stonava. Era un uomo che mai si sarebbe lasciato andare a droghe o che si sarebbe immischiato in una rissa, nonostante la sua infanzia era una persona per bene e lo si percepiva a distanza, anche se certo non gli dispiaceva prendere parte ad un rave come quello per dare un occhiata a qualche signorina poco vestita.
Ridacchiò alla vista della ragazza che aveva davanti, mentre si portava alle labbra l’ennesimo sorso di birra. Il ragazzo accanto a lui però, scosse la testa e richiamò la sua attenzione.
-Cerca di non cedere ad inutili tentazioni, Leorio. Se non sbaglio ha un fidanzato.-
L'uomo si voltò seccato -Adesso mi dici anche cosa devo guardare, Kurapika? Ho visto che è già presa, ma un'occhiata mica può far male.-
Il ragazzo sospirò esasperato.
-Non è comunque buona educazione.-
-Ma sentitelo come parla!- Ribatté Leorio seccato -Parla di educazione in un quartiere come questo, sicuro di non venire da una grande città? Sembri essere così estraneo qui...-
-Ad influire sul mio modo di parlare è solo il mio carattere, Leorio.-
L'uomo si passò rassegnato una mano sul viso -Bhe, se tieni tanto alle tue buone maniere perchè non mi chiami “signor Leorio”. Infondo hai solo diciassette anni, no? Dovresti mostrare rispetto.- concluse sorridendo.
Kurapika alzò gli occhi al cielo -Ancora con questa storia?- chiese borbottando, ma l'amico nel frattempo era già tornato a fissare con occhi sgranati qualche altra bella ragazza e lui proprio non riuscì a trattenere il sospiro frustrato.
A Kurapika proprio non interessavano quel genere di cose. A differenza di Leorio amava quell'atmosfera per il senso di libertà che gli trasmetteva. In un certo senso, c'era come una sorta di solidarietà nella gente che si riuniva lì a condividere l'amore per la musica.
Ma il motivo più importante per cui era venuto a quel rave era per tenere d'occhio Gon, il suo vicino di casa, nonché migliore amico. All'inizio, l'idea di portarlo con lui e Leorio non lo aveva entusiasmato granché, infondo Gon aveva solo quattordici anni.
Ma lui aveva insistito così tanto, e Gon non era una persona a cui si potesse dire facilmente di no; inoltre non avevano proprio voglia di lasciarlo da solo a casa.
La zia che si prendeva cura di lui non c'era e suo padre era forse più pericoloso dei criminali che giravano per il loro quartiere. Non che fosse una cattiva persona e certo non metteva a rischio la vita del figlio volontariamente. Era solo distratto, ecco.
Gon in ogni caso sembrava entusiasta di poter passare lì ben due giorni. Avevano girato l'intero edificio, esplorandone ogni dettaglio.
Leorio non sembrava essere granché interessato alla location della festa, ma quando si trattava di Gon si lasciava trasportare. Poi, intorno alle dieci di sera erano usciti a prendere una boccata d'aria. Da quel punto si riusciva quasi a vedere il mare, seminascosto da alcune collinette sabbiose ricoperte di erbacce e arbusti selvatici.
Mentre Leorio e Kurapika bevevano qualcosa, cominciando inevitabilmente a battibeccare di nuovo, Gon si allontanò senza preavviso, addentrandosi nella laguna.
 
Gon era indiscutibilmente un ragazzino particolare. Suo padre non gli  aveva mai prestato realmente attenzione ed era stato cresciuto con affetto dalla zia. Era ingenuo, non gli erano mai interessati i concetti di bene e male, ma apriva il suo cuore a tutto ciò che reputava incredibile.
Anche in quel momento, non si curava minimamente di tutto ciò che avveniva illegalmente, dagli spacci di droga agli appuntamenti clandestini, ma trovava quel posto semplicemente incredibile.
Il sole era tramontato velocemente, ora ad illuminare l'edificio c'erano le coloratissime luci al neon, mentre fuori c'era solo la luce della luna.
 
°°
 
Il ragazzo accucciato tra i cespugli prese un bel respiro. Aveva individuato il suo bersaglio, e da quella postazione esterna alla folla avrebbe potuto sparargli senza essere visto.
Per un secondo gli tremarono le mani; imprecò e rafforzò la presa sull’arma. Non poteva permettersi esitazioni. Doveva essere distaccato, freddo, e pensare solo al suo obbiettivo.
-Dannazione.- sputò tra i denti.
Si assicurò di avere il silenziatore, poi si protese in avanti e con cautela prese la mira. Assottigliò i suoi occhi chiari, che brillarono da sotto le folte ciglia bianche. Si concentrò, e riuscì a sotterrare in qualche remoto angolo della sua mente il lieve rimorso che lo attanagliava ogni volta che doveva mettere fine alla vita di qualcuno.
Non aveva tempo per il rimorso.
L’individuo, a parecchi metri di distanza, stava ballando con una donna. Doveva essere drogato a giudicare dai suoi movimenti. Le mani dell’uomo scivolarono sul seno di lei, che sembrava non reagire. Killua fece schioccare la lingua.
Era ubriaca.
“Perfetto”.
L’uomo continuava a muovere il bacino a tempo di musica, con gli occhi socchiusi per via delle luci troppo forti. I suoi movimenti erano rallentati a causa della droga e sembrava stare in piedi a malapena.
“Ora.”
Killua premette il grilletto.
Il proiettile sfrecciò a tutta velocità, scagliandosi nel cranio dell’uomo che, dopo un istante di paralisi, crollò tra le braccia della donna.
Lei, confusa, si levò stancamente il suo corpo di dosso, credendo che fosse svenuto e, a causa della sua vista offuscata, non fece caso al sangue che cominciò a scorrere dalla sua tempia.
Il ragazzo alzò di poco il busto, rilassando i muscoli.
Alla fine, lo aveva fatto ancora.
 
°°
 
Gon arrivò in cima ad una delle collinette, con gli stivali che di poco sprofondavano nella sabbia e le erbacce a solleticargli le ginocchia nude. Respirò a pieni polmoni, sentendo il profumo della salsedine. Il mare, illuminato dalla luna, faceva increspare piano le sue onde sulla riva e ascoltandone il suono, Gon non poté fare a meno di scendere per andare ad immergere i piedi.
Era gelida, ma cominciò comunque a camminare, allontanandosi un po' dal rave, fin quando non notò, in cima ad un’ altra collina e nascosto tra gli arbusti, un altro ragazzino.
 
°°
                                 
Killua, accucciato tra i cespugli,  si voltò di scatto. Aveva appena terminato il suo lavoro, quando sentì qualcuno alle proprie spalle. Rimase paralizzato quando di fronte a lui, vide quel ragazzino.
“Com'è possibile?” pensò terrorizzato “possibile che non mi sia accorto della presenza di questo qui?”.
Nonostante la sua giovane età, lui era uno dei migliori sicari della nazione, i suoi genitori lo aveva addestrato fin da piccolo nell'arte del combattimento al fine di tramandargli il mestiere di famiglia. Era addestrato a percepire la presenza di chiunque nel raggio di diversi metri; eppure quel ragazzino sembrava confondersi perfettamente con la natura attorno a lui.
Non poteva permettersi un errore simile, aveva una pistola tra le mani e solo pochi secondi prima aveva perforato il cranio di un uomo con uno dei suoi proiettili. Non ci sarebbe voluto molto prima che l'altro capisse.
-Tu sei un assassino?- Chiese Gon, sinceramente incuriosito. Killua si bloccò di fronte a quella domanda, poi si alzò in piedi, tenendo però bassa la pistola.
-Se lo fossi.- rispose -ora ti dovrei uccidere.-
Gon aprì poco di più gli occhi, ma non si sorprese più di tanto.
-Capisco, in tal caso dovrei riuscire a scappare, credo.-
-Lo credi?- Killua lo fissava incredulo.
-Non è la prima volta che mi ritrovo in una situazione del genere.- ammise, grattandosi la nuca -Ma sono sempre riuscito a cavarmela fin'ora. Sono abituato a sopravvivere a questo genere di cose... Però è un vero peccato.-
Killua lo guardò sorpreso -Che cosa è un peccato?-
-Bhe, tu devi avere circa quattordici anni, come me. Non ci sono persone della mia età nel quartiere dove vivo. Quando ti ho visto, ho sperato che potessimo diventare amici.- Rispose Gon alzando le spalle -Ma dovrò iniziare a correre nel momento in cui tu mi punterai la pistola contro.-
Tuttavia, Killua lasciò cadere l'arma tra le erbacce e si avvicinò a Gon -Chiameresti la polizia?
-Eh?-
-Se tu riuscissi a scappare, per quanto improbabile, tu denunceresti quello che mi hai visto fare?-
Gon sembrò pensarci per un attimo -No, non lo farei. Ho visto sparare alle persone un sacco di volte... qualcuno lo fa per vendetta, altri sono obbligati. Ci sarà un motivo per cui tu lo hai fatto. E poi non mi sembri una cattiva persona.-
-Ah no?- Chiese Killua, alzando un sopracciglio. -E come fai a saperlo?-
Gon scrollò le spalle -In un modo o nell'altro...-
-Sei proprio strano...- Il ragazzo si voltò e riprese la sua pistola, per poi riporla del suo giubbotto. Fece per andarsene quando l'altro lo afferrò per il braccio. Di norma lo avrebbe colpito, ma Killua si sorprese di  quanto quel gesto gli infondesse calore.
Essere toccato in quel modo, da quel ragazzino, non gli dispiaceva.
-Tu... come ti chiami?- gli chiese Gon.
Killua lo guardò e per diversi secondi non riuscì a dire niente.
“Perchè prima non l'ho ucciso?”
“Perchè mi fa questo effetto?”
“Perchè non si è stupito quando ha capito che sono un assassino?”
-Io mi chiamo Gon Freecs- sorrise -Ma se non vuoi dirmi il tuo nome fa niente.-
“Questo qui ha qualcosa di strano” pensò “Non riesco più a smettere di guardarlo”
Gon si voltò verso il rave, probabilmente Leorio e Kurapika lo stavano cercando, sarebbe stato meglio tornare.
-Io ora torno al rave, mi farebbe piacere se venissi anche tu.- Disse per poi cominciare ad  incamminarsi.
Nel momento in cui il viso di Gon sparì dalla sua vista, Killua parve ridestarsi.
“Lui vuole sapere il  mio nome.”
-Gon!- lo chiamò. Il ragazzo si girò e lo guardò interrogativo, con un lieve sorriso sulle labbra.
-Mi chiamo Killua.-
 
°°°





Era passato più o meno un anno, Gon non ne era certo. Erano di nuovo lì, lo stesso capannone abbandonato, la solita festa illegale. La stessa laguna dove si erano incontrati la prima volta. Killua si era steso sulla sabbia, tra le erbacce, ed aveva inspirato forte, godendosi il profumo del mare. Sia lui che Gon erano totalmente inebriati dalla musica, e Killua in parte anche dall'alcol. Avevano passato le ultime ore a ballare tra la folla, praticamente strusciandosi addosso l’uno a l’altro senza troppa vergogna, ed erano esausti.
Gon si sedette accanto a lui e gli spostò una ciocca di capelli sudati dalla fronte. L'altro sorrise a quel contatto -Lo sai che mi è stato assegnato un altro incarico da mio padre?-
-Eh? Davvero?- Chiese Gon, incredulo.
-Si, i miei non mi hanno ascoltato quando ho detto che non volevo ereditare il lavoro di famiglia- sbuffò, incrociando le braccia al petto –e ora si aspettano che io faccia fuori un'altra persona! Ma dico, è la mia vita e voglio essere io a decidere cosa farne!-
Gon sorrise all'espressione imbronciata di Killua.
-E che cosa vuoi fare?-
Killua sussultò leggermente -Bhe, ancora non lo so... immagino di voler viaggiare con te, come avevamo pensato.-
Gon ridacchiò -Ma ci serviranno dei soldi per quello.- gli ricordò.
-Per quello non c'è problema, potrei sempre catturare i membri della mia famiglia e venderli alla polizia, infondo sono dei ricercati…- ghignò compiaciuto della sua idea –Gon, ci faremmo un sacco di soldi!-
Gon rise a quell’uscita, sperando in ogni caso che Killua stesse scherzando.
-Hey Gon.- richiamò la sua attenzione.
-Mmh?-
Killua si protese verso l’altro, gli passò un braccio intorno alle spalle e appoggiò le labbra sulle sue, facendole schioccare in un dolce bacio a stampo. Gon non si era ancora abituato alle improvvise effusioni del suo ragazzo, ma si rilassò subito tra le sue braccia. Killua lo tirò a sé e lo fece stendere sulla sabbia accanto a lui, continuando a baciarlo.
-Gon- lo chiamò Killua, ancora rosso in viso –Scapperesti davvero con me?- gli chiese a fior di labbra.
Gon, che a malapena riusciva a resistere dal baciarlo ancora, sorrise e rispose di sì, perchè infondo, anche senza un soldo avrebbe seguito Killua ovunque.



 
  
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