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Autore: Emy_Emy    15/11/2017    1 recensioni
Magnus prova, ci prova davvero, ma non riesce a ricordare il suo volto, ricorda solo gli occhi, di un blu impossibile, è allora che piange, perchè non riesce a ricordare l'aspetto di quello che era, e sarà sempre, il suo tutto. Dopo quasi cinque secoli dalla sua morte, Magnus si concede di piangere il suo Alexander.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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B​lue




Alec muore una domenica di giugno, è giovane, non ha nemmeno cinquant'anni.

Mgnus non comprende subito le parole di Isabelle, stuccata e singhiozzante a casa sua, non può essere vero, si concentra sul viso della donna, i capelli, tagliati sopra le spalle, hanno perso la lucentezza di un tempo, il viso, rosso per il pianto, ha qualche ruga ai lati degli occhi, allo stregone viene in mente un'altra immagine, un altro viso, quello di un ragazzo dai capelli neri è gli occhi di un blu troppo profondo da descrivere, il suo Alexander, bello come l'angelo da cui discendeva. Una fitta al cuore gli toglie il respiro, non può essere morto, era ancora giovane, aveva ancora tempo. Si guarda intorno, non riconosce quasi più lo spazioso loft che chiama casa, tutto in quel posto grida Alec, dalla cucina, perfettamente in ordine, alla libreria piena di testi antichi. Isabelle si scosta e gli dice qualcosa, Mgnus non registra, capisce solo che Alec è morto, e non tornerà più a casa per cena.

Il funerale è straziante, Jace fissa il vuoto, con espressione vuota, mentrre Clary piange sul suo petto, una parte della sua anima è morta con il suo parabatai, Simon sorregge Isabelle, che sembra non reggersi in piedi sui tacchi, Mgnus non piange, non si dispera, se ne sta in disparte, fasciato in un sobrio abito bianco, il viso struccato sembra ancora più giovane, le persone lo additano e bisbigliano, ma a lui non importa, non importa più niente ormai.

Il giorno dopo lascia Brooklyn per sempre, il loft parla troppo di lui, e Mgnus non vuole ricordare, lascia un messaggio a Isabelle, non le dice il suo nuovo indirizzo, ma le spiega i motivi della sua partenza.

Passano gli anni, lui torna a New York solo quattro volte, per dire addio a quella che un tempo era la sua famiglia. Magnus vive a Berlino ora, nella sua vita non ci sono più lustrini e colori, ma solo anonimi maglioni neri e capelli senza gel, a volte, quando rincasa dopo una lunga giornata di lavoro, per un attimo si dimentica e chiama il suo nome, prima di bloccarsi, lasciando la frase incompleta. Torna a Brooklyn -a casa- solo dopo mezzo secolo, non è cambiato niente, escludendo il manto di polvere e sporcizia, non sa perchè ha deciso di tornare, forse è solo masochista. Gli occhi gli cadono su una cornice, Alec ricambia il suo sguardo allegro, ricorda quella foto, erano a Parigi, sorridenti ed innamorati come non mai. Lascia cadere la foto – qund'è che l'aveva presa in mano?- e si dirige verso la camera da letto, entrare in quella stanza è doloroso, una marea di ricordi lo investono, tutte le notti, i baci e le carezze, le coperte sono appallottolate ai piedi del letto, lui fa un respiro e apre l'armadio, deve cercare un po', ma alla fine la trova, sotto una pila di maglioni scoloriti, una sciarpa blu, blu come gli occhi del suo Alec, non dimenticherà mai i suoi occhi. Si avvolge la sciarpa al collo, forse è la sua impressione, ma profuma di sandalo.

Passano ottant'anni prima che smetta di girarsi a cercare gli occhi del compagno, o che perda l'abitudine di cercare i piedi di Alec durante la notte, quando si accorge di questo sobbalza, non vuole dimenticare, non vuole guarire, guarda la cornice sul comodino, ritrae una vacanza a Parigi di quasi settant'anni prima, capisce allora che non potrà mai dimenticare quel Nephilim.

Cento anni dopo Magnus ha riiniziato ad indossare colori, si è riunito a Catarina e ora stanno ridendo ad un bar, si rabbuia vedendo una coppia passeggiare mano nella mano, ma non lo da a vedere, cerca di richiamare l'immagine di quel ragazzo che aveva amato così tanto, ma i suoi lineamenti si fanno sfocati, solo una cosa è nitida, lo sguardo azzurro e innocente.

Passano i secoli, e Magnus ha altre storie, niente di importante comunque, il ricordo di Alec è sepolto, non torna mai a galla. Mgnus ha dimenticato quasi completamente i lineamenti dello shadowhunter, non ricoda più il suo nome. Una sera, frugando in una vecchia scatola di vestiti, trova una logora sciarpa che un tempo, forse due o tre secoli prima, doveva essere blu, sa che non è possibile, ma crede di sentire un leggero alone di sandalo, senza che se ne accorga il nome di Alec gli sfugge dalle labbra, i sentimenti tornano a galla, e Magnus prova, ci prova davvero, ma non riesce a ricordare il suo volto, ricorda solo gli occhi, di un blu impossibile, è allora che piange, perchè non riesce a ricordare l'aspetto di quello che era, e sarà sempre, il suo tutto. Dopo quasi cinque secoli dalla sua morte, Magnus si concede di piangere il suo Alexander.

 

 

 

 

 

N.d.a

 

Non ho idea di come sia venuta, spero bene.

Vorrei aggiungere il fatto che ho letto solo TMI, quindi non so se ci sono incoerenze con le altre saghe.

Recensite,

Emy.

   
 
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