Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: __Lily    15/11/2017    0 recensioni
"Nonostante tutto Jon rimase nell’ombra mentre Sansa Stark fece un passo verso l’oscurità. [...] Jon aveva osservato la sorella: la veste smossa dal vento, il metalupo degli Stark ricamato nel suo vestito e i suoi occhi blu come quelli della madre si erano fatti freddi - quasi glaciali - come il vento del Nord. 
I suoi capelli rossi come le fiamme del fuoco illuminavano l’oscurità nella quale si stava addentrando.

«Fai ciò che devi Sansa» aveva sussurrato guardando la sorella scomparire dentro quel canile."
Genere: Azione, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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CINQUANTOTTO




Faceva freddo, ogni passo che faceva il freddo sembrava aumentare, sempre più, instancabile e senza paura, mentre il cuore di Jon tremava al pensiero che mai più avrebbe rivisto Grande Inverno, Sansa, Arya, suo figlio.
Bran cavalcava affianco a lui, silenzioso come uno spettro, perso in qualche sua visione, già sapeva che non sarebbe mai riuscito a salvarlo, Bran glielo aveva detto, lo aveva detto a tutti, ma infondo quel ragazzo su quel cavallo bianco come la neve non sembrava più suo fratello.
Si aveva le sue fattezze, la sua voce, le sue gambe spezzate, ma non era più suo fratello, non era più Brandon Stark, era solo il Corvo con tre occhi, lo aveva già perso.
Sentì un sibilo e alzò la testa, vide due draghi volteggiare sopra di lui, Daenerys stava sfidando il gelo di quello tempesta volando sul dorso di Drogon, forse era il suo sangue di Targaryen a impedirle di congelare, di cadere a terra stecchita per il troppo freddo.
Da terra lui e tutti gli altri erano solo dei puntini, questo Jon lo sapeva bene, ricordava ancora la sensazione che aveva provato volando con Rhaegal, una sensazione di libertà e di pace, per un istante era tornato bambino, aveva dimenticato i veri problemi, ma era stato solo un istante.
Cavalcarono per ore, finché non ordinò di fermarsi.
Erano così tanti, un vero esercito ma gli Estranei erano molti più di loro, infinitamente di più.
«Accendete dei fuochi, molti fuochi. Faremo la guardia a turni. Sono stato chiaro?»
Gli uomini annuirono, Gendry si avvicinò e gli diede una pacca sulla spalla.
In poco tempo le tende furono montate e i due entrarono insieme, si sedettero e bevvero un po’ di birra.
«Non saresti dovuto venire con me, Gendry.»
«Perché? E’ anche la mia guerra questa. Non sono un codardo.»
Jon gli sorrise, un sorriso stanco.
«No, so che non lo sei ma sai bene che in pochi torneremo a casa» rispose tristemente pensando a Sansa.
«Lo so, ma noi saremo tra quei pochi Jon. Non intendo morire, ho ancora tanto da vivere.»
«Arya ti aspetterà impaziente. Non credevo che un giorno qualcuno avrebbe potuto meritarla e soprattutto non credevo che si sarebbe davvero innamorata» disse ricordando la sorella, tutti i guai in cui si cacciava, le volte in cui l’aveva osservata di nascosto allenarsi al tiro con l’arco, l’applauso di Eddard Stark quando lei aveva centrato il bersaglio al cinquantesimo tiro o anche di più.
«Io voglio sposarla» disse Gendry fissando negli occhi Jon.
Quel ragazzo non assomigliava affatto al ricordo che Jon Snow aveva di Robert Baratheon, ricordò la delusione che aveva provato quando il re era giunto a Grande Inverno, non era come lord Stark raccontava, era tutto l’opposto: basso, grasso e con la barba incolta; Gendry invece era alto e magro e la barba ben curata.
Era forse era così un tempo re Robert? - si ritrovò a chiedersi.
Quell’uomo aveva ucciso il suo vero padre e preso i Sette Regni, si era seduto su un trono che non gli apparteneva.
Gendry stava ancora aspettando una risposta.
«Se la ami davvero, io non mi opporrò. Voglio molto bene ad Arya, gliene vorrò sempre ma più di ogni cosa decisero che sia felice. Ha sofferto troppo, come ognuno di noi, del resto.»
«Ti prometto che non la farò soffrire.»
«Allora vedi di tornare tutto intero da lei» rispose il re del Nord dandogli una pacca sulla spalla.





Il castello era grande e vuoto, sembrava anche più freddo da quando erano partiti tutti e Jon gli mancava, era come se il suo cuore fosse stato diviso in due parti e l’altra parte ora stava marciando oltre la barriera, verso morte certa.
Cerco di scansare quel terribile pensiero, posò la mano sulla pancia, era quello riusciva a tranquillizzarla di più, sentire che Robb stava bene e che era al sicuro, almeno lui.
Non poteva fare nulla per Jon, o per Gendry e tanto meno poteva fare qualcosa per Bran.
Si fermò difronte alla sua vecchia stanza, ricordò il giorno in cui Robert Baratheon era giunto al Nord con la sua famiglia.
Si rivide seduta su quella sedia mentre la madre le spazzolava i lunghi capelli ramati, le sue suppliche per farla partire, per lasciare quella desolazione, senza sapere quanto poi avrebbe lottato per fare ritorno a casa.
Non si era accorta di stare piangendo, la gravidanza la stava rendendo più sensibile, più incline al pianto.
Qualcuno le afferrò la mano e la strinse nella sua, era piccola e calda, sapeva che era la mano di Arya.
In passato si erano odiate così tanto e ora Arya era il suo più grande sostegno.
«Vorrei che la mamma fosse qui» disse Sansa asciugandosi quella lacrima calda che le aveva rigato il volto.
«Anch’io» rispose tristemente Arya.
«Mi spazzolava sempre i capelli, prima di andare a dormire.»
«Ci provava anche con me» disse Arya con un mezzo sorriso, odiava farsi spazzolare i capelli, al contrario di Sansa.
«Non conoscerà mai suo nipote.»
«No, ma lui conoscerà lei. E conoscerà i suoi nonni e i suoi zii. Li conoscerà attraverso i nostri racconti.»
Sansa si voltò verso la sorella, era più piccola ma in quel momento sembrava lei la più grande, la più saggia.
«Conoscerà anche suo padre attraverso i nostri racconti?» chiese Sansa con la voce spezzata dal troppo dolore del pensiero della morte di suo marito.
«Jon tornerà e anche Gendry.»
«Arya… lo pensi davvero?»
«Si» rispose senza nemmeno esitare e con voce ferma.
Sansa posò la mano sulla maniglia di quella pesante porta e la chiuse e così richiuse anche i ricordi del passato, belli e brutti.
«Andiamo a mangiare qualcosa di caldo, ci farà bene.»
Annuì senza rispondere, mangiare qualcosa di caldo avrebbe fatto sicuramente bene a entrambe.





«Cosa dicono i tuoi uccelletti Qyburn?» domandò Cersei Lannister seduta al suo tavolo, una coppa di vino stretta in mano.
«Ci sono delle novità, maestà» rispose il maestro rinnegato dalla Cittadella.
«Parla.»
«Ser Jaime è a Grande Inverno, e da quanto ho capito si è messo al servizio di Sansa Stark.»
«Sta servendo la puttana che ha ucciso nostro figlio?!» disse furiosa posando la coppa sul tavolo, facendo rovesciare un po’ di vino.
«Si mia regina.»
«Che altro?»
«Sansa Stark aspetta un bambino dal re del Nord.»
«E’ incinta?»
«Questo è quanto i miei uccelletti hanno riportato dal Nord.»
Cersei si lasciò andare contro lo schienale della sedia, poggiò la testa e strinse le mano attorno ai braccioli, poi riprese il vino e iniziò a berlo con più gusto.
Sansa Stark aveva ucciso il suo primogenito, lei, Cersei Lannister, prima del suo nome e regina dei Sette Regni avrebbe ucciso il suo.

  
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