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Autore: AndreaBrivio17    16/11/2017    0 recensioni
Questa storia narra di un abate, nonché cavaliere d’Ordine, e del suo botanico. I due vengono coinvolti in una battaglia contro un popolo nemico. Una storia di avventura e di pericoli, che si può considerare il seguito de “Il piccione, il ratto, il canguro e i dinosauri”. Stavolta, però, invece che servirmi del vocabolario, ho unito le parole che uscivano da “una voce a caso” di Wikipedia. Buona lettura.
Genere: Avventura, Commedia, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I quattro passarono i colli Cummings calpestando qualche Macroscelide che viveva lì, ma era un prezzo da pagare se volevano vincere la guerra senza troppi danni. Dolatrabus sembrava così potente che neppure il dio Fobos incuteva così tanta paura.

Dopo quindici minuti la bestia era arrivata a destinazione. L’elefante si avvicinò a quella sorta di carro armato che era il NASL di Monthey. Il colonnello si stava lamentando di una spia accesa.

“No Power. Mon dieu. Cos’è che non va!” Si accorse poi dell’arrivo del robot allora si voltò verso di esso urlando: “Minazuki, scendi e aiutami a ripararlo. Dr.Pfalz, si diriga verso la battaglia con Dolatrbus. Schiacciateli per bene, mi raccomando”.

Minazuki, un attimo prima di scendere, disse agli altri: “Dottore prendi il mio posto. AJ, tu sarai il copilota. Io sono superflua qui. Conto su di voi; come tutti del resto”.

I tre lanciarono Dolatrabus dritto verso il campo di battaglia come fosse un giocatore di rugby pronto a sfondare le difese della squadra avversaria. I loro nemici erano esperti in battaglia: si servivano di ghiandaie addestrate dalla formazione del Catanzaro Calcio; ma non potevano nulla contro un proboscidato di quasi 12 metri.

La radio dentro alla cabina di pilotaggio suonò: “Qui unità ISO3166, parla Batley. Chiediamo rinforzi sul lato Sud del fiume. Il Rotenone che usavamo come arma nel fucile a gas è finito”.

“Qui Dolatrabus, parla AJ. Ti vedo e ho qualcosa che può servirti. Arrivo. – Mise giù la radio e si girò verso Paul – Avevi ragione. Gli intrugli chimici possono sempre fare comodo”. Detto ciò si mise una delle maschere anti-gas presenti all’interno del robot e scese. Paul rimase lì, fermo. Lo guardò andarsene; correre impavido in mezzo al vento e alla pioggia per aiutare il compagno.

“Zalta dafanti. Tobbiamo muoverci. Ziamo nel mirino dei basooka della fanteria”. Lo destò dai suoi pensieri il dottore. Paul si dispose accanto a Pfalz chiedendo: “Che devo fare?” “Io mi muovo ferso il ponte, tu ztai pronto a zparare con qvel joystick”.

Il dottore fece rombare al massimo il motore Dodge che, con l’ausilio dei due modulatori, erogava una potenza enorme, ai limiti della criticità. Si avviarono quindi verso il ponte.

“Zpara con il lazer contro i nemici. Forsa che azpetti!” Il cavaliere eseguì gli ordini e cominciò a sparare. Era però la prima volta che prendeva in mano un’arma così tecnologica e ci mise un po’ per di beccare un bersaglio. Dopo un paio di minuti passati a sparare a vanvera, colpì qualcuno: Idah, il principe degli Atila, figlio di Wolverton. Quest’ultimo se ne accorse. Si girò verso Dolatrabus con occhi di ghiaccio e, con la sua armatura meccanica, iniziò a correre incontro all’elefante robotico.
   
 
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