Che fai, Lia, ti nascondi? Dissimuli con i tuoi vestiti strani, un po’ buffi e sexy a modo loro, che tanto studi moda e te lo potresti permettere, in ogni caso. Ma guardati, con i tuoi occhi vispi e l’infinita dolcezza che hai. Quella puoi addomesticarla quanto vuoi, ma non la puoi controllare. Ti sfugge dalle mani con una carezza, dalle labbra con un sorriso immenso che riempie la stanza, il mondo e il cielo di scintille. Quelle labbra sottili che cantano una melodia antica e ipnotica, negli intermezzi silenziosi di un discorso banale.

Tu ti nascondi, ma a me è sembrato di scorgere una domanda nel tuo sguardo, quando si posa su di me. E mi illudo che sia la stessa che mi ripeto io nella mente. Sarebbe tutto così semplice, se me la porgessi, quella domanda. Ti risponderei di sì, che per me è lo stesso e che va bene così, non c’è niente di male.

Lia, l’hai fatto davvero! Mi hai preso la mano, sull’autobus affollato che prendiamo insieme ogni sera per tornare a casa, l’hai carezzata con le tue dita morbide e mi hai detto che questo weekend dovremmo vederci, studiare un po’ insieme, andare in un bar carino e fare merenda con una cioccolata calda mentre fuori finalmente nevica. Non era una domanda, non una richiesta implorante come lo sarebbe stata la mia, se avessi avuto il coraggio. Era una constatazione, perché è naturale così, è quello che è giusto e che dev’essere, noi due sedute ad un tavolo troppo stretto, le mani che si sfiorano e gli occhi che si baciano.

Io ora ho paura. Ne hai anche tu? Non credevo che proprio io sarei stata fragile, proprio io che ho sempre detto che sarà quel che sarà, che credo nel destino e sono sempre stata pronta ad aspettare. Proprio io, che ora ho trovato il posto giusto per ogni frammento di cuore, non riesco a gridare al mondo quanto sia felice. Credimi, sono felice, perché tutto e finalmente giusto. Ma se non fosse giusto per gli altri? Io che ho imparato a non tenere conto del giudizio altrui, dopo anni di spine e allenamento, ora temo anche solo una parola. Sai, Lia, quelli che più ami possono distruggerti.

Ma se tu mi tieni la mano, la forza si moltiplica, si propaga nelle vene un’onda di coraggio infiammato. È passato da poco Natale, quindi si sa che sono tutti più buoni, si spera. Con la mia guerriera al mio fianco posso sopportare i silenzi, le lacrime trattenute, quella confusione che so che chiede tempo per dissiparsi.

L’importante è che passeremo insieme il Capodanno a casa dei tuoi, faremo lunghe passeggiate, ridendo e scambiandoci carezze con le mani gelide, per dispetto. Ce ne staremo sedute in riva al mare grigio come il cielo e ti guarderò con orgoglio stringerti nella sciarpa colorata che ho fatto per te.

Lia, è di nuovo Natale! È sempre stato il mio periodo preferito, fin da piccola, ma dall’anno scorso c’è qualcosa in più da festeggiare: dodici mesi di batticuore costante, ogni volta che sento il tuo respiro sulla pelle, dodici mesi di messaggini, di occhi pieni del tuo sorriso, di labbra arrossate, di corpi caldi aggrovigliati sotto una coperta troppo piccola, dei tuoi vestiti buffi, di silenzi, di rabbia e di gioia che ti fa dimenticare tutto. Se mi guardi in quel modo mentre mi dici che tutto questo sarà per sempre, mi fido ti te come non ho mai fatto prima.