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Autore: Debby_Gatta_The_Best    19/11/2017    2 recensioni
Ad ogni fandom equivale una AU scolastica uguale e contraria, e come poteva il famigerato universo di Mario esentarsi da questa legge della fisica? Aprendo questa storia, vi ritroverete di fronte al solito brodo riscaldato di bulli, fighetti, protagonisti stereotipati... o forse no?
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Consilia/Farfalà, Daisy, Luigi, Peach, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitoli di efp

[FARFALA’, 3^ persona]

Probabilmente Giovedì, sera, Ottobre


Da fuori, la luce fredda dei lampioni filtrava appena dentro la finestra, posandosi sui contorni della stanza senza troppa convinzione.

“Fa freddo, per essere autunno…” pensava, rannicchiata sopra al letto.

Ora che la vedeva nella penombra, la stanza sembrava vuota e ordinata.

“Devo mettere via tutti gli scatoloni, domani…” si ricordò. I suddetti erano addossati in un angolo buio, e neanche stringendo gli occhi riusciva a vederli.

“Domani mi metterò qualcosa di più caldo… lo shalle di mamma magari...” si disse, cambiando posizione e voltandosi verso il muro bianco.

“Spero di non dover reincontrare quel cafone” ammise a sé stessa dopo un po’.

I minuti passavano. Anche il rumore della rissa che aveva sentito per un bel pezzo si era finalmente placato.

“Chissà se in questo luogo pieno di gente che si scazzotta finirò per farmi male… - si chiedeva, cercando di non pensare ad altro - o peggio, finirò per abbassarmi al loro livello… vallo a sapere, cosa succederà, in questo Campus…”

Una parte di lei, in quel momento, avrebbe voluto alzare le coperte, arrotolarcisi dentro e addormentarsi al caldo in un dolce abbraccio morbido. L’altra parte rammentava ancora il ragno che aveva trovato il giorno prima nel rifare il letto.

“Era un ragno piccolo piccolo… - continuava a ripetersi - non punge… sicuramente… credo…”

Buffa, la paura irrazionale, si diceva.

Ma per quanto cercasse di concentrarsi su altro, la mente gli ritornava sulla pesante giornata appena trascorsa.

“Quel figlio d’un cane… letteralmente” si ripeté, cercando di ignorare il suo brutto muso che continuava ad aleggiarle davanti agli occhi.

“Andiamo, non è andata così male” le sussurrò una vocina all’orecchio, mentre si sforzava di addormentarsi.

“Peach è stata carina con te.”

“E’ già tanto che ti ricordi il nome” ribatteva.

“Non vuoi diventare una pessimista cronica come tua madre, no?”

Farfalà rabbrividì al solo pensiero.

“Per la miseria, no, ci mancherebbe.”

“Allora prendila con positività.”

“Fosse facile…” ma mentre se lo diceva, si rese conto che in realtà non era così difficile. Avrebbe solo dovuto pensare alle cose belle della giornata, come faceva quando si sentiva giù.

“Okay, non ti va giù che questa prima giornata non sia andata come speravi - ammise a se stessa - ma adesso renditi conto che poteva andare molto peggio. E da domani vedremo di far rifiorire queste aspettative.”


Era partita bene, a dire il vero. Dopo essersi data una sistemata, aver indossato la camicetta bianca che le piaceva molto e i fuseaux beige, ed aver ricontrollato di aver preso i quaderni per gli appunti e la cancelleria varia, si era messa la borsa a tracolla ed era uscita, nervosa e felice insieme per il primo giorno di studi alla Heaven University. Con la paura di far tardi, a causa della distanza che separava il suo monolocale dal nucleo scolastico, aveva subito affrettato il passo, con gli occhi ben piantati sulla stradina con la paura di perdersi.

Quel campus era davvero enorme, aveva constatato in pochi giorni, e il prezzo per una camera più isolata ed economica era quello di trovarsi quasi al limitare della pineta, ben lontana dagli edifici scolastici.

Più si era avvicinata al nucleo del villaggio scolastico, più persone aveva incontrato. Ragazzi della sua età, o un po’ più grandi, che andavano a lezione, o si avviavano nella Hall della scuola per fare colazione; altri che non avevano lezione si portavano i libri per ripassare su una panchina, o alcuni si dirigevano in biblioteca assieme agli amici per studiare l’argomento del prossimo esame.

Farfalà si era sentita assai indietro con gli studi dopo aver visto quel gran viavai di gente armata di libri e cultura, ma si era ripetuta con fermezza che avrebbe recuperato il primo mese senza troppi problemi, se si fosse impegnata al massimo. La Heaven University aveva una sua fama anche per l’essere un’Università impegnativa, ma clemente con gli studenti che dimostravano impegno e costanza. Qualità che a lei non erano mai mancate, per sua fortuna.

I problemi erano iniziati appena aveva messo piede nella Hall. Si era ritrovata davanti ad un brulichio di persone, fiumi di creature di ogni razza e provenienza che attraversavano l'edificio per raggiungere le aule, che si sedevano ai tavolini dei bar - ben due bar - a bere, mangiare, leggere, chattare, chiacchierare con gli amici. Gruppetti di giovani che sghignazzavano addossati alle pareti, addirittura un paio di banchetti allestiti sul momento per sponsorizzare eventi vari organizzati dagli stessi studenti…

Farfalà si era sentita subito ingabbiata, rinchiusa tra quelle mura con quelle persone, troppe persone, che le scivolavano intorno, da ogni lato, chiacchierando e gesticolando senza ritegno, persone che la urtavano come se fosse stata invisibile, o che la artigliavano con sguardi investigativi, o peggio ancora, con sguardi divertiti. Cercando di rimanere calma, ignorando la pelle d’oca che l’avvertiva di tutti gli sguardi posati sopra di lei, aveva acceso il cellulare per controllare la foto alla mappa del campus che aveva fatto il primo giorno, per controllare dove si trovasse l’aula di farmacologia. Nel farlo, le si era avvicinato un tipo eccentrico, coperto di lustrini e vestito come un mezzo divo, che le aveva chiesto se avesse avuto bisogno di indicazioni, ma lei aveva trovato quel che cercava sulla mappa.

Vi si era diretta il prima possibile, cercando di sfuggire a quella Hall caotica che le ricordava i tempi infernali del liceo.


La mattina, dopo tutto, non era trascorsa così male. La prima lezione le era sembrata interessante, l’insegnante sembrava una persona in gamba per quanto forse troppo rigida negli atteggiamenti.

Non aveva potuto fare a meno di confrontare la vecchia università con la Heaven, e le prime cose che aveva notato, oltre l’immensità di quella struttura, erano state l’efficienza e la prontezza che quel posto emanava da ogni metro quadrato. La fama di quella scuola si poteva quasi respirare. Era una reggia a confronto della miseria in cui si era ritrovata il primo anno, poco ma sicuro.

Dopo aver consumato un rapido snack, si era seduta su una panchina libera nel piazzone del campus, una sorta di enorme giardino oblungo tagliato da stradine regolari che portavano ai vari edifici, e si era messa a leggere il suo libro sulla fisica quantistica. Nonostante gli restasse pesante e lento, lo trovava interessante. E poi, quando poteva conoscere qualcosa in più, era sempre spinta a continuare nonostante gli ostacoli. Il corso successivo si sarebbe svolto alle 11:00, e quindi ebbe tempo di sfogliare anche il libro di Scienza Dimensionale. I corsi ai quali si era iscritta erano molti, tutti in date molto diverse l’uno dall’altro, si era anche prenotata ai corsi di cucina di base che si sarebbero svolti a gennaio. Il ventaglio di materie che aveva scelto l’aveva soddisfatta: differenti, varie, ma interessanti e comunque in sintonia con la sua curiosità. Non sarebbe mai andata ad un corso di teatro, o da qualche altra parte dove sarebbe stata costretta ad interagire direttamente con le persone che la circondavano, o a mettersi in mostra.

Una voce melliflua le era entrata nelle orecchie, ad un certo punto.

«Noto con piacere che qualcun altro è interessato alle Scienze Dimensionali» e poi una risatina sotto i baffi.

Alzando lo sguardo si era ritrovata faccia a faccia… si poteva dire così? Aveva incontrato una maschera montata sul corpo di un ragazzo minuto - o almeno era quello che sembrava - intento a guardarla attraverso le fessure della suddetta.

«Oh, emm, è solo un corso extradidattico. Non seguo un indirizzo magico...»

«Ahahah - l’altro non aveva dato conto alle sue parole - e pensare che iniziavo a temere la graduale sparizione di questa materia. E invece, spunta fuori addirittura un corso pomeridiano… com’è buffo il mondo, non trovi?»

Farfalà aveva perso le parole dello strano essere, in quanto era rimasta a fissargli la bocca muoversi sopra la maschera con innato stupore. Non aveva mai visto una creatura del genere in vita sua, e non sapeva come comportarsi.

«Mhh, mi pare di capire che tu sia ancora vergine di questa scuola, il tuo dolce viso innocente emana estraneità da tutti i pori...»

«Emm, in effetti sono qui da… da poco.»

Si era sentita a disagio ma allo stesso tempo affascinata nello stare di fronte a quel tipo bizzarro con una maschera bianca e nera la posto del volto.

«Ahah! Saprai perdonarmi, ma sembri sperduta, come un pezzo di origami in attesa della colla per costruire la statua di carta che è la tua cultura. Sei qui, da sola, lontana da questi… - si guardò attorno, adocchiando dei gruppetti di studenti sorridenti e divertiti - energumeni viventi, in cerca della vera felicità, una cultura che possa sollevarti spiritualmente al di sopra dei nostri rozzi coetanei» sul suo particolare volto si era allargato un sorriso inquietante e divertito.

Farfalà non era riuscita a cogliere tutto quello che lo strambo figuro le stava dicendo, ma aveva annuito lo stesso, con falsa decisione.

«Be’, credo sia ora che vada - si portò le mani in tasca, chinando leggermente il capo da una parte - il corso di teatro mi aspetta. Sono sicuro che si stanno disperando, senza il sottoscritto.»

Farfalà avrebbe giurato di averlo visto fluttuare per qualche secondo.

«E credo anche che ci rivedremo in giro, o mia cara ragazza che ha capito tutto della vita. Ciao!~»

E con uno schiocco di dita si era dissolto, così, di fronte a lei, lasciando dietro di sé uno strano suono simile a quello di un campanello. Nel punto esatto in cui il suo corpo era sparito, la ragazza aveva visto tremare l’aria come se fosse stata surriscaldata, per qualche secondo.


Dopo quel particolare incontro, non era successo nulla di strano per il resto della mattina. Nulla da cui non era riuscita a sfuggire come un’anguilla sguscevole, almeno. Verso le quattro, quando era invece uscita per avviarsi verso l’edificio di materie matematiche e fisiche, era stata fermata dallo stesso Mollalosso della mattina, quel tipo dalla pelliccia blu vestito in modo eccentrico.

«Ma guavda chi ho l’onove di veincvontvave!»

Non aveva capito una singola parola, ma aveva strattonato il braccio togliendolo dalla stretta dell’altro.

«La fanciulla pevduta!»

«Non ti conosco» aveva cercato di toglierselo dai piedi lei.

«Andiamo, non devi fare la timida, sono un vagazzo in gamba, posso aiutavti.»

«Non ho bisogno di nessun aiuto!» e si era subito lanciata verso l’edificio, quasi chiudendocisi dentro. Inizialmente aveva dato peso a quell’offesa subita, ma poi aveva scosso la testa dicendosi che il mondo era pieno di idioti. Aveva passato il corso con in testa quello sbruffone, e quando si era resa conto di aver saltato le spiegazioni basilari era troppo tardi. Alla fine della lezione era uscita mogia mogia dall’aula, cercando di farsi forza dicendosi che era solo un corso culturale, e che se perdeva qualcosa poteva ritrovarlo facilmente su internet o in qualche libro.

«Oh, hey ciao!» una voce solare l’aveva chiamata. Per la terza volta in quella giornata era stata avvicinata da qualche estraneo, o quasi. Si era ritrovata infatti a guardare in faccia a quella ragazza carina che qualche giorno prima le si era avvicinata chiedendole del libro.

«Ciao! - l’aveva salutata nuovamente, raggiante - hai iniziato i corsi?»

«Sì, ho appena finito il primo di fisica quantistica...» colta improvvisamente dall’imbarazzo, aveva iniziato ad accarezzarsi un ciuffo di capelli con visibile nervosismo.

«Guarda, io esco adesso da uno di economia. La odio ma… insomma, mi hanno quasi obbligato a farlo perché è… - aveva esagerato un verso gesticolando - “essenziale per il mio futuro”, capisci?»

E si era messa a ridacchiare. Lì, neanche Farfalà era riuscita a trattenere una smorfia divertita.

«Conosco la sensazione. Mi hanno costretta a fare molte cose che trovavo e trovo tutt’ora inutili, in vita.» ammise ridacchiando.

«Penso che purtroppo tocchi un po’ a tutti.»

Farfalà era rimasta con il capo parzialmente chino e l’aria da asociale cronica per qualche secondo, fino a che Peach non l’aveva afferrata delicatamente per un braccio proponendole di andare a mangiare un gelato.

«Un gelato, con questo freddo?»

«Sì, sono gli ultimi della stagione, sennò poi finiscono! E poi sei nuova, posso mostrarti i posti migliori dove mangiare!»

In poco, la ragazza era riuscita a trascinarsela dietro. Erano andate in questo chiosco, ed avevano veramente mangiato gelato nonostante l’aria fredda. Peach aveva iniziato a parlarle come se fosse una sua grande amica, e se la cosa all’inizio l’aveva messo a disagio, dopo la ragazza aveva dovuto ammettere a sé stessa che parlare un po’ le aveva fatto piacere. Forse stringere qualche amicizia non le avrebbe fatto male.

Ed ecco che si era avvicinato, per la terza volta, il fastidioso figuro. Il Mollalosso eccentrico aveva fatto la sua comparsa alle sue spalle, per poi chiamarla con un nomignolo sdolcinato che non riusciva a rammentare.

«Le nostve stvade si veinconvtano!»

«O forse mi stai seguendo!» aveva sibilato lei voltandosi di scatto e puntandogli addosso uno sguardo tagliente.

«Nando! - l’aveva apostrofato Peach, senza perdere contegno - non importunare la mia amica!»

Il tipo, quel Nando, si era improvvisamente sentito a disagio.

«Oh, Peach! Erm, è straor… svaovdinavio vedevti! Sai che pev me sei come una stella che bvil-»

Ma Peach si era avvicinata con fare minaccioso, serrando i pugni e penetrandolo con uno sguardo più freddo del gelato che aveva appena mangiato. Nando era stato scosso da un brivido, aveva borbottato un “au reoir signove!” e si era allontanato a passi svelti.

«Vedo che hai già conosciuto quel gran bischero che è Nando.»

«Evidentemente...»

Peach aveva notato il suo disagio, e le aveva sorriso per rassicurarla.

«Stai tranquilla, è innocuo, solo molto cocciuto e fastidioso. Dopo un po’ però ti lascia in pace.» si scostò un ciuffo di capelli dagli occhi, pensierosa.

«Non come qualcun altro...» aveva poi aggiunto a bassa voce.

«Oh… speriamo… comunque, grazie per avermi difesa.»

«Figurati cara!» il volto della giovane bionda era tornato a risplendere.

«A meno che tu non sia Goombella, non dovrebbe più darti noia. Mi dispiace per quella povera ragazza, neanche la mia autorità riesce a scollarglielo di dosso.»

Farfalà, che non conosceva nessuna Goombella, si era limitata a rimanere in silenzio.

«Sei una persona importante, da queste parti.» scherzò quindi dopo un po’ Farfalà.

«Ahah, diciamo che sono… popolare! Però non voglio sembrarti come quelle antipatiche stereotipate delle serie tv scadenti!» aveva subito messo in chiaro.

«No, no, tranquilla, sono la prima ad odiare i pregiudizi.»

Farfalà si era sentita per la prima volta felice di avere accanto una persona che condividesse le sue idee. Ed anche se Peach continuava a sembrarle una tipa molto eccentrica, si era sentita bene con lei, in quel momento.


Ripensandoci, in effetti, quella giornata non aveva fatto così schifo.

“Visto?”

Si era detta.

“Potresti anche sopravvivere, sai?”

Sì, ce l’avrebbe fatta. Si addormentò poco dopo.






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Commento d'autore
Vi siete ormai imbattuti in uno dei miei personaggi preferiti, Farfalà, di Super Paper Mario. Come avrete intuito, questa ragazza entrerà a far parte dei molteplici protagonisti che già guidano questa storia.
Nonostante, chi mi conosce lo saprà, Farfalà sia solitamente uno dei personaggi chiave delle mie storie (I personaggi di SPM in generale, un altro l'avrete sicuramente riconosciuto in questo stesso capitolo), visto che questa AU si incentra soprattutto su personaggi più classici, cercherò di non puntare tutti i riflettori su di lei.
Almeno per un po' XD

Non smetterò di ripeterlo, ma vi sarei molto grata se mi lasciaste una breve recensione ogni volta che ne avete il tempo, per darmi opinioni su come potrei migliorare o anche solo per farmi sapere se il capitolo vi è piaciuto! E ricordate, potete proporre vari personaggi da utilizzare come spalle o comparse, per rendere questo mondo ancora più variopinto di quanto già proverò a renderlo ;)
Grazie per la lettura e arrivederci!



  
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