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Autore: esserre93    20/11/2017    0 recensioni
Amelia Shepherd decide di trasferirsi a Seattle e iniziare una nuova vita con la sua nuova famiglia
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Amelia Shepherd, Arizona Robbins, Callie Torres, Owen Hunt, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Una volta tornate a casa, senza dire nulla, entrambe si recarono nella loro camera da letto. Le loro labbra si sfiorarono e l’una inspirò il respiro dell’altra. Un attimo dopo le loro labbra entrarono a contatto, fu un bacio lento, un bacio senza fretta, un bacio dato per sentire quanto si desiderassero e quanto si amassero. Amelia si sentì avvampare, non appena le mani di Arizona sfiorarono la sua schiena. La mora assecondò quel gesto e iniziò a spogliare la donna di fronte a lei. Quella sera nessuna delle due avrebbe avuto fretta, quella sera nessuno avrebbe rovinato il momento che tanto aspettavano, quella sera era tutto perfetto.
 
- Lo sai che non ho mai amato nessuno, come sto amando te? – qualche ora dopo Amelia e Arizona erano distese l’una sull’altra. La mora inspirò profondamente il profumo dei capelli di Arizona; adorava il suo shampoo
- Anche per me è così e a volte tutto questo mi fa paura
- Lo so, è un amore del tutto fuori controllo, eppure mi rende felice
- Secondo te ci faremo del male?
- Io non vorrei mai farti del male
- Non volontariamente. Ci amiamo talmente tanto, che quando litighiamo ci creiamo cicatrici profonde e dolorose
- Quelle cicatrici guariranno, è normale discutere
- Sei cambiata tantissimo da quando sei arrivata qui e sono fiera di te
- E’ anche grazie a te che sono diventata quello che sono, incontrarti mi ha fatto bene
- Mi dispiace per la tua famiglia, mi dispiace che non ti capiscano e che non abbiano mai provato a farlo. Non hanno mai capito che cercavi di chiedere aiuto, quando ti rifugiavi nella droga
- Amore, non voglio pensarci. La mia famiglia ora è qui a Seattle – Amelia si mosse quel poco che bastò per dare un bacio delicato sulle labbra di Arizona.
- Mi hai chiesto di venire con te a Los Angeles, nel caso accettassi di aiutare James, ma saresti pronta a presentarmi ai tuoi amici?
- Di cosa hai paura? Di non piacergli?
- No, non questo, ma rappresentano pur sempre una parte fondamentale della tua vita e credevano tu fossi etero
- Addison sa già di noi, probabilmente lo sapranno tutti
- A parte tua sorella Liz
- Non si parlano poi così tanto dopo la separazione da Derek. Avrei voluto che ti conoscesse mio padre, le saresti piaciuta tanto, ne sono certa
- Ti amo tanto Amy
 
 
Il giorno dopo, Amelia, si svegliò con le prime luci dell’alba. Aveva dormito come una bambina per tutta la notte; quando Arizona era accanto a lei si sentiva protetta, anche se molto spesso era lei a voler proteggere la bionda. La mora si alzò, cercando di non svegliare Arizona e si diresse verso la cucina; avrebbe preparato la colazione. Erano sempre più rari i momenti in cui entrambe avevano del tempo per stare insieme appena sveglie. La loro vita era sempre di fretta, scandita da minuti da non perdere in altro, fuorché il loro lavoro. Quella mattina, però, sia Arizona che Amelia, avrebbero avuto una mezz’ora in più da trascorrere a casa e l’avrebbero sfruttata al meglio.
Quando fu tutto pronto sul tavolo, Amelia si recò nella camera da letto. Si fermò qualche minuto a contemplare il corpo della sua ragazza. Per un momento indugiò sull’arto mancante e un senso di profondo dispiacere la pervase. Non riusciva ad immaginare cosa potesse voler dire perdere una parte fondamentale del corpo, non riusciva ad immaginare come potesse sentirsi Arizona ogni volta che non riusciva a prendere in braccio sua figlia, o quando non riusciva a correre quanto avrebbe voluto.
Ammirava la sua forza, era riuscita ad alzarsi quando il suo mondo crollava davanti ai suoi occhi.
Una lacrima solcò la sua guancia e con il dorso della mano si affrettò a catturarla
- Buongiorno amore, tutto bene? – gli occhi azzurri della bionda incontrarono quelli della mora. Sorrisero entrambe, come se non avessero aspettato altro per tutta la notte, come se il vero buongiorno ci fosse solo ed unicamente quando entrambe erano sveglie
- Buongiorno anche a te tesoro, tutto bene, ti ho preparato la colazione. Ne ho approfittato per stare un po’ insieme
- Hai fatto benissimo, dammi un minuto e ti raggiungo
Amelia lasciò sola Arizona e si diresse verso il tavolo imbandito. Qualche minuto dopo, Arizona entrò: aveva messo la protesi e una vestaglia di seta.
- Lo sai che per me sei bellissima anche senza quella? – la mora indicò la protesi e le guance della bionda avvamparono
- Lo so, ma mi sento meglio quando la “indosso”
- Va bene, non voglio farti fare cose che non vuoi
- Ma perché ne stiamo parlando? Non hai mai affrontato il discorso
- Scusami, non volevo metterti a disagio
- Tranquilla, non lo hai fatto – Arizona fece qualche passo verso Amelia e catturò le loro labbra in un bacio profondo -  amo quando ti preoccupi per me, ma in questo caso non ce n’è bisogno, ho accettato la mia situazione nel momento in cui ti sei innamorata di me, nonostante tutto.
Il cuore di Amelia in quell’esatto momento si alleggerì; Arizona iniziò a mangiare con gusto e la mora la seguì. Ne avevano passate tante insieme, avevano faticato e continuavano a faticare nel trovare un equilibrio, ma entrambe erano innamorate l’una dell’altra e quando c’è un amore così grande a tenere unite due persone, difficilmente il legamene si romperà.
 
- Pronta? – Amelia, un’ora dopo, era davanti la porta d’ingresso in attesa di Arizona. Alcune cose non sarebbero mai cambiate. La bionda sarebbe stata sempre la più ritardataria delle due.
- Arrivo, sto cercando alcuni documenti che mi servono per oggi – Arizona le rispose dallo studio che dividevano le due donne. Amelia la raggiunse e un sorriso buffo le spuntò sulle labbra. Sentendo i passi della mora avvicinarsi, la bionda alzò lo sguardo verso di lei – ti diverti?
- Molto, sei sempre la solita disordinata. Vuoi scommettere che già so dove trovare ciò che stai cercando?
- Illuminami
Amelia, velocemente, si avvicinò verso la scrivania di Arizona, alzò una pila di documenti e sfilò una cartella verde
- E’ questa? – la mora sventolò fiera la cartella sulla sua testa e gli occhi di Arizona si illuminarono
- Come facevi a sapere che stesse lì?
- Ti ho vista mentre ce le posavi distrattamente. Dai, ora andiamo, smemorata
Amelia allungò la mano verso quella di Arizona, che gliela strinse.
 
- Fammi sapere quando vedrai la cartella di James, va bene?
- Certo, a dopo
Le due donne, come di consuetudine, si salutarono nell’atrio dell’ospedale, per poi dirigersi ai loro rispettivi impegni. Quella mattina sarebbe stata importante per Amelia. Non solo Liz le avrebbe mandato la cartella clinica, ma Stephan avrebbe iniziato la riabilitazione, prima di tornare definitivamente a casa.
- Buongiorno campione, come va?
- Buongiorno dott.ssa Shepherd, bene, quando uscirò?
- Devi avere un po’ di pazienza, manca poco, ma dovrai fare un po’ di riabilitazione, voglio che tu stia completamente bene una volta uscito di qui
- Cosa dovrò fare?
- Ti faranno fare degli esercizi sia fisici, che attitudinali, ma non preoccuparti, perché sono semplicissimi, però vorrei che tu li faccia
- Ci sarai anche tu con me?
- Certo, ci vediamo più tardi
Amelia uscì dalla stanza del bambino e si diresse verso il suo studio. Una volta acceso il suo computer, con il mouse cliccò sulla posta in arrivo. Liz non le aveva inviato ancora nulla, ma probabilmente era ancora in aereo. In quel momento si accorse di quanto tenesse a quel caso. James era stato un pezzo importante della sua vita; grazie a lui era uscita dal tunnel, grazie  a lui aveva ricominciato a sognare, grazie a lui era tornata Amelia Shepherd, brillante donna e neuro chirurgo. James aveva bisogno di lei, James  era in coma e nonostante non le piacesse il modo in cui Liz aveva deciso di chiederle aiuto, non avrebbe mai potuto lasciare l’uomo nelle mani di un altro chirurgo.
Il suono di una notifica la distrasse da quei pensieri: Liz le aveva inviato la cartella clinica.
Con mani tremanti cliccò sull’allegato e una serie di immagini apparve davanti ai suoi occhi. Lesse da cima a fondo tutto ciò che sua sorella le avesse mandato, lesse la cartella più di una volta prima di prendere una decisione e, una volta presa, afferrò la cornetta del telefono e chiamò Arizona.
- Dott.ssa Robbins
- Ehi, sono io, non hai visto il numero?
- Scusami, ero distratta, dimmi Amy
- Sto leggendo la cartella di James, in realtà l’ho letta già cinque, sei volte
- Puoi aiutarlo, vero?
- Si, posso, ma non voglio fare qualcosa che possa crearti dispiacere
- Andiamo a Los Angeles, Amelia, andiamo ad aiutare James
 
   
 
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