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Autore: directionercipriani    21/11/2017    0 recensioni
Non sapevo chi fosse, ma avevo l’impressione di non aver mai visto niente del genere. No, non sapevo chi fosse e non volevo saperlo, potevo restare ore ad osservarla ma non volevo saperlo.
~
No, non era lei a far paura, ero io, o meglio, la parte oscura di me.
~
Guardai l’orologi, salutai e corsi verso il mare. La mia missione avrebbe avuto inizio il mattino seguente.
Corsi, dovevo vederla, anche oggi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Come ogni giorno oltrepasso il cancello dell’Università con lo zaino nero in pelle alla spalla e tanta voglia di laurearmi. Lì ad aspettarmi c’è Alyssa: riccia, alta, magra. 

<< Buongiorno >> sorrise mordendosi il labbro; feci un occhiolino e continuai a camminare dritto. Rimase delusa, non mi importava.

Eccola, Aula 3. 

Entrai.

C’era lezione di statistica.

Tre estenuanti ore tra numeri, grafici, medie e quant’altro, feci passare il tempo disegnando cose a caso con la mia amata penna in gel nera. La lezione termina prima del previsto, saluto i miei compagni e mi avvio alla mia moto nuova.

Il rumore del motore mi da una scarica di adrenalina ma ciò che vedo accanto alla siepe mi genera un vuoto nello stomaco, la ragazza degli scogli era lì, vestita con un jeans strappato al ginocchio e una giacca di pelle rosa. Rosa, come le sue guance, ma il colore che preferivo era il rosso, come le sue labbra carnose. 

Il vento le accarezzava i capelli.

Non sapevo frequentasse la mia stessa università, e la cosa cominciava a spaventarmi. No, non era lei a far paura, ero io, o meglio, la parte oscura di me. Misi il casco e scappai.

Raggiunsi la stanza segreta, lì ad aspettarmi c’era tutta gente uguale a me, con gli occhi pieni di rabbia e l’anima che chiedeva vendetta. Bevemmo fino a sentirci male tentando di dar vita a un piano, quello che ci avrebbe liberato dall’odio profondo verso chi ci ha tolto l’elemento più importante nella vita di ogni essere umano: la famiglia.

Il boss, l’uomo che ha messo in piedi questa organizzazione era spietato, alto, robusto, molto spesso faceva paura. Sorrideva di rado.

Lo invidiavo. Era il mio idolo da ormai 5 anni. Era ormai un padre per me e io per lui un figlio.

Avevo solo 8 anni quando degli uomini con delle pistole entrarono a casa mia e spararono a sangue freddo alle spalle di mio padre, alle spalle, come gli infami. Puntarono poi mia madre, in lacrime. 

La stuprarono e andarono via. È così che ho conosciuto il sesso, non come i normali adolescenti. Ricordo ancora gli occhi degli assassini, i cui volti erano coperti da passamontagna neri come la morte. Li ricordo come si ricorda l’incubo più brutto mai fatto in vita. 

Avevo solo 8 anni, e avevo già rischiato la morte. 

<< Harry, vieni a casa mia >> disse il boss poggiando la mano sulla mia spalla

<< Non hai mai permesso a nessuno di venire a casa tua >>

<< Lo so, ma ho una missione per te >>

Rimasi perplesso per un attimo, mi recai verso la sua macchina e aspettai il suo arrivo prima di salire. 

Raggiungemmo un vicolo pieno di piante fiorite, non lo avevo mai visto, ed infine un enorme casa bianca circondata da un robusto recinto alto e nero. Un uomo robusto aprì il cancello e la macchina lo attraversò. Non dissi una parola per tutto il viaggio. 

Entrammo in casa e un enorme televisore si impadronì della mia attenzione; al centro del soggiorno un divano in pelle bianca e un tavolino in vetro sotto il quale c’era un tappeto nero. 

Il boss si sedette sul divano e io accanto a lui. 

<< Boss, qual’è la mia missione? >>

<< Ho bisogno che tu protegga una persona >> 

<< Di chi si tratta? >> 

<< Di una persona molto speciale per me, così speciale da aver nascosto a tutti chi fosse >>

<< Non capisco >> risposi confuso

<< Capirai a breve >>

 
  
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