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Autore: Sara163    22/11/2017    1 recensioni
Un concorso vinto, una ragazza particolare e quattro intrusi in casa per tre settimane: cosa mai potrebbe andare storto?
se la mia fan fiction contiene errori mi scuso in anticipo,è la prima storia che scrivo, spero vi piaccia :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Rimasi imbambolata a fissare il vuoto per parecchi secondi: non ci potevo credere, Derek sarebbe tornato.
Ricordai che subito dopo la nostra rottura il padre aveva deciso di trasferirsi in Francia per questioni di lavoro, e lui lo aveva seguito. Il suo allontanamento mi aveva aiutata molto; quando lo avevo sorpreso con quella…quella…ah, non avevo un termine adatto per descrivere quella ragazza, mi ero sentita un’imbecille ad aver anche solo pensato che lui tenesse veramente a me.

-Abigail, ci sei? Tutto bene?-

La voce preoccupata di Aaron mi riportò alla realtà ed uscii dallo stato di trance in cui ero caduta

-Sisi scusami, sto bene non ti preoccupare, adesso devo andare o farò tardi-

E senza aspettare che il chitarrista aggiungesse altro misi fine a una delle telefonate più brutte che avessi mai fatto.
Fortunatamente né i Tokio Hotel né la mia migliore amica si erano accorti che per qualche minuto mi ero messa al telefono, in quel momento erano tutti troppo impegnati a prendere bellamente per i fondelli la trota bollita per la storia del “disegnino innocente” che io e Bill gli avevamo fatto quella notte.
Come il giorno seguente mentre percorrevamo i corridoi per arrivare alla nostra classe tutti gli occhi erano puntati su di noi, che palle, li avevano già assaliti lunedì, possibile che avessero ancora voglia di dar fastidio? Mah; comunque una cosa era certa: dopo la telefonata con Aaron quella giornata era partita malissimo e non sarebbe stata destinata a migliorare. Con l’eleganza di un mammut sovrappeso mi accasciai sulla sedia e appoggiai la testa sul banco aspettando che la mia “amatissima” professoressa di letteratura facesse il suo ingresso in aula, quando una vocina irritante attirò la mia attenzione, così sollevai la testa svogliatamente e vidi Catherine, la stessa che una settimana fa era venuta a parlarmi di quanto fossero boni i Tokio Hotel secondo lei e alla quale io avevo risposto con il mio solito sarcasmo tagliente; quella sottospecie di barbie sembrava una copia venuta male di Regina George di Mean Girls: tutta rosa e con i capelli biondi ossigenati, uno schifo insomma. Fatto sta che quella cozza era intenta a fare gli occhioni dolci e a strusciarsi sul banco del vocalist cercando di apparire attraente, a me sinceramente sembrava solo un’idiota, ma io non faccio testo.

-Quindi Bill, tu e i ragazzi verrete alla mia festa?-

Gli chiese sbattendo le lunghe ciglia incrostate di mascara. Bill sembrava pensieroso e ad un tratto si girò nella mia direzione

-Hai invitato anche loro?-

Chiese a Catherine indicando Emily ed io

-Ehm… no, ma avevo intenzione di farlo-

Disse rivolgendo a me e alla mia amica uno dei sorrisi più falsi del mondo. Balla. Balla enorme, se Bill non ci avesse tirate in causa quell’oca giuliva non ci avrebbe mai invitate.

-Quindi? Verrete anche voi?-

Io ed Emi ci guardammo per un minuto negli occhi e pensammo la stessa cosa: casa enorme con piscina, bevande e cibo gratis, e poi sarebbe stata anche una bella rivincita dato che quella stronza non si era mai sognata di invitarci ad una delle sue famose feste in stile americano alle quali partecipavano tutte le persone più “popolari”, come le definiva lei, e noi di certo non rientravamo in quella categoria.

-Si certo, verremo con molto piacere-

Le risposi con lo stesso sorriso falso che aveva usato la barbie poco prima; quest’ultima alzò gli occhi al cielo

-Benissimo allora, la festa comincerà alle 22.00 di questo venerdì sera-

E detto ciò non aggiunse altro, girò i tacchi e tornò sculettando al suo posto, mentre io ripiombai nel mood “giornata di merda”, mettendomi le cuffie nelle orecchie e tornando ad appoggiare la testa sul banco.
La giornata passò più lentamente del solito, continuavo a pensare al fatto che Derek sarebbe tornato, non sapevo quando, non sapevo come ma sicuramente l’avrei rivisto e non mi sentivo ancora pronta.
Al suono dell’ultima campana uscii dalla classe senza aspettare i ragazzi e la mia amica e mi diressi di fronte alla porta dell’aula di Aaron, quando lui mi vide venne nella mia direzione

-Hey… come stai?-

Mi chiese

-Bene-

-Sicura? Perché mi sono preoccupato quando stamattina mi hai messo giù in quel modo-

-Si scusami, hai ragione, comunque dimmi di più, come fai a sapere che Derek tornerà a stare in questa scuola?-

-Beh semplice, mi ha chiamato ieri sera per dirmelo, in qualsiasi caso non so esattamente quando arriverà, potrebbero essere due giorni come due settimane-

Bene, fantastico, quindi avrei potuto ritrovarmelo davanti in qualsiasi momento, davvero perfetto.

-Okay, grazie comunque, ora devo andare, ci sentiamo-

E detto questo tornai indietro sui miei passi raggiungendo Emily e i Tokio Hotel

-Ma dov’eri finita?-

Mi chiese la trota bollita

-A parlare con un mio amico-

Risposi sbrigativa

-Mah, sei strana comunque-

Aggiunse il chitarrista fissando un punto indefinito del corridoio e baccandosi da parte mia un sonoro coppino

-Aia! Ma perché l’hai fatto? Prima il disegno e adesso questo!-

Piagnucolò massaggiandosi la zona offesa

-Zitto e non fare i capricci-

Gli dissi autorevole

-Mi farete morire prima o poi voi due, siete fantastici-

Intervenne Bill asciugandosi una lacrimuccia che gli era scesa per le risate; era bello vederlo ridere di gusto, in quel momento mi dimenticai completamente della storia del mio ex e sorrisi gustandomi quella scena. Si, stavo cominciando decisamente a rammollirmi.
Tornammo a casa tutti insieme, i ragazzi entrarono nel mio appartamento, ma io venni trattenuta per un braccio da Emily che mi trascinò dentro casa sua

-Cosa c’è Emi?-

-Niente di particolare… volevo parlarti un attimo, ti ho vista assente questa mattina, più del solito intendo-

Mi disse preoccupata la mia migliore amica, così le raccontai della telefonata con Aaron

-Wow, non ci posso credere, e tu come ti senti sapendo che rivedrai quel coglione?-

Era arrabbiata, lo si capiva benissimo, sapevo perfettamente che lei odiava Derek per quello che mi aveva fatto.

-Sinceramente? Mi sento abbastanza uno schifo, oramai bene o male sono riuscita a dimenticarlo, ma sicuro sarebbe stato meglio se fosse rimasto in Francia-

Detto questo la mia amica si lanciò addosso a me in uno dei suoi soliti abbracci da piovra e io la strinsi a mia volta.
Tornai nel mio appartamento e trovai i Tokio Hotel tutti appiccicati sul divano-letto dove dormivano Georg e Gustav mentre erano intenti a guardarsi Titanic. Fermi tutti. Quattro persone che si spacciavano per uomini stavano guardando un film per ragazzine?  Quei ragazzi continuavano a sorprendermi e non in maniera positiva; evidentemente non si erano nemmeno accorti che avevo passato mezzora nell’appartamento di Emily.

-Non ci posso credere, state veramente guardando questo film?-

Dissi incredula ,non riuscendo a trattenere una risata

-Ssh zitta, adesso arriva la mia scena preferita!-

Mi rispose Georg, così, dato che non avevo di meglio da fare, feci segno al vocalist di farmi un po’ di spazio e sbuffando mi sedetti con loro

-Bill, tu che mi sembri il meno disagiato tra questa banda di scimpanzè, mi spieghi perché vi siete messi a guardare questa roba?-

Gli sussurrai all’orecchio per evitare di farmi sentire da quel pazzo del bassista

-Perché devi sapere che è il film che Georg preferisce in assoluto e siccome quando ce l’aveva proposto settimane fa l’avevamo tutti mandato a quel paese questa volta non potevamo tirarci indietro, e poi lo stanno dando per tele, per cui non abbiamo via di scampo-

Mi rispose il povero cucciolo di foca con sguardo rassegnato. Alla fine mi sorbii quelle tre ore di agonia senza dire una parola, e quando finalmente la tortura finì mi alzai spegnendo il televisore e accendendo le luci: Tom si era tranquillamente appisolato, Gustav e Bill come me erano contenti che quello strazio fosse finito e Georg piangeva come un bambino abbracciato al cuscino e continuando a dire cose del tipo “ma no non doveva finire così, Jack non può morire” e blah blah blah, manco io all’età di 10 anni facevo tutte quelle scene.

-Coraggio, invece di piagnucolare sveglia Tom che dobbiamo cenare-

-Ma tu non puoi capire… sei crudele-

Mi rispose il bassista

-Si hai ragione, sono perfida, ma adesso muoviti che ho fame ed è tardi-

Controvoglia Georg dette uno spintone a Tom che cadde come un sacco di patate giù dal divano

-Cos’è successo? Chi è stato? A che punto è il film?-

Disse in preda all’agitazione la trota bollita, ma prima che io potessi tirare giù dal cielo tutti i santi e scatenarglieli contro Bill prese la parola

-E’ successo che ti sei addormentato come un bambino fratellino, ora alzati da terra che si mangia-.

Cenammo con le poche cose che mi erano rimaste in casa, a breve sarei dovuta andare a fare la spesa, quei ragazzi mangiavano come buoi, sembravano dei pozzi senza fondo.
Dopo aver spazzolato tutto a turno andammo in bagno per prepararci per la notte, quando finalmente mi lanciai a peso morto sul mio adorato letto tirai un sospiro di sollievo, quello era sempre il momento migliore delle mie giornate; poco dopo Bill si sdraiò accanto a me  cominciando a guardarmi intensamente

-Mi sei sembrata distante oggi, stai bene?-

Mi chiese premuroso, scostandomi una ciocca di capelli blu ribelle che mi era scivolata su un occhio

-Si, diciamo di si, solo che adesso non mi va di parlarne-

Troppe persone quel giorno mi avevano chiesto che cosa avessi ed ero stanca di rispondere.

-D’accordo… se hai bisogno sappi che puoi parlare con me, sono un buon ascoltatore, sai?-

E detto questo il vocalist mi strinse a se in un abbraccio ed io mi lasciai cullare appoggiando la testa sul suo petto, per la prima volta dopo tanto tempo mi sentii protetta, e mi addormentai così, tra le braccia di Bill.
   
 
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