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Autore: Oxis    23/11/2017    1 recensioni
Merlino e Artù e la Camelot di sempre.
E poi una nuova arrivata, Kendra.
Una strega molto diversa da Merlino. Maldestra, poco socievole, un cuore strano che si innamora di uno dei due, lasciando l'altro deluso e minando la loro amicizia.
La sua freddezza deriva da quella magia che la possiede e di cui vuole disfarsi, che però inizia a servirle quando a Camelot spunta una nuova minaccia. Assassini assoggettati vogliono uccidere il principe.
Merlino avrà parecchio da fare per evitare che il suo protetto si faccia uccidere...
- Oxis
(editor della pagina ufficiale di Merlin Italia su FB, Merlin * •Italian Page•*)
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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16. Il Lago Ninive

 

Ciaone, Merliniani!

Ecco il nuovo capitolo delle gloriose avventure di Kendra.

Spero che vi piaccia. Spero che piaccia soprattutto a paige95, che ringrazio come ogni volta, con il cuore, per le sue parole di incoraggiamento. Tanto tanto love <3

Vi aspetto la prossima settimana, ricordatevi della Strega Addormentata nel Bosco… perché finalmente questo titolo avrà un senso :D

Oxis

 

 

MERLINO P.O.V

 

Era immobile ed era rimasto immobile finché il sole era calato e nella stanza era scesa la penombra.

Una scia di luce aveva illuminato il letto fino a pochi minuti prima. 

Merlino non riusciva a muoversi. Fissava il volto di Artù e cercava le parole giuste con le quali gli avrebbe detto che Kendra se n’era andata, senza trovarle.

Stringeva in mano la pergamena che la sua magia gli aveva fatto trovare in una casa e sentiva le lacrime premere sotto le palpebre. Non si era mai sentito più vulnerabile, strano da pensare per lui.

Il principe non si era ancora svegliato. Il suo volto era immobile e così quello di quasi tutti gli abitanti di Camelot, da quando l’onda di energia aveva messo a terra tutti quelli che assistevano al torneo, più della metà di tutta la popolazione della città. Sembrava che fuori non respirasse anima viva.

Merlino sospirò e spostò il peso da un piede all’altro, senza sapere cosa fare.

Sollevò un’altra volta la pergamena ma abbassò subito la mano, alzando gli occhi al cielo.

Sapeva bene che Kendra mentiva, eppure una parte di lui sperava che le sue parole fossero vere, che stava tornando a casa senza rischiare la morte. Eppure, se la conosceva un minimo, era sicuro che sarebbe andata al Lago Ninive quella notte, quando la luna piena sarebbe stata alta e avrebbe provato a compiere quell’assurdo rituale per sbarazzarsi della sua magia, anche senza di lui. Era ancora in tempo per raggiungerla, ma ora il suo posto era con Artù.

Aveva giurato di proteggerlo e non ci era riuscito, di nuovo.

La magia di Kendra poteva uccidere e il respiro del principe non era ancora forte come prima. Merlino non riusciva nemmeno a rendere concreto il pensiero di un possibile peggioramento del principe.

Il buio si faceva più fitto ogni minuto che passava. Merlino non sentiva alcun rumore, una sensazione singolare per essere all’interno del castello.

Immaginava Kendra galoppare verso il Lago di Ninive, accamparsi attendendo la luna. Non aveva paura per quello che avrebbe potuto aggredirla prima di immergersi nel lago, bestie della foresta, banditi.

Rabbrividiva al solo pensiero dell’acqua.

Ma doveva stare con Artù e sarebbe stato tutto più semplice se lui si fosse svegliato. Finché il principe non si fosse svegliato, lui non poteva allontanarsi dalla città. Camelot non aveva quasi nessuno a proteggerla e Merlino era l’unico in grado di farlo, dal momento che gran parte delle guardie e dei cavalieri erano tutti addormentati. Non poteva neanche chiedere aiuto a Gayus, perché aveva ricevuto la stessa sorte.

Si trovava in una sorta di limbo, in cui sentiva sulla città un inquieto terrore, come se qualcosa di minaccioso fosse in all’erta, pronto a balzare fuori quando Merlino avrebbe abbassato la guardia.

Disperato si avvicinò al letto del suo principe e si aggrappò alle colonne. Si sentiva estremamente impotente. Non poteva fare nulla e più la sera calava più aveva paura di non avere il tempo per raggiungere Kendra e non poterla salvare.

Lo sapeva con certezza sempre di più, a forza di pensarci: avrebbe provato a perdere la magia senza aspettarlo. Sarebbe morta piuttosto che metterlo in pericolo.

Aveva le mani legate.

Si domandò all’improvviso perché i Maledetti, sicuramenteappostati da qualche parte, non avevano ancora provato a penetrare nel castello per uccidere Artù.

Si sedette su una sedia, stanco.

Una sottile lama di luce bianca apparve dal nulla, disegnando una strana linea contorta sui lastroni di pietra vicino alla finestra. Il cuore di Merlino sussultò.

La luna piena era sorta.

 

 

KENDRA P.O.V.

 

La luce lunare batté sul viso di Kendra che si stava appisolando. Le sue forze non si erano ancora rigenerate. Spalancò gli occhi e lo strano formicolio che la pervadeva quando aveva paura le prese lo stomaco, trasformandosi rapidamente in una morsa di ansia.

Si alzò e si accorse che le gambe le tremavano. Nella sua testa iniziarono istantaneamente a scorrere tutte le informazioni che doveva tenere a mente per compiere ciò che stava per compiere, che si riducevano pressoché a tre: entrare nel Lago, affogare, infine riemergere, possibilmente non da cadavere.

Questa era la questione più complicata, il punto che Kendra non aveva ancora pienamente risolto. O non aveva avuto ancora il coraggio di provarci.

Prese la sua spada e si avvicinò al limitare del bosco. Aveva rubato un cavallo per galoppare fino a lì, poi l’aveva fatto scappare per evitare di attirare qualunque tipo di ospite indesiderato. Era stato un rischio, ma le parve incredibilmente normale di fronte a quello che si apprestava a compiere.

La striscia di alberi si allungava fino alla sponda del lago. Kendra si appoggiò all’ultimo tronco e camminò fino alla riva.

Era magnifico, perfino in quella situazione.

Il lago non era molto grande, probabilmente se fosse stato un altro momento e avrebbe fatto più caldo, Kendra l’avrebbe coperto in una ventina di bracciate. Una stretta al cuore accompagnò il pensiero di suo padre che le insegnava a nuotare. Anche lì però non era estate e l’acqua del ruscello davanti a casa era ghiacciata.

La luna cadeva nell’acqua, formando una pozza di riflesso argenteo che si allungava fino a lei. Non era ancora perpendicolare e doveva esserlo, per innescare la magia inversa.

Il muschio si avviluppava su sé stesso, al limitare della riva, cadendo dalla   bassa sponda e immergendosi nell’acqua.

Kendra respirò profondamente qualche volta e proprio in quel momento il vento si alzò, frusciando fra gli alberi e facendola rabbrividire.

Si strinse nel mantello, pensando a quando se lo sarebbe dovuto togliere.

Le faceva paura il freddo e l’acqua, e continuava a rimandare il momento in cui avrebbe dovuto pensare a una soluzione per non annegare definitivamente.

La luna si alzava ogni minuto di più, il tempo scorreva.

Artù si era svegliato a quell’ora? Doveva aver capito per forza che era stata lei ad ammazzare Sir Convington. Kendra sperava che non si ricordasse che aveva usato la magia, ma qualcosa le diceva che quando Artù si sarebbe svegliato, avrebbe ricordato e lei sarebbe stata bandita da Camelot, o avrebbero iniziato a darle la caccia.

 

 

ARTHUR P.O.V.

 

Buio. Buio e silenzio. Gli occhi di Artù ebbero bisogno di qualche secondo per rendersi conto che non era diventato cieco e che semplicemente, si erano aperti al buio.

C’era una luce lunare che entrava dalla finestra e una sagoma che si proiettava sul muro. Non la riconobbe ma in un lampo successero tre cose: ebbe paura che la sagoma fosse un sicario venuto ad ammazzarlo, il suo corpo reagì inviandogli ondate di stanchezza e la mano che si era sollevata di un centimetro nel gesto istintivo di prendere la spada per difendersi ricadde fra le coperte.

– Merlino. Dimmi che sei tu, te ne prego.

Merlino si mosse nel buio e dallo scatto del suo corpo, di nuovo Artù ebbe paura che non fosse il suo servo.

Ma poi la candela sul comodino si accese, inghiottendo il buio, e una luce gialla e bassa spazzò via il freddo alone della luna.

– Artù, state bene?

Assomigliava a una supplica.

Ora che il principe si era accertato che il suo servo fosse l’unica persona nella stanza, si concentrò sui propri ricordi, ma avvertì solo un’altra ondata di stanchezza.

– Non riuscite ad alzarvi? – chiese Merlino. Sembrava in preda a una strana febbre che lo agitava.

Artù si fece aiutare a mettersi seduto e lasciò che le immagini vagassero nella propria mente, senza meta.

– Ditemi cosa ricordate – disse Merlino.

– Sto bene, sono solo stanco. Stavo combattendo.

Si voltò verso di lui come per chiedere conferma, che non arrivò.

– Contro un cavaliere. Mi ha battuto. Sono tornato nella tenda. Sono uscito di nuovo. C’era… – aggrottò la fronte – Sir Convington.

Questa volta la conferma di Merlino fu involontaria, un piccolo accenno di assenso.

– Credevo che mi avrebbe ucciso.

Si interruppe.

– Un cavaliere mi ha salvato. L’ha ucciso al posto mio.

Si interruppe di nuovo e poi tutto fu chiaro, i dettagli si incastrarono nella storia. La gola si seccò di colpo, la testa gli girò all’improvviso e gli tremarono le mani.

Aspettò un attimo prima di proferire parola.

– Non vincerò il torneo. Ho fatto l’ennesima figuraccia, mio padre starà cercando un modo per far finta che io non sia suo figlio, ci scommetto.

 

 

KENDRA P.O.V.

 

Era il momento, non poteva davvero più tergiversare.

Aveva formulato un piano, nei minuti in cui era stata ferma a fissare il pavimento d’acqua davanti a lei e le era venuto freddo.

Il piano era azzardato, assurdo, la probabilità di sopravvivenza minima e sempre più irrisoria.

Si era legata la vita con una corda all’albero più vicino. Aveva usato uno dei nodi per le trappole che suo padre le aveva insegnato. Con un complicato meccanismo, aveva fatto in modo che la trappola scattasse appena la corda tesa al massimo si fosse mossa, cosa che di solito succedeva quando un coniglio inciampava nella corda. Fin qui tutto nella norma. Il difficile era stato escogitare un modo per far scattare la trappola a comando.

Prese la spada e la strinse a sé.

L’aveva legata alla corda. Doveva stringerla a sé fino a quando avrebbe sentito di stare per svenire. Fino a quel momento, Kendra sarebbe stata sott’acqua, ferma sul fondo del lago grazie al peso della spada.

Era un rischio enorme, ma secondo i suoi calcoli, se avesse lasciato la spada appena prima di svenire, la spada avrebbe toccato il fondo, la corda si sarebbe tesa e la trappola sarebbe scattata, facendo in modo di trascinare in superficie il corpo di Kendra.

Era durante quel lasso di tempo che sarebbe annegata.

Il fondo del lago era profondo, non avrebbe avuto il tempo di salvarsi neanche se il suo spirito di sopravvivenza avesse preso il sopravvento.

Sarebbe annegata, ma poi sarebbe riemersa.

Tutto si basava sul fatto che il suo corpo era abbastanza forte da espellere l’acqua nei polmoni da solo.

Kendra si tolse il mantello prima di ripensarci e avanzò di un altro passo sulla riva del lago. Il prossimo passo in avanti l’avrebbe fatta cadere nel vuoto e poi nell’acqua. Confinò nella sua mente il pensiero che non ce l’avrebbe mai fatta e tentò di schiarirsi le idee.

– Sono pronta – disse a sé stessa.

Una calma profonda scese su di lei e il suo corpo smise di tremare.

Durò un attimo, poi si sollevò sulle punte dei piedi, rivolse il viso alla luna, fece un passo in avanti e avanzò nel vuoto.

 
   
 
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