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Autore: Rowena    23/06/2009    8 recensioni
All'anno ci sono trecentosessantaquattro non compleanni e un solo, misero compleanno. Ma che succede quando quell'unico giorno arriva alla casetta del Cappellaio Matto?
Prima classificata allo Special contest - Due anni insieme su Writers Arena
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Lewis Carroll, della Disney e di chi altri ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, pertanto nessuna violazione del copyright è intesa.
Credits: non è proprio un credit, ma decisamente questa foto ha ispirato (sbava).
Note dell'Autore: mi sono rifatta più al cartone della Disney che al libro, anche se ho accennato alla storia del Tempo che si ferma alle cinque di pomeriggio per i due matti così da punirli...



Alla casetta del Cappellaio Matto si festeggiava, come sempre: una lunga tavola imbandita, molte sedie vuote, e tazze e teiere di ogni forma e colore, un’enorme torta dalla glassa rosa.
«Un buon non compleanno a te!» gridò il Cappellaio Matto agitando la tazzina viola sbreccata che stringeva nella mano destra. Inutile dire che buona parte del tè si rovesciò per il troppo entusiasmo, ma nessuno dei due commensali parve farci caso.
«A te!», rispose a tempo di musica il Leprotto bisestile, preso dalla stessa euforia.
«A te!», ribadì ancora una volta l’altro, prima di ingollare con un rumore poco elegante i pochi sorsi di liquido ambrato che erano rimasti nella sua tazza.
Ogni giorno la stessa storia, a festeggiare i loro non compleanni con una bella bevuta di tè, pasticcini e altre delizie; visto che il Tempo aveva fermato per loro lo scorrere dei minuti alle cinque del pomeriggio, perché non approfittarne?
Tuttavia, quel giorno al Leprotto bisestile qualcosa non tornava: si era svegliato con la strana sensazione che stesse per succedere un avvenimento molto raro e terribile, sebbene non gli fosse chiaro di cosa si trattasse. Toccava a lui attaccare il successivo ritornello, eppure dopo aver bevuto la propria tazza di tè rimase in silenzio a grattarsi la testa con la punta delle orecchie, i grandi occhi scuri rivolti verso l’alto in una buffa espressione molto, molto concentrata. Forse…
Si alzò di scatto e cominciò a correre verso la casetta. «Dove vai, dobbiamo ancora cantare gli auguri per te», ma il richiamo del Cappellaio Matto non servì a nulla: il Leprotto era entrato facendo finta di non sentirlo, troppo preso dal tarlo che gli stava rovinando la festa. Dall’interno si udirono forti tonfi e rumore di oggetti che si rompevano, e l’ometto sperò ardentemente che non fosse toccato al suo servizio preferito a finire in frantumi. Era matto, sì, ma aveva pur sempre un po’ di buon gusto!
«Lo sapevo», esclamò alla fine il Leprotto ricomparendo sulla soglia. «Oggi abbiamo sbagliato canzone».
In mano stringeva un calendario, su cui era segnata una grande croce rossa.
«Come sarebbe a dire?», gli chiese un preoccupatissimo Cappellaio, così agitato da far tremare la sua tazza.
«Oggi non è il tuo non compleanno», spiegò con aria saccente l’altro, gli occhi che roteavano in tutte le direzioni come solo ai matti può capitare, «oggi è il tuo compleanno
Nessuno dei due riusciva a crederci.
«Davvero?», domandò il Cappellaio sputacchiando tutto intorno, tanto che Toperchio, che si era avventurato fuori dalla sua casetta per una delle sue sporadiche apparizioni, saltò nel suo nascondiglio con una velocità incredibile per un dormiglione come lui. Contò per un attimo sulle dita: «Ma allora è anche il tuo compleanno!»
Il Leprotto applaudì, contento. «Benissimo, e allora che si fa?»
Si guardarono negli occhi e, disperati, dovettero ammettere la terribile verità: «Non lo so…»
I due rimasero in silenzio, sorseggiarono un’altra tazza di tè e sperarono che quella giornata passasse presto: certo non erano tipi da festeggiare i compleanni, loro.

   
 
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