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Autore: linea_carmensita94    23/11/2017    3 recensioni
Il padre di John Dolmayan, dopo essere sfuggito a un infarto, confessa al figlio di avere una sorella illegittima. John, grazie ai suoi amici, entrerà a far parte della vita di sua sorella, la quale conquisterà l'affetto e la simpatia dei ragazzi e non solo!
TRATTO DAL RACCONTO:
Tutti restano in silenzio non sapendo come poter aiutare l’amico. Solo Daron, dopo qualche minuto, rompe il ghiaccio tutto entusiasta:
< HO TROVATO, HO TROVATO! >
< Cosa vuoi dire? > chiede John:
< C’è un modo per avvicinarla senza che lei sospetti di nulla! Perché è questo che vuoi, conoscerla e costruire un rapporto con tua sorella per poi confessarle che sei suo fratello? >
< Hai capito bene. > risponde John:
< Possiamo usare il nostro tour! >
< Daron cosa stai tramando? > chiede Serj con un mezzo sorriso in quanto conosce bene il suo collega:
< Aspetta e vedrai … >
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daron Malakian, John Dolmayan, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 21. La ruota panoramica

 
Il giorno dopo, Rodha decide di fare una dolce sorpresa a John: portargli la colazione a letto!
Rodha si reca al buffet della colazione, prende del lavash con la marmellata e una tazza di caffè e si reca in camera del fratello. Bussa più volte alla porta, finché John non si decide ad aprire.
<  Buongiorno, fratellone. Spero  che questa dolce colazione sarà di tuo gradimento!  >  Annuncia Rodha raggiante.
<  Hai capito che la marmellata è la mia debolezza segreta. > Risponde John, felice per questa sorpresa inaspettata.
<  Soprattutto quella di mirtilli. Sono desolata ma ho trovato solo albicocca e frutti di bosco. Ho optato per la seconda, ancora più dolce, proprio come sei te …  > Risponde Rodha con parole melliflue.
<  Ma con il caffè, la mia dolcezza sparisce.  >  Commenta John divertito.
<  Non temere, ti ho portato lo zucchero.  >
John la fa entrare e consuma la sua colazione in fretta.
<  Hai già mangiato?  >
<  Io si. è dalle 6:00 che sono sveglia. Sono abituata a questo orario.  >
<  Siamo in due.  Ti sei divertita, ieri sera?  >  Chiede John. Rodha ripensa al suo ballo con Daron e a quella peripatetica.
“  Oh John, certo! Stavo solo per baciare il tuo migliore amico prima che una zoccola si mettesse fra di noi!  “  Pensa Rodha, pur sapendo di non poter esprimere questo pensiero ad alta voce.
<  Oh, John, certo! È stata proprio una bella serata!  > Risponde Rodha.
<  Anche per me. Vado a cambiarmi, abbiamo due musei da visitare, oltre a Parco della Vittoria.  >
<  Ok. Allora  vado in camera a mettermi qualcosa di comodo. Vi aspetto  nella Hall.  >
<  A dopo.  >
Rodha esce dalla camera di John  e sta per dirigersi verso la sua, ma si imbatte nel chitarrista. Entrambi si guardano con sorpresa.
<  Buongiorno.  > Inizia Daron.
<  B – Buongiorno.  >
<  Hai … dormito bene?  >
<  Si, grazie Daron … E tu?  >
<  Anche.  > 
Dopo qualche minuto di silenzio.
<  Ci vediamo tra poco, vado a cambiarmi.  >  Si congeda Rodha di fretta. Daron resta imbambolato nel corridoio.
<  Che conversazione!  >
Daron si volta, colto alla sprovvista. È Shavo e sta studiando Daron con lo sguardo.
<  Non ti ho mai visto così patetico.  > Continua a schernirlo.
<  E tu non sei mai stato così stronzo.  > Replica Daron.
<  Non sono io quello che si è preso una bella cotta per la persona sbagliata.  >
 <  Per quanto ancora me lo rinfaccerai?  > Chiede Daron, quasi esasperato.
<  Ti ho visto ieri sera come ballavi con lei, tenendola stretta sotto le note di Nazelié.  > Commenta Shavo con ironia.
<  Mi hai spiato?  >
<  No, è stato un caso. Anche Serj vi ha visti.  >
<  Con lui ho vuotato il sacco durante la tua breve vacanza a Phoenix.  >
<  Ma tu sai cosa succede in questi casi, quando troppe persone sanno …  >
<  Hey, non vorrete smerdarmi con John? >
<  Non siamo così stronzi, ma ti ripeto: stai attento a quello che fai.  >
“  Non so più quante volte me lo avranno detto!  “  Pensa Daron con irritazione.
************************************** 
I  ragazzi, pronti per la giornata, si fanno accompagnare da Haik a Parco della Vittoria. Si trova sulla parte superiore della Cascata, è una lunga distesa verde con un bosco, dalla quale, i ragazzi possono ammirare tutta la città.
<  Cosa rappresenta quella statua sopra l’arco?  >  Chiede Rodha.
<  è la personificazione femminile dell’Armenia. È stata posizionata in direzione del confine turco con una spada tra le mani in segno di difesa. C’era una statua di Stalin al suo posto, ma durante una notte sulla fine degli anni 60’, fu rimpiazzata con lei.  Per gli armeni, questa statua è anche un simbolo di tutte le figure femminili importanti per il nostro paese. Un esempio è Soseh Mayrik, la moglie del leader Serob Aghpur. Ha partecipato a numerose battaglie in prima linea contro i turchi e i curdi, come hanno fatto altre mogli.  >  Le risponde John.
<  Doveva essere una donna molto coraggiosa.  >
<  Puoi dirlo forte, ha visto morire tutti i suoi figli nei vari combattimenti. Non esiste dolore più grande di dover sopravvivere ai propri figli …  >  Continua Serj.
 <  è il tuo cuore di padre che parla?  > Chiede Rodha.
<  Già. >
<  Vi prego, continuiamo la nostra gita. Certi discorsi mi disturbano!  >  Interviene Daron, il quale guarda Rodha con la coda dell’occhio. Non si sono rivolti la parola dalla mattina.
<  Hai ragione, andiamo verso il bosco.  Più avanti c’è un lago artificiale.  > Risponde Shavo. Serj e Rodha non replicano. In fondo, Daron non ha tutti i torti …
E così, tutti si recano in direzione del bosco. È ancora più fresco in questo punto, il profumo di muschio è intenso, le violette di montagna sono ovunque, le radici degli alberi sono piene di funghi e gli uccellini cinguettano mentre si spostano volando via dai loro nidi.
<  Questa era la nostra escursione?  > Chiede Rodha.
<  Delusa?  >  Chiede John a sua volta.
<  Al contrario. È tutto  così tranquillo e fiabesco! Mi sono sempre piaciuti i boschi.  >
<  è molto differente da Hollywood …  >
<  A volta vorresti scappare via da li. Troppo caos, troppo esibizionismo!  >  Commenta Daron, cercando di restare al passo con i suoi colleghi.
<  Sei già stanco?  > Chiede Rodha.
<  Io stanco?!  Sono così pieno di energie che potrei arrampicarmi sul Monte Ararat!  > Risponde Daron fingendo di eseguire esercizi di riscaldamento.
<  E allora cosa aspettiamo? Facciamolo subito!  >  Risponde Shavo, provocatorio.
<  Non mi avrai  preso sul serio?  > Chiede Daron preoccupato.
<  Sei il solito  spaccone!  > Dice Serj, seguito dalle risate generali.
<  E comunque, Daron ha ragione. A volte, Hollywood sa essere un posto così insopportabile per i canoni estetici, per la voglia di sfondare nel mondo dello spettacolo a qualunque costo, per avere quel minuto di notorietà. Se proprio vogliamo dirla tutta, la nostra nazione in generale, sa essere soffocante con la sua vita impegnativa, veloce, una lotta continua a dare di più sul campo professionale e ti concede pochi attimi per te.  > Riflette Rodha.
<  Ripensi ancora alla tua vecchia vita? voglio dire quando … abitavi ancora a  Sunset Boulevard.  >  Chiede John e tutti gli altri sembrano prestare attenzione a cosa dirà Rodha.
<  Molte volte ci penso … Anche se in quella villa che avevamo non mi sono mai sentita a casa.  Il mio padre adottivo, per tanti anni, mi ha trattata con indifferenza e non ne capivo il motivo, mentre con Brian e Nicole  si sforzava di comportarsi diversamente. Ogni giorno era sempre nervoso e inventava le balle più disparate a mia madre, ogni volta che lei chiedeva dove fosse stato la sera prima. Jake era schiavo della sua dipendenza dal gioco e i suoi debiti aumentavano di giorno in giorno. I miei nonni materni, coloro che avevano sempre pagato i suoi debiti, erano stanchi di sganciare soldi a mia madre. Anche da loro non ho mai ricevuto niente … Erano persone rigide, a l’antica e avevano fatto di mia madre una creatura fragile e sottomessa, la cui unica via di fuga era il matrimonio, purtroppo convolato con la persona sbagliata. Per non parlare delle famiglie che frequentavano casa nostra! Gente antipatica e capricciosa, soprattutto i figli, dai quali con il tempo, ho scoperto di essere stata adottata. Oh! Scusatemi se ho divagato!  > 
Tutti sono inteneriti da questo sfogo.
<  Non dirlo, Rodha. Ormai fai parte anche della nostra famiglia e ci fa piacere che tu condivida con noi questi ricordi, per quanto possano essere tristi.  >  Risponde Serj.
Rodha si sente davvero bene con John e i ragazzi, non credeva che tra di loro, sarebbe nata questa intesa.
<  Vi ringrazio.  >  Risponde Rodha. <  Ah, non vi ho detto una novità che ho appreso dal mio ritorno a Los Angeles. Mia madre ha un fidanzato …  [… ] >
***************************************** 
Finita l’escursione, i ragazzi ritornano a Piazza della Repubblica per visitare il museo della storia armena; di fronte alla struttura, c’è una fontana immensa e talmente limpida da sembrare uno specchio. Dopo una buona mezza ora di fila, i ragazzi entrano e guardano con fascino e curiosità, i vari referti storici esposti nelle vetrine: dagli strumenti dell’uomo primitivo a  quelli del periodo Urartu.
Trascorso due abbondanti ore  di visita, i ragazzi si fermano in un bar vicino per consumare dei panini  poi tornano a Parco della Vittoria per visitare il museo del Genocidio.
I ragazzi raggiungono il Parco della Memoria, situato sulla spianata della collina di Dzidzernagapert ( Forte delle rondini ), dove trovano una stele, rappresentazione della rinascita degli armeni con dodici piastrelle inclinate che formano un cerchi, nel quale arde la fiamma eterna, in ricordo delle vittime. Vicino c’è un enorme muro di pietra con incisi i nomi delle città vittime del genocidio. Il muro fiancheggia il viale di accesso verso il Memoriale, nel quale molte importanti personalità straniere, hanno messo a dimora delle piante per ricordare le numerose vittime di questo orrore.
Sul pianoro, i ragazzi trovano l’ingresso interrato del museo. Una volta entrati, visitano i tre piani composti a semicerchio  del museo. Rodha guarda con tristezza le terrificanti foto esposte nei muri e John la stringe a sé, condividendo il suo dispiacere. Nei piani, ci sono anche i vari documenti, nei quali è riportata tutte la storia del Genocidio armeno:  Prima della prima guerra mondiale,  nell'Impero ottomano si era affermato il governo dei Giovani Turchi. Essi temevano che gli armeni potessero allearsi con i russi, di cui erano nemici. Nel 1909 si registrò uno sterminio di almeno 30.000 persone nella regione della Cilicia. Ma il genocidio vero e proprio fu scatenato nel 1915. Nella notte tra il 23 e il 24 aprile, furono arrestate e deportate, anche nei giorni a venire, tantissimo importanti personalità armene verso l’Anatolia, per poi essere massacrati. L’esercito tedesco e quello turco diedero vita alle marce della morte, nelle quali morirono più di  1.200.000 persone, centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento. Altri migliaia di armeni, invece, furono massacrati dalla milizia curda, affiancata da l’esercito turco. C’è chi sostiene che a l’origine di questo massacro ci siano motivi religiosi; chi sostiene che il genocidio armeno sia stato progettato per motivi nazionalisti per impedire a l’Armenia di allearsi con la Russia; chi,  invece, sostiene non sia mai esistito un piano da parte della Turchia di sterminare il popolo armeno!
L’unica certezza è che solo ventinove paesi al mondo hanno avuto il coraggio di riconoscere il Genocidio armeno, mentre  la Turchia, ancora oggi, punisce con il carcere chi osa solo pronunciare in pubblico la parola “ Genocidio armeno”.
<  Questo massacro, in teoria, non doveva colpire tanto i civile, quanto, piuttosto le menti potenti dell’epoca del nostro paese …  > Commenta Daron, dopo aver letto alcuni manoscritti. Tutti sono commossi e scossi per ciò che è stato, soprattutto Rodha, la quale   inizia a piangere tra le braccia di John.
<  Come possiamo essere così  sanguinari nei confronti dei nostri simili?  > Si chiede Rodha in lacrime.
<  Per la ragione più vecchia del mondo: il potere.  >  Commenta Shavo con voce piatta.
Usciti dal museo, i ragazzi visitano il Parco della Memoria. Rodha guarda con profonda amarezza tutte quelle piante. Tutti restano in silenzio, rispettando il riposo delle tante anime rimaste nel vento senza giustizia …
 
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È giunta la sera. Dopo cena, i Soad decidono di fare una sorpresa a Rodha per tirarle su il morale. Rodha è in camera e ha appena terminato una video chat con sua madre quando John bussa alla sua porta.
<  Rodha, scendi nella hall. C’è una cosa che io e i ragazzi vogliamo farti vedere!   >  Debutta John, cercando di trasmettere entusiasmo alla sorella.
<  Che cosa?  >  Chiede Rodha pacata ma incuriosita.
<  Niente anticipazioni. O vieni con noi o niente.  > Taglia corto John. Rodha alza gli occhi al cielo e decide di accettare, anche se non è dell’umore adatto per uscire.
Raggiunta la hall, Rodha e John trovano Serj, Daron e Shavo seduti nel divanetto, ma alla vista dei loro amici si alzano e vanno loro in contro.
<  Ho già chiamato Haik. È qui fuori.  >  Dice Shavo a John.
<  Allora tutti in auto.  >
<  Il sedile anteriore è mioooo!!!  > Si precipita Daron in direzione della navetta.
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Quando Rodha capisce che Haik sta portando i ragazzi a Parco della Vittoria, non sa cosa pensare. Per lei, la visita al museo del genocidio è stata molto tosta e  non comprende perché i ragazzi hanno deciso di riportarla in quel posto.
<  Siamo arrivati. Grazie, Haik. Ci vediamo tra tre ore.  > Lo congeda Serj lasciando la mancia.
<  Perché siamo di nuovo qui?  >  Chiede Rodha perplessa.
<  Aspetta e vedrai.  >  Le dice Daron sorridente. Dopo poco, i ragazzi si trovano di fronte a l’entrata di un Luna Park.  
 <  Spero che questa serata di svago, possa farti tornare il sorriso.  >  Dice John cercando un segno di approvazione da parte di Rodha. Quest’ultima, di fronte a tale gesto, non può non ricambiare un sorriso a suo fratello e ai suoi amici.
<  Siete straordinari …  >  Risponde, infine Rodha.
<  Bando alle ciance e andiamo verso le macchine a scontro!  >  Urla Shavo come un bambino felice, correndo verso l’entrata. Il resto del gruppo va appresso a lui!
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Dopo aver fatto insieme vari giochi nelle bancarelle, Rodha si allontana dai ragazzi per dirigersi verso la ruota panoramica. Quando Rodha è vicina alla cassa, è indecisa se salire da sola oppure lasciar perdere, ma qualcuno sceglie al posto suo inaspettatamente.
<  Due biglietti, per favore.  >  Chiede Daron al giostraio in armeno.
<  Non ti dispiace se ti faccio compagnia? Anche a me piacerebbe vedere Yerevan da una  notevole altezza.  >    Chiede Daron con cortesia.  Rodha guarda il chitarrista divertita.
<  Non ho nulla da ridire …  > Risponde la ragazza, guardandosi intorno in cerca del fratello maggiore, in apparenza sparito.
I due salgono su due seggiolini e dopo cinque minuti, inizia il giro.  Inizialmente, tra i due regna un silenzio imbarazzante e Daron decide di rompere il ghiaccio.
<  Perché eri indecisa?  > 
Rodha  distoglie la sua attenzione dal panorama e lo guarda stupita.
<  Come lo hai capito?  >
<  è da quando siamo entrati che hai puntato la ruota panoramica, ma ho notato che eri titubante alla cassa …  >
<  è per questo che hai deciso di intervenire?  >
<  Indovinato. >
“  Mi stupisco di me stesso. In altre circostanze non lo avrei mai fatto …  “  Pensa Daron.
Rodha  sorride  e torna a guardare il panorama.
<  Ho due ricordi collegati alla ruota panoramica. Il primo risale alla fine del liceo:  ero più grassa di adesso e a scuola, io e i miei amici,  eravamo nel mirino di diversa gente. Tra questi c’era il quarterback della squadra di football, Aaron Graham. Tutte le ragazze della scuola avrebbero dato via anche un rene pur di poterlo avere in mezzo alle loro cosce, e non sto esagerando!  >  Precisa Rodha con un sorriso.
<  Si, immagino. Il classico campione popolare,  bello e impossibile con un futuro da professionista, giusto?  >  Chiede Daron divertito.
<  Esatto … Anche se ho saputo di recente che non è riuscito a sfondare con il football. Comunque, anche io ero tra queste ragazze, lo confesso, avevo una bella cotta per lui. Era bastardo nei miei confronti e mi faceva degli scherzi pesanti, però … non so spiegarti cosa mi attraeva così tanto in lui; forse i suoi capelli neri, forse i suoi occhi celesti o forse il suo fisico pale-strato, mi piaceva e basta. Ma ero bravissima a non farlo vedere, solo i miei fedeli amici sapevano il mio segreto. E poi, un Sabato sera, andai al Luna Park con Mia, perché lei doveva uscire di nascosto con un membro della squadra di Aaron, infatti scoprii che anche lui era li. Non era il solito Aaron borioso, voleva cercare un approccio con me e nonostante stavo morendo dentro, io mi mostrai risoluta nei suoi confronti fino a quando Aaron mi propose di fare un giro con lui sulla ruota panoramica. Decisi di accontentarlo e una volta raggiunto il punto più alto del giro, lui mi strappò un bacio e mi chiese di partecipare al party della settimana successiva nella sua villa. Credevo fosse uno scherzo  o una scommessa a sfondo virile con i suoi amici, infatti lo infamai di brutto e finito il giro, ritornai a casa con Mia. Ma alla fine, decisi di andarci, perché era quello che volevo. Era un party in piscina e io mi presentai con il mio coloratissimo costume intero, scatenando le risate delle cheerleader in bikini. Era notte fonda quando Aaron decise di avvicinarsi a me, anche se già sapeva che io ero presente. Erano quasi tutti ubriachi e i più sani erano richiusi nelle camere a spassarsela con le  cheerleader, nessuno avrebbe prestato attenzione a noi. Lui mi prese per mano e mi condusse nella sua camera.  Alla fine di quella festa, avevo perso la mia verginità.  >
Daron è basito.
<  Ma … come è possibile? Lui era un bullo!  >  Dice Daron trovando assurda la storia di Rodha.
<  Mi sorprende che non ci  sei arrivato da solo. Aaron era come Zack. Non poteva di certo rovinarsi la reputazione confessando a tutta la scuola di avere una cotta per la cicciona della sua classe, non sia mai!  E poi, in quel periodo, io non credevo di poter pretendere di meglio e mi accontentai di quella notte di passione. Non ero così ingenua, sapevo bene che non ci sarebbe stato un seguito tra di noi e da una parte fu un bene perché non provavo più gli stessi sentimenti per lui. Era solo attrazione fisica.  >
 <  E la seconda volta?  >  Chiede Daron per non sentir più nominare  di Aaron Graham.
<  La seconda volta risale a quando avevo ventuno anni.  Stavo facendo un  giro  in bicicletta , ero presa dai miei pensieri e non mi accorsi che stava arrivando una   macchina da  l’altra parte. La macchina frenò in tempo ma io dallo spavento cascai per terra. Fu così che conobbi Steven, il mio primo amore. Era alto, castano  e aveva gli occhi verdi e la pelle chiara. Scese di corsa da una macchina e mi diede una mano a rimettermi in piedi. Era mortificato e voleva scusarsi con me offrendomi una cena e poi, sai come vanno queste cose, da cosa nasce cosa …
Siamo stati due anni insieme, anche se la  nostra era una relazione a distanza, in quanto lui viveva in un'altra città, io lo amavo in modo folle e disperato. E poi ero gelosa, lui era così affascinante mentre io … Insomma ero insicura, nonostante lui mi diceva che ero bella, speciale. O almeno così voleva farmi credere. L’ultima volta che siamo stati insieme, eravamo a Luna Park, sulla ruota panoramica, per essere precisi.  Steven era molto nervoso e io avvertivo un presentimento orribile; così dopo un silenzio interminabile, mi feci coraggio e chiesi a Steven cosa lo turbava. Mi confessò quasi balbettando che aveva messo incinta la sua segretaria. Tu pensa come è beffardo il destino!  > Commenta Rodha alla fine con ironia. Daron, invece, resta di sasso: il primo amore di Rodha aveva commesso lo stesso errore del suo padre biologico.
<  Che  bastardo!  > Impreca Daron spinto da una collera mista a gelosia. Rodha è sorpresa da tale reazione.
<  Fu quello che pensai anche io a l’inizio. La mia reazione fu molto dura e lo intimai a prendersi le sue responsabilità nei confronti del suo futuro figlio. In seguito, Steven provò in tutti i modi a chiedermi perdono, ma senza successo. Ho sofferto molto per questa delusione ma allo stesso tempo mi ha aiutata a imparare ad amare di più  me stessa.  >  Conclude Rodha, guardando il cielo stellato. Daron fa lo stesso e il desiderio di avvicinarsi di più a Rodha si rafforza, ma  si contiene.
<  Sai, la ruota panoramica era uno dei miei territori di caccia, durante il liceo.  >  Inizia a parlare Daron. Rodha lo guarda di scatto.
<  Da ragazzo mi è capitata una situazione simile alla tua. A scuola  non ero popolare, specialmente quando mio padre mi iscrisse alla scuola privata. Tutti i ricconi figli di papà mi vedevano come uno sfigato, comprese le ragazze. Poi, quando mio padre iniziò a tenere un corso di arte nella mia scuola, diverse di queste ragazze frequentavano il corso, tra cui la figlia di un ingegnere che iniziò a ronzarmi intorno di nascosto. Fu una sorpresa per me scoprire che non era la sola! Io le odiavo, quelle puttanelle, però decisi di usarle per il mio paciere personale. Le portavo al Luna Park di nascosto  o in altri posti, come farebbe un gentiluomo e loro mi davano quello che volevo fino a quando non mi stufavo di loro e facevo in modo che i loro rispettabili padri scoprissero che razza di zoccole avevano messo al mondo, così sfacciate da farsela con il manesco della scuola. Ti ricordi di quando ti ho raccontato dei miei problemi a controllare la rabbia?  >
<  Si, ricordo.  >
<  Professori e genitori di quella scuola non tardarono nell’apprendere il motivo per il quale ero tanto noto, non solo per essere un chitarrista autodidatta. Mi additavano, mi giudicavano aspramente e dietro le spalle sparlavano pure della mia famiglia, lo so. Noi, per loro eravamo immigrati armeni di origine irachena, arricchiti per caso. Per questo provavo così tanto gusto a umiliare quelle  snob senza arte ne parte. Anche la mia fama di “ seduttore “  divenne nota tra i genitori e un rappresentante di classe andò a lamentarsi da mio padre.  >
<  E Vartan?!  >  Chiede Rodha.
<  Testuali parole: tenete a bada le vostre figlie affamate che a mio figlio ci penso io.  >
Rodha scoppia a ridere per l’audacia del suo vecchio professore.
<  E dopo quella volta?  >
<  Commisi un madornale errore. Mi innamorai di una di loro.  >
<  Ma non mi dire! E chi era?  >
<  La figlia di un illustre avvocato, discendente da una generazione di avvocati. Fu la prima ragazza a dirmi No a una mia proposta indecente.  Quel rifiuto, per me fu qualcosa di nuovo, inaspettato. E così ho lasciato perdere le altre e ho puntato tutte le mie energie su di lei … senza rendermi conto di essere rimasto impigliato nella mia stessa trappola. Un giorno, con molta fatica, mi dichiarai a lei e mi  feci i salti di gioia nell’apprendere che anche lei mi ricambiava.  > 
Daron assume un espressione triste e si lascia scappare un sospiro.
<  Peccato che quella felicità è durata poco …  >
<  Per la tua reputazione?  >
<  Tsk! Quello era l’ultimo dei problemi. La sua famiglia era molto aperta. Il problema ero io:  Susan non riusciva ad accettare il mio carattere solitario e schivo. Così una sera, mi ha lasciato.  >
<  Mi dispiace.  >
<  Mah, sono passati ventidue anni. Ne ho avute altre di occasioni, nessuna giusta, però.  >
Daron guarda gli occhi di Rodha e, dopo questa riflessione sulla sua vita sentimentale, finalmente realizza cosa deve fare.
“  Non ce la faccio più. Basta con questa messa in scena, io adoro questa donna e la voglio al mio fianco. Con lei, mi sono aperto più di quanto abbia mai fatto con altre donne, non posso permettere che la situazione si stagni.  “ 
Proprio mentre Daron sta per aggiungere qualcosa, il giro sulla ruota panoramica finisce e Shavo gli sta aspettando.
<  Hey, Shavo! Hai vinto due peluche?  >  Chiede Rodha guardando divertita   i due pupazzi che Shavo sorregge.
<  Queste tigri sono per i miei ragazzi. Carine, vero?  >  Chiede smielato.
<  Come sei dolce!  Ma John e Serj dove sono?  > Chiede Daron, scocciato per aver perso un occasione preziosa.
<  Hanno chiamato Haik.  Serj si sente poco bene, quindi sarà bene rientrare. Domani mattina abbiamo le prove.  >
<  Mio Dio, domani sarò sotto il palco ad ascoltarvi, wooow!!  > Rodha in parte non vede l’ora ma sa bene che domani è l’ultimo giorno a Yerevan.
<  Mi dispiace solo di dover rientrare a casa così presto. Questa uscita doveva servire per farti passare la tristezza.  >  Dice Shavo, dispiaciuto.
<  Shavo, credimi. Ci siete riusciti e vi voglio bene per questo!  >  Risponde Rodha dando un abbraccio a Shavo. In quel momento, Serj e John raggiungono il resto del gruppo.
<  Vi siete divertiti? Haik è già qui.  >  Chiede John.
<  Molto, credimi.  >  Risponde Rodha, contenta.
Tutti raggiungono la navetta che riporterà il gruppo in hotel. Mentre viaggiano, il chitarrista resta in silenzio, pensando a come dare una svolta alla sua situazione con Rodha. 

Buonasera balde giovani!! Spero di non farvi incervellare troppo, dopo questo capitolo kilometrico. Troppe fatti tutti in una botta, lo so! Ma non mi va di trascurare nulla. Il concerto è alle porte, spero siate elettrizzate quanto me!
Vi lascio con queste domande:
Cosa ne pensate della conversazione intima tra Rodha e i  Soad nel bosco? Della visita al museo della memoria? E allo scambio di ricordi tra Daron e Rodha nella ruota panoramica? Spero vi sia piaciuto la scena, ci tenevo a inserire qualche particolare in più sul passato sentimentale dei due. Quello di Daron è pura invenzione, ci tengo a specificarlo anche se non credo sia necessario. Tutti  i riferimenti a Parco della Vittoria e al Museo della Memoria, invece, sono veri.
 Buona lettura a tutti e grazie per il sostegno.
Al prossimo capitolo!


 
  
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