Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Azaliv87    24/11/2017    3 recensioni
E se Jon avesse la possibilità di riportare in vita una persona importante? E scoprisse di non essere ciò che era? E se anche Dany avesse questa possibilità? Questa è la domanda che mi sono posta, e da quest'idea mi è venuta in mente la storia che vi narrerò. Parto a raccontare le vicende dalla fine della sesta serie televisiva, grosso modo, quindi (avviso chi non ha visto questa stagione) potete trovare degli spoiler. Per il resto è tutta una mia invenzione. Dopo essermi immersa nel mondo di Martin ed essermi affezionata ai suoi personaggi con Tales of Wolf and Dragon, ho deciso di cimentarmi in questo What if e vedere fino a che punto può spingersi la mia fantasia.
Per chi avesse già letto l'altra mia ff, ritroverà conseguenze, personaggi e riferimenti alla prima storia.
Buona lettura e non vi preoccupate se ogni tanto rallento la pubblicazione, non sono mai bloccata, ma ho periodi in cui devo riordinare le idee e correggere ciò che ho già scritto prima di aggiornare!!
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dopo quell’agghiacciante ed umiliante esperienza Lyanna si tenne a debita distanza dal principe. Aver preso coscienza che dietro al suo avvelenamento c’era la sua presenza, l’aveva fatta sentire un’ingenua ragazzina e le aveva tolto ogni fiducia in quell’uomo, privo di cuore e capace solo di offrire fittizie cortesie. Questa sconvolgente rivelazione l’aveva profondamente delusa, ma ciò di ancor peggiore, era che lei si sentiva amareggiata maggiormente da sé stessa.
Durante quei giorni di convalescenza a Deepwood Motte, lo aveva creduto il suo salvatore e giorno dopo giorno si era sempre più convinta che fra loro fosse nato un solido legame di fiducia reciproca; invece era mera illusione. Era incredibile, eppure da quando era ritornata in vita, ogni volta che sentiva nel suo cuore di incontrare qualcuno che gli potesse dare un senso si appartenenza, accadeva qualcosa che la costringeva a serrare la propria anima dietro ad uno spesso strato di ghiaccio. Era avvenuto con Marlene, che ora per causa sua era morta, e poi era avvenuto era avvenuto con Ser Barristan, al quale si era abbandonata solo per un istante al suo abbraccio, come ad un padre affettuoso, quasi immaginando che il fatto che anche lui conoscesse Rhaegar potesse in qualche modo riportarglielo in vita. Infine aveva perso ogni cognizione di spazio e tempo col principe Viserys. Sapeva di aver azzardato nell’avvicinarsi a lui, tuttavia ogni passo che sentiva di aver compiuto, veniva irrimediabilmente rovinato da un evento, da una sua parola o da un suo gesto.
Nel suo caso non comprendeva nemmeno lei cosa davvero aveva scatenato questo loro ravvicinamento, ma qualcosa era avvenuto. Il fatto che fosse stato ferito nell’attacco degli Estranei per difenderla, le aveva dato una vana speranza che in lui ci potesse essere del buono. Una volta tornati a Grande Inverno era stato subito curato, lei aveva impartito ordini affinché gli arrivassero coperte ulteriori, piatti più sostanziosi e domestici servizievoli e riservati. Ma lui l’aveva ugualmente allontanata.
Probabilmente era la cosa migliore per tutti, o più semplicemente dietro a questo bizzarro comportamento, c’era un ordine della regina stessa, accortasi di qualcosa che Lyanna non era nemmeno certa esistesse realmente.
Pure il principe dal canto suo, cercò di evitarla da quel momento. Se si incrociavano nei corridoi, cambiava repentinamente strada; eludeva accuratamente ogni sorta di attività che coinvolgesse la presenza di uno Stark e durante le riunioni a cui era obbligato a partecipare, si teneva in disparte, solitamente in un angolo della stanza ad osservare la discussione senza prenderne parte o richiedere la parola.
Lui e sua sorella erano tornati a consumare i pasti esclusivamente nelle loro stanze, a confabulare negli anfratti degli androni o a darsi appuntamenti nei corridoi, dove poi sparivano dentro una delle stanze a cui mettevano la vigile sorveglianza di Ser Barristan o di qualche altro uomo a loro fedele. Le voci sulla loro relazione incestuosa erano tornare a diffondersi tra le mura del castello. Lyanna aveva fatto qualche domanda ad Elanon in merito, ma lei era rimasta vaga a riguardo, tuttavia la lady aveva ricevuto la sua conferma grazie a Arya, che le aveva riferito i sussurri di alcune cameriere che dicevano di averli trovati distesi assieme sul letto semi vestiti.
Era dunque spiegato perché il comportamento del principe fosse tornato così freddo nei suoi confronti. Adesso aveva di nuovo fra le braccia il corpo della donna che desiderava, senza più essere obbligato a richiedere un diritto eluso negli anni, accontentandosi degli avanzi di suo fratello.
Quasi certamente la regina era venuta a conoscenza del loro bacio, o di qualsiasi altra cosa era avvenuta a sua insaputa. Magari lui stesso gliene aveva parlato, ridendo malignamente dei suoi vaghi tentativi di negarglielo, e questo aveva conseguito il suo netto allontanamento. Eppure una parte di lei non poteva che pensare che tutto fosse dipeso dalla volontà propria dello stesso principe.
Quando era andata a trovarlo nella sua stanza, le era sembrato che la regina non fosse a conoscenza di molti particolari della loro missione, invece lui era deciso a liquidarla fin dal primo istante.
Qualunque cosa le venisse in mente, non le dava alcun appagamento, ma dopotutto non era quello a tormentarla maggiormente.
Un marcato pensiero andava costantemente a suo figlio. Alla sua intera esistenza… al motivo per cui era stato concepito… e a come poterlo tenere lontano da ogni tenebra che lo poteva avvolgere.
Jon era diventato più taciturno e restio negli ultimi tempi. C’erano giorni in cui le ricordava molto il timido silenzio di Ned, ma non riusciva a non collegarlo anche alla malinconica visione di Rhaegar nei momenti in cui la sua anima si perdeva nella solitudine del suo passato. Lyanna si era accorta che qualcosa in lui era cambiato, ma non era riuscita a comprendere appieno i turbamenti di suo figlio. Lui non ne voleva parlare, forse per sua scelta, o forse per non aggravare maggiormente la sua anima frantumata; sapeva che metteva sempre in primo piano lei, a discapito di se stesso, ma non sapeva come aiutarlo. Era però cosciente che tra Jon e Daenerys il legame si era come consolidato. Spesso li scorgeva passeggiare sulle mura o nel cortile assieme. Parlavano fitto tra loro, non era certa che le argomentazioni potessero essere riguardanti a conflitti interni tra i clan o lord, o a strategie politiche e belliche. Ma di una cosa era certa: in quelle occasioni, Jon aveva negli occhi una strana luce, e la sua fronte a tratti pareva più serena, a tratti più tormentata. Ogni ombra spariva dai suoi occhi, ma il suo cuore ne sembrava sempre soffrire. La ragione di tutto questo però le era sconosciuta.
 
Seppur tra i due sovrani il clima fosse migliorato, le giornate trascorrevano molto tese a Grande Inverno. Stavano avvenendo numerosi attacchi alla Barriera, localizzati in punti sempre nuovi, ma mai decisivi; come se gli Estranei stessero cercando un punto fragile per poter attraversarla.
Jon era sempre in allerta e spesso aveva proposto l’idea di intervenire con i draghi e combattere la battaglia decisiva, prima che potessero scendere a sud.
Durante un concilio la regina Daenerys, sotto consiglio di suo fratello, aveva deciso di dare inizio all’addestramento del giovane Lupo Bianco con i maestosi draghi. Da quel giorno vennero pianificati dei veri e propri allenamenti, circoscritti fuori dalle mura del castello, in una radura non molto distante, circa un’ora da cavallo, o mezz’ora andando veloce. Lyanna conosceva molto bene la strada e quel luogo; era una vecchia fortezza abbandonata, dove era solita andarci con i suoi fratelli e con i ragazzi del villaggio. Popo distante da lì vi era una roccia bassa e piatta, dove Lyanna sapeva che suo padre Lord Rickard era solito giustiziare i ribelli e i disertori. Gliene aveva parlato Benjen a suo tempo, e sapeva che anche Ned aveva impartito le leggi del re allo stesso modo, con quell’aria completamente affranta e distaccata, come se il ruolo di boia del re, gli costasse molto del suo animo. Temeva il giorno in cui avrebbe visto suo figlio fare altrettanto, sapeva che aveva già ucciso degli uomini, per salvarsi la vita, in battaglia e perfino per giustizia personale, ma sarebbe stato diverso ora che i suoi occhi avrebbero visto un episodio simile. Se c’era una cosa che Lyanna aveva compreso di suo figlio era che non amava uccidere, non amava impugnare una spada se si poteva trattare in maniera civile una resa, ma se era necessario brandiva la sua Lungo Artiglio con onore e coraggio… Tipico di Rhaegar… Jon se solo tu sapessi quanto di lui vive in te…
Rammentava ogni singola pietra, ogni cespuglio, ogni albero di quel posto. La grande quercia, i tre alberi diga appena si entrava nel sentiero del bosco, il ruscello che serpenteggiava tra i ciuffi d’erba o si celava tra i mucchi di neve. Ricordava la sfumatura delle pietre quando il sole le rischiarava alle prime luci dell’alba, tinteggiandole di quel colore rosato, o quando nel pieno mezzogiorno sembravano brillare come le lame in acciaio. E non riusciva a dimenticare la stanza superiore, quella senza il tetto e per metà priva pure di una parete… quante volte coi suoi fratelli si era lanciata da quel piano, atterrando sulla neve fresca al di sotto come un trampolino nel vuoto. Il lord loro padre non era mai felice di vederglielo fare, diceva che una lady non doveva comportarsi in quel modo, ma quando lei faceva quegli occhioni dolci, Lord Rickard non poteva resistere e gliene concedeva uno di salto, che poi veniva frequentemente prolungato a due, tre, quattro, cinque… Rideva anche lui alla fine, e Lyanna era sempre stata convinta che se non ci fossero stati con lui i lord alfieri o i suoi uomini fedeli, sarebbe salito anche lui e si sarebbe buttato… con lei, con Brandon, con Ned, con Benjen. Un tempo la sua famiglia era unita, proprio come un branco di lupi che seguivano il suo alfa… poi tutto era stato distrutto dal fuoco dei draghi, fuoco di cui lei era stata la scintilla che lo aveva innescato. Un fuoco che aveva incendiato tutti i Sette Regni, e che aveva portato alla morte migliaia di persone in entrambe le fazioni. Un fuoco che aveva reso il mondo quello che era adesso e che aveva costretto suo figlio a vivere nella condizione di orfano a sua stessa insaputa. Si sentì quasi in colpa per avere dei ricordi così felici del suo passato, quando lui aveva dovuto invece sempre combattere per ottenere un sorriso o un complimento. Ripensò ancora a quella fortezza e alla voglia di poterci andare, quasi come nella speranza di dimenticare le brutte cose passate, per accogliere nel suo cuore i momenti belli della sua infanzia che il suo cuore aveva completamente rimosso.
Ma c’era solo un problema: non le era concesso di andare, almeno non quando loro erano lì con i draghi. La scusante era che volevano evitare incidenti involontari a qualsiasi altra forma di vita; Jon stesso le aveva espressamente chiesto di tenersi lontana da quel posto. Le aveva preso le mani e l’aveva guardata intensamente con i suoi occhi grigio scuro.
-Ti prego madre, non seguirci. Non voglio che ti avvicini mai a quella fortezza, se sono lì con loro. – Lyanna gli aveva appoggiato una mano sulla guancia, la manica sfasa era ricaduta all’indietro fermandosi sul gomito. Era altissimo rispetto a lei, ma era un’altezza a cui era abituata.
-Non ti permetto di andare. Sarai esposto e privo di protezione. – aveva cercato di farlo ragionare – saresti un bersaglio facile, porta con te almeno degli uomini… -
-Chi, madre? – le aveva chiesto sarcastico lui – chi può mai fermare il fuoco di un drago, se mi volessero attaccare? – aveva perfettamente ragione e Lyanna non ebbe alcuna risposta da dargli. Si morse un labbro e la sua mente formulò solo un’invocazione. Rhaegar…
Chinò la testa sconfitta, l’unica salvezza per suo figlio era anche l’unica risposta alle sue sofferenze… ma lui non sarebbe più tornato da lei… da loro.
Jon le mise due dita sotto al mento, un gesto fin troppo dolce e delicato per la sua forte mano da guerriero. Un gesto che apparteneva all’uomo raffinato che era stato suo padre. Gli occhi di Lyanna divennero lucidi al pensiero che anche nei piccoli gesti, Jon glielo ricordava enormemente.
-So che sei preoccupata per me, ma non devi tormentare il tuo cuore in questo modo. Io so cavarmela e loro hanno avuto mille occasioni per uccidermi, ma non l’hanno mai fatto. – le aveva rivolto sorriso tirato – dopotutto penso che potremmo dar loro un po’ di fiducia, non ti pare? – Lyanna si era trovata a sorridergli a sua volta, ma non convinta del tutto. Non sai con che razza di gente abbiamo stretto le nostre alleanze, cucciolo mio…
Il sorriso che gli aveva rivolto non era in realtà riferito al suo discorso, ma al modo in cui lui le si era rivolto. Come aveva sempre disprezzato che si rivolgessero a lei rimarcando il titolo di lady, disdegnava maggiormente l’uso dei toni formali nei suoi confronti; sia che si trattasse di servi, sia di lord. Con suo figlio quasi non poteva permetterlo, non solo perché lui era un re, ma proprio per una questione di principio: era suo figlio, era suo sangue, era suo pari. Poteva comprendere il rispetto che solitamente si ha con una persona adulta, ma in fin dei conti seppur li separassero sedici anni sulla carta, allo stato attuale loro erano quasi coetanei. Jon fin da subito si era rivolto a lei in modo educato e rispettoso, come faceva con i suoi vassalli; lord, lady, ser… come anche avrebbe fatto con uno sconosciuto, o con una madre bacchettona. Ma lei non era niente di tutto ciò e un giorno, esasperata, glielo aveva fatto notare.
-Per favore Jon, parlami come fai con le tue cugine. In fin dei conti ho l’età di Sansa; anno più, anno meno. Non mi devi per forza considerare come una donna adulta e rigida all’etichetta. –
-Ma siete pur sempre mia madre e vi devo rispetto. – Lyanna allora ci aveva pensato un po’ su.
-Troviamo un compromesso. – aveva proposto – rivolgiti a me chiamandomi pure madre se lo desideri, io preferirei meglio mamma, ma sta a te decidere. –
-Mamma viene usato per la gente del volgo… non potrei mai considerarvi tale, siete pur sempre una lady. –
-Non sono certo una bigotta come la madre che ha cresciuto i tuoi cugini! – precisò adirata – e se mi consideri tale, mi arrabbio! – gli fece un sorriso e una carezza – voglio inoltre che coniughi i verbi come fossi tua sorella, come fossi tua pari – Jon l’aveva guardata sconcertato.
-Non so se riuscirò… - cercò di dire, ma lo sguardo di rimprovero che lei gli aveva lanciato, gli aveva fatto cambiare idea – e va bene, ci proverò almeno. Promesso. –
-Una promessa per uno Stark, vale più della sua vita e del suo stesso onore. – aveva precisato lei.
-Lo so, madre. Mio padre… voglio dire Ned Stark, me lo insegnò. Molto tempo fa. – Lyanna lo strinse tra le sue braccia, ripensando amaramente alle sue parole. Mio padre… Ancora il suo cuore gli impediva di aprire gli occhi sulla realtà.
 
Tutta la contentezza che aveva provato per quel compromesso, era svanita la mattina del suo primo allenamento coi draghi. Lyanna era estremamente tesa all’idea che suo figlio sarebbe partito da solo con i due Targaryen fra meno di un’ora. Nessuno sarebbe andato con lui. Nessuno avrebbe potuto difenderlo da un vero drago, ma il timore che provava in realtà, non era tanto per le bestie leggendarie credute estinte da secoli, bensì ciò che la rendeva poco tranquilla erano i draghi a due gambe: la regina ed il principe. Nel suo cuore sentiva di non potersi fidare di loro.
-Madre, tornerò per cena. – le aveva assicurato lui. Spero che tu non sia la loro di cena. Lyanna lo aveva cinto in un abbraccio materno.
-Sarò qui ad attenderti con ansia. – gli aveva risposto invece, staccandosi poi da lui vistosamente affranta. Con lei c’erano anche Sansa e Arya, anche loro erano inquiete, ma ognuna per i suoi motivi. Quelli della sua nipote maggiore erano molto simili ai suoi, la minore invece era irritata semplicemente perché neppure a lei era stato concesso di andare. C’erano perfino Tormund e Val, si erano offerti di seguirlo e restare distanti, anche in quel momento glielo avevano ripetuto, ma Jon aveva negato anche a loro quel permesso. Alle loro spalle Lady Brienne e di fianco a lei Ser Barristan, con il suo mantello bianco che osservava i signori dei draghi con orgoglio. Lyanna si era domandava se quell’atteggiamento non fosse lo stesso che aveva rispettato anche col Re Folle…
Benjen Stark invece era rimasto sul palanchino rialzato, a debita distanza da loro, controllando la scena dall’alto come un ranger dei Guardiani della Notte.
Jon gli aveva fatto un unico cenno col capo, prima di salire sul suo nuovo stallone. Lo aveva girato su se stesso, indirizzandolo poi verso la porta principale delle mura del castello. Obsydian, lo aveva chiamato, Lyanna ricordava ancora il sorriso del giovane quando lo aveva visto per la prima volta alle scuderie. Il suo precedente destriero era stato gravemente ferito nella battaglia contro gli Estranei sulla radura della Foresta del Lupo, quando era giunto in loro soccorso. Erano stati costretti ad abbatterlo e a dar fuoco alla sua carcassa, prima che si risvegliasse come uno spettro demoniaco ed attaccasse uomini o altri cavalli. Lyanna si era subito messa in moto per trovargli un’adeguata cavalcatura degna di un re, ma aveva trovato numerose difficoltà a far giungere la notizia a tutti i loro vassalli a causa delle sempre frequenti tormente di neve, per niente convinta che esistesse in quelle terre qualcosa di adatto. E Jon aveva una forte premura di possedere un cavallo valido al suo ruolo di condottiero. I destrieri presenti nelle loro scuderie erano limitati, e per lo più ronzini, palafreni e stalloni, già appartenenti a cavalieri e ad altri lord. Lyanna era sicura che chiunque di loro avrebbe offerto il suo cavallo a Jon, pur di accattivarselo e ottenerne così favori in cambio, soprattutto dai loro alleati del sud. La gente del Nord invece era totalmente diversa, ma gli unici bravi cavallerizzi erano i signori delle Rills, ai quali Lyanna aveva già mandato un corvo, e attendeva risposta.
Ma il principe Viserys l’aveva anticipata sul tempo. Si era affaccendato per fargli arrivare un magnifico esemplare da chissà dove e facendogliene dono. Era sempre così incomprensibilmente imprevedibile e astutamente generoso. Lyanna aveva già avuto modo di scoprirlo con gli abiti che giornalmente le aveva fatto trovare durante il periodo del loro viaggio assieme, ma quest’affronto proprio non se l’era aspettato.
Durante una giornata soleggiata, Lyanna aveva pensato di andare a fare una cavalcata al limitare della Foresta del Lupo commissionata da Maestro Sam per cercare radici e piante. Con lei si erano unite Meera, Arya e Alys Karstark, una delle sue nuove reclute appena giunta da Karhold e a quanto pare molto dedita agli Stark, soprattutto a suo figlio. Due uomini del nord e tre bruti erano stati messi come loro scorta, anche se lei non sopportava la necessità di una guardia personale, aveva dovuto desistere per accontentare suo figlio.
Nel primo pomeriggio erano già di ritorno e si apprestavano a riporre i cavalli alla staccionata di fronte alle scuderie, dove le aspettavano alcuni giovani stallieri per provvedere alle cavalcature. Le fanciulle che erano con lei fecero in fretta, invece Lyanna si attardò, improvvisamente colta da un senso di malessere nel cuore, per aver scorto suo figlio in compagnia del principe Targaryen. Aveva avvisato sua nipote e le altre sue amiche che potevano andare a scaldarsi all’interno del castello, mentre lei avrebbe sbrigato un’ultima faccenda. In realtà era una menzogna e pregò gli Antichi e i Nuovi Dei che Arya non sospettasse nulla, ma non c’era mai da stare tranquille quando la osservava con quei freddi occhi di ghiaccio.
Aveva poi aggirato l’edificio di legna e paglia, per giungere in prossimità del recinto dei cavalli, restando però celata dietro ad un divisorio di legno. Grazie ad alcune feritoie tra le assi riuscì ad assistere alla scena senza che loro la vedessero. Erano presenti solo Jon ed il principe, con loro vi era un magnifico esemplare che la fece restare a bocca aperta. Era uno stallone dal manto nero talmente lucido che pareva ricoperto da una coltre di ossidiana liquida e vellutata. Le orecchie bene erette, le zampe robuste e muscolose, il collo forte e la schiena ben delineata. Era perfetto e Lyanna non fece alcuna fatica a immaginarsi suo figlio a cavallo di quel nobile destriero. Sembrava fatto appositamente per lui. La particolarità che più le piacque poi erano le frange della criniera e della coda. Avevano una sfumatura che andava dal nero e diventava via via sempre più argentata. Trattenne il fiato a quella vista e si costrinse ad abbassare gli occhi sul suolo. Una strana associazione mentale le portò l’immagine di capelli scuri mescolati a quelli biondo argento tra le lenzuola. Si dovette appoggiare alla cinta di legno per non crollare a terra.
-E’ bellissimo, principe Viserys. Non so come siate riuscito a trovare un simile esemplare ed a farlo arrivare fin qui. – Jon stava esprimendo il suo pensiero meravigliato, ignorando ancora i suoi secondi fini che Lyanna aveva invece già cominciato a sospettare ci fossero – qui a nord non giungono bellezze di questo genere. –
-Un membro della famiglia reale, temo necessiti di adeguate cavalcature in ogni parte del regno nel quale decide di abitare. – aveva detto Viserys, compiaciuto del suo apprezzamento.
-Forse a sud funzionerà anche in questo modo, ma qui al nord è diverso. Soprattutto in questo periodo – aveva ribattuto Jon caparbio – il gelo e la fame rendono non solo gli uomini più deboli, ma anche i loro animali. Siamo gente umile e ci accontentiamo di quanto riusciamo a trovare, senza mai ostentare ciò che non possiamo esibire con orgoglio. –
-Sono a conoscenza dell’onore che vige da secoli nella casata degli Stark, ma mi risulta anche che in passato nella vostra famiglia esistessero abili cavallerizzi per i quali venivano selezionati i migliori destrieri che si riuscivano a trovare – gli svelò – e so che al momento attuale, voi necessitate di una cavalcatura. Il vostro cavallo, se non erro è stato abbattuto a causa di una profonda ferita su un fianco. – stava accarezzando il muso dell’animale, tenendolo per le briglie. Questo si muoveva stranamente agitato. Lyanna riconobbe nella carezza della sua mano lo stesso tocco dolce che aveva avuto anche nei suoi riguardi. Una piccola parte di lei non capiva come quel cavallo non la potesse apprezzare… Era chiaro che fosse da domare e non aveva dato quindi, ancora la fedeltà ad un padrone.
-Io possiedo già un perfetto compagno. Ēbrion mi ha sempre servito bene e non ho alcuna intenzione di separarmene. Lui… - indicò il muso dello stallone di fronte – lui l’ho fatto arrivare appositamente per voi. – Jon scrutò la sua maschera incredulo.
-State scherzando? – il ragazzo aveva fatto un passo indietro, arcuando le sopracciglia in un’espressione sbigottita e raggelata – non… non posso accettare un dono da voi. –
-Oh, certo che potete. Ne avete addirittura la legittima facoltà. – si impuntò Viserys porgendogli le briglie – Per prima cosa siete un re; e come sovrano vi è indispensabile un destriero forte e leale, e penso che questo faccia proprio al caso vostro. Mi hanno detto che ha un vigoroso temperamento ed è sufficientemente robusto per resistere a lunghe cavalcate nei climi più rigidi. – gliel’aveva fatta, Jon ora doveva trovare un diverso modo per rifiutare quell’offerta. Lyanna rimase in ascolto col cuore in gola.
-Seconda cosa… temo di essere involontariamente stato la causa della perdita del vostro precedente destriero. Mi sono giunte voci che è stato impressionato più da Rhaegal, quando vi si è avvicinato, che dall’estraneo a cavallo di un orso polare… - sbuffò ironico – vi ha disarcionato e ha cambiato direzione, scontrandosi con una lancia di un immacolato. Per quanto sia immensamente felice, che voi siate uscito illeso da questo inconveniente, non posso pensare che il mio drago o un mio soldato siano la cagione della vostra perdita. –
-Non dovete sentirvi responsabile… - cercò di obbiettare lui confuso – durante una battaglia capita spesso di perdere cavalli o uomini. –
-O la propria vita… - aggiunse sospirando il principe con voce bassa e distante, mentre Jon accettava restio le redini che gli porgeva. Lyanna strinse i pugni contrariata, ma qualcosa le fece smorzare quella tensione nell’istante in cui constatò una cosa che fino a prima, le era sfuggita. I due uomini erano alti uguali… restò per un lungo momento a fissarli trattenendo il respiro, poi una consapevolezza amara la colse. Ovvio, stupida, sono legati dallo stesso sangue… Seppur Jon assomiglia a me in aspetto, ha comunque ereditato qualcosa anche da Rhaegar e suo fratello Viserys gli assomigliava tantissimo già da bambino, è chiaro che crescendo non abbia fatto altro che ripercorrere i suoi passi.
-Tuttavia c’è ancora un’ultima ragione che mi spinge a donarvi questo cavallo. – il principe aveva di nuovo preso la parola, rendendo vaga ogni possibilità di Jon di poter respingere una buona volta quest’insana bontà d’animo – voi ci avete aperto le porte del vostro castello pur sapendo la pericolosità che rappresentavamo per voi e la vostra gente. Abbiamo tre draghi, due eserciti stranieri, incrementati dai soldati dei nostri alleati del sud. Gente che vi furono avversaria nell’ultima guerra che vi vide protagonisti e vincitori. – abbassò il capo, per poi rialzarlo direttamente verso di lui – Vi siete fidato unicamente sulla nostra parola. È un comportamento onorevole e denota quanto nobile d’animo siate. Non ritengo che la vostra sia semplice umiltà, ma coscienziosa responsabilità per ogni forma vivente che è sotto la vostra tutela. E sono quasi certo che ora pure noi facciamo parte di questo vostro dovere, non è così? –
Jon aggrottò la fronte e lo fissò titubante.
-Siete sulle mie terre e devo provvedere affinché non vi venga fatto alcun male… - provò a dire – qui i Targaryen non sono ben accetti, non posso cambiare questa verità, ciò che scatenò la Ribellione di Robert, fu devastante per la nostra famiglia che venne decimata senza alcuna ragione lampante. –
-Il nord non dimentica. – citò Viserys, spostando lo sguardo di lato. Quando tornò a parlare, la sua voce era pacata e sofferta – non potrò mai rimediare al danno che il Re Folle commise quel giorno, ma bramo affinché voi non consideriate un figlio per i peccati del padre… per cui accettate questa mia offerta in segno della mia riconoscenza per aver tenuto al sicuro mia sorella durante la mia assenza e per aver saputo mantenere rapporti di pace con noi, seppur gli avvicendamenti non siano sempre stati dei più armoniosi. – abbassò il capo e con quello anche il busto.
-Aspettate… - disse Jon preso in contro piede, alzando entrambe le mani. Lyanna si accorse che suo figlio sembrava a disagio – voi non dovete ringraziarmi, né tanto meno inchinarvi a me. Appartenete a Daenerys, non voglio che vostra sorella pensi che sto cercando di rubarle i suoi consiglieri. – deglutì in imbarazzo tornando a guardare il cavallo – se ci tenete così tanto, accetto il vostro dono con immenso piacere, ma solo perché come dite, ho la necessità imminente di avere un destriero e non perché penso di ripagare alcun debito nei vostri confronti, sia ben chiaro. – si erano nuovamente fermati a fissarsi negli occhi. Jon gli sorrise e anche il principe rispose.
-Come a voi compiace, timpys zokla – piegò leggermente il capo in segno di reverente gratitudine, Jon arcuò le sopracciglia.
-Perdonate ma… non ho afferrato le vostre ultime parole. – si grattò la fronte confuso.
- Oh scusate, tendo ad usare terminologie nelle lingue arcane spontaneamente, non rammentando che non tutti le comprendono… - Lyanna storse il naso, con lei non aveva usato una lingua straniera – E’ Antico Valiryano. – gli spiegò poi – vi servirà se vorrete imparare a comunicare con i draghi. –
-La mia conoscenza di questa lingua è pari a zero. Ho ricevuto gli stessi insegnamenti del primo erede di un lord, ma qui a Grande Inverno non è richiesta una dottrina simile. – cercò di giustificarsi – però se mi servirà coi draghi, avrò sicuramente bisogno di un insegnante. –
-Ne avrete due, mio re. Mia sorella ed io… - Jon sembrò innervosito.
-Non voglio distrarre la regina Daenerys dai suoi doveri incombenti. Vedo già cosa comporta il peso di dover governare il regno da lontano… richiederle un ulteriore mansione mi sembrerebbe disonorevole. Non voglio sovraccaricarla di un ulteriore peso. –
-Allora accettate la mia offerta di insegnarvi personalmente quella lingua. – Lyanna fu certa che quella conquista fosse in qualche modo pensata fin dall’inizio – Fintanto non ci sarà da muovere gli eserciti, io sarò a vostra completa disposizione… se voi lo vorrete, ovviamente. – Jon fece un movimento del capo.
-Certo, principe Viserys. Sarei lieto di avervi come mio maestro. – gli sorrise.
Lyanna ebbe fremito e nell’immediato istante in cui lo intuì, sentì all’interno del proprio cuore una crepa. Qualcosa che lei mai sarebbe potuta riuscire a fare… una mansione che avrebbe certo desiderato compiere Rhaegar. Lui amava quella lingua… Jon te l’avrebbe insegnata fiero e orgoglioso del vostro retaggio.
Era appena  nato qualcosa che li univa tra loro. Un semplice fiocco di neve depositato sul suolo all’inizio dell’inverno. Un cristallo che solo gli dei avrebbero deciso se fosse destinato a sciogliersi o a divenire una spessa coltre fatata e candida.
-Ad ogni modo era unicamente la traduzione dell’appellativo con cui spesso i vostri uomini vi chiamano: timpys zokla; Lupo Bianco. –
-Suona bene – rifletté pensoso – se avessi conosciuto tempo fa questa lingua, avrai chiamato così il mio metalupo, invece del banale nome che gli ho dato. – Viserys lo osservò sorridente per diverso tempo, mentre Jon cercava di avvicinare la mano al muso del suo nuovo cavallo, che accettò le sue carezze. Lyanna lo vide sorridere ed un mondo di emozioni contrastanti la colse.
Viserys studiò la maniera in cui il ragazzo provava a socializzare con l’animale, vedendogli sussurrare parole rassicuranti e neanche a dirlo quest’ultimo sembrava essersi trasformato nella creatura più mansueta che fosse mai esistita.
-Penso sia arrivato il momento per voi di ottenere la sua fiducia. – estrasse dalla bisaccia una manciata di piccoli frutti rossi, con l’altra mano invece riemerse con una pesca – cosa preferite? – li lasciò esposti su entrambi i palmi. Jon sembrò pensarci un attimo, prima di prendere le bacche scarlatte.
-Scelgo le fragole. – decise infine – preferisco dargli qualcosa che poi troverò ancora su queste terre… - rise – non voglio impazzire per cercare frutti che qui non nascono nemmeno. –
-Ottima scelta. Non accettate compromessi nemmeno da un semplice cavallo… penso che andrete molto d’accordo allora. – si complimentò stringendogli una spalla con affetto – Che nome gli darete? – gli chiese poi. Jon si voltò a guardarlo inquieto.
-Il vostro lo avete chiamato… Ēbrion, ha un particolare significato? –
-Cielo notturno. – Viserys tradusse anche quel termine, senza mostrare insofferenza. Lyanna osservò il destriero dal manto corvino nella cabina della sua stalla come fosse la prima volta che lo vedeva. Non era mai venuta a conoscenza del suo nome e ora che ci pensava nemmeno le era mai venuto in mente di chiederglielo. Era di un nero opaco, quasi quanto la fuliggine, neanche lontanamente vicino alla bellezza dell’esemplare appena regalato a Jon.
-Quando l’ho acquistato, temevo che i miei cieli non potessero più brillare di una luce luminosa… – affermò con voce distante – ma mi sbagliavo. – lo guardò e gli sorrise. Suo figlio rimase a fissarlo stranito. Lyanna non riuscì a decifrare quella sua affermazione, anche se qualcosa le stava muovendo quel macigno che ancora sentiva dentro.
-Tuttavia non è l’unico cavallo che possiedo: ad Approdo del Re, ho lasciato l’altra mia cavalcatura dal manto interamente bianco, l’ho chiamato Whitestar. – Lyanna ebbe un brivido al suono di quel epiteto. Trattenne a stento una lacrima per l’ingombrante tormento che sentiva risvegliarsi, si abbassò fino a sedersi sul suolo e nascose il volto tra le mani.
 
-Dunque… Cielo Notturno per quello scuro… e Stella Bianca per quello chiaro… – rifletté Jon.
-Ho avuto la fissazione per i cavalli di questi colori fin da quando ero ragazzo… – ammise orgoglioso, ma il suo tono diventò presto spento, come se ricordare momenti del passato gli desse tormento. Sembrò farsi coraggio solo con l’insistente sguardo del giovane accanto a sé – quando fu indispensabile per me possedere un cavallo, sua maestà decise di accompagnarmi alle scuderie reali per scegliere degli esemplari degni del mio lignaggio. Tra la vasta scelta di quel giorno, trovai due destrieri che spiccavano fra tutti. Uno dal manto scuro e l’altro chiaro. Li scelsi per la loro eleganza e… - rise mesto – perché mi facevano pensare ad un clavicordo. Venni deriso per questa mia sciocca opinione: il re la ritenne la più assurda delle idee che mi fosse mai venuta in mente e se ne andò etichettandomi come il disonore della nostra famiglia… la premura, lo sguardo fiducioso di una guardia al mio fianco o forse la mia stessa caparbietà, vinsero sull’umiliazione quel giorno… ma ero giovane e di strada ne avevo ancora tanta da percorrere. –
-So cosa si prova a non sentirsi mai all’altezza del proprio genitore… – il timbro di voce di Jon sembrò diventare quello di un bambino – per l’uomo che mi ha cresciuto pensavo di rappresentare solo l’onta irriconoscente del suo disonore. In realtà lui non mi ha mai messo all’angolo, ma la lady sua moglie, mi ricordava costantemente le mie origini. –
-Ma non erano loro la tua vera famiglia. – azzardò il principe.
-Già… non era Ned Stark il mio vero padre. – abbassò il capo abbattuto – Colui invece che mi ha generato… beh, a dire il vero non ho ancora un’opinione reale su di lui. – si spezzò il cuore, quando lo vide in cerca di parole per continuare quel discorso.
-Temo che… per il benessere dell’animo di entrambi, sia meglio se troviamo altri argomenti di cui parlare. – Viserys gli fece un sorriso incoraggiante.
-Sì, vi do ragione. – concordò il giovane, riportando la sua attenzione al cavallo di fronte a sé che richiedeva ancora una leccornia – mi dite solo come li avevate chiamati quei due cavalli? –
-Ebony e Ivory. – affermò con voce appena più serena mostrando un sorriso – abbastanza banali come nomi, convenite con me? – ripentendo il suo precedente modo di dire, riuscì a strappargli un flebile sorriso.
-Affatto. – rispose Jon – direi piuttosto azzeccati – rise non solo con la bocca, ma anche con gli occhi – penso sia più banale il nome che invece mi è venuto in mente per lui … - abbassò gli occhi sentendosi in difetto.
-Prima di decretare sentenza, enunciate la vostra scelta, così che io abbia modo di valutare – lo incitò Viserys pacato.
-Obsidian. Ossidiana. – rispose titubante, accarezzando il dorso del cavallo – ho avuto modo di vedere quella pietra allo stato grezzo al di là della Barriera, oltre che ovviamente fusa assieme all’acciaio nella lama di Lungo Artiglio e di… Ghiaccio. – rifletté perso nei suoi pensieri. Viserys rimase in silenzio, così Jon si voltò verso di lui con un’espressione da cucciolo – vi prego… non vi mettete a ridere. –
-Non avrei motivo per burlarmi di voi. – affermò rincuorandolo – trovo che la vostra perizia sia più che appropriata – gli girò attorno e ammirò il destriero facendo un passo indietro – sembra illuminato da un riflesso lucido e profondo quando la luce del giorno bacia il suo manto, proprio come fa il sole quando attraversa il vetro di drago. Inoltre le sfumature della coda e della criniera creano un gioco di colori del tutto simili al raro acciaio che i fabbri dell’Antica Valyria forgiarono a suo tempo – si interruppe compiaciuto – avete l’occhio critico di un artista, mio re. – lo osservò incuriosito, mentre Jon si irrigidì a quell’affermazione e spostò il capo alla sua destra.
-Ho detto forse qualcosa che vi ha offeso? – Viserys aveva notato il suo disagio.
-No… - rispose combattuto – ma…– disse ritornando a guardarlo in volto – mia madre mi ha raccontato qualcosa di lui, non tutto… ma so che  amava suonare l’arpa. Ho motivo di credere che sia grazie ad una melodia suonata dal Principe Drago che ebbero modo di parlarsi la prima volta. – si espresse cadenzando le parole in modo molto lento – Purtroppo ho compreso anche che la sua opinione non è obbiettiva. Non ho idea se fosse un folle adulatore della guerra, oppure un fanatico sognatore… e a dirla tutta non mi interessa poi molto sapere la verità, perché sono quello che sono grazie a coloro che erano con me negli anni della mia crescita… lui non appartiene alla mia vita, appartiene a quella di mia madre e… visto l’effetto che le fa nel ricordarlo, non credo che per me sia positivo sapere di lui. – una fitta al cuore lo colse, ma decise di non portarsi la mano sul petto. Avrebbe attutito quel dolore nel tempo. Comprendendo e accettando quella scelta che lui aveva fatto a costo di perdere il senno dal tormento che sentiva nel profondo.
-Quello che voglio dire è che… come voi non volete essere giustamente giudicato per le colpe di vostro padre, vi chiedo di fare altrettanto con me. –
Il principe serrò la mascella e non disse altro per un po’ di tempo, anche Jon si fece silenzioso e allentando le briglie del cavallo, lo fece camminare in circolo. Viserys rimase a guardarlo mentre gli dava il comando di trottare, restando al centro del recinto. Stare in piedi gli sembrava una grossa sfida, il dolore alla ferita era ancora vivido e pulsante, ma la nuova ferita era quella che maggiormente gli provocava tormento. Restò in attesa che fosse il ragazzo a tornare da lui. Aveva imparato a comprendere come funzionava l’animo del giovane, in parte era molto simile a lui. Necessitava di ponderare a lungo su ogni argomento, dal più semplice, al più complesso. Aveva un estremo bisogno di valutare ogni prerogativa ed il valore di ogni cosa, oggetto, sentimento, persona che fosse. E lo doveva fare da solo. Lui gli avrebbe dato tutto il tempo che richiedeva. Avrebbe aspettato il momento in cui sarebbe stato pronto. Pronto per essere un drago, per essere suo figlio, e lui stesso per essere il padre di cui necessitava, senza mai obbligarlo a dimenticare il bene che Ned Stark aveva fatto nella sua crescita, di bambino, di ragazzo e di uomo. Non voleva sostituirsi al suo ricordo, ma prendersi anche solo un piccolo spazio nel suo cuore. Chiedeva poco in fondo, ma per quel poco al momento non c’era spazio e da quello che Jon gli aveva appena detto, forse non ce ne sarebbe stato mai. Posso mai compatirlo, se io stesso non sono mai stato il padre che avrei voluto essere? Posso giudicarlo per la scelta di allontanarmi, quando la mia esperienza di figlio, mi ha portato a fare lo stesso con l’uomo che avrei dovuto chiamare padre?
Ci volle un po’, ma il suo indugio, come sospettava, non fu vano.
-Vi ringrazio ancora, prometto che me ne prenderò cura. È davvero un magnifico regalo. – Viserys gli sorrise e mise una mano sul dorso del cavallo pronunciando una frase in valyriano.
-Anne zirtys pertys. – Jon questa volta mostrò un’espressione incuriosita e così lui si affrettò a tradurre – un destriero in vetro di drago, chiamato più comunemente ossidiana, anche se letteralmente sarebbe più giusto tradurlo come fuoco congelato. – Jon sbarrò le sopracciglia scure.
-Sul serio? – riguardò per un attimo il muso del cavallo che richiedeva ancora un’ultima carezza.
-Sì, non ho alcun motivo di mentirvi a riguardo… - rispose serio – e penso sia il nome adatto per il destriero che vi spetta, mio re. – Fuoco congelato… Fuoco e Ghiaccio; il principe che in molti aspettavano… gli dei hanno scelto di prendersi la mia vita e quella di tua madre, per darla a te. Per la salvezza di tutti.
   
 
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