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Autore: Khailea    24/11/2017    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo:
Jack
Daimonas
Ailea 
Khal 
Lighneers
Zell
Astral
Lacie
Hope
Grace
Milton
Seraph
Alexander
Johanna
Samantha
Diana
 
A passo lento e superando i corpi dei nemici il gruppo si avviò verso l'unica uscita accessibile di quella stanza, proseguendo lungo uno stretto corridoio non si fermarono nemmeno per guardarsi una volta indietro.
Forse era meglio così dopo lo sforzo che avevano sostenuto, alcuni di loro non volevano più pensare a nulla, soprattutto Zell che, in testa al gruppo, proseguiva a testa bassa.
Alle sue spalle nessuno disse nulla, capendo il motivo del suo silenzio preferivano lasciargli metabolizzare il tutto in pace.
Arrivarono in questo modo in fondo al corridoio raggiungendo stavolta un'ampia stanza completamente vuota, a giudicare da altre porte simile a quella dalla quale erano entrati dovevano portare tutti al luogo della precedente lotta, l'unica differente si trovava in cima ad una rampa di scale.
-Sicuro che sia la direzione giusta Alexander?-
-Si Lighneers, siamo sempre più vicini non dovete preoccuparvi.-
-Facile  a dirsi, non dimentichiamo c'è il capo di tutto questo posto ad attenderci.-
Disse Grace scuotendo il capo seria, non era certo il momento adatto per rallegrarsi dopo tutto.
Senza riuscire ad aggiungere altro il gruppo salì la rampa di scale arrivando così in un ultimo corridoio, alla fine del quale sulla parete alla destra si trovava un muro di vetro indistruttibile.
Non era difficile immaginare chi si trovasse dall'altra parte.
Stringendo i denti Zell, preso da un impeto di collera, colpì la parete con un pugno, come se con quel gesto potesse colpire l'uomo dall'altra parte.
Fissandolo con un bieco sorriso l'uomo iniziò a parlare.
-Credi che tutto questo sia finito?Sei solo un ragazzino senza alcun potere.-
-Chiudi quella fottuta bocca bastardo!-
-E chi me lo impedirà?Dei bambini che non sanno nemmeno chi io sia?La pagherai anche per quello che hai fatto alla mia principessa, non dubitarne.-
-E' colpa tua se è morta!-
-Sono stato io a lasciarla cadere?-
-Gnh!-
Quelle parole furono un duro colpo, forse più doloroso perfino di un proiettile di pistola, aveva sulla propria coscienza una vita che non aveva salvato e questo non avrebbe potuto cancellarlo.
La mano con cui aveva colpito il vetro iniziò a tremare mentre lui per trattenere le proprie emozioni prese a mordersi con violenza il labbro.
-Noi abbiamo comunque qualcosa contro di te.-
Khal avvicinandosi a Zell guardò l'uomo negli occhi, entrambi si studiarono come feroci predatori ma se uno manteneva una parvenza allegra l'altro rispondeva con inquietanti occhi di ghiaccio.
-E che cosa?Delle stupide armi?-
-Il video di un uomo al potere che striscia come un verme.-
Dopo le parole del ragazzo dal condotto dall'altra parte del vetro iniziò ad uscire una nube azzurra, l'uomo confuso cercò di capire di cosa si trattasse e di uscire attraverso l'unica uscita ma questa sembrava bloccata.
-Il mio fratellino è più bravo di quanto si possa credere con i computer. Non molti sarebbero in grado di cancellare tutti i dati relativi ai membri del nostro gruppo, trovare l'uscita ed allo stesso tempo trovare delle sostanze nocive per l'uomo ed inviarle al luogo in cui si trova il nostro obbiettivo. Aggiungendoci un filmato che potrebbe finire ovunque si raggiunge quasi la perfezione.-
Alexander fece un passo indietro agli elogi del fratello, ogni volta lo inquietava il modo in cui riusciva a sapere tutto ciò che faceva, quasi avesse impiantato delle cimici nei suoi occhi, ma soprattutto sapeva che se non aveva raggiunto la perfezione lui non sarebbe stato certo soddisfatto.
E chissà cosa avrebbe potuto fare...
Nel frattempo l'uomo stava rapidamente cambiando, capelli e barba parvero bruciarsi e la pelle cambiò il colorito diventando estremamente pallida.
Le vene sulle mani e sul viso si fecero ben marcate al punto che si poteva quasi vedere il sangue attraversarlo, il corpo invece sembrò perdere massa ad ogni secondo, ad ogni urlo straziante che stava riempiendo quella stanza.
Daimonas guardandolo non aveva smesso un solo attimo di filmare la raccapricciante scena, che pareva interminabile visto l'uomo soffriva orribilmente senza però morire.
-Penso che dopo ciò non le converrà che accada qualcosa ad uno di noi. Nel mondo degli affari simili prove di debolezza sono fatali...-
Disse Khal assottigliando gli occhi reggendo lo sguardo dell'altro che si trovava ormai tra le lacrime, non solo per il dolore fisico ma per quella sconfitta.
In quella città le cose funzionavano anche per apparenze, se un simile fatto fosse saltato fuori i suoi nemici in pochi secondi l'avrebbero ucciso.
Non poteva fare più niente....
Era impossibile dire con quali emozioni il gruppo uscì da quel luogo, non avevano incontrato nessun'altro nemico, probabilmente su richiesta del loro capo che voleva parlare a tutti faccia a faccia, anche se le cose erano andate diversamente.
Quasi nessuno di loro riusciva più a parlare, forse per la stanchezza sia fisica che mentale e per tutte le ferite subite.
Arrivati al cancello si limitarono tutti a guardarsi l'un l'altro in segno di saluto, per poi proseguire nella propria direzione ognuno per la propria strada...
 
 
Zell:
 
Il primo ad uscire da quel posto fu Zell, aveva bisogno di respirare aria fresca e di svuotare la propria mente.
Tutta quella faccenda l'aveva completamente sfinito mentalmente, sentiva tutto il dolore, tutta la colpa sulle proprie spalle, e non voleva che gli altri lo vedessero.
Per questo motivo prima che qualcuno potesse dire qualcosa prese a correre in una direzione completamente casuale.
Doveva sentire i muscoli bruciare ed il fiato spezzarsi nei suoi polmoni, avrebbe corso anche per tutte le strade della città per riuscirci, se attraverso l'esercizio doveva calmarsi non gli restava altro da fare.
Lentamente aveva iniziato a realizzare tutto ciò che era successo, rivivendo davanti ai propri occhi ogni singola situazione, come aveva fatto tutto a sfuggirgli di mano?
Per molto tempo certamente non avrebbe partecipato a quel tipo di lotte, non importava i soldi che avrebbe perso, non era pronto a rischiare così tanto così presto.
Ormai il fiato stava iniziando a diminuire e seppur contro voglia fu costretto a fermarsi accanto ad un alto edificio, ormai non si trovava più nella zona deserta della città di prima, molte persone attorno a lui lo stavano osservando.
Passandosi una mano sul viso cercò di ricomporsi e di allontanarsi, non sopportava tutti quegli occhi su di sé.
"Zell."
La voce di Serena gli attraversò improvvisamente la mente, quasi gli sembrò perfino di vederla davanti a sé, ma doveva trattarsi ancora di quella dannata droga.
La figura della ragazza divenne più chiara in fondo ad un vicolo tra i palazzi e ben presto si modificò, il corpo si ricoprì di sangue e degli spuntoni comparvero nello stomaco e nelle braccia.
Il ragazzo girò il volto da un'altra parte pur di non guardarla.
-Non mi hai nemmeno permesso di aiutarti...-
Strinse con forza l'arma che le aveva sottratto, forse le cose avrebbero potuto andare diversamente, se non l'avesse atterrata o se avesse saltato prima, oppure se direttamente non fosse mai andato a combattere.
Non poteva però pensare solamente a lei, anche gli altri avevano rischiato tantissimo solo per aiutarlo, Ailea era stata drogata come lui, aveva messo in mezzo Daimonas, Milton e Sammy che certamente erano i più giovani ed apparivano per questo i più vulnerabili, tutti avevano subito varie ferite e rischiato di morire.
Aveva meritato il loro aiuto?
Ripensò al modo in cui aveva trattato tutti, era stato molto freddo nei loro confronti e quasi non li aveva ringraziati, a ciascuno doveva qualcosa dopo ciò che era successo.
-Accidenti...-
Nonostante il peso che aveva cercava di restare sempre lo stesso Zell, buttarsi giù avrebbe solamente rovinato ulteriormente le cose.
In un modo o nell'altro avrebbe cercato di andare avanti, di rimediare ai propri sbagli evitando di commetterne altri che costassero la vita di altri.
-Zell?-
Stavolta non era stato un miraggio a parlare, era una voce femminile ma meno familiare rispetto a quelle con cui conversava di solito.
Si trattava della ragazza da cui comprava sempre da mangiare, era la prima volta che la vedeva fuori dal chiosco.
-Che coincidenza incontrarci, ero uscita per incontrarmi con il mio ragazzo ma non mi aspettavo di vederti.-
-Ah si...-
Cercò di sorridere ma era fin troppo difficile in quel momento.
-Va tutto bene?-
Chiese lei avvicinandosi leggermente, lui però istintivamente si allontanò, era come se avesse paura che qualsiasi persona si sarebbe avvicinata a lui sarebbe finita in qualche guaio.
-Scusami, ora devo andare.-
Disse lui voltandosi, prima ancora che la ragazza potesse dire altro lui si era già allontanato correndo, forse sarebbe stato meglio se fosse rimasto solo...
 
Seraph Astral Lacie:
 
Senza distogliere gli occhi dal suolo Seraph si stava lentamente allontanando da quel luogo, sentiva tutti i suoi muscoli intorpiditi ed aveva assolutamente bisogno di distendere la mente, qualcuno però notò la sua stanchezza e le si avvicinò.
-Tutto bene?-
-Si.-
Rispose secca ad Astral, il ragazzo aveva iniziato a camminarle vicino con la sorella alle spalle, dopo ciò che era successo non si sentiva sicuro a lasciarla andare a casa da sola, voleva infatti accompagnarla anche se era certo lei non glielo avrebbe mai permesso.
Lacie intanto lo osservava con occhi infuocati, non capendo il motivo per cui voleva sempre stare appiccicato a quella ragazza, ma per il momento sarebbe rimasto in silenzio.
-Perché mi seguite?-
-Non mi  sento molto tranquillo a lasciarti andare via da sola.-
-Mi stai dando della debole?-
Chiese la bionda alzando lo sguardo irritata, Lacie alle spalle non si trattenne nell'emettere una piccola risata divertita mentre il fratello,impacciato, le rispondeva.
-Assolutamente no, lo sai sei tra le ragazze più forti che conosca ma...mi sentirei anche in colpa, hai sopportato molte fatiche.-
-Anche voi.-
-Si ma noi ci siamo l'uno per l'altro se abbiamo bisogno, tu sei sola e vorrei poterti tener compagnia...io e Lacie ovviamente.-
S'affrettò a correggere lui imbarazzato, attendendo la risposta negativa da parte dell'altra.
Seraph tuttavia rimase in silenzio, a sua volta imbarazzata per quelle parole che tuttavia le fecero piacere.
-Come vi pare...-
Entrambi furono sorpresi da quella risposta, non era un no ed era stato detto solo sottovoce senza troppa aggressività, senza volerlo Astral gonfiò il petto orgoglioso per la riuscita del suo intento, purtroppo Seraph lo notò velocemente.
-Posso sempre cambiare idea!-
Fortunatamente non fu così, anche se per evitare di farla arrabbiare Astral camminò per tutto il tempo in silenzio ed accanto a lei, sentiva tuttavia chiaramente lo sguardo di Lacie sulla sua schiena, non seppe dire chi fosse peggio da arrabbiata tra le due.
-Quanto manca nya?Io inizio ad esser stufa di camminare nya...-
-Dobbiamo salire questi gradini.-
Rispose brevemente Seraph alla lamentela di Lacie, come lei era stanca ma non aveva intenzione d'affrettare il passo, avrebbero potuto rischiare di peggiorare le ferite.
-Ogni giorno ti fai tutta questa strada da sola?-
Chiese Astral guardandosi intorno.
-Si.-
-Non ti senti un po' sola?-
-No.-
-Bellissime conversazioni nya...-
Quella frase non mise particolarmente in difficoltà la bionda, non era stata lei a chieder loro di seguirla e potevano andarsene in qualsiasi momento, tuttavia le sembrò che il percorso fino al proprio tempio fu più rapido del solito e...forse più piacevole.
-Wow!Questa è casa tua?-
Chiese Astral spalancando gli occhi osservando l'immensa casa davanti a sé, perfino Lacie dapprima scettica faticò a trattenere lo stupore.
-E' il tempio del mio maestro.-
-Deve aver lavorato sodo per ottenere tutto questo, sicuramente è un uomo rispettabile.-
In parte le fece piacere che il ragazzo, pur non conoscendo il suo maestro, pensasse così di lui, tuttavia c'era sempre una parte di lei che era restia ai ricordi che potevano ferirla.
-Era...-
-Aia Astry nya.-
Il ragazzo si ammutolì di colpo a causa della gaffe, sembrava che ogni volta era in compagnia di lei doveva apparire come un sempliciotto ed era l'ultima cosa che voleva.
-Mi dispiace...come è successo se posso?-
-Non preoccuparti, è passato molto tempo...è stato ucciso.-
-Da chi?-
Chiese il ragazzo improvvisamente più rude, il pensiero di quanto lei aveva potuto soffrire lo faceva star male, non lo trovava giusto e riusciva ben a vedere l'alone di nostalgia che l'avvolgeva.
-Non lo so.-
Anche Lacie si era ammutolita, non era un discorso per cui era facile scherzare e nonostante non apprezzasse la vicinanza di lei al fratello non poteva certo trattarla male in una situazione simile.
-Se certe volte hai bisogno di parlare se vuoi io ci sono.-
Seraph sollevò leggermente lo sguardo guardandolo sorpresa.
-Non ne ho bisogno, però...grazie.-
L'ultima parola la disse in un sussurro estremamente lieve e dopo ciò salì con più velocità i gradini, arrivando finalmente all'accesso del tempio.
Tutti e tre si tolsero le scarpe prima di entrare e, vedendo Seraph inginocchiarsi di fronte ad una foto, i due la imitarono.
-Era lui il tuo maestro nya?-
-Si, ogni giorno lo saluto prima di uscire e dopo esser tornata.-
-Ed i tuoi genitori?-
-Sono morti anche loro.-
-A-ah...scusami Seraph nya...-
-Non preoccupatevi, ho superato il dolore.-
-Però sei sola in questa grande casa nya...-
-E allora?-
Chiese la bionda non capendo guardandoli entrambi, che c'era di male nell'abitare da sola?
-Non avrò una famiglia come magari l'avete voi ma...-
-Anche i nostri genitori non ci sono più.-
Stavolta fu il turno di Seraph di tacere, sembrava quasi che quella giornata fosse fatta apposta per le condoglianze.
-Vi porgo le mie condoglianze.-
-Grazie, anche noi abbiamo ormai superato il lutto, tuttavia abbiamo comunque la compagnia dell'altro. Penso che Lacie volesse dire che può capitare tu possa sentirti triste.-
-Non mi pare mi capiti spesso, non sono debole.-
Rispose la bionda leggermente inacidita, non sapendo bene come controbattere per quella frase il ragazzo abbassò leggermente lo sguardo, a quel gesto Seraph sentì come una specie di puntura nel petto.
Perché accadeva quando lo trattava male e lo vedeva di cattivo umore a causa sua?
-Allooora nya...possiamo entrare?-
-Ah si, certo accomodatevi. Vi porto del thè?-
-Nya per me si!-
-Anche per me grazie.-
Rispose il ragazzo ancora senza guardarla, superato l'ingresso Seraph s'affrettò per andare a prendere tre cuscini e li sistemò al centro della stanza principale, spostandosi poi in cucina per preparare le bevande.
Prendendo un profondo respiro la ragazza cercò di scrollarsi di dosso la tensione che l'assaliva.
Era appena sopravvissuta ad una dura prova dove aveva messo in gioco le proprie abilità, aveva quasi rischiato di perdere una compagna d'armi, potevano veramente definire tutto ciò una vittoria?
Quella vicenda la fece pensare anche al suo rapporto con gli altri.
Conosceva Ailea da ben prima dell'inizio della scuola ma non le aveva mai permesso d'avvicinarsi più di tanto, e la cosa era stata reciproca, ma non era certa la cosa fosse veramente un bene. Infondo entrambe avevano dimostrato d'avere un legame più solido di una semplice conoscenza, era da un po' di tempo che non parlavano solo loro due, forse la sua freddezza l'aveva fatta allontanare ma non aveva intenzione di fermarla.
Se le cose stavano così poteva solo rispettare la sua scelta, non aveva paura di rimaner sola.
Per quanto riguardava gli altri si poteva dire che Khal non le piaceva affatto, aveva qualcosa di subdolo e viscido che le impediva di avvicinarsi, e non le piaceva il suo interesse, forse reciproco, nei confronti di Ailea, Lighneers era un'altra persona che non apprezzava molto, troppo irruente per i suoi gusti.
Anche Zell nonostante ciò che era appena successo non lo definiva una buona conoscenza, troppo fissato con gli allenamenti e troppo immerso nella negatività.
Effettivamente, nessun ragazzo le andava a genio...o quasi.
Arrossì improvvisamente realizzando di aver permesso ad un ragazzo di accompagnarla a casa, Astral era riuscito ad avvicinarla più di tutti e questo poteva esser rischioso.
Tuttavia...era anche diverso...
Scuotendo il capo si colpì le guance un paio di volte con l'indice come se volesse svegliarsi da un sogno, non voleva più pensare a quelle cose.
Sistemando in tra tazze una giusta quantità di thé la portò ai due ospiti.
Astral e Lacie nel frattempo erano rimasti in rigoroso silenzio attendendola.
-Certo che ha una casa bella grande, però è così vuota nya.-
-Almeno c'è meno rischio tu rompa qualcosa.-
-Sei cattivo Astry nya!-
Sorridendo il fratello le passò una mano tra i capelli.
-Sono felice tu sia ancora capace di sorridere.-
Dopo quella estenuante lotta aveva temuto di non vedere il suo sorriso per molto tempo, avrebbe voluto portarla via da lì lontana da qualsiasi pericolo, ma il destino per loro aveva riservato da sempre un futuro tutt'altro che roseo...
Lacie intanto si lasciò accarezzare facendo le fusa, la lotta per lei era già un fatto passato, preferiva concentrarsi sulle gioie del presente e difficilmente qualcuno avrebbe potuto toglierle la voglia di sorridere.
Capiva però quando la situazione era drastica, ed a sua volta era preoccupata che le ferite del fratello fossero alquanto gravi, anche se per il momento nessuno di loro perdeva sangue.
Non appena Seraph tornò da loro i tre ripresero a parlare.
-Ho iniziato a vivere in questa città poco tempo dopo la mia nascita. Ormai conosco bene le varie strade. Voi invece?-
-Da pochi anni, dopo la morte dei nostri genitori abbiamo iniziato a viaggiare per il mondo, e siamo finiti qui.-
-Come e successo se posso chiedere?-
Astral e Lacie si guardarono negli occhi per qualche istante, non erano persone da raccontare fatti personali a chiunque, ma lei non era certo chiunque, soprattutto per lui che sentiva di potersi fidare, inoltre se voleva conoscerla era giusto farsi conoscere.
-Vedi, nostro padre era un geologo, spesso stava lontano da casa per vari giorni ma ogni volta che tornava portava con sé alcuni suoi ritrovamenti...un giorno scovò non so dove una particolare pietra magica...sono certo che ci prenderai per pazzi dopo che ti avremo detto il resto...-
-Stai raccontando tutto tu Astral nya.-
Disse Lacie incrociando le braccia, lasciando tuttavia che lui continuasse a parlare.
-Vedi, questa pietra conteneva un demone, Ashura, il potere di questo demone corruppe nostro padre portandolo presto alla pazzia, quando accadde si trovava a casa ed uccise nostra madre. Quando il demone prese completamente il controllo la pietra che lo racchiudeva si ruppe e da questa scaturì un'esplosione di potere. All'epoca avevamo un gatto in casa e mia sorella...venne fusa con lui.-
Solo sentirsi dire quelle cose gli sembrò fossero pura follia, ed invece era tutto vero, ricordava chiaramente il dolore di quei giorni e la sofferenza dei lunghi viaggi.
Seraph ascoltava sbalordita quel racconto, non poteva certo immaginare esistessero simile cose, anche se sull'isola quei pazzi erano convinti di poter diventare demoni lei era più scettica riguardo quegli argomenti.
-Per sopravvivere abbiamo dovuto lavorare come mercenari, e ciò ci ha condotti a questa città. Non abbiamo un obbiettivo ben preciso, è stato tutto un caso.-
-Capisco...-
-Puoi non credermi se vuoi...-
-No vi credo. Non immaginavo aveste dovuto sopportare tanto.-
-Su questo si può dire siamo vicini.-
-Si ma non troppo nya!-
Disse Lacie gelosa del fratello, dalla maschera non si vedeva ma era certa stesse sorridendo.
-Immagino conoscerai anche molta gente.-
Disse Astral cercando di cambiare il discorso della sorella, diventando leggermente rosso, anche Seraph ebbe una reazione simile.
-Non così tanta, voi siete i primi che invito al tempio.-
-Wow che onore nya...-
-Lacie!-
-Guarda che sono serissima fratellone nya.-
Disse lei candidamente finendo completamente la propria tazza, doveva ammettere però che era stato un thé ottimo, ma difficilmente l'avrebbe ammesso, non voleva Astral avesse altri motivi per complimentarsi con l'altra.
-Magari un giorno potresti venire da noi, così da restituire il favore.-
A Seraph quasi la bevanda andò di traverso, andare a casa di un ragazzo da sola era qualcosa che non avrebbe fatto così facilmente, inoltre non capiva perché lui dovesse esser sempre così gentile con lei.
C'erano delle volte in cui gli avrebbe volentieri tirato un pugno sul braccio.
Però si era ripromessa di esser gentile nei suoi confronti, mandando così giù il rospo e sperando non si notasse il suo rossore rispose all'offerta.
-Come vi pare...-
 
 

Ailea e Khal:

Ailea prima degli altri aveva iniziato ad allontanarsi dal gruppo, non aveva salutato nessuno limitandosi semplicemente a camminare rapidamente verso la città.
Solamente una persona era stata in grado di raggiungerla.
-E dire che non sembri una a cui piace correre.-
-Certe volte correre fa bene Khal...-
Rispose lei sorridendogli leggermente ed abbassando lo sguardo, tra tutte le persone che dovevano arrivare proprio lui...ma il ragazzo non si sarebbe mai potuto lasciar scappare un occasione simile, ogni volta era sola doveva raggiungerla.
Anche se il quel momento sembrava stare tutt'altro che bene.
-C'è qualcosa che non va?-
-Nulla perché?-
Chiese subito lei ridacchiando, non lo stava tuttavia guardando negli occhi, anzi quasi gli dava le spalle.
-Non sembri esattamente stare bene.-
Sul viso della ragazza era comparso un leggero sorriso tremolante, come poteva stare bene?
Era appena uscita da un covo pieno di persone armate, aveva lottato con tutte le proprie forze ottenendo solo una quantità incredibile di ferite, per non parlare del fatto che era stata perfino drogata.
-Hah...hahaha...-
Non seppe spiegare il motivo di quella risata, sapeva solamente che il petto aveva iniziato ad abbassarsi e ad alzarsi ad un ritmo molto veloce, portandosi una mano agli occhi iniziò a sfregarseli con forza per respingere ciò che non avrebbe mai voluto mostrare.
Khal incupendosi leggermente la guardò in silenzio, era la prima volta che la vedeva così e non era una situazione che apprezzava particolarmente, anzi iniziava a sentire pure lui uno strano sentimento nel petto.
-Hahah, hai visto quanto sangue eh?Le loro gole si aprivano così facilmente hahaha!-
La risata della ragazza aumentò assieme alle lacrime che presero ad uscire senza controllo, si sentiva come se qualcosa dentro di lei fosse rotto, come se fosse tremendamente sbagliata e difettosa.
Combattere le piaceva ma non era normale, non era normale il fatto di doversi portare dei coltelli appresso, non era normale essere così vicini alla morte ad un'età così giovane.
Perché non aveva potuto ricevere una vita normale?
Senza smettere di guardala lui si avvicinò lentamente, era il suo giocattolo, non doveva piangere. Arrivatole vicino portò le braccia attorno al suo corpo stringendola a sé, fu in quel momento che la risata di lei si mischiò con singhiozzi sempre più forti.
Lei lo lasciò fare stringendo le mani sulla sua camicia rovinata, non voleva la vedesse così debole, non voleva pensasse fosse una ragazzina piagnucolosa, anche per questa preoccupazione le lacrime non smettevano di cadere.
Tuttavia provava anche una leggera paura dal sentirsi al sicuro tra quelle braccia, perché era certa non sarebbe durato a lungo e non voleva stare male.
-Se vuoi possiamo stare in silenzio, o possiamo parlare tutto il pomeriggio...-
-Non voglio che sprechi così il tuo tempo.-
-Ma io lo voglio passare con te.-
Disse lui accarezzandole la testa, non mentiva ma non sapeva nemmeno perché le stava dicendo cose così dolci, sentiva di volerla far star meglio e cercava di trasmetterle quel sentimento con il suo corpo, ma lui non era così.
Sentì le mani di lei rilassarsi e smettere di stringergli la camicia, quelle parole le avevano iniziato a far battere il cuore rapidamente, altro sentimento di cui aveva paura ma che non poteva fermare.
-Perché siamo qui...-
-Non lo so...forse è il nostro destino.-
-Che destino di merda...in una città dove la gente si ammazza, dove una ragazza esce armata.-
-E' la normalità a Roockbow.-
-Ma non per il mondo, non è normale, io non sono normale. Tutto ciò che abbiamo appena fatto non lo è. Sono quasi morta la dentro!-
Avrebbe tanto voluto non esser così, poter essere in una città dove le persone a pomeriggio uscivano insieme divertendosi, ed invece era tutto sbagliato.
Perché la sua vita non era così?
Spostando le mani sul suo viso lui la costrinse a guardarla, sfregandole le guance per cancellare il pianto.
L'ultima frase l'aveva profondamente colpito, se le fosse successo qualcosa d'irreparabile sentiva nel profondo che avrebbe potuto impazzire.
-Tu sei perfetta.-
I loro visi erano vicinissimi e nella luce del tramonto i loro occhi sembravano quasi ardere tra le fiamme, allo stesso modo facevano i loro quasi che quasi poterono battere all'unisono.
I pensieri della ragazza presero a concentrarsi improvvisamente su Khal, più precisamente sulle sue labbra, e provò nuovamente una sensazione a lei sconosciuta, qualcosa che la faceva sciogliere dall'interno e desiderare un attimo di piacere.
Allo stesso modo lui la guardò come si guarda l'oggetto più prezioso del mondo, passandole delicatamente una mano tra i capelli neri che venivano messi in risalto dalla luce del sole, gli sarebbe bastato così poco baciarla e sentire il suo calore, e lo bramava più di ogni altra cosa al mondo.
Quasi impercettibilmente i loro volti iniziarono ad avvicinarsi ma all'ultimo lei spostò il viso verso il basso, non voleva illudersi...
-Non raccontare a nessuno di come ho reagito...-
Appoggiando il mento sulla testa di lei Khal sorrise, stringendola in un ultimo abbraccio.
-No, voglio sia un momento solo per noi due.-
Sorridendo a sua volta la ragazza interruppe quel contatto asciugandosi il viso, era tremendamente in imbarazzo per tutto ciò ma era felice almeno che lui non avesse mostrato una brutta opinione nei suoi confronti.
-E' il caso di andare a casa e medicarsi le ferite.-
-Vuoi venire da me?-
Chiese lui guardandola, non c'era nulla di male nel voler prolungare quella compagnia, lei ci pensò su a lungo, ormai poteva dire di trovarsi a suo agio con lui, anzi forse anche troppo.
E lentamente si stavano conoscendo, forse poteva...
-E se venissi da me?-
Ailea parlò di getto senza nemmeno pensarci, rendendosi conto solo dopo del rischio che correva, lui viveva in un intero grattacielo lei in un appartamento piccolissimo, non c'era paragone.
Khal però sembrò molto felice della proposta, al punto che gli si illuminarono gli occhi.
-Volentieri.-
Quando arrivarono davanti al condominio di lei si era ormai già fatta sera, avevano camminato con calma soprattutto per evitare che le ferite si aprissero ulteriormente.
-Spero non rimarrai deluso.-
Disse la ragazza grattandosi la testa imbarazzata.
-Perché dovrei?-
-Non è esattamente una reggia.-
-Haha non preoccuparti, non guardo alle apparenze.-
Non era del tutto vero, per lui le apparenze contavano eccome, però non aveva alcun problema ad entrare in casa sua, se fosse stata quella di qualsiasi altra persona ne sarebbe stato disgustato ma vedeva la dimora di Ailea come un piccolo punto di partenza dal quale lei sarebbe potuta uscire per raggiungere luoghi ben più alti.
-Ci sono un po' di scale da fare.-
-Vuoi ti prenda in braccio?-
-Non sarebbe male haha...nono aspetta!-
Ailea credeva stesse scherzando ed invece lui era stato talmente serio che appena lei ebbe terminato la frase l'aveva sollevata con poca fatica, qualsiasi scusa per avere un contatto fisico era ben accetta.
-Scherzavo Khal!Non voglio ti facci male!-
-Non preoccuparti sei leggerissima, così almeno non ti sforzi troppo.-
-Ma...-
-A che piano?-
-Ultimo...-
Rispose lei leggermente rossa in volto, il ragazzo fu molto rapido nel salire le scale, quasi in certi momenti le sembrò stesse saltando, solo una volta arrivati davanti alla porta di lei la fece scendere, facendo scivolare accidentalmente la mano sul suo fondoschiena nel momento in cui l'aveva adagiata a terra.
A quel contatto lei era sobbalzata ma non aveva detto niente credendo si fosse trattato solo di un incidente.
Deglutendo aprì poi la porta di casa e subito i due furono accolti dalla coinquilina della ragazza.
-Miao.-
Ailea sorridendo si abbassò accarezzando la gatta, il pelo morbido di lei era piacevolissimo tra le dita.
-Questa è Morgana.-
Khal sorridendo si abbassò a sua volta, lasciando che questa l'annusasse per poi accarezzarla, i gatti gli piacevano molto, soprattutto quelli neri.
-E' molto bella, si dice infondo gli animali prendano dai padroni.-
Ailea si limitò a sorridere per quel complimento, non c'era abituata e non aveva idea di come rispondere, continuò ad accarezzare la gatta fino a quando le mani dei due non si sfiorarono, in quel momento si alzò preparandosi a mostrargli la casa.
-Come puoi vedere non c'è molto da vedere, è piccolina ma...è mia.-
Guardandosi intorno il ragazzo non  trovò nulla che non gli piacesse, non c'era nessun segno d'alcun coinquilino, o altre presenze maschili, gli fece inoltre piacere che lei, come lui, vivesse all'ultimo piano di un palazzo.
-Da questa parte c'è il bagno e la mia camera, prima di sistemarci direi di pulirci da tutto questo sangue...non ho un cambio per te però.-
-Non preoccuparti, se non ti disturba posso stare senza maglia.-
Lei rimase in silenzio qualche istante ricordando il fisico di lui, e senza riuscire ad evitare di sorridere lo guardò.
-Va bene, sei mio ospite mettiti pure comodo. Vieni ti porto in bagno.-
 Fortunatamente qualche giorno prima aveva pulito tutto il macello che aveva fatto con il sangue ed aveva sistemato i vari coltelli nella propria stanza, aveva però lasciato tutti gli oggetti che usava per sistemarsi le ferite nel lavandino.
Togliendosi la manica di Khal dal collo, ormai divenuta completamente rossa, osservò la ferita sfiorandosela, il ragazzo a sua volta si era tolto la camicia per evitare di sporcare e l'aveva messa nella vasca.
Nessuno dei due poteva ancora credere di trovarsi lì, lei non si era mai fidata abbastanza da poter permettere a qualcuno d'entrare ma quello lo reputava una caso particolare, se pure Morgana non aveva avuto problemi allora poteva stare tranquilla.
Per lui invece esser lì era perfetto, adesso anche se fosse arrivato lì all'improvviso non avrebbe potuto sospettare nulla.
-Dici che è il caso di metterci dei punti?-
-Per il momento penso basti pulirla, ti dispiace se uso la doccia?-
Ailea divenne immaginandosi lui nella sua doccia divenne ancora più impacciata di prima.
-C-certo, aspetta che esco...-
-Non serve, mi sciacquo solo i capelli.-
-Ah va bene...-
Era strano esserne delusi?
Sicuramente e fu per questo che, girandosi, prese a pulirsi la ferita, nel frattempo che lui si lavava i capelli sporchi di sangue, anche lei ne avrebbe avuto bisogno ma con lui in casa non era il caso.
-Vado a cambiarmi, torno subito.-
Uscendo rapidamente dal bagno, accompagnata da Morgana, entrò nella propria stanza, le pareti erano state dipinte d'azzurro ed il pavimento di legno era coperto in buona parte da un grosso tappeto marrone, il letto matrimoniale della ragazza, ancora sfatto, aveva ben quattro cuscini ed una gigantesca quanto morbida coperta viola.
Una finestra accanto al letto le permetteva di vedere i bui contorni della città.
Non c'era alcun arredamento particolare se non per una scrivania piena di fogli e penne, una sedia con sopra accatastati molti vestiti ed un armadio.
Avvicinandosi a questo prese le prime cose che trovò, un paio di pantaloni neri ed una maglia marrone a maniche corte senza alcun motivo sopra.
-Spero vadano bene...-
-Fidati stai benissimo.-
Girandosi vide che dalla porta Khal la stava osservando sorridendo, aveva lasciato entrambe le porte aperte e lui silenziosamente l'aveva seguita.
-Mi hai vista cambiarmi?-
-No tranquilla, sono appena entrato.-
Mentì lui, aveva osservato minuziosamente ogni dettaglio, le slanciate gambe, i sodi glutei che avrebbe volentieri morso, la sottile vita ed i capelli che le cadevano lungo le spalle, non sapeva bene con quale forza non era entrato ma certe cose le capiva chiaramente.
La voleva e non solo come giocattolo, la voleva come sua compagna, voleva averla fisicamente e mentalmente, legarla a sé e distruggere ogni cosa che la circondava in modo non le restasse altro che lui.
Leggermente sollevata Ailea si mise a sedere sul letto, con la dolce gatta che salì sulle ginocchia di lei, anche Khal presto la raggiunse.
-Le tue ferite come stanno?-
Chiese la ragazza guardandolo.
-Non preoccuparti non sono gravi, mi preoccupo solo di non sporcarti di sangue il letto. Le tue?-
-Posso dire lo stesso grazie...-
-Cosa mi dici di quelle non fisiche?-
Ci fu un lungo momento di silenzio in cui Ailea cercò di elaborare una frase adatta a quel contesto.
-Si sopportano.-
Entrambi coccolarono Morgana che si trovava sulle gambe di lei, era rilassante nonostante il silenzio fosse ripreso.
-Odi questa città?-
-Si...-
-Vorresti andartene?-
-E me lo chiedi?-
Rispose la ragazza ridacchiando guardandolo negli occhi.
-Se potessi andare quindi lo faresti?-
-Probabile.-
-Non c'è nulla che ti potrebbe far restare?La tua famiglia, amici, qualcuno di speciale...-
Non si riferiva a se stesso, voleva semplicemente indagare sulla vita di lei.
-Non ho famiglia, sono stata abbandonata quando ero piccola, e non c'è nessuno di speciale nella mia vita.-
Rispose sinceramente la ragazza, non sapeva nemmeno il volto dei suoi genitori, tutto ciò che aveva era Morgana.
-Mi dispiace, immagino ti sentirai sola.-
-Non così tanto, finché c'è lei io sto bene.-
-Si vede vi volete bene, è un po' come me ed Alexander. Anche i nostri genitori non ci sono più.-
Ailea lo guardò seria, non immaginava che avessero anche quel dettaglio in comune, sembrava quasi fossero fatti apposta per comprendersi.
Senza dire nulla lei appoggiò la testa sulla spalla di lui, come una piccola condoglianza, sorridendo Khal le accarezzò la mano.
-Tu invece?Odi questa città?-
-Odio chi ci vive, sono solo dei vermi, però non sono ancora pronto ad andarmene.-
-Hai qualche persona speciale?-
Chiese lei ridacchiando, tuttavia il pensiero di una donna nella sua vita lo ferì.
-Voglio solo ottenere tutto ciò che merito. E no, come te sono single, se ti interessa.-
Nascondendo tra i capelli il proprio sorriso Ailea continuò a parlare.
-Spero l'otterrai...-
-Ed io ti prometto che troverò il modo di farti andare via da qui, oppure ti farò desiderare di restare.-
 
 
 
Jack e Daimonas:
 
L'ultimo ad uscire da quel luogo fu Daimonas, il ragazzo aveva preferito non ci fosse alcun tipo di attacco alle spalle per il gruppo e se proprio doveva succedere preferiva capitasse a lui, guardò ognuno incapace tuttavia di comprendere come potevano sentirsi, per lui i sentimenti erano un mistero difficile da comprendere.
Quando tutti furono andati iniziò a sua volta a muoversi, calando il cappello sul viso nascondendolo ancora di più, fortunatamente quest'ultimo era rimasto intatto, non se lo sarebbe mai perdonato altrimenti.
-Hey, te ne vai già?-
A parlare era stato Jack, tenendosi in disparte anche lui aveva atteso che tutti se ne andassero, per tutto il tempo non si era sentito a suo agio a far uscire Daimonas per ultimo per questo motivo l'aveva aspettato, anche se ora che erano soli non sapeva di cosa parlare.
Lui non poteva morire, non poteva provare dolore, non poteva condividere con lui quel tipo di sofferenza fisica, allo stesso modo non poteva farlo con gli altri, e quello sarebbe stato per sempre il muro che l'avrebbe separato dal resto del mondo.
"Non hai motivo per far nulla."
Continuò Mostro deridendolo. Abbassando ancora di più il capo il ragazzo prese a camminare, alcuni potevano dire che quel tipo di avventure univano la gente in un solido legame, ma per lui era diverso, si trattava solo di un modo per vedere con mano propria quanto fosse marcio il mondo attorno a lui e tutto ciò gli dava sempre più motivi per allontanarsi.
-Non che gli altri stiano facendo diversamente.-
-Allora perché non vai dagli altri?-
-Preferisco te, sei più interessante.-
-Sono quindi un fenomeno da baraccone più curioso delle persone normali?-
Non trovava nulla di buono nei momenti in cui qualcuno lo definiva interessante, poteva anche significare grossi guai per lui, Jack però sospirando gli arrivò ancora più vicino.
-No, smettila di definirti in questo modo, vali quanto gli altri.-
Parlava sinceramente, da quando l'aveva conosciuto l'aveva visto sopravvivere a molte cose perfino alle fiamme. Non capiva perché doveva continuare a sottovalutarsi.
-Non vedo perché dovresti pensarlo...-
Per un lungo momento il silenzio regnò tra i due e Daimonas fu quasi certo che l'altro se ne sarebbe andato presto, alla fine tutti facevano così.
-Dammi allora qualche ragione per pensarlo. Parliamo.-
Lo guardò come si guardava la cosa più strana del mondo, quelle parole e le sue azioni non avevano alcun senso per il ragazzo, tuttavia erano come un piacevole cappio che si attorcigliava attorno al suo collo, e Daimonas sapeva che presto quelle parole apparentemente gentili si sarebbero inasprite strozzandolo.
-Se proprio vuoi...-
Non riuscì comunque a dargli una risposta diversa, forse anche perché temeva che con un rifiuto il ragazzo si sarebbe arrabbiato con lui, infondo sapeva già molto più di altri.
Jack sorrise soddisfatto di quella risposta, cercando la maniera migliore di iniziare il discorso.
-Sull'isola mi hai detto di essere un mezzo demone, sei nato così o...-
-Da che ricordi sono così, non ho subito particolari esperimenti come è accaduto a te.-
-Oltre a qualcuno nel gruppo altri lo sanno?-
-Solo Milton di loro lo sa, e te adesso, preferirei restasse così la situazione.-
-Certo puoi fidarti.-
Era proprio ciò che non faceva mai, fidarsi equivaleva a conficcarsi nel proprio petto una lama di piombo. ----Purtroppo però non siete completamente gli unici, forse solo in questa città...quando nacqui la donna che mi diede alla luce tentò d'uccidermi, solo per pura fortuna venni salvato e così finì in un orfanotrofio...ben pensandoci la vera fortuna sarebbe stato morire. Le suore mi definivano un mostro, hanno subito capito ciò che ero soprattutto per colpa delle mie corna. Usarono ogni mezzo per ferirmi.-
Non accennò anche al prete che lo perseguitava, non era una questione che riguardava Jack e temeva si sarebbe messo in mezzo se glielo avesse anche solo accennato.
-Allora è per questo che indossi quel cappello.-
-Non solo per questo...è molto importante per me.-
Non era tuttavia un argomento che era disposto a riaprire, troppo dolore e troppe poche parole per descriverlo.
Jack intanto sentiva una forte rabbia verso quelle persone, ai suoi occhi Daimonas sembrava tutto tranne che un mostro, ma le persone non accettano la realtà e preferiscono condannare ciò che non capiscono o che è diverso.
-Non penso però che morire sia una fortuna. Certo la vita può far veramente male ma se la pensi così allora in qualsiasi momento a te potrebbe andar bene di morire.-
-Infatti è così, non cambierebbe nulla per nessuno la mia scomparsa.-
-Che ragionamento del cavolo è!-
Disse improvvisamente serio il ragazzo, la morte era per lui una questione molto importante e lo infastidiva la prendesse così alla leggera. Quei toni spaventarono leggermente Daimonas che fece alcuni passi indietro, convinto che avrebbe potuto colpirlo.
-Se fossi morto non avrei fatto star male molte persone.-
-Il dolore fa parte della vita, non lo si può evitare. Preferire di morire piuttosto che far soffrire o soffrire è sbagliato.-
-Io sono sbagliato.-
Nella sua vita ben pochi erano stati gli attimi felici e ciascuno gli era stato portato via. Osservava il mondo scorrergli sotto agli occhi senza far nulla, come un silente spettatore che attende il finale.
Per tentare di calmarsi Jack dovette fare una serie di lunghi respiri, voleva conoscerlo, non litigarci, ma non stava rendendo la cosa facile.
-Se tutti ragionassimo in questa maniera allora io farei prima a sotterrarmi per l'eternità. Non posso morire ed anche se mi affezionassi a qualcuno in questo mondo sarei destinato a vederli morire, ogni amicizia, ogni risata sparirebbe nel tempo. Però non ho intenzione di vivere così, e non voglio che nemmeno tu sia solo.-
-Perché continui a dire queste cose?-
-Perché se è destino il fatto che dobbiamo soffrire, visto che lo stesso ci ha fatto incontrare, preferisco affrontare questa sofferenza con qualcuno che può capirmi. Anche se per un breve periodo.-
Non seppe come rispondere a quell'affermazione, erano certo molto simili in alcuni punti ma questo bastava?
-Per ciò che sono nemmeno io posso morire così facilmente, almeno non di vecchiaia...-
"Già che ci sei perché non fai un cartellone con l'elenco delle tue debolezze?"
Mostro aveva ragione, e già si stava pentendo di ciò che aveva detto, anche se non era nulla di che.
In Jack intanto si era quasi accesa una piccola scintilla, se non sarebbe morto di vecchiaia allora poteva anche creare un legame più solido senza la paura di vederlo sotto terra.
Non trattenne nemmeno l'ombra di un sorriso sincero che subito comparve sul suo viso.
-Un motivo in più per volerti conoscere.-
Dopo quell'affermazione i due non parlarono più per molto tempo, con passi lenti Daimonas involontariamente lo condusse nel luogo in cui era solito fermarsi, ovvero sotto un ponte.
-Che ci facciamo qui?-
Chiese Jack incuriosito.
-E' dove resto le notti.-
-Vuoi dire che dormi sotto i ponti?-
-Non ho bisogno di dormire.-
Jack fece qualche passo lungo quello stretto spazio, non sembrava affatto confortevole, anche se lui non era più in grado di percepire quelle sensazioni.
-C'è qualche altra cosa che non hai bisogno di fare?Magari andare in bagno?-
Chiese scherzosamente Jack, l'altro però non capì quella battuta e lo guardò leggermente perplesso.
-Non penso le mie funzioni corporee siano così interessanti...comunque non necessito nemmeno di mangiare, o almeno non tutti i giorni.
-La prima volta ci incontrammo mi sembravi molto affamato.-
-Quella è una fame diversa...in quei momenti non riesco a controllarmi.-
-Ad intuizione direi ti serve un sangue particolare per nutrirti.-
-Si, non voglio però andare continuamente a caccia, mi fa sentire un mostro.-
Rispose il ragazzo stringendo i pugni, ogni volta si riduceva al limite pur di non fare quelle cose, ma non poteva durare in eterno.
-Beh magari quando avrai bisogno di mangiare potresti venire da me, io ho sangue in abbondanza.-
-Non potrei mai.-
-Non devi preoccuparti di prosciugarmi eh, quanto sangue potrai succhiarmi.-
-Preferisco non scoprirlo, credimi non so se riuscirei a fermarmi...-
Rimasero entrambi in silenzio, Daimonas iniziò a temere d'averlo infastidito rifiutando quella proposta, ma non era ancora convinto di poterlo fare, qualsiasi cosa lo legava alla sua parte demoniaca avrebbe voluto cancellarla per sempre.
-Però io posso procurarti il filo per ricucirti quando lo finisci...-
-Saresti la mia salvezza, però dovrei comunque ripagarti...comunque perché non hai preso una stanza nel dormitorio?-
-Sarebbe stato inutile, qualcuno può averne più bisogno di me.-
Rispose il ragazzo con sincerità sedendosi a terra, seguito dopo poco dall'altro.
-Mi sembri troppo buono certe volte.-
-Non lo sono.-
-Pensi sempre agli altri, ma tu vali almeno quanto loro, se non più di certi.-
-Non l'ho mai vista in questo modo...ho sempre vissuto così quindi ci sono abituato.-
-Non vuol dire che le cose non possano cambiare. Perché non vieni a stare da me?-
A quella proposta Daimonas si ammutolì non avendo idea di cosa fare, pensò a ciò che sarebbe potuto accadere, magari alcuni bulli avrebbero iniziato a dar contro a Jack per colpa sua e lui avrebbe iniziato ad odiarlo, oppure lo stesso aveva detto così solamente per fargli abbassare la guardia e torturarlo come facevano un tempo le suore con lui.
Tutti quei pensieri si ammassarono nella sua testa facendolo spaventare, la cosa peggiore era che adesso Jack sapeva dove poteva trovarlo, si era messo solamente in una situazione di pericolo.
In silenzio si alzò e correndo al massimo della propria velocità cercando di allontanarsi il più possibile, lasciando per qualche l'altro interdetto su ciò che era appena successo.
-Hey!-
Alzandosi anche lui prese a correre inseguendo l'altro, non capiva cosa fosse andato storto, forse era stato troppo diretto?
-Dannazione...-
Si sentì leggermente in colpa per ciò che era appena successo, era chiaro che Daimonas avesse problemi a relazionarsi con la gente e lui ci era andato troppo pesante con quella proposta.
Era una fortuna che tutti gli esperimenti a cui era stato sottoposto gli avessero dato una certa velocità rispetto agli altri, ormai però Daimonas aveva raggiunto la foresta al limitare della città e non era certo cosa semplice evitare di perderlo.
-Fermati!-
L'altro di tanto in tanto spostava lo sguardo alle sue spalle per vedere quanta distanza riusciva a mettere nell'altro, ma ogni volta si girava non era mai soddisfatto.
Però non poté non sentirsi in colpa per il modo in cui stava fuggendo, ma la paura di venir ferito gli impediva di fermarsi.
Improvvisamente sperando di non esser raggiunto iniziò ad arrampicarsi su uno degli alberi più alti, rompendo ogni ramo su cui si poggiava.
Jack capendo non avrebbe potuto convincerlo in quel modo si fermò sotto d'esso.
-Daimonas, non capisco perché tu stia scappando ma credimi, non voglio farti del male. Se non vuoi scendere però almeno non allontanarti ancora, non salirò resterò qui.-
Non ottenne alcuna risposta, era come cercare d'avvicinare un cerbiatto, ci voleva decisamente tantissima pazienza, ma lui aveva tutto il tempo del mondo.
Sedendosi sul verde terreno alzò lo sguardo scorgendo tra i rami la piccola figura del ragazzo, trovandolo in un certo senso carino rannicchiato lassù.
In modo simile anche Daimonas l'osservava, cercando di capire che cosa gli passasse per la mente, ma in minima parte avrebbe anche voluto che tutte le paure che provava si dimostrassero in realtà false...
 
 
Johanna:
 
Non appena la ragazza era uscita da quel posto aveva leggermente socchiuso gli occhi sperando che tutte le immagini appena vissute, ma queste si limitavano a ricomparire come in un susseguirsi di fotografie.
Ora che poteva rilassarsi riuscì anche a sentire quanto quell'esperienza fosse stata pesante, tutti i suoi muscoli iniziarono a farle ancora più male ed il suo cuore era come schiacciato da un masso.
E c'era solo una persona che avrebbe potuto alleviare quella sensazione opprimente.
Non aspettò nemmeno d'arrivare a casa, dopo un breve cenno alle proprie amiche si allontanò prendendo in mano il proprio cellulare chiamando Mattia.
-TI prego rispondi...-
Era insopportabile sentire il telefono squillare in quel momento, ad ogni passo la fatica aumentava e non era certa sarebbe riuscita a tornare al dormitorio molto presto, infondo era comunque un'adolescente, non bisognava pretendere che tutto sparisse come in una bolla di sapone.
-Pronto Jo jo.-
Bastò quasi la sua voce per farla sentire meglio, di sicuro servì a farla sorridere, tuttavia anche le lacrime iniziarono a comparire, era come se la paura di non risentirlo si facesse presente ogni volta in maniera più pesante.
-Jo jo?-
Non riuscì a rispondergli, solo i singhiozzi diedero modo al ragazzo di capire che era al telefono con lei.
-Johanna che succede?-
-Mattia...-
Ti amo.
Era questo che avrebbe voluto dirgli, la sua paura in quel momento era di non riuscire mai a farlo e continuando con quelle situazioni pericolose forse un giorno sarebbe pure successo.
-Sono qui Johanna, dimmi tutto, qualcuno ti ha fatto qualcosa?-
-No...avevo paura di non sentirti più.-
Disse lei tra un singhiozzo e l'altro cercando d'asciugarsi il viso.
-Ma lo sai che mi puoi sentire ogni volta che vuoi. Non penso però che sia solo questo il problema...-
-Mi manchi, mi mancate tutti tantissimo.-
Disse lei senza dargli una risposta completa, voleva sentirlo ma non farlo preoccupare, per questo difficilmente gli avrebbe raccontato tutte le cose che accadevano.
Quella frase però sembrò bastare come spiegazione alle sue lacrime, anche se nella voce di lui non mancava quella nota di incertezza.
-Anche tu mi...ci manchi tantissimo, magari tra un po' di tempo ti verremo a trovare tutti.-
Sarebbe stato bellissimo rivedere tutte le persone a cui teneva, poterli abbracciare, sentire che stavano bene, ma se fossero arrivati a Rookbow...
-Non penso sia il caso, sai con tutto lo studio non ho molto tempo...-
Era quasi una pugnalata per lei dovergli dire così, in un certo senso non aveva senso tutto ciò che stava facendo, l'aveva chiamato ma si rifiutava di far in modo si incontrassero, e lei sapeva bene purtroppo che i costi per andarsene da quella città erano incredibilmente elevati, altrimenti sarebbe tornata indietro a trovarli già da molto.
-Lo studio?E non la città in se?-
-Anche...-
-Sicura che vada tutto bene?-
No, era tutto quasi insopportabile in quel momento, avrebbe desiderato di urlare all'intero mondo quanto fosse difficile esser lontana da casa, quanto quel posto era duro e quanto certe cose le mancavano.
-Si, faccio del mio meglio per andare avanti.-
-Lo so, per questo ti ammiro molto.-
-Tu che ammiri me?Ma tu sei perfetto.-
Arrossì leggermente mentre diceva quelle parole, era ciò che pensava ma dirle ad alta voce e soprattutto a lui faceva sempre uno strano effetto.
-Non sono così perfetto in confronto a te. Tu te ne sei andata dalla tua città, hai viaggiato a lungo e sei finita in un posto che solo tu sai com'è. E' incredibile che riesci comunque ad essere la mia solita Jo Jo. Mi fa piacere che  quando stai male mi chiami.-
-Ogni volta tu mi aiuti a stare meglio...sai sto anche facendo amicizia.-
-Ah si?Qualcuno in quel gruppo ci sta provando con te?-
-No tranquillo, sono tutti solo molto gentili.-
-Eeh meglio che lo siano o vengo li a tirare a tutti un pugno in testa.-
Johanna rise leggermente immaginandosi la scena, chissà come sarebbe stato se lui fosse rimasto con lei.
-Spero che presto potremmo rivederci, mi manca torturare la piccola Jo Jo.-
-Che cattivo che sei, la prossima volta non ti aprirò nemmeno la porta haha.-
-Vorrà dire entrerò dalla finestra.-
-Quale finestra?-
-Ne costruirò una.-
Entrambi si misero a ridere per quella battuta, ormai tutte le lacrime avevano smesso di cadere dal viso della ragazza ed era ormai arrivata al dormitorio.
-Ora devo staccare che ho gli allenamenti, ci sentiamo dopo?-
-Certo, divertiti a presto Mattia.-
-A presto Jo Jo.-
Se fosse stato per lei sarebbe rimasta a parlare molto più a lungo, ma capiva che aveva i suoi impegni.
Sospirando si trascinò fino alla porta della propria stanza, si sentiva strana ad esser tornata lì, non era passata nemmeno una giornata ma le pareva fossero trascorsi anni.
Subito si sdraiò nel proprio letto affondando il viso sotto il cuscino, tutto quello che voleva fare era dormire e andare avanti.
 
 
 
Diana:
 
La ragazza non ebbe particolar fretta per uscire da quel luogo, guardando i visi di tutti le sembrò fossero eccessivamente cupi.
Poteva capire Zell che era stato ingannato ma non capiva cosa potesse passare per la testa degli altri, anche perché tutti erano praticamente corsi via.
-Beh, non mi resta altro da fare che tornare a casa.-
Disse facendo spallucce, il suo umore non era stato particolarmente intaccato, avevano lottato e vinto, anche se non erano riusciti a recuperare la ragazza, ma nei suoi confronti oltre che un lieve dispiacere provava anche rabbia per il modo in cui aveva trattato il ragazzo, non aveva avuto alcun tipo di morale.
Ma ormai era troppo tardi per pensarci, anche per quanto riguardava il capo di quelle persone.
Si sentiva anche orgogliosa d'esser riuscita a fronteggiare quella situazione, alla faccia di chiunque le avesse dato della debole.
Iniziò a fischiettare annoiata mentre si avviava verso la fermata, il sole era ormai completamente calato e sarebbe stata una vera fortuna prendere in tempo l'autobus.
-Speriamo papà non mi chiuda fuori come l'ultima volta.-
Disse lei immaginandosi l'ora in cui sarebbe riuscita a tornare, proprio in quel momento vide in lontananza il mezzo di trasporto.
-Oh no!-
Cercò di correre il più rapidamente possibile ma non poteva certo dire d'esser al massimo della sua forza, i muscoli erano infatti alquanto indolenziti ma l'autista notandola si fermò per qualche secondo dandole così modo di salire.
-Grazie.-
Quel giorno l'autobus era completamente vuoto, succedeva a volte ma non così spesso.
-Meglio per me.-
Disse allegra la ragazza andandosi a sedere vicino ai finestrini, non aveva nulla purtroppo con cui passare il tempo.
-Mh...avrei dovuto chiedere i cellulari di qualcuno...-
Almeno in quel modo avrebbe potuto chiacchierare per tutto il tempo, anche se un po' si vergognava a farlo, all'apparenza poteva sembrare una ragazza a cui piaceva unicamente la lotta ma era molto di più, e soprattutto sapeva bene come divertirsi ed anche se non c'era nulla da fare qualcosa si poteva trovare, anche se non era quello il caso.
Non poteva certo chiedere il numero a chiunque però, Ailea sicuramente era nella lista, si trovava bene insieme a lei e poteva convincerla a diventare la sua sorellina, anche Lacie era tra i sì, era così carina e piena di vita che non si sarebbe mai stancata a parlarle, magari anche Grace, Hope o Johanna, loro tre sembravano abbastanza simpatiche e dopo aver visto la rossa lottare sapeva che era anche sveglia.
Seraph invece era una situazione più incerta, non era nemmeno sicura avesse il cellulare, se ne stava spesso sulle sue e non amava chiacchierare, almeno da come appariva, ma c'era sempre tempo per farla sciogliere un po', ed a quello sembrava starci pensando Astral.
Le venne da sorridere pensando a quei due, erano così dolci, in quel gruppo alcune coppie sembravano starsi già formando e dar loro una piccola spinta sarebbe potuto esser divertente.
Mentre si immergeva nei suoi pensieri per far passare più rapidamente il tempo finalmente notò d'esser completamente uscita dalla città, il grosso del tragitto era già stato fatto, forse anche grazie alla stanchezza si accorgeva meno del tempo che passava.
-Peccato non possa fermarsi davanti a casa mia, o beh, una passeggiata non mi farà male.-
Fischiettando la ragazza trascinò il proprio zaino lungo la strada distinguendo in lontananza la figura della propria casa, i riflessi del cielo stellato lungo il mare erano veramente splendidi quella sera, avrebbe potuto farci una foto ma non avrebbe reso la bellezza di tale scena.
Notò una piccola luce proveniente da una delle finestre dell'abitazione, almeno non lo avrebbe svegliato.
-Incrociamo le dita.-
Infilando la chiave nella porta capì con sollievo che poteva aprirla, non trovò la figura del padre ad aspettarla però, solo il suo vocione che la chiamava.
-Alla buon'ora Diana, hai perso l'autobus?-
-No, sono riuscita a prendere l'ultimo, mi sono trattenuta un po' con alcuni compagni.-
-Oh ti sei fatta degli amici?-
La ragazza conosceva bene quella situazione, avrebbe cercato di strapparle ogni informazione possibile e l'avrebbe infilata in situazioni imbarazzanti, era meglio fuggire finché possibile.
-Scusa papà devo andare a dormire, domani c'è scuola. Buonanotte!-
Correndo verso le scale si affrettò a chiudersi nella propria stanza ed a sdraiarsi sul letto, il padre aveva naturalmente notato il modo in cui era conciata ma non era la prima volta tornava sporca di sangue.
Nel frattempo lei soppesò le sue parole, stava veramente facendo amicizia con delle nuove persone?
O erano solo qualcuno con cui passare il tempo?
Ci avrebbe pensato più avanti, in quel momento l'unica priorità era riposare.
 
 
Hope Alexander Grace:
 
Una volta usciti le due ragazze s'affrettarono a salutare Johanna prima che si allontanasse troppo, potevano capire come si sentiva, era stata un'esperienza terribile.
Grace stessa sentiva lo stomaco come se stesse per rivoltarsi, il cuore le batteva molto rapidamente ma tutti i muscoli percependo la fine della lotta avevano iniziato a rilassarsi, e così era arrivato anche il dolore.
Hope invece si sentiva solo tremendamente stanca, la sua mente non elaborava completamente ciò che stava accadendo ed a stento poteva credere fosse finita, sentiva tuttavia anche un profondo peso che la schiacciava.
Entrambe lo sentivano, non essendo nate lì non erano così abituate a quelle lotte ed al rischio di morire, ma in quel periodo cose simili capitavano di continuo, e non si poteva esser pronti.
I loro sentimenti erano come paralizzati nel tentativo di metabolizzare la cosa, ma l'avrebbero potuta superare.
-Hope tutto bene?-
A parlare era stato Alexander, aveva subito notato il suo viso e preoccupato non aveva mai smesso di starle vicino aspettando il momento giusto per parlare.
Forse era traumatizzata per ciò che aveva fatto?
Non lo voleva più vedere?
Lo odiava?
Infiniti complessi si formarono nella sua mente tanto che avrebbe quasi voluto inginocchiarsi a terra attendendo il suo giudizio.
Era solamente un rifiuto umano che non meritava di stare vicino ad una ragazza così bella...
-Sono stanca...grazie però, tu come ti senti?-
Quasi il ragazzo sorrise per il solo fatto gli aveva risposto, magari non era ancora tutto perduto.
-Sto bene, vuoi che ti accompagni a casa?-
-Si grazie, anche tu Grace vieni?-
-Si...-
La rossa rispose appena passandosi una mano tra i capelli, voleva sentire suo fratello per parlare di ciò che era appena successo ma sapeva di non poterlo fare, si sarebbe preoccupato pretendendo tornasse indietro o chissà dove.
Doveva affrontare da sola i suoi pensieri personali.
Durante il cammino verso casa nessuno dei tre disse nulla, nonostante le buone intenzioni del ragazzo le due erano troppo provate anche solo per parlare.
Era felice almeno di non dover subito tornare a casa ed affrontare la furia del fratello, aveva ancora tempo.
Non appena furono arrivati Grace s'affrettò ad entrare lasciandoli soli.
-Grazie per averci portate a casa.-
-Mi ha fatto piacere tu me l'abbia permesso.-
-Haha ma non mi devi chiedere il permesso per queste cose.-
Disse Hope ridendo leggermente, Alexander imbarazzato spostò lo sguardo lungo molte direzioni senza rispondere.
Era la prima volta gli dicevano quelle cose, solitamente non poteva fare nulla senza permesso, se però poteva osare...
Sperando di non venir rifiutato s'avvicinò rapidamente al viso della ragazza dandole un bacio sulla guancia, in un punto tuttavia estremamente vicino alle labbra.
Entrambi si guardarono senza riuscire a dir nulla, il cuore di lei aveva ripreso a batter forte mentre la pelle baciata le bruciava.
Era stato dolce e delicato, anche se non era sulle labbra.
-A domani.-
Salutandola con un gesto della mano Alexander si allontanò lasciando la ragazza nei propri pensieri.
Nel frattempo Grace con la dovuta calma era andata a sedersi sul letto, per la prima volta colpire qualcosa non l'avrebbe aiutata ne nell'allenamento che nello sfogarsi.
Non esisteva un allenamento contro quelle situazioni, affrontarle al massimo era tutto ciò che aveva potuto fare ma bastava?
Aveva iniziato a combattere da pochi anni, se chi lo faceva da una vita aveva difficoltà forse non bastava com'era.
Sospirando rumorosamente si passò entrambe le mani tra i capelli, non doveva scoraggiarsi, doveva esser abbastanza forte da sostenere le sue amiche, combattere e non impazzire, non era però una cosa affatto facile da gestire.
-Devo farcela...-
Anche Hope si era andata a sistemare nella propria camera, sdraiandosi sul letto aveva appoggiato la testa sopra al morbido cuscino per poter riposare, ma la sua mente era affollata da tantissimi pensieri.
Prima di tutto le immagini delle lotte continuavano a comparire, non era semplice trattenere un leggero tremore per ciò che era appena successo, le persone sapevano esser veramente orribili...
Però lei aveva trovato degli amici con cui affrontare tutto ciò, ciascuno di loro stava affrontando il suo stesso problema e questo la confortava.
Non era sola fortunatamente, e confidava nel fatto che il rapporto con tutti si sarebbe fortificato nel corso del tempo ancora di più.
In particolare sperava ciò nei confronti di Alexander, il bacio che le aveva dato prima era stato inaspettato ma piacevole. Anche in quella situazione l'aveva aiutata e sostenuta, era veramente un ragazzo fantastico.
A ben pensarci capitava spesso i suoi pensieri si fermassero su di lui, ed erano estremamente piacevoli.
Non lo giudicava per ciò che aveva fatto, doveva sopravvivere ed anche se aveva portato via la vita di qualcuno stava iniziando ad accettarlo, lui non era una persona cattiva ed era sicuro che ogni volta l'aveva fatto c'era stato un ottimo motivo.
Forse nei suoi confronti provava ben più di un amicizia, ma non era ancora intenzionata a percorrere quelle ipotesi, lui infondo era adorato da tantissime ragazze, cosa se ne sarebbe potuto fare di una come lei?
Se solo avesse potuto sentire i suoi pensieri...
Nel mentre tornava a casa il ragazzo infatti aveva in testa soltanto lei, avrebbe voluto stare con lei molto più a lungo ma non era possibile al momento.
Aveva deciso di tornare a casa a piedi in modo d'avere più tempo per restare in pace.
Ciò che era accaduto non lo toccava, era abitudine vivere certe situazioni ormai anche se le detestava, non era un uomo da lotta, o amante del sangue, avrebbe preferito restare a casa a rilassarsi, magari dipingendo o leggendo un buon libro, ma non era mai possibile a lungo...
Doveva ubbidire al fratello ed ogni volta lui diceva qualcosa doveva scattare, lui lo proteggeva, lo manteneva, gli aveva dato una nuova casa, ed era l'unico che era rimasto della sua famiglia.
Non poteva fare altrimenti...
Varcando la soglia del grattacielo sentì il proprio corpo irrigidirsi, sapeva bene ciò che sarebbe successo ma volle ignorarlo  concentrando i propri pensieri su Hope, anche nel mentre saliva con l'ascensore verso il proprio piano non smetteva di ricordare tutti i momenti con lei.
Ormai era chiaro ne fosse innamorato ed avrebbe fatto di tutto per starle accanto, anche se non pensava di meritarlo.
Guardando l'orologio da polso immaginò che Khal fosse già a casa, era quasi mezzanotte a causa della lunga passeggiata che aveva fatto e lui tornava sempre prima d'allora.
Le sue intuizioni non furono sbagliate, non appena le porte dell'ascensore si aprirono la mano del fratello gli afferrò il collo stringendolo con forza, Alexander s'aggrappò con entrambe le mani tentando di liberarsi ma l'altro spingendolo gli fece sbattere la testa contro la parete.
-Siamo tornati tardi stasera.-
Disse il fratello guardandolo impassibile, era rimasto con Ailea fino a venti minuti prima dopo di che era tornato a casa, il suo umore era ottimo ma non ne mostrava alcun segno.
-Te la sei cavata sufficientemente bene in quel luogo, ma non abbastanza, non meritiamo il meglio fratellino?-
Chiese stringendo ancora di più e facendo sbattere nuovamente la testa del fratello contro la parete.
-S...si...-
-Allora non avresti dovuto impegnarti di più?-
-Scusami...-
Un'altro colpo a causa del quale si aprì una leggera ferita nel cranio che iniziò a sanguinare.
-Spero di non dovermi ripetere. Sei stato bravo a dosare il veleno in modo non uccidesse quell'uomo, ho bisogno però che tu svolga un compito per me.-
-Quale?-
-Devi solamente contattarlo, credo abbia intuito di cosa è capace un Moore.-
-Va bene.-
I sottoposti non erano mai abbastanza per lui, e più ne aveva più potere accumulava, questo Alexander lo sapeva bene. Sentì la presa del fratello allentarsi e cadendo a terra tossì un paio di volte.
Khal nel frattempo prese un piccolo fazzoletto dalla tasca della camicia che indossava, mentre l'aspettava aveva avuto tutto il tempo per cambiarsi, e prese a pulire il sangue sulla testa del fratello minore.
Lo aiutò poi ad alzarsi e lo abbracciò.
-Non meritiamo il meglio  fratellino?-
 
 
Lighneers, Milton, Sammy:
 
Tutti ormai stavano andando via, Lighneers tenendo le mani dietro la testa osservava il gruppo muoversi in direzioni diverse.
Non c'era di sicuro d'aspettarsi una cena in pizzeria ma qualcosa avrebbero almeno potuto dire, anche se in parte poteva capire chi era stato particolarmente provato.
Le uniche due rimaste ormai erano Milton e Sammy, la prima teneva sulle spalle l'altra che, troppo stanca, faticava quasi a stare in piedi.
Anche Milton era stanca ma ogni volta che poteva rendersi utile faceva di tutto per riuscirci, era felice stessero tutti bene ma ogni volta accadeva qualcosa di simile avrebbe voluto cancellarlo dai propri ricordi.
-Hey piccoline, posso darvi una mano?-
-Um un broccolo gigante...-
Fu la risposta di Sammy ormai mezza addormentata, il ragazzo sbuffò leggermente divertito da quel nomignolo, ne aveva sentite molte di battute sui suoi capelli ma raramente veniva chiamato broccolo gigante.
-Sarai stanca, dai la prendo io in braccio.-
Continuò poi senza dare nemmeno tempo a Milton di rispondere.
-Stai attento per favore...-
Non voleva disturbare il sonno dell'amica, ma era felice di ricevere un aiuto a sua volta, da sola forse ci avrebbe messo molto tempo a tornare agli alloggi della scuola.
-Tranquilla, posso fare il giocoliere con dei bicchieri di vetro e questi non si romperebbero.-
Rispose lui sereno, non voleva apparire rude in quel momento.
L'avventura era stata certamente dura ma con delle bambine vicino doveva esser allegro per non far pesare loro nulla.
Non era facile non arrabbiarsi però ricordando ciò che aveva fatto Serena, ingannare qualcuno era la cosa peggiore da fare, soprattutto in amore, una valore molto importante per lui.
-Tu non sei stanco mister broccolo?-
La vocina di Sammy interruppe i suoi pensieri.
-Oh no piccolina, perché noi broccoli siamo forti, quindi dovrai mangiare tanti di noi in modo da esser forte pure tu.-
-Mmmh...-
Milton vicino rise leggermente per la faccia dell'amica, era così carina in quel momento appoggiata con il viso alla schiena del ragazzo.
-Dove vivete?-
-Ai dormitori della scuola.-
-Ottimo un posto di cui conosco sicuramente la strada, vuoi salire anche tu sulle mie spalle?-
-No, sto bene grazie.-
-Brava, immagino tu avrai mangiato tanti broccoli.-
Continuò il ragazzo buttandola sul ridere, non sapeva bene di cosa parlare con qualcuno più piccolo di lui.
-Allora, avete fatto molte amicizie nel gruppo voi due?-
-Stiamo conoscendo un po' tutti, siete molto simpatici.-
-Grazie, anche voi lo siete. Ed anche toste viste le situazioni in cui vi cacciate.-
-Beh sono le stesse degli altri infondo.-
-Si può dire almeno sono cose che legano.-
-Tu invece?Hai molti amici nel gruppo?-
Per un attimo Lighneers rimase in silenzio cercando di pensare a come si poteva spiegare.
-Beh, la parola amicizia è molto grossa, diciamo che come voi sto imparando a conoscere gli altri.-
 -Spero allora riuscirai a conoscerli abbastanza da farteli tutti amici.-
Non proprio tutti almeno, però si vedeva che lei era una persona buona, ma infondo era ancora piccola per essere diffidente verso gli altri.
Si limitò per questo motivo a sorridere continuando poi a camminare, ormai la scuola era molto vicina ed era stato un tragitto tranquillo.
Arrivati davanti alla stanza il ragazzo lasciò che Milton riprendesse in braccio l'amica ormai addormentatasi, non era buona educazione entrare nella stanza di due ragazze.
-Grazie per averci accompagnate fin qui.-
-Di nulla, è stato un piacevole giretto. A domani.-
Salutandole con la mano anche lui prese a tornare verso il proprio palazzo, non sentiva molto la stanchezza di ciò che era successo ma un bel bagno caldo l'avrebbe sicuramente aiutato a rimettersi in sesto.
   
 
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