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Autore: annalisa93    25/11/2017    0 recensioni
Questa storia non è mia, ma di una mia amica, il suo profilo ufficiale lo trovate su wattpad : https://www.wattpad.com/user/ChiBa93
GENERE: sentimentale, thriller, mistero, psicologico, urbanfantasy.
Diciassette ragazzi.
Diciassette anime diverse, ognuna con il proprio passato, con le proprie fragilità e con le proprie aspettative per il futuro.
Diciassette cuori destinati ad incontrarsi e a scontrarsi.
Diciassette persone che si ritroveranno ad indagare su una serie di misteriose scomparse e sull'inquietante morte di una giovane liceale, avvenuta quarant'anni prima.
N.B: Questa storia è una light novel, ovvero un romanzo con illustrazioni in stile manga
Genere: Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Buon sabato a tutti! Volevo avvisarvi che siamo quasi in pari con le parti pubblicate dall'autrice su Wattpad, tranquilli ci sarà ancora l'aggiornamento regolare di sabato (salvo miei imprevisti) ancora per qualche altra settimana, mentre in seguito dovremo aspettare fin quando lei non aggiorna.
Come sempre vi auguro buona lettura :) 
 
 
 
Luke si svegliò di soprassalto, scuotendo anche Margareth che si era appisolata sulla sua spalla. Era madido di sudore, come tutte le volte che tornava a quel terribile giorno di quella estate lontana. Guardò fuori da finestrino, spaesato. Erano arrivati alla stazione di Lucca. Il treno sarebbe ripartito alla volta di Aulla-Lunigiana dopo un quarto d'ora.

Margareth lo fissò con aria assonnata. «Che hai, Luke?»

Lui le rivolse uno sguardo perso e, in quegli occhi grigi, Margareth rivide le immagini di quel giorno funesto, in cui la loro famiglia venne letteralmente distrutta. «Hai sognato Elias un'altra volta?» Gli domandò.

Lui, annuì, ancora sconvolto. Come poteva evitarlo? Quei fatti avevano segnato per sempre la sua esistenza e quella dei suoi cari. Il loro adorato Elias era sparito, scomparso nel nulla. Da quel giorno, lo avevano cercato ininterrottamente per più di tre mesi, perlustrando attentamente ogni bosco, ogni lago e ogni anfratto più nascosto di quelle zone, ma di Elias non vi era traccia. L'unico indizio era rappresentato da quel fazzoletto bianco che riportava quelle due misteriose iniziali: R.S. Per anni gli inquirenti avevano provato a dare un significato a quel reperto, senza riuscirci. Il commissario della polizia li aveva avvisati che i casi di persone scomparse, soprattutto di bambini, erano casi difficili da risolvere e che molte volte rimanevano insoluti. Da quel giorno lui e la sua famiglia si ritrovarono su una specie di bilancia, che oscillava tra la speranza di ritrovarlo vivo e la rassegnazione di non rivederlo mai più, oppure di ritrovarlo morto. E più passavano i giorni, più la bilancia, irrimediabilmente, pendeva verso il piatto contenente l'esito più infausto, finché, dopo dieci anni, la rassegnazione ebbe la meglio, portando i suoi genitori a dichiarare la morte presunta del loro figlio adorato.

Da allora si era chiesto molte volte che tipo di ragazzo sarebbe potuto diventare Elias. Lui era un tipo tranquillo, sicuramente sarebbe diventato uno studioso, un secchione di prima categoria, si rispondeva, con un certo rammarico. Se lo immaginava iscriversi alla facoltà di Medicina e Chirurgia e diventare un medico, magari anche più bravo di lui. Sì, perché lui aveva scelto di diventare un medico e, forse, quella scelta l'aveva fatta anche per Elias. Il suo fratellino aveva combattuto così tanto per rimanere attaccato alla vita in quei tre mesi in ospedale, ma alla fine aveva vinto il destino e se lo era portato via, così come aveva previsto alla nascita. E lui, da quel giorno aveva maturato l'idea, l'ambizione, di dare a quanti più bambini prematuri, come lo era stato Elias, il futuro che a suo fratello era stato ad ogni modo precluso. Aveva deciso di intraprendere la carriera di neonatologo e aveva pianificato di trasferirsi in Italia, alla fine dei sei anni del corso di laurea, per frequentare la specialistica presso la facoltà di Pisa e poter lavorare a contatto con Konstanz Stevenson, il dottore che si era occupato di suo fratello e che adesso viveva in Italia con sua moglie Elena e sua figlia Sakura.

«Sai, non so perché ma, nonostante tutto ci suggerisse il contrario, io ho sempre pensato che Elias fosse vivo.» Confessò Margareth, con sommo stupore di Luke. «Ho sempre immaginato che vivesse in qualche zona soleggiata dell'Italia. Purtroppo non ho molti ricordi di lui, ma ogni tanto ho dei flash in cui io e lui giochiamo assieme, e dai quei brevi frammenti di vita ho potuto intuire che fosse un bambino gentile e sensibile. Perciò ho ipotizzato che potesse aspirare a diventare uno scrittore o un poeta.»

«Meg...» Sussurrò il fratello, interdetto. Sua sorella, per quanto fosse dura e forte, aveva da sempre mostrato un atteggiamento pessimistico nei confronti della vita. Di conseguenza, le parole ottimistiche che gli aveva appena rivolto lo spiazzarono. Se le aveva pronunciate, significava che ci credeva davvero.

Lei gli sorrise mestamente. «Scusami, ho detto una sciocchezza. Fai finta che non abbia detto nulla.» Affermò alzandosi, indossando il giacchetto e allacciandosi il marsupio alla vita. «Io vado a cercare Magnolia, come mi ha raccomandato di fare nostro padre.» Fece per imboccare l'uscita del vagone, quando Luke la bloccò per un polso, costringendola a voltarsi.

«Stai attenta. Non voglio perdere anche te.» La sua parve una supplica.

Lei annuì, decisa. «Sta' attento anche a tu, fratellone.»

A quel punto Luke accennò un sorriso e la lasciò andare. La osservò scendere dal treno e sparire nel sottopassaggio, mentre fra le mani rigirava il mazzo con le foto di tutti i Guardiani. Ad un certo punto i suoi occhi si posarono sulla prima foto, su quella di Alysia. Da quando suo padre gliel'aveva mostrata la prima volta, non riusciva a staccare gli occhi dall'immagine della giovane. C'era qualcosa che non riusciva a capire. Questa ragazza mi deve molte spiegazioni.

*****

«Eccoci, siamo arrivati.» Annunciò Anita. L'appartamento della famiglia della ragazza si trovava nel centro città di Lucca, in piazza S.Giusto, proprio dietro Piazza Napoleone, una delle piazze principali, detta anche Piazza Grande. 
«Grazie per averci accompagnate. Ve ne siamo molto grate.» Intervenne Minami, rivolta ai cinque ragazzi. Avrebbe soggiornato a casa dell'amica fino a quando suo padre non fosse tornato dal suo viaggio a Parigi. Dopo tutto quello che era successo, la inquietava il pensiero di dormire a casa, da sola.

«Scherzi? Non ci devi ringraziare. È importante per noi impedire che quel pazzo possa farvi ancora del male.» Affermò Sakura, stringendole una mano, inguantata.

«Sei sicura che in casa ci sia tua mamma, Anita? Le domandò David. «Perché, altrimenti, noi potremmo rimanere a farvi compagnia finché lei non rientra.»

«Sì sì. Non ti preoccupare.» Gli sorrise. «Adesso le citonofo, per sicurezza.» E così dicendo, premette il pulsante del campanello. Attesero pochi istanti prima che una voce femminile rispondesse, rassicurando i giovani:

«Chi è?»

«Mamma, siamo noi.»

Subito la porta scattò, aprendosi. «Allora noi andiamo. Grazie di tutto.» Disse, voltandosi ancora una volta verso di loro. Nathan, Sakura, David, Emma ed Emily sorrisero.

«Se avete bisogno di qualcosa, non esitate a chiamarci.» Si raccomandò Nathan.

Le due annuirono, prima di richiudere il portone.

Rimasero qualche attimo a fissare il campanello. Speravano che la questione si fosse risolta così e che le due ragazze fossero definitivamente al sicuro.

«Etciù!» All'improvviso Sakura starnutì. Non fece in tempo a rialzare la testa, che lo fece per altre tre volte.

«Piccoletta, ti sei presa il raffreddore?» Domandò preoccupato David.

«Forse...»

«Dove hai messo la sciarpa, il cappello e i guanti?» Nella voce di Nathan c'era una punta di rimprovero.

«Ehm... al MisteriX.» Ammise lei. «Per la fretta li ho lasciati là.»

«Te pareva.» Nathan incrociò le braccia al petto, esasperato. «È da quando ti conosco che fai così: ogni volta che andiamo al MisteriX, non puoi far a meno di lasciarci qualcosa. Ci lasceresti anche la testa se tu non l'avessi attaccata al collo.»

Sakura incassò in silenzio la critica di Nathan. In fondo lo sapeva anche lei che aveva ragione. Ma non ci poteva fare nulla: più si sforzava di stare attenta nell'eseguire determinati compiti o nel non dimenticarsi nulla, più diventava impacciata e combinava un disastro o perdeva qualcosa. Era come se stando più attenta si distraesse di più. Però era stato grazie alla sua goffaggine e alla sua sbadatezza se lei e Nathan si erano incontrati. Perciò non sentiva di dover correggere a tutti gli effetti questi suoi difetti.

«Andiamo a prenderli. Intanto usa questa.» Le disse poi, porgendole la propria sciarpa.

«Grazie.» Se l'avvolse attorno al collo e subito un profumo di menta le pizzicò l'olfatto e per poi avvilupparsi alla fragranza di camomilla dei suoi capelli, creando un intreccio di odori particolare, unico. Il profumo del loro amore. Respirò a fondo e il suo volto non poté che distendersi in un largo sorriso. Una miriade di ricordi cominciarono a turbinare nella sua mente, risvegliando in lei forti sensazioni, soprattutto quelle legate al loro primo incontro al Luna Park. Quante avventure avevano passato da allora, quanti ostacoli avevano superato assieme e quanti ancora ne avrebbero dovuti superare.
Distolse lo sguardo e vide Nathan tenderle una mano. Lei la l'afferrò, contenta. A contatto con quella del suo ragazzo, la sua mano congelata si riscaldò all'istante. Era incredibile come, con così poco, lui riuscisse a farla stare bene. Con lui al suo fianco avrebbe potuto superare qualsiasi cosa. Anche un presagio di morte. Con Nathan al suo fianco avrebbe combattutto contro il suo destino. E avrebbe vinto. Con questo pensiero ad animarla, si incamminò, con Nathan, verso il MisteriX, seguiti da Emily, che aveva l'aria assente, ed Emma e David che chiudevano la fila e procedevano abbracciati l'uno all'altra.

Emily stava osservando Sakura e Nathan davanti a lei. Nonostante Sakura non le piacesse, poteva vedere con i suoi occhi quanto quei due si amassero.

Fino ad allora aveva sempre pensato che Nathan fosse ancora innamorato di Mandy e che Sakura fosse una sorta di rimpiazzo, ma stava iniziando a pensare che forse si era sbagliata. E subito la sua mente non poté che tornare a quella mattina. Guidata dalle sue convinzioni, aveva informato Lucas del fatto che la coppia fosse in crisi, giocando sull'interesse che il ragazzo aveva mostrato nei confronti della bella bionda di origini norvegesi.

Lei aveva agito in quel modo principalmente perché desiderava ridare a Nathan e Amanda la felicità che avevano perduto. Perché, sì, Amanda era tornata. E lei non avrebbe sopportato di vederla soffrire, non dopo tutto ciò che l'amica aveva passato in quegli ultimi tre anni.

Ma adesso stava sperimentando i primi segni di pentimento: se Sakura e Nathan si fossero lasciati per colpa sua, lei non sarebbe mai riuscita a recuperare il rapporto con il suo amico, non avrebbe mai avuto il coraggio di guardarlo negli occhi, fingendo che non fosse successo niente.

«Ehi, Lily!» David richiamò la sua attenzione. «Che aspetti ad entrare?»

Lei lo fissò confusa. Si era completamente immersa nei suoi pensieri, tanto che non si era accorta di aver raggiunto il MisteriX Cafè. «Io vi aspetto qui.» Affermò, sostando davanti alla fornice che, da via S.Croce, immetteva nella seminascosta piazzetta S.Carlo, dove era situato il locale. «A quest'ora ci sarà tanta gente e io non voglio ritrovarmi schiacciata come una sardina.»

«Va bene.» Concordarono gli altri. «Facciamo presto, non ti preoccupare.» Assicurò David, toccandole una spalla. Lei annuì e, mentre gli amici si allontanavano, si appoggiò con la schiena al muro e cominciò ad osservare i passanti che affollavano via Santa Croce, tutti all'affannata ricerca dei regali di Natale, che si stava inesorabilmente avvicinando. Le luci impreziosivano la via, pendendo, come collane d'oro, tra un lato e l'altro della strada. Vedere tutte quelle facce sorridenti la rattristava. Quanto le mancava il Natale, quello vero, quello che passava con i suoi genitori e con i suoi amici! Era tradizione, ormai, che ogni Santo Stefano la sua famiglia e quelle di David, Nathan e Amanda si riunissero per festeggiare tutti assieme, ma da quando Amanda era partita, nonostante l'usanza fosse stata mantenuta, il clima non era più quello allegro di una volta: Nathan si chiudeva puntualmente in un silenzio indifferente, lei se ne stava in disparte e David s'innervosiva, non sapendo bene come agire.

«Uff...» Sospirò sconsolata. Riusciremo a tornare quelli di una volta? Si domandò. Proprio in quel momento, con la coda dell'occhio, vide avvicinarsi da destra una chioma inconfondibile, un cesto di lunghi boccoli rosso amarena, la mano stretta attorno al manubrio della sua inseparabile Graziella color crema. Di fronte a tale scena la bocca si spalancò, incredula, e li occhi s'illuminarono di brillante felicità. Avrebbe voluto urlare, ma l'emozione la rese improvvisamente afona. Perciò si mosse, cominciò a correre come se le gambe non le appartenessero più, e andò incontro alla sua amica, mentre le lacrime le solcavano il volto. Dopo tre anni di angoscia e silenzio, poteva finalmente riabbracciare la sua migliore amica.

   
 
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