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Autore: Dalhia_Gwen    25/11/2017    5 recensioni
Tutte le ragazze hanno un'ambizione, lei compresa.
Ma la sua è qualcosa di particolare.
Inconsueta.
Singolare.
Lei voleva diventare un marinaio.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Duncan, Geoff, Gwen, Scott | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale
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Chapter 15











Il mattino fu subito alle porte del nuovo giorno: tutti i membri della Warrior erano pigri più del solito, complice la serata focosa ed elettrizzante che passò, e che segnò ognuno di loro.
Tuttavia il capitano fu il primo a svegliarsi, mattiniero come suo solito, deciso più che mai a lasciare quel porto quanto prima. Si avviò truce verso le cabine della sua ciurma e, dopo aver letteralmente buttato giù dal letto ognuno di loro, ordinò ad ogni membro un preciso compito. Fu così che in meno di dieci minuti, la Warrior salpò e lasciò il porto, come un fantasma e non destando alcun sospetto.
 
⚓⚓⚓
 
Quando Gwen si svegliò, la nave era già in alto mare verso una meta a lei ancor sconosciuta.
Provò ad aprire gli occhi, disturbata dai tiepidi raggi del Sole che attraversavano l’oblò con insistenza, facendole capire che era alquanto tardi.
Tuttavia trovò il gesto faticoso, e nemmeno le forze sembravano darle una mano.
- Porca miseria…ma quanto ho bevuto? - sussurrò constatando che era ancora indolenzita e la testa le continuava a pulsare, anche se in maniera meno insistente.
Sbuffò, accasciandosi di nuovo sul materasso e, man mano che la sua vista si abituava alla luce, notò che la sua stanza era totalmente diversa da come se la ricordava.
Aggrottò la fronte, confusa: era chiaro, non era nella sua cabina.
 
Ma allora dove si trovava?
 
La risposta arrivò quasi istantanea in quanto, senza neanche avvertire, la porta si spalancò e dietro di essa comparve il capitano, in tutta la sua bellezza.
A Gwen parve di sognare, ma subito si ricompose, rendendosi conto del gesto poco educato del giovane.
- C-Capitano… è modo di entrare in una stanza? - chiese lei, cercando di non apparire stordita ed impaurita della sua presenza. A quelle parole il capitano sorrise beffardo.
- Sì, ne ho tutto il diritto, dato che è la mia stanza. - iniziò, gustandosi lo sguardo scioccato e spaesato della fanciulla. Tuttavia non le diede modo di obiettare.
- Allora, smaltita la sbronza, caro? - le chiese in tono canzonatorio, incrociando le braccia al petto e fulminandola con lo sguardo.
D’altro canto lei, che doveva ancora realizzare di essere nella stanza del suo capitano ed esattamente sotto le coperte del suo letto, annuì velocemente, non riuscendo a nascondere l’imbarazzo che colorò le guance.
Il capitano, tuttavia, non riuscì a rimanere immune alle sensazioni scaturite da quella creatura che, appena sveglia ed intimidita, era meravigliosa. La guardò con una strana luce negli occhi, provando la tentazione di saltarle addosso. Ma si riprese, rendendosi conto che stava vagando con la mente troppo velocemente.
- Quindi non ti dispiace tornare sul ponte e svolgere i tuoi compiti, non è vero Jo? - le chiese nuovamente, vedendola impalata sul suo letto.
La ragazza non se lo fece ripetere due volte e, come se avvertisse improvvisamente allergia a quei tessuti così pregiati sulla sua pelle, provò ad alzarsi per prestare il suo contributo al resto della ciurma, a cui solo lei mancava.
Nell’atto di alzarsi, però, avvertì la testa girarle e d’istinto si accasciò stendendosi di nuovo sul materasso, provocando nel capitano preoccupazione e ira.
- C-Capitano…io non riesco ad alzarmi… - sussurrò allora lei, incrociando il suo sguardo accusatorio. A quel punto lui si avvicinò, destando in lei angoscia, con fare minaccioso.
- Vorresti dirmi che non adempierai al tuo compito, Jo? Potrei punirti severamente per questo, perché io ieri sera non ho mai detto che potevate ubriacarvi al punto di essere indisposti l’indomani! Ma cosa diavolo ti passa per la testa?! - disse adirato Duncan, allargando le braccia muscolose.
Di fronte a quelle accuse lei si sentì in colpa, tuttavia non poté fare a meno di rimembrare il motivo che la spinse a compiere un atto così sconsiderato e che non le si addiceva per niente.
Lo guardò male, mentre disgustata si rese conto di aver dormito nello stesso letto in cui lui e la sua nobile sgualdrina avevano consumato la loro passione.
- Non sono tenuto a rispondere, capitano. Ho avuto le mie buone ragioni per compiere un gesto del genere. - disse allora lei, sfidandolo con lo sguardo nero delle sue iridi.
Per un momento Duncan si perse nella loro oscurità, la stessa che vedeva nella sua Warrior facendolo innamorare. Sorrise maligno, pensando che finalmente l’avrebbe smascherata.
- Bene, allora farai meglio a spiegare il motivo a Noah, il medico. Sta venendo a visitarti, e sono davvero curioso a questo punto di sapere cosa abbia spinto un ragazzino pelle e ossa come te a lasciarsi andare in quel modo. - pronunciò quelle parole con soddisfazione, assaporando piano il repentino cambiamento di espressione che stava avvenendo sul volto del finto Jo.
Infatti la ragazza avvertì un senso di smarrimento, quando capì che il suo piano sarebbe stato smascherato se Noah l’avesse scoperta per visitarla.
Deglutì un paio di volte, non sapendo cosa fare.
 
E adesso cosa si sarebbe inventata?
 
- N-Non è necessario, capitano. I-Io sto bene, devo solo riprendermi dalla sbornia… - provò a dire lei, non riuscendo a nascondere il balbettio, ma il capitano non si fece intimidire.
- Non pensare di essere l’unico ad aver assaporato le sensazioni della prima sbornia, tuttavia non è normale che tu continua ad avvertire giramenti di testa e stanchezza. Ed è mio dovere farti stare meglio, non ti pare? - il capitano sapeva benissimo che non c’era niente di più vero delle parole della ragazza: tutte quelle sensazioni erano palesi per coloro che assaggiavano gli effetti della birra la prima volta. Non c’era nulla di cui preoccuparsi e non c’era bisogno di Noah. Era una grossa bugia, la sua, semplicemente per metterla alle strette e farle svuotare il sacco.
Ma la ragazza non cedeva, e il capitano iniziò ad innervosirsi.
- Devo forse pensare che mi stai nascondendo qualcosa, Jo? - chiese dunque lui, alzando la voce di fronte alla sua inutile insistenza. Si avvicinò cauto ai piedi del letto, per poi sedersi avendo così la ragazza alla sua portata.
Gwen sbiancò dalla paura, e d’istinto provò ad alzarsi per allontanarsi da lui. Ma fu proprio quel gesto a tradirla: nell’alzare il busto per avere maggior controllo, non si accorse di perdere il berretto che le copriva i capelli. Quest’ultimo cadde per terra, lasciando sbarazzini i capelli neri che, ondeggiando, caddero lungo il viso e sopra le scapole, mostrando così il caschetto. Gwen osservò esterrefatta il berretto sul pavimento, portando veloce le mani sui capelli, oramai evidenti, e lentamente incrociò lo sguardo del capitano che in quel momento le parve un mare in tempesta.
Tuttavia, si aspettava di leggere stupore sul suo viso, non certo indifferenza come invece si ostinava a mostrare lui.
A quel punto tutto le fu chiaro: il complotto e la sua insistenza.
 
Lui sapeva già ogni cosa.
 
Il capitano ghignò soddisfatto.
- Eh già dolcezza, so tutto. - ammise, squadrandola così come un predatore osservava la sua preda.
Ma la ragazza non se ne accorse, in quel momento troppo occupata a diventare rossa dall’ira e formulando frasi oscene sul suo conto.
- Voi… voi mi avete presa in giro! - esclamò adirata, incurante di poter essere sentita dal resto della ciurma. Duncan scoppiò a ridere.
- Un momento, vacci piano tesoro. In realtà quello che dovrebbe sentirsi tradito sono io, non tu. Ad ogni modo esigo rispetto, sono un tuo superiore. - disse guardandola di sbieco. Lei sembrò non ascoltare, accecata dalla rabbia che cresceva ad ogni risposta di lui.
- Mi avete prelevata dalla mia stanza e portata nella vostra per appurare che io fossi una donna! Siete un verme! Non vi è bastata la scopata…! - Gwen era completamente rossa in viso, mentre con la mente metteva in ordine tutti i tasselli che le mancavano della sera precedente, delineando un retroscena alquanto bizzarro.
Gesticolava come una pazza e rischiava di farsi scoprire, così il capitano, in un gesto istintivo, le si gettò addosso tappandole la bocca con una mano. Caddero a peso morto sul letto matrimoniale, e lei smise di blaterare scioccata e spaventata.
- Dimmi un po', cosa della frase che ho pronunciato poc’anzi non ti era chiara? Ad ogni modo, cerca di far calmare il tuo caratterino, o ti farai scoprire e ti assicuro che gli altri non saranno clementi come sono stato io. - sussurrò lui a pochi centimetri dal suo viso, mentre con l’altra mano l’accarezzava il fianco sinuoso, cercando di calmarla.
Gwen si perse completamente nelle iridi acquamarina di Duncan, stordita dalla sua vicinanza così improvvisa e dal suo odore mascolino che le inebriava i sensi.
Anche lui pareva in uno stato di ipnosi, non smetteva di guardarla e di far scorrere la mano avida lungo un lato del corpo, delineando una curva eccitante che scoprì volerla assaporare quanto prima.
- Mi prometti che smetterai di urlare come una vipera? - le chiese, dopo aver impiegato tutte le forze per tornare in sé, faticando moltissimo. Ricevette un lieve cenno positivo del capo, così lentamente le tolse la mano dalla bocca, riscoprendola rossa e gonfia.
- C-Cosa volete farmi? – chiese balbettando a quel punto lei, trovando il coraggio di parlare con lui.
Gli venne da sorridere: in quel preciso momento voleva semplicemente averla, accecato dal bisogno carnale che quella fanciulla inconsapevolmente gli risvegliava. Tuttavia, sentì il suo cuore perdere un battito leggendo la paura nei suoi occhi, appurata dal tremolio che pervase il corpo della ragazza e che arrivò anche a lui.
Si sentì in colpa: di certo non voleva stuprarla, malgrado lo meritasse per averlo preso in giro, ma in quel momento un senso di protezione prevalse sulla sua voglia di svagarsi su di lei, rendendolo succube.
 
Ne rimase confuso e stordito, e questo gli costò un bel calcio nei testicoli.
La ragazza, infatti, approfittò dello smarrimento del capitano per sfuggire dalla sua presa ferrea, assestandogli un bel calcio al basso ventre, per poi sgattaiolare lontano da lui.
Lui emise un urlo soffocato, e lei ne approfittò per scendere dal letto.
Cercò di sfuggire dalla sua presa, ma il capitano fu più veloce di lei, ed allungandosi la prese per una caviglia, facendole perdere l’equilibrio e facendola stendere nuovamente sul letto.
A quel punto l’uomo prese le precauzioni, bloccandole le braccia con una mano e le gambe col peso del suo corpo.
- Brutta gatta selvatica, io ti salvo e tu mi ripaghi in questo modo? - chiese lui affaticato dallo sforzo che fece per riprenderla. Lei intanto si dimenava come un’anguilla in trappola, cercando di morderlo ovunque potesse.
- Salvarmi?! Ma se mi avete messa voi in condizioni di difendermi! Scendete subito dal mio corpo, sporco maiale! - esclamò lei inviperita con occhi inceneritori.
- Vuoi essere stuprata a turno da ogni membro dell’equipaggio, eh?! Non ti credere che la prenderanno bene, venendo a sapere che tu sei una donna! Lupi di mare come loro, che non fanno sesso con una donna per mesi, possono mai lasciarsi sfuggire un’occasione del genere, sapendo di averne una a bordo?! - in quel momento fu il capitano ad urlare esasperato, guardandola adirato e digrignando i denti. Gwen fu colpita dal discorso e della reazione che ne conseguì, così smise di ribellarsi ed esausta si arrese al capitano.
- E cosa mi dice che voi non vogliate farmi la stessa cosa? - chiese lei in un sussurro, arrossendo timida al solo pensiero. Duncan rimase folgorato da quella spontaneità, che le regalò ulteriore bellezza.
Sentì di avere un debole per la sua timidezza, che sarebbe stata capace di disarmarlo completamente.
Decise di non farglielo capire, per il bene di entrambi.
- Se avessi avuto l’intenzione, ti avrei già fatta mia da questa mattina, quando ti ho presa inerme tra le braccia per portarti qui, al sicuro. - spiegò lui sinceramente.
Questa volta fu lei a rimanere senza parole, rendendosi conto di quanto fosse vero il suo discorso.
Lei era completamente intatta, e la verità sarebbe venuta a galla, in un modo o in un altro.
 
Ne era consapevole, non poteva mentire per sempre.
 
Poté leggere nello sguardo chiaro del capitano la sincerità che proveniva dal suo cuore, e non riusciva a non credergli. In qualche modo la sua presenza e la sua estrema vicinanza le facevano perdere la concentrazione, rendendola inerme di fronte alla verità.
Alla fine cedette, abbassando lo sguardo esausta di combattere contro colui che, odiava ammettere, fu il suo salvatore.
Sbuffò tuttavia divertita dalla situazione venutasi a creare, totalmente assurda:
lui, lo stesso uomo che la uccise nell’animo e poco dopo le salvò la vita.
- Dovrei punirti, lo sai? Questo è tradimento verso il tuo capitano. - spiegò lui vedendola riprendere il colorito. Lei lo guardò stranita.
- Tradimento? Ma se mi avete assunta voi, dicendo che fossi una persona dalle forti capacità, adatta all’apprendimento, nonostante fossi un mucchietto di ossa. - lo schernì lei guardandolo male.
In tutta risposta il capitano rise di fronte alla spavalderia della ragazza.
 
La gattina, nonostante l’apparenza, non aveva per niente abbassato la guardia, e questo lo eccitava inverosimile.
 
- Ti sei spacciata per un uomo, hai mentito sulla tua identità. È tradimento, tesoro mio. - spiegò lui calmo, accarezzandole una guancia col dorso della mano.
Lei lo ammonì togliendo sgarbatamente la sua mano dal viso, stizzita da ciò che udì.
- Sono stata costretta, mio capitano! Sarei stata scartata a priori, solamente per essere una donna, non valutando minimamente le mie capacità! Ma a quanto pare ho dimostrato di essere in grado di svolgere diverse mansioni qui, e sono stata accettata! Se adesso volete buttarmi in mare, fate pure, ma non mi pento di nulla! Morirò soddisfatta di aver dimostrato che una donna è capace di tenere il passo di un marinaio e di fare molto altro, confutando tutti questi stupidi stereotipi! -
Il capitano non faceva che guardare incantato quella piccola strega sotto di lui, che non aveva dimostrato alcun sentimento di vera paura nei suoi confronti, né inclinazione per essere stata scoperta.
 
Era una combattente, non vi erano dubbi.
Bellissima quanto letale, capace di stregare chiunque le capitasse davanti ed annientarlo senza neanche se ne accorgesse.
Furba e dannatamente attraente, nonostante fosse rigorosamente vestita.
Era la sua donna ideale, realizzò dopo averla contemplata in ogni minimo particolare.
 
- Ti propongo un patto. - le disse a freddo, inebriato dalle sensazioni che stava provando avendola così vicina. In tutta risposta lei lo guardò sospettosa.
- Ma prima voglio sapere il tuo vero nome, dolcezza. - continuò, guardandola con malizia. Lei avvampò, sentendo le sue mani sul suo viso. Ma non lo scansò, rendendosi conto di aver bisogno di quelle sensazioni che solo lui le faceva provare.
- Mi chiamo Gwen. Gwendolyne Smith, capitano. - sussurrò lei, incapace di distogliere gli occhi dai suoi febbricitanti.
- Bene, Gwen. Io manterrò il tuo segreto, permettendoti di continuare a rimanere con noi sulla nave. Continuerò a trattarti e a chiamarti Jordan, ma tu in cambio dividerai la cabina con me. - spiegò lui, sorridendo maligno non appena vide lo smarrimento di lei nei suoi occhioni neri che si dilatarono non appena capì il compromesso.
- V-Voi… non potete chiedermi di…! - iniziò lei rossa in viso come non mai, non riuscendo a controllare la sua voce che era diventata stridula e assordante a causa dell’ira.
Prontamente lui le tappò la bocca poggiandoci un indice.
- Ah, io non continuerei se fossi in te. Potrei improvvisamente cambiare idea, dandoti in pasto agli squali o, peggio, godendomi lo spettacolo di vederti come giocattolo di svago dei miei marinai…O magari il mio. - disse lui, sorridendo spietato e allo stesso tempo malizioso.
La ragazza strinse i denti mordendosi più volte la lingua.
Era in trappola, sapeva che doveva accettare, in quanto non vi erano altre allettanti alternative.
Lo guardò schifata: in fondo non era così diverso dai suoi simili, come invece credette lei.
Fece un profondo e provato respiro, prima di pronunciarsi.
- Accetto. Ma sappiate, mi fate ribrezzo. - disse lei piatta, passandosi la lingua sui denti.
Duncan rise di fronte a quell’affermazione, scuotendo la testa divertito.
- Oh mia piccola Gwen, così mi offendi! Ma cosa hai capito? Non ti torcerò un capello! - esclamò lui, facendo un’espressione innocente. Lei rimase impassiva.
- Promettetemelo. - disse a quel punto lei, incatenando i loro occhi in una tacita promessa.
Di fronte a quella richiesta il capitano si ricompose, prese le mani della ragazza, se le portò alla bocca e le baciò con delicatezza, non distogliendo mai lo sguardo dai suoi occhi neri.
- Lo prometto sul mio onore. - affermò lui serio, e in quel momento a Gwen parve di aver dimenticato come si respirasse.
La sua sincerità l’aveva disarmata, ma non volle farglielo capire.
Distolse la sua attenzione da quei meravigliosi occhi acquamarina, che stavano splendendo di luce propria, voltando il viso verso un punto imprecisato della camera.
Duncan sorrise divertito dal suo imbarazzo, incassando la vittoria e pregustandosi la prima di una lunga serie di meravigliose notti in compagnia della sua sirena.
- Ora però esigo che ti alzi, ti voglio sul ponte entro cinque minuti. E ti giuro che non sarò ancora così delicato e clemente con te. - tuonò lui tornando ad essere il solito temerario.
Detto questo, si alzò senza preavviso e, non prima di farle l’occhiolino, uscì dalla stanza per tornare sul ponte, rimanendo spiazzata la povera ragazza che non riusciva ad ancora ad assimilare tutto quello che le accadde in così poco tempo.
 
Era in trappola, si trovò a pensare, altro che libertà tanto desiderata!
 
Ma poi sorrise, come non fece mai prima d’ora, invasa da una sensazione di inebriante eccitazione: dopotutto, era una bellissima e piacevolissima prigione, la sua.






Angolo autrice:
Buonasera a tutti miei cari fans!
Finalmente riesco a pubblicare il tanto atteso nuovo capitolo ^_^
Chiedo perdono per il tempo trascorso dall'ultimo aggiornamento, ma ho sempre così tanto da fare.
Ad ogni modo, non dimentico questa storia, e spero che continui ad assere seguita nonostante i tempi lunghi.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo, ci risentiamo nel prossimo capitolo che, premetto, non so quando uscirà: farò il possibile, ma volevo essere sincera come sempre.
Tornando al capitolo...la situazione si fa davvero piccante! Gwen ha accettato il compromesso del capitano, ma riuscirà davvero a mantenere tale promessa?
E Gwen continuerà a rimanere in incognito ancora al resto della ciurma?
Continuate a seguirmi!


Dalhia_Gwen  
  
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