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Autore: Dragon gio    25/11/2017    0 recensioni
Una raccolta di One Shot, Flashfiction e Drabble sulla coppia TimKon. Spazierò in molti generi e universi, man mano che aggiorno aggiungerò i tag.
#Heroes ~ Personaggi: Tim Drake (Robin) – Conner Kent (Superboy)
Età: Tim 15 anni ~ Conner 16 anni
Universo: Teen Titans comics
Triplo aggiornamento oggi, in occasione del Natale! ♥ Auguri a tutti quanti!
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bat Family, Batman, Dick Grayson, Jason Todd, Tim Drake
Note: Lemon, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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# This Body is Yours and Mine
 
Era divenuto un rituale per loro, prezioso e soprattutto intimo. Trascorrendo la maggior parte del tempo nell’affollata torre dei Titan, si erano ingegnati – o per meglio dire, Tim si era scervellato, Kon era rimasto a contemplarlo – per trovare una soluzione per potersi dedicare alle loro attività private, senza il rischio di venir interrotti dal primo velocista di passaggio.
 
In poche parole: sesso nella doccia. Secondo le statiche di Tim, le docce in comune della torre, erano totalmente sgombre la sera dopo le ore 23:00. Il piano era semplice, ma ben orchestrato; uno dei due si congedava dal resto del gruppo, si dirigeva al piano ove erano situate le docce maschili e attendeva l’altro, che l’avrebbe raggiunto mezz’ora dopo, per non destare sospetti.
Dopo i primi tentativi – malriusciti – Tim e Conner, potevano vantare di aver raggiunto un buon compromesso con le tempistiche e, non dimentichiamolo, anche i giorni maggiormente predisposti a non avere seccatori in giro. Per cui, il lunedì e il venerdì sera, i due amanti segreti si incontravano “casualmente” per fare la doccia.
 
 
« Vado a farmi la doccia e poi a dormire. » Così disse Tim, ancora vestito da capo a piedi con il suo costume da Robin, ai compagni rimasti svegli « Buona notte, ragazzi. »
Bart, Cassie e Garfield restituirono il saluto all’amico, dopodiché la loro attenzione tornò concentrata sullo schermo della tv, ove stavano giocando a Super Mario Kart. Robin sgusciò fuori dalla stanza silenzioso, non prima di aver lanciato a Conner un occhiata eloquente.
Il ragazzo d’acciaio dovette imporsi l’autocontrollo, non poteva mostrare la propria trepidazione agli altri, avrebbero fatto troppe domande. Cercò di non pensarci, di farsi trascinare dal videogioco, ma ormai davanti agli occhi vedeva già il corpo nudo di Tim, caldo e bagnato tutto per lui.
Gli occhi correvano continuamente all’orologio dello schermo, sapeva bene di dover attendere mezz’ora e, guai a sgarrare, l’ultima volta che si era presentato in anticipo, Tim lo aveva punito. Ok, di quel genere di punizioni a cui si sarebbe sottoposto volentieri, ma non voleva deludere il suo ragazzo che tante volte si era raccomandato che rispettassero il piano pattuito.
 
Finalmente, ad un quarto a mezzanotte, Conner si allontanò, affermando che era stanco. Non appena fu abbastanza lontano dal salotto ove gli altri si erano attardati per un ultima partita, schizzò letteralmente verso il locale docce sfruttando il dono della super velocità.
Spalancò la porta e, immediatamente, venne immerso in una spessa nebbiolina di vapore; Tim stava facendo scorrere l’acqua bollente da diversi minuti, data la scarsa visibilità. Conner si diresse a grandi falcate verso il box doccia da cui proveniva lo scrosciare d’acqua, spogliandosi nel frattempo. Lasciò cadere i vestiti e le scarpe a caso dietro lui – c’era tempo per ripulire il passaggio dei loro peccatucci – giungendo dinanzi Tim.
 
La porta con vetri oscurati, si aprì lentamente rivelando l’occupante: Tim lo accolse con un sorriso malizioso, facendogli segno con un dito di seguirlo dentro. I capelli scarmigliati e fradici, erano appiccicati al viso, le guance leggermente rosate, e la pelle nuda emanava un profumo irresistibile. Abbassando lo sguardo, notò la vistosa erezione che già scalpitava in mezzo alle gambe del compagno. Conner, non resistendo a tale visione, si avventò letteralmente su Tim. L’acqua scorreva ininterrottamente, e il getto colpì Kon sulla schiena, ma non gli diede alcun fastidio. La temperatura era perfetta, così come le labbra bollenti di Tim, che vennero suggellate in un bacio urgente e animalesco.
In preda all’euforia, Conner spinse il più piccolo indietro, fin quando non sbatté bruscamente contro le piastrelle. Tim mugugnò risentito, allora Conner portò le mani sotto le sue ascelle, tirandolo su senza alcuno sforzo. Di riflesso, le gambe magre – ma toniche – di Tim, si avvinghiarono ai suoi fianchi per sostenersi. La bocca di Conner pareva non essere mai sazia, soffocò Tim in una serie di baci che ebbero il potere di mandare in estasi il ragazzo meraviglia.
 
Solo quando le labbra furono gonfie e rosse, Kon le abbandonò, con un ghigno soddisfatto. Percependo l’erezione crescente che spingeva fra le sue natiche, Tim inarcò appena un sopracciglio, sfoggiando quell’espressione di superiorità che tanto faceva incazzare Conner.
« Non ancora Superboy… prima devi farmi divertire. »
Usò di proposito il suo miglior tono di voce suadente, quello che sapeva per certo, lo faceva letteralmente impazzire. Tim poteva vantarsi di riuscire a far venire il suo ragazzo solo sussurrandogli parole eccitanti all’orecchio.
                                    
La lingua leccò lascivo il labbro superiore, e Tim, godette nel notare lo sguardo perplesso che gli restituì Kon. Il giovane Drake si chinò raggiungendo il collo del compagno, affondando i denti nella carne, succhiando e baciando con lentezza esasperante. Leccando a dovere nei punti più sensibili.
 
Il ruggito eccitato che prese vita nel ragazzo d’acciaio, fu potente e provocò brividi di piacere in Tim, che si inebriò di tale sensazione. Ora le mani grandi – e incredibilmente lisce al tatto – di Kon, si arpionarono ai glutei del fidanzato, strizzando per bene i muscoli tesi. Non ci fu bisogno di parlarsi, perché Tim afferrò il tubetto del gel doccia – al profumo di pino silvestre – e ne versò una dose generosa sulla mano che gli porse Kon, la stessa le cui dita, usò per penetrarlo dolcemente.
 
Iniziò con un solo dito, massaggiando per prepararlo, portando al contempo Tim all’apice della goduria. Il suo pene, gonfio e palpitante, si ergeva scomodo sullo stomaco marmoreo di Conner. Non resistendo più, Tim cercò di afferrarlo, ma il compagno, con un gesto rapido, gli bloccò il polso a mezz’aria con la mano libera.
« No, no Wonder Boy… prima devi farmi divertire. »
Si sentì una divinità in quell’istante, non capitava tutti i giorni di poter sbeffeggiare Tim – fottutamente sarcastico – Drake a quel modo. Ogni tanto aveva delle piccole rivincite, anche se poi Tim gliele faceva scontare tutte, dalla prima all’ultima. Quel ragazzo odiava veramente perdere.
 
Tim sbatté le palpebre, le lunga ciglia umide rilasciarono alcune goccioline che scivolarono sulle guance accaldate. Le profonde iridi blu, trafissero totalmente Conner; vi leggeva impazienza, scalpitava perché lo toccasse, ma non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di implorarlo. Lo conosceva fin troppo bene. E, difatti, ci riprovò, ma prima che potesse anche solo sfiorarsi, Conner sfruttò la telecinesi tattile per fermare la mano di Tim.
Ridacchiò appena, ora lo sguardo del giovane Drake era realmente voglioso, e anche un pelo risentito che non si stesse dedicando al suo cazzo come desiderava. Per aggiungere il danno alla beffa, Kon proseguiva con crescente enfasi nello torturarlo con le proprie dita che, intanto, avevano raggiunto la prostata. L’intero corpo di Tim sussultò, scosso da leggeri tremori incontrollati. La schiena si inarcò poi, non appena raggiunse un punto particolarmente sensibile.
Era bravo a trattenere i gemiti, frutto di anni di addestramenti e “scappatelle” furtive, ma ora stava iniziando  a perdersi letteralmente nel sesso. Ansimava, e intanto cercava disperatamente di liberarsi dalla morsa della telecinesi di Kon, ma senza successo.
Gemette duramente, quando i muscoli a tartaruga di Conner, si strusciarono senza ritegno sul suo pene rigido e pulsante. Pensava di essere al limite, ma poi, Kon decise di puntare ancora più in alto; Tim percepì chiaramente l’aura invisibile che gli stringeva il pene in una morsa, non dolorosa, ma sufficientemente stretta da fargli scappare un piccolo urlo eccitato.
 
Le mani e la mente di Conner, lo stimolavano in più punti contemporaneamente, annullando totalmente ogni spiraglio di lucidità in Tim. Sentiva la propria coscienza svanire, liquefarsi come un sassolino nel magma puro. Era semplicemente fantastico.
« Kon… basta giocare… » Pur sconvolto da un tale marasma di piacere, trovò la forza di parlare senza balbettare, imponendo la propria volontà. Tim adorava avere il comando nel rapporto sessuale, almeno quanto essere lui quello dominato.
Diciamo che non era molto diverso da quando erano in missione: Robin era il leader, Superboy eseguiva i suoi ordini. Ma questo non significava che quest’ultimo non potesse fare di testa sua, o che contestasse apertamente la leadership di Tim. Anche per questo rapporto paritario, Tim stava così bene con Conner, portandoli a ribaltare di continuo i loro “ruoli” a letto.
 
« Vuoi che te lo metta dentro? » Soffiò rauco Kon, il tono graffiante e deciso « Dillo… dillo Wonder Boy… »
Amava vedere Tim raggiungere l’apice e poi cedere ai più bassi istinti, non vi era cosa più eccitante per lui che portare il compagno alla perdizione totale. Tim pensava sempre troppo negli schemi. Le prime volte che ci avevano provato, infatti, era stato disastroso. Perché voleva avere il controllo su ogni gesto, ogni gemito, come se pure nell’atto sessuale dovesse seguire delle “regole” prestabilite. Ma, ben presto, comprese che era impossibile tentare di usare la ragione per arginare qualcosa di devastante come il sesso. Ma per un tipo come lui, era difficile abbandonare la vecchia mentalità a cui era così dannatamente legato.
 
 
Non ricevendo ancora alcuna risposta, spinse con più forza le dita dentro lui, portando Tim a stringere gli occhi con ferocia « Tim… basta una tua parola… » sussurrò, questa volta, con estrema dolcezza. Si sporse verso quel volto d’avorio, depositando tanti piccoli baci, sorridendo ad ognuno di essi. L’ultimo, coprì la bocca di Tim in un bacio appassionato e lento. Voleva amarlo con tutto il cuore, e far sì, che Tim stesso si lasciasse amare. Desiderava disperatamente comunicargli tutto ciò attraverso quel prolungato contatto.
 
« K…Kon… » Bisbigliò fra un ansimo e l’altro, era sul punto di crollare « Ti prego… voglio sentirti dentro di me… » ebbe finalmente il coraggio di dire. In quella supplica accorata, vi era tutta la vulnerabilità di Tim, che riusciva a mostrare solo a lui. Conner non perse tempo, ansioso di soddisfare il proprio amato. Aiutandosi con la telecinesi, iniziò a penetrare Tim, partendo con lievi spinte, voleva che si abituasse a lui e viceversa.
 
Quando finalmente prese il ritmo giusto, iniziarono a godere fortemente entrambi per l’incredibile sensazione di percepire le loro carni palpitare letteralmente.
Era piacevolmente stretto e caldo dentro Tim, la frizione che si creava donava al mezzo Kryptoniano talmente tanta estasi da fargli girare la testa. Ma, ancora più di questo, la conferma di star toccando i punti giusti; Tim, le cui mani ora erano libere dal potere tattile di Conner, si erano aggrappate arpionate alla sua schiena. Una si insediò fra i corti capelli di Kon, afferrandone le ciocche e tirando più forte ad ogni spinta che lo faceva impazzire dal piacere.
Anche così, dettava lui le regole, come un fantino con il proprio cavallo. Ma il ragazzo d’acciaio, era ben felice di sottostare ai suoi voleri. Le sue mani scorrevano senza freni su Tim, percorrevano ogni centimetro di pelle bagnata, incappando nelle svariate cicatrici. Si era ripetuto più volte, che fosse un delitto che un ragazzo di soli sedici anni, potesse avere impresse sull’epidermide tali orribili ferite. Ognuna di esse, appartenevano ad una battaglia precisa e, Kon, se le ricordava tutte.
 
La velocità dalle spinte aumentò, portando Tim prossimo all’orgasmo, Conner se ne accorgeva sempre in anticipo, per via delle dita dei piedi. Aveva questo piccolo vezzo di arricciarle totalmente quando raggiungeva il culmine e stava per venire. Tim gli aveva spiegato che era abbastanza comune come reazione, ma a lui non interessava, lo considerava un adorabile – ed esclusiva - peculiarità del suo amore.
 
Come previsto, Tim fu il primo a venire, schizzando sull’addome di Kon. Percependo quella sensazione di calore – totalmente differente dall’acqua che impietosa ricadeva sui loro corpi – sentì di star per raggiungere il compagno. Si affrettò per uscire da Tim, perché conscio, che lui non amasse molto che riversasse tutto il suo seme mentre era ancora dentro. Ma, come sorpresa finale, Tim si avvinghiò a lui tendendo tutti i muscoli per impedirgli di allontanarsi, le labbra tremanti riuscirono ad emettere poche parole appena udibili « Vieni dentro di me…. »
 
Non se lo fece ripetere, venendo abbondantemente dentro il fidanzato. Schiuse gli occhi, risucchiando duramente qualche boccata d’aria. Tremava da capo a piedi e, gli ci volle del tempo prima di impedire alla stanza di girare attorno a sé.
Superato quell’attimo di euforia pura, Conner iniziò a tornare in sé, provando l’inconfondibile imbarazzo che lo contraddistingueva ogni qual volta si lasciava andare del tutto. Il piacere era stato tanto, doveva ammetterlo, infatti aveva il sospetto di averci messo troppa forza, dal modo in cui Tim gli si era accasciato addosso, lasciando ricadere pure le gambe a peso morto. Kon lo aveva sostenuto per tutto il tempo, impedendogli di farsi male, ed ora lo cullava fra le sue braccia.
 
« Ehi, Tim… tutto bene? Tim? »
Non dava cenni di vita, pareva svenuto; la testa era piegata in avanti e non poteva scorgerne il viso e, oddio, respirava a malapena. Subito, fu preso dal panico. Lo chiamò ancora, scuotendolo piano, terrorizzato all’idea di doverlo portare in infermeria in tale stato, diciamo, non propriamente presentabile. Già inorridiva al solo pensiero di cosa avrebbero pensato gli altri vedendolo arrivare con un Tim svenuto, ricoperto di sperma e nudo. Come minimo, Batman e Nightwing lo avrebbero castrato e poi abbandonato in un angolo remoto della galassia, possibilmente su di un pianeta dal sole rosso.
 
Tim, dal canto suo, poteva sentire le rotelle del cervello di Conner girare a velocità stratosferica così, pensò bene di piantarla con la sua farsa. Sollevò il capo, piegando le labbra perfette in un sorriso mefistofelico. La faccia di Kon pareva star per implodere.
« Ci caschi sempre, super tonto. »
 
Già, Tim Drake – Robin – il ragazzo meraviglia capace di portare le pulsazioni al minimo e di fingere in maniera impeccabile di aver perduto i sensi. Come aveva potuto scordarsi di tutto ciò?
Il primo impulso di Conner, fu quello di gridargli contro malamente, di fare l’offeso e scappare da lì abbandonando quel bel culetto sodo sul pavimento della doccia. Però, non lo fece. Amava troppo quel piccolo saccente per abbandonare il calore del suo corpo. Si limitò a corrugare la fronte, sollevando un sopraciglio con sommo disappunto per il crudele scherzetto.
« Non farlo mai più! Dico sul serio Rob: non lo fare mai più. » Sibilò a denti stretti, anche se l’incurvatura della sua bocca, rivelava un sorriso malcelato « Mi hai fatto perdere dieci anni di vita! »
« Scusami. E’ che non ho resistito. Dovresti vedere la tua faccia, adesso! »
 
Maledetto lui e la sua risata, come dovessero essere dannati anche i suoi baci famelici, o le mani suadenti che si posavano leggiadre sulle spalle, e che avevano il potere di corromperlo ogni fottuta volta. Si guardarono intensamente negli occhi per un lungo momento, poi Tim si sollevò in punta di piedi e abbracciò Kon, cingendogli il collo. Respirava ad un centimetro dalla sua pelle scossa da piccoli brividi; lo aveva spaventato sul serio.
« Ti amo. »
Poteva perdonarlo sempre se alla fine, pronunciava quelle due semplici paroline. Conner sorrise a più non posso, ricambiando l’abbraccio, facendo riposare la testa sulla spalla del più piccolo. Gli occhi che bruciavano appena per l’emozione « Ti amo anche io. »
 
 
Prima di recarsi a letto, si lavarono a dovere, sfruttando la doccia anche per la pulizia personale. La stanza di Tim era troppo lontana e dannatamente caotica, così, decisero di comune accordo di restare in quella di Kon.
Dopo essersi spazzolato i denti – ormai Tim conservava alcuni oggetti di uso domestico nella camera del fidanzato – indossò una delle t-shirt di Superboy, raggiungendo quest’ultimo che già riposava sul materasso.
Sebbene la calura estiva fosse ormai solo un ricordo, Conner dormiva esclusivamente con i boxer, d’altro onde, era come una piccola batteria solare, il suo corpo emanava un piacevole tepore perpetuo.
 
Tim gli si accoccolò accanto, sotto le lenzuola, e Kon lo strinse subito in un abbraccio possessivo che fece sorridere l’altro. Da quella distanza, poteva odorare i capelli di Tim, che profumavano del suo shampoo preferito, quello alla mela verde e kiwi. Tutti lo prendevano in giro perché usava proprio quella profumazione e, nello specifico, quella marca per bambini, ma a Tim non importava. Stressato come era per la sua doppia vita, necessitava di un prodotto delicato per i propri capelli, , almeno questa era la scusa che era solito usare. Conner lo adorava anche per le piccole bugie, un po’ meno per i sotterfugi che era solito usare di tanto in tanto quando fingeva di andare a riposare, ed invece, lo beccava poi alle tre del mattino a lavorare sul suo portatile.
 
Ironicamente, l’unico momento in cui Tim dormiva otto ore filate, era proprio dopo aver fatto del sesso. In un angolino della  propria mente, Conner credeva seriamente che Batman dovesse essergli grato, dato che aveva trovato un modo – l’unico – per far riposare a dovere il ragazzo meraviglia dopo una missione.
« ‘Notte, Tim. » Farfugliò mezzo assonnato, spalancando infantilmente la bocca in un enorme sbadiglio.
« Buona notte, Kon. » Depositò un piccolo bacio sulla sua guancia poi, soddisfatto, si sistemò meglio sprofondando nei cuscini.
 
Conner, pur con gli occhi chiusi, riusciva a capire cosa gli accadesse intorno udendo unicamente i batti del cuore del fidanzato. Ci metteva sempre parecchio prima di rilassarsi – colpa dell’addestramento di Batman, ne era sicuro – ma poi, ecco che finalmente il sonno lo avvolgeva, permettendo alla mente del giovane di svuotarsi totalmente e di non pensare affatto.
Era quello il momento che adorava maggiormente, la sensazione di stringere la vita stessa del suo Tim fra le braccia. Lo coccolava, e lo proteggeva durante le ore di sonno, non staccandosi da lui nemmeno per un istante.
 
Una volta, Tim gli confessò di trovarlo addirittura soffocante con certe attenzioni, e l’unica risposta che ricevette fu una frase criptica canticchiata: il mio corpo è tuo, e il tuo è mio.
Ci mise del tempo per capire che aveva citato una canzone di Vance Joy. Anche se, tutt’ora, non ne carpiva appieno il significato, poteva concedergli il beneficio del dubbio, perché era stato Kon – il suo Kon - a dirglielo.
  
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