UNA VOLTA PER TUTTE
« A differenza
tua, non sono così stupido da buttare la vita che Shepard mi
ha ordinato di
salvare. »
« Sei solo un
codardo! »
« Attento
Tenente, potresti essere accusato di insubordinazione. »
« Il dispositivo in questione venne ideato molti cicli addietro e ogni ciclo ha portato avanti il progetto, evolvendolo. »
Shepard scrutò di sbieco l'AI. « Perché non l'avete fermato? »
« Credevamo che il progetto fosse andato perduto. Gli organici sono più intraprendenti di quanto prevedessimo. »
Il
bambino lanciò una lunga occhiata al raggio del
crucibolo, volgendo le spalle al Comandante. L'apatia con cui
continuava a
definire gli abitanti della galassia dei semplici "organici"
aumentava l'irritazione della donna. Agli occhi artificiali dell'AI,
gli
abitati della galassia non erano che sostanza grezza utile per la
creazione di
nuovi razziatori; i terrestri erano considerati unicamente materiale
umano in
grado di riprodursi, i cui sentimenti, emozioni ed ideali venivano
classificati
come lo spiacevole effetto collaterale che impediva l'inizio pacifico
di un
nuovo ciclo.
Per i razziatori, gli abitanti della galassia erano
parassiti incapaci di agire in maniera razionale, e Shepard decise di
ricordare
al ragazzino che la realtà era ben diversa dalle
informazioni contenute nel suo
database.
« La vita organica si distingue per la capacità di autodeterminazione. Sappiamo scegliere per conto nostro. Altrimenti, non saremmo tanto diversi dalle macchine come voi » sibilò, carica di fiele.
« Voi avete scelta, più di quanto crediate. La presenza di un essere organico qui per la prima volta ne è la prova » ribatté l'AI, « ma prova anche che la mia soluzione non è più valida. »
« E con questo? »
« Occorre una nuova soluzione. »
Per quanto fosse una risposta logica, Jane non riusciva a comprendere il comportamento dell'AI. Controllava i razziatori. I suoi nemici. Avrebbe dovuto cercare di distruggerla, non condurla nel cuore della loro fortezza.
« Perché mi stai dicendo tutto questo? Perché aiutarmi? »
Alla donna sembrò che lo sguardo traslucido del bambino trasmettesse perplessità. Si chiese se non fosse lei impossibilitata a comprenderli, proprio come l'Araldo l'aveva sempre accusata di essere. Una creatura troppo limitata per concepire l'utilità di una soluzione il cui fine si perdeva nello spazio e nel tempo.
« Tu hai modificato le variabili. »
« Che vuoi dire? »
L'AI la guardò con condiscendenza. « Il crucibolo mi ha cambiato. Ha creato nuove... possibilità. Ma io non posso concretizzarle. Se desideri sperimentare una nuova soluzione devi agire. »
"Devo agire..."
Shepard impiegò qualche istante per capire la portata delle parole della creatura artificiale. Doveva agire. Doveva scegliere. Di nuovo. Da sola.
Guardò l'abbacinante raggio di energia oscura che sferzava l'atmosfera della Cittadella, alle cui spalle i disperati tentativi di resistenza dei popoli galattici fungevano da muto sfondo. Il peso di un macigno le piombò sul petto.
« Ora hai la possibilità di distruggerci. »
La prima scelta. Sulla destra della piattaforma si trovava l'arteria pulsante dell'AI, un fragile tubo di vetro al cui interno correvano i cavi di alimentazione della Cittadella, illuminati da una tenue luce rossa. Jane sapeva che Anderson si sarebbe diretto in quella direzione senza indugiare ma lei... lei non era Anderson, e non riusciva a fidarsi dei razziatori.
« Ma ricorda, anche altri saranno distrutti. Il crucibolo non può discriminare. Tutti i sintetici verranno colpiti. Anche il tuo corpo è sintetico, almeno in parte. »
"Tutti i sintetici..." il volto di IDA le apparve fugace nella mente. Malgrado si fosse abituata a considerarla come un membro del proprio equipaggio, rimaneva un organismo sintetico. Come lei, i geth per cui Legion si era suicidato.
"Merda..." « Cosa succederà di preciso? »
Il bambino alzò la testa verso l'immensa struttura metallica.
« Il dispositivo che chiami crucibolo è in larga parte intatto, tuttavia i suoi effetti non riguarderanno esclusivamente i razziatori. Colpirà la tecnologia su cui fate affidamento. I vostri superstiti, tuttavia, saranno in grado di riparare i danni arrecati. »
"La nostra tecnologia..."
« Ci saranno delle perdite ma non più di quante ne abbiate già subite. »
Shepard
spostò una mano sullo stomaco: le componenti
elettroniche che Cerberus le aveva impiantato durante il progetto
Lazarus, le
stesse che stavano contribuendo a tenerla in vita malgrado le ferite,
avrebbero
subito lo stesso destino.
Lei sarebbe stata tra le perdite. Il macigno sul
petto si fece più pesante.
Mancava ancora un'informazione, l'unica veramente
importante.
« E i razziatori, saranno distrutti? »
« Sì, ma la pace non durerà » ottenne come brusca risposta, « Presto i vostri discendenti creeranno nuove vite sintetiche e ne deriverà un caos inevitabile. »
"Dannazione!" « Deve pur esserci un altro modo. »
« Sì, c'è. Potresti usare l'energia del crucibolo per ottenere il controllo dei razziatori. »
Con un indice, l'AI indicò una seconda struttura portante, al capo opposto della piattaforma rispetto al tubo di alimentazione, di cui la donna non riuscì a identificare l'utilità. Le continue scariche elettriche che si generavano tra due coppie di imponenti bobine irradiavano una rilassante luce azzurrognola che le ricordò l'aura tipica dei biotici.
"Ottenerne il controllo... quel fottuto bastardo!"
Le parve di intravederne l'elegante fantasma afferrare i poli inferiori delle bobine e rimanervi ancorato con caparbietà, riverberando nel turbinio di eezo.
« Allora l'Uomo Misterioso aveva visto giusto. »
« Sì, ma lui non ci sarebbe mai riuscito. Era già sotto il nostro controllo. »
« Io invece sì. » "Va bene, dov'è la fregatura stavolta?"
« Morirai. Riuscirai a controllarci, ma dovrai rinunciare a tutto ciò che sei. »
Shepard represse l'imprecazione. Le sembrò tutto completamente senza senso.
« Se muoio come potrò controllare i razziatori? »
L'AI si girò verso di lei, sorridendole. « La tua forma corporea si dissolverà ma i tuoi pensieri, e persino i tuoi ricordi, continueranno a esistere. Perderai la tua natura organica, e perderai ogni legame con la tua specie pur restando consapevole della sua esistenza. »
Jane distolse lo sguardo dal bambino, aggrottando le sopracciglia. Tutti i sentimenti, le scelte, le persone che aveva vissuto e incontrato sarebbero divenute delle fioche olografie in bianco e nero di una vita altrui. Shepard avrebbe comandato i razziatori, pur non essendo più Shepard. Un nodo le mozzò il respiro: anche Anderson e Garrus sarebbero diventati un vago ricordo sbiadito, incapaci di generarle emozioni. E James... anche lui, per la nuova Shepard, non sarebbe stato nulla più che la creatura di una specie a lei anticamente affina.
« Non ho combattuto questa guerra per rinunciare a tutto! »
« E io non voglio essere sostituito da te, però sarei costretto ad accettarlo. »
« Non se mi rifiutassi di farlo » lo sfidò, guardando d'innanzi a sé e attendendo una reazione aggressiva.
« Esiste un'altra soluzione. »
Jane ruotò il capo attingendo alle poche energie rimaste e fissò di sbieco la piccola figura traslucida. La voce del bambino si era fatta carezzevole. Troppo carezzevole per i suoi gusti.
« Sintesi. »
"Sintesi?" « Sarebbe a dire? » chiese, ponendosi sulla difensiva.
« Unisci la tua energia a quella del crucibolo » chiarì l'AI, dirigendo lo sguardo verso l'abbacinante raggio del crucibolo, « la conseguente reazione a catena formerà una nuova struttura condivisa da tutti gli esseri organici e sintetici della galassia. Un nuovo DNA. »
Shepard
represse il desiderio di sparagli in testa.
Detestava essere presa in giro e le sembrava che quella specie di
razziatore
intangibile si stesse divertendo a sbeffeggiarla.
« Spiegami in che modo la mia energia può unirsi al crucibolo. »
« Resta poco tempo ma proverò a spiegartelo. La tua energia organica, l'essenza della tua individualità, verrà dissolta e poi dispersa nel cosmo. »
Gli
istinti omicidi del Comandante, acuiti dal tono
di sufficienza del ragazzino, morirono nell'istante in cui comprese che
sarebbe
di nuovo, inevitabilmente, morta. La sua intera vita non era mai stata
semplice
e da quando aveva incontrato la Sovereign era tutto andato in malora.
Faticò ad
accettare che il destino fosse così crudele da imporle di
scegliere di quale
morte morire, negandole persino l'inconsapevolezza.
Chiuse per qualche secondo gli occhi, lasciando che
le immagini della fine del conflitto le cullassero l'animo straziato.
« E a cosa servirà? »
« L'energia del crucibolo, rilasciata in questo modo, andrà ad alterare la matrice di tutte le forme di vita organica. Gli organici ricercano la perfezione tramite la tecnologia, i sintetici lo fanno tramite la comprensione. Gli organici si perfezioneranno integrandosi pienamente con la tecnologia dei sintetici e i sintetici, a loro volta, potranno comprendere pienamente gli organici. È la soluzione ideale. Ora sappiamo che è fattibile, perciò è inevitabile che raggiungeremo la sintesi. »
"Brutti figli di puttana..."
« Perché non ci avete pensato prima? » sbottò con voce arrochita. La collera tornò a inondarle il petto nella sua famigliare sensazione di calore.
« In passato sperimentammo una soluzione simile ma si rivelò un fallimento. »
« Perché? » "Se avete fallito allora, perché dovreste riuscirci adesso? Perché devo sacrificare la MIA vita?"
« Perché gli organici non erano pronti. Non è una soluzione che può essere... imposta. Ora siete pronti e la scelta spetta a te. »
Shepard represse una risata. L'imposizione era stato il punto debole del precedente tentativo e il bambino le stava proponendo la stessa scelta, con l'unica differenza che a imporla non sarebbero stati i razziatori ma un singolo umano.
« Mi stai chiedendo di cambiare tutto e tutti. Non posso assumermi questa responsabilità. No... » la donna distolse lo sguardo dall'AI, « non lo farò. »
« Perché? Ormai i sintetici fanno parte di te. Riusciresti a vivere senza di loro? »
« Non è questo il punto. »
Per quanto fosse consapevole di essere infinitamente meno intelligente dei razziatori, nella sua natura di organica sapeva che le due condizioni non erano equiparabili. Il DNA era rimasto tale e quale a prima del progetto Lazarus, benché dispositivi sintetici cooperassero per tenerla in vita, ed era ancora Jane Shepard. Nessuno le assicurava che anche gli altri organici della galassia, dopo il processo di sintesi, avrebbero mantenuto la propria natura. La parola dei razziatori contro il suo raziocinio.
"E voi siete dannatamente bravi a ingannare gli altri esseri..."
« Il tuo tempo è scaduto. Devi decidere. »
Jane trasse un lungo sospiro. « Facciamola finita. »
« Fai ciò che devi » ottenne come unica lapidaria risposta.
Due
rampe, al lati del lungo corridoio che l'avrebbe
condotta al raggio della sintesi, si innalzarono di fronte a lei. La
donna ne
seguì il percorso con gli occhi: una le avrebbe permesso di
raggiungere i diodi
e completare il sogno dell'Uomo Misterioso.
Sarebbe diventata un razziatore. Sarebbe diventata tutti i razziatori.
Sarebbe rimasta nella Via Lattea come entità superiore,
vivendo un'esistenza da etereo
giudice supremo. Un brivido le percorse il corpo: non sapeva come
avrebbe
pensato una volta diventata la nuova intelligenza artificiale,
né se vi sarebbe più stato libero
arbitrio per le specie della galassia. Umani, turian, asari e tutti gli
altri
esseri organici e sintetici avrebbero forse vissuto in pace, ma una
pace
forzata dalla sua mano.
Li avrebbe obbligati a vivere in gabbia.
Un prezzo troppo alto.
Il suo sguardo si posò per un istante sul raggio
della Cittadella, da cui si ritrasse con disgusto.
"Non imporrò mai una scelta simile a tutti. Mai."
Alla sua destra l'ultima rampa, quella che l'avrebbe condotta al cuore pulsante dell'AI e dei razziatori.
"« I vostri discendenti creeranno nuove vite sintetiche e ne deriverà un caos inevitabile... » ma noi abbiamo già dimostrato che la convivenza tra organici e sintetici è possibile. Quarian e geth sono in pace, dannazione. Sono in pace. Noi non siamo bestie prive di ragione. Noi possiamo scegliere, SCEGLIERE!"
Le
parole le rimbombarono nel capo sino a diventare
assordanti.
Guardò la struttura, debolmente illuminata di rosso,
e decise. Sarebbe morta, ma avrebbe dato la possibilità di
scegliere ai
sopravvissuti.
"Vediamo di finirla, una volta per tutte."
A
passi incerti si incamminò verso la struttura dei
cavi di alimentazione. Il lento avanzare era accompagnato dal debole
scalpiccio
delle suole sul metallo della piattaforma, la cui lucentezza si
macchiava delle
gocce di sangue che cadevano dal corpo della donna.
Tenne gli occhi fissi sull'obiettivo; temeva che, se
avesse guardato la Terra stagliarsi nell'immensità
dell'orizzonte, avrebbe smarrito
il coraggio.
La debole pendenza della rampa la fece gemere,
obbligandola a forzare sino allo stremo i muscoli delle gambe. Li
sentì tremare
penosamente e supplicò il proprio corpo di non abbandonarla.
"Non ancora. Ti prego."
Percepì
le guance bagnarsi e la sua bocca fu invasa
da un sapore salato che si mescolò al gusto metallico del
sangue. Era giunta di
fronte al tubo e in quel momento, dopo anni, permise a se stessa di
piangere.
Alzò la pistola di fronte a sé e tirò
il grilletto.
Sulla superficie del tubo apparve una leggera
incrinatura.
Tirò di nuovo. Un'altra crepa, e un rumore
tintinnante di vetri rotti.
Un altro colpo, un altro, e un altro ancora.
Il suo lento incedere si fece più sicuro, la sua
schiena resa curva dal dolore e dalla fatica si raddrizzò,
il suo sguardo era
fermo sulla fragile arteria danneggiata. Il braccio era teso quanto i
suoi
nervi e i colpi si fecero più ravvicinati, le pallottole
più precise. Un
proiettile oltrepassò la barriera trasparente, trafiggendo i
cavi e un nugolo
di fulmini si dipanò dal condotto, seguito da un'esplosione
e un breve ruggito
morente.
Il calore le investì il volto, spingendola a piegarlo
istintivamente di lato.
Shepard non si fermò.
"Saresti fiero di me, Anderson."
La piattaforma si trasformò in un inferno di fiamme e cenere, la cui temperatura aumentava dopo ogni sparo che trafiggeva il cuore della Cittadella. Jane alzò il secondo braccio, appoggiando al mano sul calcio della pistola. Non avrebbe indietreggiato. Non dopo tutto ciò che aveva sacrificato.
"Mi dispiace, Legion. Mi dispiace da morire."
Le
esplosioni aumentarono d'intensità, obbligandola a
rallentare. Il calore era immenso e dovette socchiudere gli occhi per
impedire
che iniziassero a lacrimarle.
Le mancavano pochi passi. Sarebbe morta, ma a testa
alta.
"Thane... forse stavolta mi spiegherai cosa significhi Siha. "
Un colpo.
"James..."
Il
volto del giovane tenente, dell'uomo che amava, le
affiorò nella mente.
Un breve ricordo, un sorriso fugace che le aveva
donato durante le sue infinite sessioni di allenamento.
Un colpo.
Infine, le fiamme.