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Autore: Chainblack    27/11/2017    0 recensioni
In fuga dalla disperazione dilagante della Hope's Peak Academy, sedici talentuosi studenti vengono rapiti e rinchiusi in una località sconosciuta, costretti a partecipare ad un nuova edizione del Gioco al Massacro senza conoscerne il motivo.
Ciò che sanno è che, per scappare da lì, dovranno uccidere un compagno senza farsi scoprire.
Guardandosi le spalle e facendo di tutto per sopravvivere, i sedici ragazzi tenteranno di scoprire la verità sul loro imprigionamento sapendo che non tutti potrebbero giungere illesi fino alla fine.
Ambientata nell'universo narrativo di Danganronpa, questa storia si svolge tra i primi due capitoli della saga.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Pierce tornò in tutta fretta dal suo breve e rapido viaggio verso il ristorante in cerca del kit di primo soccorso.
L'ansia di recuperarlo lo fece, però, tardare di alcuni minuti; non appena rimise piede ai dormitori, Michael sembrò tre volte più inviperito di quanto non fosse già.
Il naso del chimico stava ancora grondando lievi quantità di sangue ed era anche vagamente ammaccato; solo a guardarlo, Pierce fu percosso da un fugace brivido di dolore.
Constatando come le nocche dell'Ultimate Archer non fossero da sottovalutare, si guardò attorno per assicurarsi che, durante la sua breve assenza, la situazione non fosse nuovamente degenerata.
June e Pearl si erano messe in disparte, vicino alla camera di quest'ultima. Sembravano aver appena finito di parlare di un argomento spiacevole, seppure intuibile.
L'atmosfera non era migliorata.
Karol aveva prestato aiuto a Michael come poteva, nonostante la riluttanza del chimico a ricevere aiuto.
Michael aprì la valigetta bianca e ne estrasse alcuni tamponi; se li ficcò nel naso con un brontolio esasperato e attese che il sangue smettesse di scorrere del tutto.
L'Ultimate Teacher, invece, lanciò alcune occhiate apprensive verso June, nel timore che un altro scatto d'ira potesse provocare danni ben peggiori.
Chi non vide, però, furono Kevin, Judith e Xavier.
Pierce si girò più volte prima di scorgere i primi due mentre uscivano dalla stanza di Hillary con dei volti poco rassicuranti.
Xavier stava bazzicando nei dintorni, cercando chissà cosa.
L'innaturale silenzio dell'area fu finalmente rotto dalla voce sconsolata di Judith.
- Abbiamo ispezionato da cima a fondo - disse, mentre anche Pearl e June si avvicinavano per ascoltare - Non... abbiamo rinvenuto granché... -
- Proprio nulla? - chiese Karol.
- Beh, era tutto in ordine, a parte un unico dettaglio fuori posto - a quelle parole, aprì la mano - Questa -
Ciò che mostrò agli altri era una benda attaccata ad una garza medica; la fasciatura era sfilacciata e presentava tracce di tessuto bagnato.
Xavier la rimirò con cura; era certo di averla già vista.
- Questo è il bendaggio che Pearl le ha applicato stamattina - asserì lui - Confermi? -
La ninja annuì.
- Sì. Nessun dubbio -
- Oh, è vero. Sbaglio o Hillary si era ferita? - osservò Kevin - Cosa le era successo? -
- A causa del blackout, una delle lampadine del ristorante è esplosa. I vetri le hanno provocato un taglio sulla mano - spiegò la bionda - Ero lì con lei. Le ho disinfettato la ferita e l'ho fasciata -
- Ok, ma la benda era in camera sua, adesso - tossicchiò Michael - Dove la avete trovata? -
- Appena fuori dalla doccia, sul pavimento - rispose Judith, chiedendo a Kevin di confermare con un'occhiata di intesa.
- E' umida solo da un lato... - constatò Xavier, tastandola - Dall'altro ci sono... macchiette di sangue secco. Credo siano residui del taglio -
Pierce si fece avanti, titubante.
- Ma... potrà aiutarci? -
L'imbarazzante silenzio che ne seguì fu abbastanza come risposta.
- Non ne ho idea, Pierce... - sospirò Judith - Ma non abbiamo quasi nessuna prova. Ogni minuscolo dettaglio può far brodo -
A quel punto, Kevin controllò l'orologio un'ultima volta; le lancette erano pericolosamente vicine alla scadenza.
- E' quasi ora... - li avvertì lui - Cosa facciamo? -
- Nulla, credo. Abbiamo fatto il possibile, e mancano appena due minuti al processo - disse Pearl - Dovremo cavarcela con ciò che si ha al momento -
L'intero gruppo annuì.
- Credete davvero che ce la faremo... anche stavolta? - 
La debole voce di June richiamò l'attenzione.
- Non abbiamo garanzie... - sospirò Karol - La situazione è brutta. Non ci sono piste concrete... -
- Non lasciarti prendere dal panico, June - la calmò Judith, tentando di mostrarsi tranquilla almeno in apparenza - Non è ancora detta l'ultima parola -
June tirò su col naso, annuendo debolmente.
- Credo che... la cosa più spaventosa sia... - disse infine Pierce - Che chiunque abbia fatto questo ad Hillary sia uno di noi, in questo posto... -
L'argomento che tutti stavano cercando di evitare venne inesorabilmente a galla.
Xavier trovò strano il fatto che fosse stato Pierce a mettere in mezzo la questione, ma il volto terrorizzato del compagno fu abbastanza palese da giustificare quella sua pessimistica linea di pensiero.
- In questo posto... - Kevin ribadì le parole di Pierce come ipnotizzato - Qualcuno sta di nuovo cercando a tutti i costi di scappare da qui... -
- E noi dobbiamo trovarlo, se vogliamo sopravvivere... - Pearl si grattò nervosamente la nuca.
- "Trovarlo"? Ucciderlo, semmai - la corresse Michael - Chiunque sia stato, sa bene a cosa sta andando incontro -
Più di un'occhiata di disapprovazione venne rivolta verso il chimico. June, in particolare, non riuscì a smettere di fissarlo in cagnesco.
- Parli come se la nostra vittoria fosse assicurata - fece Xavier, sospettoso.
- Chissà? - Michael mostrò un fugace ghigno malizioso - Comunque: non credete dovremmo fare qualcosa riguardo... quello? L'ascensore si attiverà tra poco -
Ciò che l'Ultimate Chemist stava indicando era il corpo di Hillary Dedalus, ancora posto sul pavimento.
- "Quello"...? "Quello" era la nostra compagna... - ringhiò June, furente.
- E di certo non è nostra intenzione quella di trascinarla nuovamente in quell'inferno di tribunale, no? - osservò Michael - Spostatela fuori dal centro della piazza. Mi sembra la cosa più... umana da fare -
- Oh, adesso parli di "Umanità", eh? - 
- Basta così, June - la fermò Xavier - Dovresti averlo capito, oramai. Litigare al riguardo è inutile -
L'arciera, con mente lievemente più fredda e mossa dal raziocinio, inspirò ed espirò un paio di volte. Diede le spalle a Michael, dirigendosi verso il cadavere freddo e immobile.
Si chinò su di lei, carezzandole i capelli rossi, ricordando come la timidezza della compagna fosse stata violentemente sostituita da una profonda ira di fronte alla morte di Vivian. Rimembrò come il volto contratto dalla rabbia di Hillary le aveva fatto impressione, quasi paura. Un sentimento violento e improvviso, inaspettato.
June fece cenno a Karol di aiutarla.
Quest'ultimo si avvicinò stentando, ancora incapace di concepire come la situazione fosse degenerata a tal punto. La promessa fatta ad Hillary aveva assunto un peso ed un senso di colpevolezza del tutto nuovi ed estranei.
I due la presero con delicatezza, spostandola appena davanti alla porta della sua stanza.
Judith osservò la scena; non poté fare a meno di rimanerne emotivamente coinvolta. Poco distante, Pierce e Kevin guardavano l'evento affiancati.
Vi era una strana espressione su entrambi, ma entrambe emanavano sconforto e paura.
Pearl aveva girato lo sguardo di lato, estraneandosi dalla situazione. Sembrò come se volesse volutamente evitare di lasciarsi trasportare dal rimpianto.
La situazione necessitava di tutta la freddezza di spirito possibile; la ninja soffocò i propri sentimenti e passò oltre.
Judith notò come persino Michael avesse fugacemente rivolto uno sguardo amaro verso Hillary. Un breve istante di empatia, poi terminato nel momento in cui la sua attenzione tornò verso le ampolle che aveva con sé.
Infine, vide Xavier; simile a come accaduto per Pearl, il detective aveva deciso di staccarsi da quella mesta visione.
Un dettaglio, però, fu notato dalla ragazza: Xavier stava osservando con curiosità il kit di primo soccorso portato da Pierce, ispezionandone l'interno con cura.
Dopo alcuni attimi, Xavier richiuse la valigetta e la tenne con sé, quasi facendo finta di nulla.
Judith si chiese innumerevoli volte cosa passasse per la mente al compagno, ma intuì che avrebbe potuto avere un'altra delle sue inaspettate idee per il tribunale.
Si appuntò mentalmente di chiedere spiegazioni all'inizio del processo.
June e Karol tornarono dopo poco tempo.
Tutti e otto si riunirono formando un cerchio, attendendo lo scadere del tempo.
Come previsto, bastarono una manciata di secondi prima che l'ascensore emanasse un segnale acustico e si attivasse, sprofondando negli oscuri abissi sottostanti la scuola.
L'ennesimo, inesorabile viaggio verso un atroce destino e un'altrettanto cruda verità.
Un viaggio che, come tutti pensarono, avrebbe ulteriormente alleggerito la già indebolita comitiva.
Qualcosa, però, differiva in maniera enorme: mai come quel momento le loro speranze erano state tanto tenui.




- Dichiaro l'inizio del processo per l'omicidio di Hillary Dedalus! Fatevi valere, ragazzi! -
Il fastidioso vociare meccanico di Monokuma sancì il cominciare dell'udienza; la voce arrivò dagli altoparlanti come ogni volta, e dell'orso nessuna traccia.
Xavier sospirò, consapevole del fatto di non avere altra scelta.
- Molto bene... - disse - Partiamo dalle basi, come ogni volta. Michael, a te la parola -
L'Ultimate Chemist si rese conto che gran parte delle occhiate sospettose dei compagni erano rivolte verso di lui, ma mostrò una spavalda flemma provocatoria.
- La vittima è morta per avvelenamento; il tutto è accaduto proprio in quest'aula circa un'ora fa - disse lui, cominciando dai dettagli più ovvi per favorire un ordine mentale corretto - Ho condotto alcune ricerche in merito, ma i risultati sono... diversi da quelli sperati. Ho buone e cattive notizie -
- Partiamo dalle cattive - optò Karol, per togliersi rapidamente il dente.
- Non sono riuscito ad individuare l'identità del veleno... - ammise Michael, con una punta di sprezzante rammarico.
Calò un breve silenzio.
- Non... non sai di cosa si tratta? - Judith rimase spiazzata.
- E' ciò che ho detto, e non intendo ripetermi -
- L'Ultimate Chemist che non riconosce una sostanza chimica, eh...? - il commento acido di June non tardò a farsi sentire.
- Bah, avrei voluto vedere voi al mio posto! - sbottò Michael - Costretto a lavorare senza i giusti strumenti e con enormi ristrettezze di tempo! Ciò che sono riuscito a portare a termine ha del miracoloso! Dovreste solo ringraziarmi! -
June sbuffò, facendogli intendere che i ringraziamenti non sarebbero arrivati molto presto.
- Mike ha ragione, non possiamo farci nulla - decretò Pearl - Ma abbiamo delle buone notizie, giusto? -
Il chimico si schiarì la voce.
- La cosa positiva è che ho stabilito con abbastanza precisione quali siano le caratteristiche del veleno in questione - spiegò lui - Non lo conosco, ma ho potuto confermare almeno il modo in cui funziona -
- Mi sembra un buon inizio... giusto? - si espresse Kevin - Voglio dire; se sappiamo almeno cosa fa è un enorme passo avanti -
- Kevin ha ragione - lo assecondò Karol - Spiegaci, dunque, Michael -
Questi annuì.
- Il veleno in questione è una strana soluzione, un po' mista. L'effetto è potente, ma ha una caratteristica peculiare: è estremamente lento -
- "Lento", dici? - l'attenzione di Xavier si riversò su quella parola.
- Sembra che questa tossina attacchi direttamente i globuli rossi del sangue, ma lo fa in maniera lenta ed inesorabile. Per uccidere la vittima potrebbero volerci addirittura alcune ore. Credo... forse anche più di un paio -
- Un v-veleno lento...? - Pierce si massaggiò il mento - E' davvero possibile procurarsi qualcosa del genere in questa scuola...? -
- Ah, non ne ho idea - Michael passò oltre - Un'altra caratteristica è che il veleno attecchisce sui globuli, trasformandoli a loro volta in sostanze nocive. In pratica, questa tossina ti scombina il flusso sanguigno e ti uccide dall'interno. E sembra che, dopo le prime due ore, il veleno diventi improvvisamente più aggressivo e violento -
- In pratica, passa alcune ore a spargersi per l'organismo, e poi conclude tutto con un attacco definitivo...? - riassunse Judith - Spaventoso... -
- Queste informazioni, purtroppo, non ci danno un vantaggio effettivo - Xavier scosse la testa - Se davvero ha un effetto così lento, Hillary potrebbe essere stata colpita davvero in qualunque momento -
- Non ci resta che proseguire alla vecchia maniera - asserì Pearl - Dobbiamo individuare cosa ha avvelenato Hillary dalle prove che abbiamo trovato -
Tutti e otto annuirono.
Una persona, però, tirò fuori per prima la propria teoria.
- Suppongo che possiamo partire da questa, no? - disse June, poggiando sul proprio banco la boccetta medicinale.
Michael osservò il gesto con disprezzo; si massaggiò il naso, ancora dolente.
- Oh, il flacone che hai trovato in dispensa - osservò Pierce.
- Credo di intuire dove tu voglia arrivare, June - sospirò Xavier.
L'arciera annuì con convinzione.
- So di averlo già detto, ma lo ribadirò per ogni buon conto - disse lei - Tutti i medicinali sono stati sequestrati da Michael, quindi questa boccetta deve per forza venire da camera sua. Ho controllato personalmente l'infermeria, e non è rimasto proprio niente! Ergo: ci sono elevate possibilità che il killer sia proprio lui! -
- "Elevate possibilità", eh? - sibilò Michael, inviperito - La prossima volta che hai un'opinione del genere, esprimila a parole anziché con i pugni! -
I due si guardarono in cagnesco, pronti a saltarsi addosso a vicenda.
Pearl sbatté una mano sul banco, riportandoli all'ordine.
- Smettetela. Fate parlare le prove - li rimproverò lei - Michael, June ha messo in piedi un dubbio sensato. Come intendi replicare? -
- Bah, prima di tutto: non ho mai visto quella boccetta - disse lui - E' vero, ho preso tutti i medicinali dell'infermeria, e li ho catalogati uno ad uno personalmente. Quel flacone non lo ho mai visto. Ma non ho prove per dimostrarlo, questo lo ammetto -
- Però di certo non possiamo dimostrare che il veleno provenga da lì... - osservò Judith.
- Questo è ancora presto da definire - mormorò Michael compiaciuto.
Il suo volto irradiò nuovamente un'arrogante fiducia in se stesso.
- Cosa stai macchinando? - domandò Xavier.
- Si dia il caso che, nel tempo che mi era rimasto, io abbia ultimato questa piccola soluzione chimica di mia invenzione -
A quelle parole, tirò fuori dalla tasca una piccola fialetta contenente un liquido di un colore azzurro.
La boccetta scintillò sotto le luci artificiali del tribunale; il resto del gruppo rimase misteriosamente affascinato.
- Cos'è? Di che si tratta!? - chiese Kevin, divorato dalla curiosità.
- Un reagente speciale. Inodore, poco denso e facile da preparare, con le giuste conoscenze - si pavoneggiò lui - Versandolo su qualcosa, è possibile individuare la presenza di sostanze tossiche, come veleni o roba simile. Assume una colorazione violacea, in quella circostanza -
Gli altri sette rimasero brevemente sbalorditi.
- Hai creato una sorta di radar per veleni!? - esclamò Pierce, incredulo.
- Tsk... mi sembra un'idea brillante, a mio modesto parere - sbottò lui - Perché fate quelle facce? -
- No, non fraintendere... - si giustificò Judith - E' che sembra così... surreale. Così incredibilmente conveniente... -
- Un momento! - June fermò l'entusiasmo generale - Come possiamo sapere che è la verità!? Potrebbe essere un intruglio qualsiasi per depistarci! -
Karol stette per rimproverare l'avventatezza di quel commento, ma la sua innaturale logica lo lasciò spiazzato.
- Questo è... vero -
- Oh, per l'amor del...! - Michael soffocò un insulto - Ero CERTO che saremmo arrivati a questo punto...! Lasciate che vi dia una stramaledetta dimostrazione! -
Detto ciò, estrasse dalla tasca una bustina in plastica isolante; all'interno vi era un lembo di tessuto sporco di sangue di colore verdastro.
Lo piazzò davanti agli occhi di tutti, bene in vista.
Poi, con sorpresa di tutti i presenti, estrasse anche un piccolo coltellino dalla punta aguzza.
Come d'istinto, Pearl e Karol fecero un passo indietro, essendo i più vicini.
- Cos-...? Un coltello!? - inorridì Pierce.
- Silenzio! - Michael zittì tutti - Lasciatemi fare! -
Si rigirò il coltello tra le mani e strinse i denti. Si provocò una piccola ferita lacerante sul palmo della mano destra, lasciando tutti gli altri confusi e spaesati.
Alcune gocce di sangue colarono sopra il banco, formando una minuscola pozzanghera.
Fatto ciò, Michael verso alcune gocce del liquido sopra di esso: la soluzione venne assorbita senza provocare alcun effetto visivo.
- Questo è l'effetto, ovviamente nullo, su del sangue non contagiato - spiegò lui.
- Era davvero necessario, Mike...? - Judith apparve ancora un po' spaventata.
- Era il metodo più rapido e semplice a cui ho pensato - sbuffò lui, non curandosi del lieve dolore - Questo panno, però, lo ho strappato dai vestiti di Hillary.
Il sangue è il suo. Ora, guardate cosa succede -
Replicò il processo di prima, facendo attenzione a far colare il liquido sulle incrostazioni sanguigne.
In pochi attimi, della schiuma di colore viola si formò attorno alla chiazza di sporco.
Ogni dubbio pareva essere fugato.
- Altre domande? - chiese Michael.
Nessuno osò ribattere, nemmeno June. Quest'ultima si morse il labbro inferiore dal nervosismo.
- Suppongo che la prossima mossa sarà provare il reagente su altri oggetti - annuì Pearl - Con un po' di fortuna troveremo... "l'arma del delitto" -
- Oh, allora possiamo iniziare dalla boccetta - suggerì Kevin - Almeno così avremmo un'idea più chiara sulla sua presenza in dispensa -
- Era proprio ciò che avevo intenzione di fare - annuì Michael, preparando la fiala - Stiamo a vedere -
Verso alcune gocce all'interno della boccetta in plastica e la scosse più e più volte in modo da farle mescolare all'interno.
Poi, vi guardò dentro: un sorrisetto snervante comparve sul suo volto.
Poi, passò il flacone al resto della classe in modo che ognuno potesse vedere da sé il risultato.
La soluzione era rimasta azzurro chiaro, quasi trasparente.
Xavier notò la palese differenza con ciò che era accaduto con il sangue infetto.
- Ci sono ancora dubbi? - chiese Michael, con aria di sufficienza.
- Immagino di no. Il flacone non conteneva veleno - poté confermare Pearl - Certo, resta il mistero di cosa ci facesse in dispensa in primo luogo -
- Avremo modo di capirlo più avanti. Ora la priorità è un'altra - disse Karol - Dobbiamo testare la soluzione su tutti gli oggetti sospetti, tutto ciò con cui Hillary potrebbe aver interagito -
Pierce sembrò avere un'idea.
- Hey, sbaglio o June aveva preso un po' del risotto rimasto nel piatto di Hillary? - esclamò.
L'arciera batté il pugno sulla mano.
- Giusto, giusto - disse, tirando fuori la vaschetta plastificata - Direi che il modo più semplice per avvelenare qualcuno è intossicargli gli alimenti, no? -
- Molto bene. Facciamo un tentativo -
Il contenitore venne passato a Michael, il quale appoggiò la fialetta sul bordo. Versò qualche stilla in più per sicurezza.
Utilizzò il manico del coltellino come strumento per mescolare e far amalgamare il tutto.
La soluzione, mischiata al brodo del risotto, si accumulò sul fondo della vaschetta; il colore era azzurro.
Michael osservò il fenomeno con una punta di amara delusione.
- Niente... - mormorò.
- Quindi il cibo non era avvelenato? - si domandò Pierce.
- Beh, forse era scontato... - annuì Kevin - Voglio dire... abbiamo tutti attinto dalla stessa pentola, no? Ma stiamo tutti bene! -
- Non essere ingenuo, Kevin - lo ammonì Judith - E' possibile che, in un attimo di distrazione, il killer avesse avvelenato soltanto il piatto di Hillary. In quel caso, le opzioni sarebbero state drasticamente ridotte -
- Ma non è questo il caso - concluse Xavier - Ma abbiamo ancora una carta da giocare -
Gli altri sette stettero a sentire.
- Hai un'idea, Xavier? - domandò Karol.
Il detective tirò fuori la valigetta del pronto soccorso portata da Pierce poco prima; rivelandola al resto del gruppo, notò che quasi tutti gli sguardi rivolti su di essa erano perlopiù spaesati. Solo Pearl parve reagire in maniera diversa.
- Oh, capisco dove vuoi arrivare - sibilò la ninja.
- Pierce, mi confermi che questa valigetta la hai presa dalla cucina? - chiese Xavier.
Il sarto, vagamente confuso, ci pensò su per appena due secondi prima di rispondere affermativamente con un cenno.
- Allora credo sia ovvio che questo è lo stesso kit usato da Pearl per soccorrere Hillary, stamattina - proseguì Xavier - Contiene ancora la pomata che hai spalmato sulla sua mano, giusto? Vale la pena di fare un tentativo -
- Oh, è una buona idea... - mormorò Judith, ancora incerta.
- Fate pure - sospirò Pearl, non avendo nulla da obiettare.
A quel punto, Xavier appoggiò la borsa rigida davanti a Michael. Questi la aprì: all'interno vi era ancora un rotolo di bende, alcuni cerotti e la pomata citata poco prima.
Passarono diversi istanti in cui il chimico passò a fare alcune prove con la sostanza rintracciante.
Il resto di loro restò col fiato sospeso; purtroppo, nessuna delle loro aspettative fu soddisfatta.
Michael richiuse la valigetta, brontolando nervosamente.
- Niente... - disse, affranto.
- Nessuna reazione neanche stavolta? - gemette Karol - Avvilente... -
- Dì un po'... siamo sicuri che quella brodaglia funzioni? - la provocazione di June colpì dritta al punto.
- Bah! Ti ho già dato prova della sua efficacia! Trovare le prove giuste era compito vostro, se non erro! -
Pearl si schiarì la voce rumorosamente, dando un evidente segnale ai due litiganti. June e Michael si ritirarono, volendo entrambi evitare l'intervento della ninja.
- Cos'altro ci rimane da esaminare? - sospirò Kevin - Abbiamo altre prove? -
- Mh... ne dubito - osservò Karol - E' difficile ricollegare altro all'omicidio -
- No, forse qualcos'altro c'è -
L'opinione di Judith ridestò i membri più demoralizzati.
- Dici sul serio? -
- Mi è venuto in mente... prima abbiamo trovato quella benda, no? - disse l'Ultimate Lawyer - Apparteneva ad Hillary, e c'erano tracce del suo sangue. E' possibile che il reagente trovi qualcosa -
- Hai ragione, Judith. Ma servirà davvero a qualcosa? - osservò Pearl - Se anche trovassimo tracce di veleno, che cosa ne guadagneremmo? Sappiamo già che è stata avvelenata -
- Ci servirà a capire almeno le tempistiche - annuì lei - Pensateci, quel sangue risale a stamattina, prima ancora del pranzo. Una verifica ci aiuterebbe a stringere il lasso di tempo su cui lavorare, no? -
Nessuno obiettò a quella logica. Non avendo alcuna altra pista da seguire, il consiglio di Judith fu approvato.
- D'accordo, è un piano sensato - confermò Xavier - Mike, se non ti dispiace -
Il chimico annuì, e si sistemò sulle mani un paio di guanti in lattice presi da chissà dove.
Prese tra le dita le bende sporche e iniziò a versarci sopra la soluzione, goccia dopo goccia.
Passarono circa un quindicina di secondi.
Poi, il volto dell'Ultimate Chemist mostrò un'espressione esterrefatta.
- Ma che... che cosa...!? -
Il resto del gruppo reagì prontamente.
- Cosa hai trovato!? - chiese Karol, con impellenza - Il responso è positivo? -
- E' davvero... difficile da comprendere. Ma... sì. Il reagente ha avuto effetto - disse lui - Non nel modo in cui mi aspettavo, però -
- In che senso? C'è del veleno sopra, no? - proseguì Kevin.
- Non facciamo giri di parole. Mostracelo - imperò Pearl.
Micheal Schwarz fece come gli era stato richiesto.
La classe si riunì attorno alle bende, notando immediatamente il dettaglio fuori posto.
Le chiazze di sangue secco erano rimaste bagnate da una soluzione azzurra.
Al contrario, dalla parte opposta del fascio, nella zona umida, il reagente aveva avuto effetto, colorandosi di viola.
Nessuno, però, seppe darsi una spiegazione plausibile.
- E' viola... - mormorò Pierce - Ma... non dal lato del sangue di Hillary? -
- Dalla parte opposta, già - Judith si massaggiò il mento - Il lato vagamente umido. Ci sono tracce di veleno, sembra... -
- Ma è... assurdo? - Kevin si grattò la tempia - Come ha fatto a finire del veleno sulla parte che non è nemmeno a contatto con la pelle? -
Xavier richiamò l'attenzione.
- Karol, ho bisogno del tuo aiuto - disse all'insegnante.
Clouds rispose prontamente.
- Cosa posso fare per te? -
- Tu e Rickard siete stati gli unici ad accompagnare Hillary in camera sua, dopo il ritrovamento di Lawrence e Vivian - disse - In quel momento, Hillary aveva ancora la fasciatura? -
Karol dovette fare un enorme sforzo di memoria, ma alla fine fu certo di ciò che rimembrava.
- Sì, ne sono sicuro - asserì - Abbiamo atteso che facesse una doccia per levarsi di dosso lo sporco -
- Allora possiamo affermare che Hillary ha rimosso le bende appena prima di lavarsi. Anzi... - si bloccò per un istante - Se consideriamo che le bende sono vagamente bagnate, è possibile che Hillary le abbia dimenticate addosso, versandoci sopra dell'acqua -
- Quindi stai dicendo che se ne è accorta e... poi se le è tolte - osservò June.
- Sì, esatto - disse - E questo... questo ci porta a farci un'ultima domanda -
I cuori di tutti presenti aumentarono i battiti.
Con trepidazione, attesero che Xavier esponesse il quesito che tutti stavano mentalmente condividendo.
- C'era qualcosa, sul dorso della mano di Hillary. Qualcosa contenente veleno, che è stato probabilmente rimosso in parte dall'acqua della doccia. Ora la domanda è... "Cosa?" -

   
 
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