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Autore: Wings_of_Mercurio    27/11/2017    2 recensioni
Stan sta tentando di rimettersi insieme dopo la rottura con Wendy.
Craig di combattere la sua solitudine.
Tweek di ricostruire la sua vita.
[Staig] [Creek] [Stendy]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Craig, Kyle Broflovski, Stan Marsh, Tweek, Wendy Testaburger
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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6. 23:36


Un rombo assordante e un bagliore dorato squarciarono il cielo.
Fuori la tempesta imperversava, e Tweek si tirò terrorizzato a sedere sul letto. Non riusciva a smettere di tremare. C'era qualcuno nella stanza.
Lo sapeva che era la sua immaginazione, ma davvero si sentiva osservato, come se i fulmini e l'acquazzone avessero disturbato qualcosa, qualcosa che poi aveva deciso di intrufolarsi nella sua stanza.
Poteva essere nell'armadio, o sotto il letto, ma Tweek non voleva guardare. 
Le persiane erano rotte, la tenda si era bloccata sui binari, così il cielo minaccioso gli imcombeva direttamente in camera, proiettando ombre terribili sulle pareti ad ogni lampo.
Aveva un desiderio fortissimo di correre a svegliare sua madre; ma non lo avrebbe mai fatto, era consapevole di essere troppo grande per non gestire un temporale da solo, anche se la sua paranoia non sembrava essere d'accordo.
Aveva provato a seppellirsi nelle coperte, tirandole fin sopra la testa, ma non aveva funzionato, si sentiva osservato.
Così alla fine optò per scendere al piano di sotto; recuperò la coperta che teneva addosso e corse fuori dalla stanza ad occhi chiusi.
Si sentì al sicuro non appena raggiunse il salotto al piano inferiore e accese la luce. 
Le imposte erano chiuse, i rumori ancora si sentivano, ma non si vedevano i bagliori. 
Stringendosi bene addosso la coperta, decise di andare in cucina a farsi un caffè. Quantomeno lo avrebbe scaldato e l'avrebbe tenuto occupato.
Sì, poteva gestirlo, lo stava gestendo.
Nel mentre che la sua tazza di caffè fu pronta, gli parve che la tempesta si stesse acquietando, ma forse erano solo i suoi sensi ad essersi rilassati.
Si sedette al tavolo stringendo tra le mani la tazza. Al primo sorso, il calore della bevanda che scendeva lungo la gola iniziò a tranquillizzarlo.
Presto i suoi pensieri slittarono dai mostri senza volto al piano superiore a dei ricordi meno recenti, ma relativi.
L'ultima volta che un temporale del genere lo aveva svegliato di notte, lì, nella sua stanza, era con Kyle. La loro amicizia stava diventando più profonda; Tweek non credeva di poter sostituire Stan come suo migliore amico, non ci sperava neanche, ma lui e Kyle erano entrati molto in confidenza, durante quell'anno, complice il fatto che Stan fosse troppo preso dai suoi allenamenti di football e dalla sua ragazza.
Era stata solo una delle molte occasioni in cui Kyle era rimasto per la notte, magari dopo aver studiato, o essere stato invitato da sua madre a cena. 
Anche quella notte, era sobbalzato dal letto, tremando e piagnucolando. 
Kyle si era svegliato spaventato, e gli aveva chiesto cosa avesse. Tweek teneva premute le mani sulle orecchie, non riuscendo a calmarsi abbastanza per rispondergli.
"Vuoi scendere giù?" gli aveva chiesto l'altro, il tono accondiscendente, i capelli disordinati e crespi, gli occhi assonnati.
Tweek aveva solo annuito, e Kyle lo aveva trascinato fuori dal letto e poi di sotto, gli aveva preparato del caffè ed era rimasto fino alla mattina con lui sul divano a guardare la televisione.
Si vergognava così tanto, ogni volta che ricordava quell'episodio, ma, allo stesso tempo, si sentiva così grato nei confronti del rosso, nonostante adesso non fossero più amici. 
L'anno precedente invece era stato solo, si era ritrovato ad affrontare l'inferno solo con l'aiuto della sua famiglia, senza nessun amico.
L'idea che sarebbe continuata così fino al suo diploma gli fece venire le lacrime agli occhi. Tutto per uno stupido, singolo, episodio. Come sarebbe andata a finire se quel momento non ci fosse mai stato? Sarebbe stato ancora amico di Kyle? Magari sarebbe potuto diventare suo amico più di Stan? Forse sì, e questo suonava in maniera terribile.
Il forse no, quello era accettabile.
Decise di provare a stendersi sul divano; il temporale era passato, ma non si sentiva abbastanza sicuro da ritornare nella sua camera.
Fu lì che il sonno lo prese, con gli occhi ancora umidi di lacrime. E fu lì che sua madre lo trovò la mattina seguente e provvide a svegliarlo per la scuola. 



Non ci era voluto molto prima che ricominciasse a piovere. 
Tweek si sentiva sfatto, proprio come il tempo, depresso e lugubre. Doveva avere una faccia orribile; non aveva salutato nessuno, quella mattina, neanche Butters e Jimmy che si erano così prodigati per attirare la sua attenzione.
Ringraziò almeno che gli eventi non gli avessero concesso di avere il banco vicino alla finestra, perché dal tragitto da casa sua a scuola non aveva fatto altro che intravedere ombre orribili fra le nubi.
L'unico che sembrava rispecchiare appieno la tristezza della giornata, era Craig. Il ragazzo era entrato in aula silenziosamente, non degnando nessuno di attenzione; gli si poteva leggere in faccia che fosse irritabile. Forse era metereopatico. 
Che bello, per la prima volta sembravano essere sulla stessa lunghezza d'onda.
Quando la professoressa aveva iniziato a spiegare, Tweek era ancora perso nei suoi pensieri. 
Non si era neanche accorto di aver iniziato a tremare, in seguito all'ennesimo lampo che aveva illuminato l'aula, fin quando non aveva sentito la mano di Craig sulla sua coscia.
Sussultò, e si voltò verso il ragazzo a fianco a lui. 
Craig lo stava solo guardando dagli angoli degli occhi, senza voltarsi verso di lui, ma la sua mano era ancora lì, e gli trasmetteva sicurezza. Non stava più tremando, e lo trovò affascinante.
<< Qual è il tuo problema? Stai tremando >> il tono sussurrato poteva sembrare rude, ma Tweek vi lesse una sincera preoccupazione.
<< È questo stupido temporale >> rispose, e, quasi come un riflesso, portò la mano a stringere quella di Craig sulla sua coscia.
Il ragazzo ritirò la mano in fretta, e gli rivolse un'espressione di sconcerto. 
Tweek arrossì all'inverosimile.
<< È -ngh! >> tentò di dire qualcosa; non sapeva neanche lui cosa.
Prima che potesse farlo, però, l'espressione di Craig tornò normale e la sua attenzione all'insegnante, ignorandolo.
Merda, pensò. Cosa diamine aveva nel cervello?
<< Sto per assegnarvi la redazione di un'intervista. Per questo dovrete lavorare a coppie, quindi. Nessun baccano, vanno bene gli accoppiamenti col vostro compagno di banco >> spiegò la signorina Choksondik.
Craig gli lanciò un'occhiataccia, e Tweek iniziò ad andare in panico. Ecco, adesso lo odiava. Stava per morire. Sarebbe stato pestato a sangue fuori scuola e il suo corpo sarebbe stato gettato nel lago. Non lo avrebbero trovato fino alla primavera successiva durante il disgelo. Sua madre avrebbe pianto. Non avrebbe avuto una tomba e nessuno sarebbe andato al suo funerale. Sicuro come la morte.
<< Ngh! >>
L'intervallo suonò, gli altri iniziarono ad alzarsi per scendere giù.
<< Schizzato >>
<< Gah! >> 
Ecco, aveva ricominciato a chiamarlo così, lo odiava.
Craig si era alzato anche lui, già una sigaretta spenta fra le labbra.
<< Non ho intenzione di lavorare con te fuori dalla scuola, quindi ci vediamo tra cinque minuti in mensa, e finiremo questa cosa >>
Tweek annuì solo, prima di guardare il ragazzo andare via. 
Il cuore gli batteva a mille, più per la vergogna che altro, ma era contento che almeno Craig non volesse ucciderlo nell'immediato.


<< Ehi, Craig >>
Stan aveva iniziato a tampinarlo mentre tornava dal cortile e si dirigeva verso la mensa. Doveva aver pensato di poter parlargli dietro l'edificio, come l'ultima volta, ma Craig era di fretta e stava già tornando.
Non aveva comunque voglia di parlare con il ragazzo. Gli rivolse contro il dito medio senza neanche fermarsi.
Era arrabbiato con lui; non poteva farci niente. Lo aveva trattato come il nulla perché non aveva avuto le palle di inventarsi una scusa per Kyle. 
Avrebbe dovuto ostentare indifferenza per la cosa, ma in quel momento il suo umore non era dei migliori per riuscire a fingere di non esserne toccato.
<< Mi dispiace, ok? Che potevo fare? >> provò Stan, ormai in vicinanza alle porte della mensa scolastica.
<< Non me ne frega un cazzo >> chiarì Craig, prima di varcare la soglia.
Stan non osò seguirlo; certo, come avrebbe spiegato agli altri del perché stava pregando così accoratamente Craig Tucker? Che andasse a farsi fottere.
Craig non sapeva perché si stesse comportando così da femminuccia, neanche lui voleva esporsi troppo, ma l'idea che Stan odiasse persino farsi vedere con lui, gli dava sui nervi. Quasi come se lui fosse chissà che feccia da cui stare lontano.
Adocchiò il tavolo a cui era Tweek. I suoi capelli biondi non passavano esattamente inosservati, tanto più uniti al suo costante tremolio.
Si sedette di fronte a lui.
<< Ehi, stramboide >>
<< GAH! >> Tweek alzò gli occhi dagli appunti che stava leggendo << No-non ti avevo visto arrivare! >> 
Craig iniziò a tirare fuori i quaderni dallo zaino che si era portato dietro. Sentiva su di sé lo sguardo costante di Tweek. Ci stava iniziando a fare l'abitudine. Quel ragazzo era strano, forse non doveva farci troppo caso. 
Solo in quel momento si ricordò che Tweek gli aveva stretto la mano, in classe. Era stato...strano. Sì, strano era la parola chiave. 
Non sapeva neanche perché gli avesse toccato una coscia, in primo luogo. Lo aveva fatto in modo istintivo, solo per tirarlo fuori dall'universo parallelo dei tremolii in cui sembrava essere sprofondato.
Quando Craig alzò lo sguardo sull'altro, si accorse che Tweek era di nuovo calato nei suoi appunti. 
<< Tu hai qualcosa di interessante nella tua vita? >> gli chiese improvvisamente il biondo.
<< Cioè? >> chiese Craig.
<< Uno di noi due -ng!- deve essere intervistato. Io non saprei su cosa. Non sono in nessun club, non ho particolari hobby. Tu pratichi sport? Magari potremmo farlo su quello! >> concluse, prendendo un lungo respiro.
<< No >> tagliò corto Craig << Potremmo inventare >>
Tweek si guardò intorno sconsolato << Bèh, hai... hai qualche idea? >>
<< Non ho... >>
<< No, ng, è troppa pressione, non ce la faccio >> lo interruppe, seppur sussurrando e rivolgendosi a se stesso. Le sue mani corsero a stringere le ciocche bionde e disordinate. 
Tweek aveva chiuso gli occhi. Craig si ritrovò a constatare quanto particolare fosse il colore dei suoi capelli; e, ora che Tweek lo aveva fatto, moriva anche lui dalla voglia di toccarli, giusto per capire che consistenza avessero. Anche le sue ciglia, adesso chiuse sulle sue guance, erano bionde, e -oh, wow- aveva le lentiggini. 
<< Ce la faccio, ce la posso fare... >> stava autoconvincendosi Tweek << Oh, sì, tutto bene >> confermò alla fine, aprendo gli occhi.
<< Stavo dicendo che non ho una grande fantasia >> riprese Craig, poi scrollò le spalle.
<< Vuoi intervistarmi sul negozio di famiglia? >> proprose Tweek.
<< Che negozio? >>
<< Tweek Bros. >>
<< Non sapevo fosse tuo. Anche se avrei potuto immaginarlo >>
Tweek gli rivolse un debole sorriso << Che ne dici se scriviamo qualche domanda? Posso rispondere io a casa e fare la relazione >>
<< Certo >>
Era ben felice di scaricare a lui il compito, doveva ammetterlo.
Si mise a lavoro. 
Tweek stava bevendo una tazza di caffè, ma le mani gli tremavano talmente tanto che lo aveva versato sul tavolo e in parte sui suoi quaderni.
<< Merda >> lo sentì imprecare.
Craig si alzò per prendere dei fazzolettini, ed entrambi iniziarono a tamponare quel disastro.
<< Perché tremi sempre? >> lo chiese con interesse.
<< Ehm -ngh!- non posso evitarlo. Se ti riferisci a stamattina, ho paura dei temporali >> poi divenne rosso, ricordando ciò che era successo.
<< A cosa pensavi? Eri tutto triste >> voleva essere una specie di richiamo, ma Tweek rispose lo stesso, sorprendendo lui e se stesso.
<< A Kyle >> sputò, coprendosi poi subito la bocca con le mani.
Craig alzò un sopracciglio << E perché? >>
Tweek si mosse per un attimo a disagio, non voleva approfondire quella conversazione, ma neanche essere antipatico, anzi, era alquanto felice che stesse conversando con Craig civilmente.
Il ragazzo era tornato a sedersi composto al suo posto dopo averlo aiutato a dare una pulita, e Tweek era rosso per l'imbarazzo. 
<< Bèh -ngh- solo per vecchie cose. E tu? Perché sei di cattivo umore oggi? >> tentò di cambiare argomento, nonostante la sua ansia di fondo gli dicesse che Craig avrebbe potuto cambiare attitudine in un attimo e strozzarlo lì sul posto se gli avesse fatto domande poco opportune.
<< Diciamo che è sempre colpa di Kyle >> rispose il moro, alzando le spalle, anche non sapendo perché lo avesse fatto. Forse aveva solo bisogno di sfogarsi con qualcuno, dire ciò che si portava dentro anche non dicendolo. 
Non era neanche vero; era colpa di Stan il suo malumore, ma Kyle ne era stato la causa. Continuava a chiedersi come sarebbe stato se Kyle non si fosse presentato. Quell'ebreo aveva tutte le fortune del mondo, e non se ne rendeva neanche conto. Cartman aveva ragione.
Tweek non osò chiedergli più niente, ma continuava a fissarlo, nonostante Craig si fosse rimesso al lavoro mettendo fine alla conversazione.
<< Ok, adesso mi spieghi perché continui a fissarmi? Ti ho già detto che è snervante >> chiese irritato, alzando lo sguardo sull'altro.
Gli occhi di Tweek si spalancarono dal terrore, e iniziò ad agitarsi.
<<  È solo -GAH!- che penso -ngh- che l'apparecchio...ti doni >> arrossì, fin sulla punta delle orecchie. Perché l'aveva detto? Cosa diavolo aveva in testa? Era un suicidio. Un suicidio sociale, ma era andato nel panico e voleva dire qualcosa di carino e invece aveva detto solo qualcosa di stupido. Guardò Craig paralizzato; il ragazzo lo osservava stupito.
<< Mi prendi in giro? >> grugnì.
<< NO! >> rispose precipitevole, e anche questa volta si coprì la bocca << Oh Dio! No! Lascia stare, lascia stare. Oh Dio! >> tuffò di nuovo le mani nei capelli, abbassando la testa per nascondersi da Craig mentre sprofondava nella sua vergogna.
Craig si rilassò un attimo, impietosito dalla reazione.
<< L'apparecchio fa schifo. Lo odio >> disse.
Tweek parve calmarsi, e rivolse nuovamente lo sguardo su di lui, in modo timido.
<< Però ti rende carino >> osò. Se non era morto fino a quel momento, non sarebbe morto adesso, no? Voleva che Craig sapesse cosa pensava di lui, forse sperava di addolcirlo.
Incredibilmente le labbra di Craig si incurvarono in un sorriso compiaciuto.
<< Lo dici nel senso gay? >>
CHE?! 
Agitò le mani davanti al viso in modo stupido << No! Non sono gay! >>
O almeno credeva. Gli piaceva Craig?
Craig lo guardò incredulo. Il fatto che gli facesse certi complimenti lo faceva essere sicuro del contrario. Scrollò le spalle.
<< Buon per te >> commentò, giusto per recitare il ruolo che Tweek gli cuciva addosso. Perché sapeva che per il ragazzo di fronte a lui doveva sembrare una brutta persona, un bullo, e come dargli torto? Era ciò che voleva sembrasse.
Eppure perché Tweek era così aperto e gentile con lui? Possibile che fosse così naïve? 
Fu lui a continuare a fissarlo per il resto dell'intervallo, questa volta. 
  
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