“Si
tolga quella ridicola
maglietta, signorina Swan”.
Emma
scosse la testa con
enfasi. “Assolutamente no, Regina. Il mio amore per
Storybrooke è profondo”.
Regina
assimilò l’aspetto di
Emma e rilasciò un sospiro esasperato. Lei era coperta dalla
testa ai piedi di
souvenir di Storybrooke. C’era il berretto che riproduceva il
cartello
“Benvenuti a Storybrooke”. La maglietta con la
torre dell’orologio sul davanti,
e ultima, ma non per importanza, la sua giacca di pelle fatta su misura
con
“Benvenuti a Storybrooke” blasonato sul retro.
Sfortunatamente, l’amore di Emma
per Storybrooke non si fermava qui. Grazie al suo fervore, adesso il
suo
maggiolino giallo era ricoperto di adesivi per paraurti di Storybrooke.
Aveva
perfino dipinto lo stemma della città sul tettuccio,
così che gli uccelli
fossero in grado di promettere fedeltà alla
città.
“Come
creatrice di
Storybrooke, apprezzo il tuo amore e la tua devozione, ma questo
è troppo”.
Emma
guardò Regina con
convinzione negli occhi. “Non capisci? Ho fatto una promessa
a questa città fin
dal momento in cui ho spezzato il tuo sortilegio. Ho promesso di
prendermene
cura e proteggerla. Le ho promesso un lieto fine. Per questo mi
chiamano La
Salvatrice”.
Regina
strinse il proprio
ponte nasale con le dita per la frustrazione. Poteva già
sentire arrivare
un’emicrania. La bionda tendeva a farle questo effetto.
“Hai promesso un lieto
fine anche a me”.
Emma
annuì comprensivamente.
Improvvisamente tutto sembrava avere senso. Regina era gelosa.
“E’ vero e te lo
darò. Il tempo che passo con la città non deve
mica impedirlo. Regina, voglio
che tu sappia che non importa cosa succede, si torna sempre a me, te ed
Henry…”.
Regina
sorrise calorosamente
alla bionda, ma fece un passo indietro velocemente quando Emma
aggiunse: “…e la
città”. Un’arrabbiata Regina
iniziò a raccogliere le sue cose e si alzò per
andarsene, ma si fermò sentendo la mano di Emma sul suo
polso.
“Regina,
aspetta. Perché sei
così furiosa? Che ho fatto?” chiese Emma, esibendo
la sua migliore imitazione
di un golden retriever. Era la kryptonite di Regina e le impediva di
restare
arrabbiata con la sua seccante, ma sempre leale, amica, il che la rese
perfino
più infuriata.
“Hai
un’ossessione!” urlò
Regina, avendo già rinunciato ad ogni pretesa di mantenere
la pazienza. “Non
fai altro che parlare di quanto sia fantastica Storybrooke. Passi tutto
il
tempo a fare volontariato in biblioteca o a raccogliere
l’immondizia in
spiaggia, e ti giuro che se continui a pulirla non ci sarà
più sabbia perché
l’avrai ripulita completamente! Per non parlare di quel
ridicolo blog che hai
creato”.
“Hey!”
la interruppe Emma,
sulla difensiva. “Storybrooke is for lovers,
un’eccellente risorsa di
informazione riguardo la nostra bellissima città! Inoltre fa
anche da sito di
incontri”. Guardò Regina con qualcosa di simile al
compiacimento e la indicò a
mo’ di accusa. “Sei solo invidiosa
perché Storybrooke is for lovers ha ricevuto
più visite in due giorni di quante ne abbia avute il tuo
sito ufficiale della
città in tutta la sua esistenza”.
“Certo,
perché sono
invidiosa di uno stupido sito la cui funzione è
così miseramente definita che
avrebbe potuto essere creato da un bambino di terza
elementare” disse Regina
ironicamente.
Emma
alzò il mento,
ergendosi su di lei con aria di sfida. “Sì, penso
che sia esattamente così. Sei
invidiosa del mio blog e sei gelosa di Storybrooke”.
Regina
irruppe furiosamente
nello spazio personale di Emma. Erano naso contro naso, praticamente
respiravano la stessa aria. Regina aveva intenzione di attaccare Emma
con una
serie incessante di risposte intelligentemente formulate, ma venne
distratta
dalle sue labbra e, in qualche modo, finì invece per
baciarla. Emma accolse la
distrazione, e quando si separarono aveva un sorrisetto soddisfatto.
“Perché
sembra che tu abbia
appena vinto qualcosa?” chiese Regina.
“Perché
mi hai appena dato
ragione” disse Emma, e incrociò le braccia,
compiaciuta. “Storybrooke is for
lovers”.