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Autore: Uptrand    28/11/2017    20 recensioni
La guerra contro i grigi è terminata vittoriosamente. Andiamo a vedere come sono cambiati gli equilibri di potere e come trascorrono le loro giornate gli uomini e donne della Noveria Corps.
Queste storie hanno lo scopo di far conoscere meglio i vari personaggi.
In altre raccolte "Dopoguerra 2" e "Dopoguerra 3" parlerò dei personaggi delle altre fazioni.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Azione, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era una bella mattinata di un giorno d’estate su Thessia, la notte prima aveva piovuto rinfrescando piacevolmente la città di Armali.
Il pianeta aveva caratteristiche abbastanza simili alla Terra, si differenziava per un anno più breve di una durata di nove mesi terrestri e per un giorno che durava ventisette ore.
Era inoltre la patria delle asari, si trattava di una razza mono-sesso capace di accoppiarsi con qualsiasi altre specie ma di dare alla luce sempre un asari.
Loro e gli umani erano le sole razze con cinque dita per mano, al posto dei capelli le asari possedevano delle creste rigide cutanee di cartilagine semi-flessibili.
La loro carnagione va dal blu al viola, più rara quella color verde acqua, ma soprattutto erano l’unica razza biotica naturale attualmente conosciuta.
Thessia era incredibilmente ricco di eezo o elemento zero, indispensabile per viaggiare nello spazio. La presenza di questo minerale nell’ambiente era talmente alta che era stato assimilato dalla flora e dalla fauna locale.
Tracce di eezo si potevano ritrovare nel cibo e nella carne, inoltre anche gli animali avevano dimostrato di possedere poteri biotici, molto meno sviluppati, come le asari.
La biotica era la capacità per alcune forme di vita di usare l’energia oscura dell’universo utilizzando i noduli di elemento zero o eezo incorporati nei tessuti del corpo. Poteri acquisiti o aumentati tramite l’utilizzo di amplificatori biotici.
I biotici potevano colpire i nemici sulla distanza, sollevarli in aria,  generare vortici gravitazionali e molto altro. Per questo erano fortemente ricercati da tutti gli eserciti. L’unica razza di biotici naturali conosciuta era quella delle asari, che non necessita di amplificatori o altro sebbene utilizzati per migliorare le prestazioni.
La concentrazione di eezo nel cibo era di norma troppo bassa per essere un problema per individui adulti di altre razze, ma non era consigliato farlo consumare a bambini e non andava assunto da femmine di altre razze in cinta.
I nuclei di eezo si formavano durante la gravidanza, se il feto veniva a contatto con questo elemento poteva portare a mutazioni o morte.
Tuttavia c’era a chi il gusto dell’eezo piaceva, quasi fosse una spezia. In fin dei conti un biotico di qualsiasi razza non correva nessun rischio, ad assumere delle microscopiche quantità di eezo in più.
Una persona particolarmente ghiotta di quel sapore, era la giovane umana che stava correndo per piacere e per tenersi in forma. La sua persona sembrava incarnare il concetto stesso di giovinezza e spensieratezza.
Indossava un capellino bianco con visiera in testa, questo copriva  in parte una folta e lunga chioma di capelli biondi come l’oro. Anche se probabilmente, sarebbe stato il prezioso minerale a perdere in un confronto su chi luccicava di più alla vista del sole.
Il viso era un concentrato di armoniosità, ogni parte esaltava l’altra e il risultato complessivo era una bellezza più unica che rara. Tutto perfettamente proporzionato e come doveva essere.
Gli occhi erano di un azzurro limpidissimo, chi li osservava aveva difficoltà a fare paragoni perché un azzurro come quello solitamente non lo si vedeva.
In volto, un espressione allegra e soddisfatta. Di qualcuno che si stava godendo la giornata appena iniziata.
Il corpo era tonico, più che adatto al viso e ad una ragazza di diciassette anni ma osservando bene si vedeva che c’era anche altro. Appena sotto la pelle s’intravedevano le linee dei muscoli, non era solo un corpo giovane ma uno perfettamente allenato.
Un risultato che si raggiungeva solo con un allenamento costante.
Indossava una tuta da ginnastica a due pezzi: un top bianco nella parte superiore e dei pantaloncini corti del medesimo colore.
« Forza! Forza! » Gridò all’asari dietro di lei che la seguiva con passo decisamente meno sicuro, se quello da solo non fosse bastato il fiato corto e spezzato indicava chiaramente che era al limite.
Però non era un asari qualsiasi, indosso aveva la divisa delle forze dell’ordine di quartiere.
Il suo compito era vigilare tra quelle vie che adesso la vedevano senza fiato, china in avanti con le mani sulle ginocchia. Grondando sudore.
Era stato un incarico facile, in uno dei quartieri migliori della città, mai un’emergenza. Il massimo del lavoro per lei era stato fare multe e riportare a casa ragazzini che si divertivano a usare in modo improprio i poteri biotici, violando il codice di comportamento.
Tutto era cambiato un anno fa, quando era arrivata Diana Weaver, per lei era l’esagerazione e la sfrontatezza messe assieme e incarnate in un unico essere.
Aveva perso il conto di tutte le volte che l’aveva inseguita, proprio come faceva adesso, per uso improprio dei poteri biotici. Se non si faceva attenzione ad usarli, si rischiava facilmente di fare male a se stessi e ad altri senza volerlo.
Qualsiasi ostacolo architettonico sembrava essere messo li solo per divertirla: scavalcava muri, correva in equilibrio su di essi, si arrampicava sulle case e saltava sui tetti.
Dannata biotica umana”pensò ormai senza fiato, che poi Diana riusciva a fare alcune di quelle cose senza il minimo uso dei poteri, dimostrando di essere veramente più allenata della norma.
Certamente è più in forma di me. Questo lavoro mi ha impigrita. Troppi dolci mentre sto seduta nel mio gabbiotto. “
« Tutto bene, Saez? » Sentendo la domanda e il proprio nome l’asari si rialzò eretta, quella pausa le aveva fatto bene. Non pensava neanche di rimettersi a correre, ma almeno adesso poteva avere un aspetto leggermente più dignitoso.
Chi le aveva posto il quesito era più avanti di lei di una decina di metri, correva sul posto e non sembrava per niente stanca.
«Diana ! Tu…seguimi…sei in arresto! » Disse, mettendo ampie pause per respirare in mezzo alla frase.
« Esagerata! Per una corsetta! »
« Hai turbato la quiete pubblica! La matriarca Mytis ti ha visto entrare nella sua proprietà per rubarle la biancheria. »
« Primo: non mi interessa la biancheria di una vecchia asari. Secondo: era solo una scorciatoia, ho saltato il muro della sua proprietà per fare prima. Non lo sapevo che lei sarebbe stata proprio dietro al muro che ho saltato, a stendere il bucato. Le ho anche chiesto scusa! »
« Tu… adesso vieni con me. » Borbottò Saez.
« C’è una cosa che non capisco. » Affermò Diana, aveva smesso di correre sul posto incominciando a camminare all’indietro. Alle sue spalle, la strada si divideva in un incrocio a T.
« Sai dove abito, perché mi insegui ogni volta? Portami la multa a casa.»
A quella frase gli occhi di Saez sembrarono uscire dalle orbite « Sono un agente della sicurezza! Intervengo quando vedo un crimine! Non porto multe a domicilio! “ Scusi il disturbo signor criminale, le ho portato la sua multa di oggi” ! Che stai facendo…? » Domandò dubbiosa osservando l’umana che si era seduta  sul guardavia che limitava il lato della strada che dava sul nulla.
Lei la stava salutando agitando una mano « Quando torno ti porto qualcosa, voglio mantenere i miei tempi di percorrenza. » Detto questo e senza lasciarle il tempo di rispondere, Diana si lasciò cadere all’indietro, oltre la barriera di protezione, mentre sotto di lei la strada distava a una trentina di metri.
Saez non ebbe la forza di dire niente, lo stupore fu troppo. Rimase immobile, a bocca aperta a fissare lei che scompariva dietro il bordo del precipizio facendole l’occhiolino.

La sensazione della velocità e il vento tra i capelli erano qualcosa che Diana amava, tanto da farla sorridere mentre vedeva la strada sottostante farsi sempre più vicina.
Si ricordò di tenere il capellino con una mano, per non perderlo.
A cinque metri un‘aurea blu l’avvolse, rallentandone la caduta al punto di farle toccare dolcemente il suolo sottostante.
Riprese a correre, voltandosi un’ultima volta verso Saez che ferma al guardavia le gridava qualcosa che a causa della distanza non capiva. La salutò inviandole un bacio con due dita.

Due ore dopo Diana era sulla via del ritorno, entrò in una gelateria di cui era cliente abituale. Una simpatica commessa di nome Alis le porse il suo solito pacchetto « Ecco qua, due ghiaccioli all’edasi, come sempre segnati sul tuo conto. Ne ho aggiunto un terzo, omaggio della casa. »
« Grazie! » Disse lei, che si sporse in avanti sorprendendo Alis e baciandola su una guancia.
L’asari rimase imbambolata mentre Diana, senza neanche voltarsi indietro, era uscita riprendendo a correre.
Sarebbe riuscita a consumare quei ghiaccioli prima che si sciogliessero? Era una sfida che a volte vinceva e altre volte no.
Anche quelli, come qualsiasi altra cosa su Thessia, contenevano eezo. Prese il primo e se lo mise in bocca staccandone di netto un pezzo, provando un doppio brivido di piacere. Uno per il freddo e l’altro per l’eezo.
Un biotico normale avrebbe solo notato questo minerale che per il sapore, Diana invece lo avvertiva quanto tale. I suoi nuclei reagivano ad esso, questo stimolava alcuni recettori del cervello dandole un effetto di piacere paragonabile a quello che qualsiasi umano avrebbe provato per della cioccolata.
Ma questi erano concentrazioni molto basse, più questa aumentava più lo stimolo di piacere cresceva andando a costituire anche un impulso sessuale.
D’altronde, Diana non era un biotico normale né la sua esistenza lo era. Era una dei soli quattro, tutte donne umane, biotici ad eezo 19.
Era uno dei tre cloni di quello che al tempo era l’unico biotico a eezo 19: Isabella, all’anagrafe galattica Isabella Noveria.
Erano state progettate in laboratorio e fate crescere in provetta, costruite per essere usate come armi contro Isabella e provate di ogni libertà da un programma di indottrinamento che nel contempo le aveva addestrate a combattere come phantom.
Unità specializzate nell’uso di poteri biotici, nell’infiltrazione e assassinio.
Isabella, le aveva battute tutte e tre ma risparmiandole anche la vita e prendendole con se. La prima cosa che fece fu dare ad ognuna un nome: Alexya, Trish e Diana.
Stando con lei, avevano conosciuta un’altra donna: Dasha Weaver, attualmente la donna più ricca della galassia e dell’ultimo decennio. Sposa di Isabella, presidente della Noveria Corps e loro madre adottiva. Da lei avevano preso il cognome Weaver.
Come dire che a Diana bastava scioccare le dita per ottenere tutto quello che voleva, ma ne lei o le sorelle avevano mai abusato di questo.
Come Isabella, la cosa che per anni avevano desiderato al di sopra di tutto era combattere e uccidere. Perché loro amavano uccidere e se anche non sembrava, ognuna di loro aveva alle spalle più cadaveri di quanto chiunque potesse immaginare.
Ma le tre ragazze, grazie all’intervento del fato, si erano liberate del controllo del programma di indottrinamento che le spingeva a uccidere e ognuna aveva preso strade diverse.
Questo però non cambiava la loro natura: combattere, provocare terrore nell’avversario, distruggerne sicurezza e infine uccidere a loro piaceva.
Semplicemente, ora, questi desideri non erano più condizionati sebbene sempre presenti.
Diana, era giunta su Thessia dopo un accordo tra la famosa Aria T’Loak, la regina pirata asari che governava quel centro di traffici criminali che era Omega, e sua madre Dasha.
La decisione non le era stata imposta in nessun modo, lei aveva ascoltato di nascosto e aveva deciso da sola di accettare. Le sue sorelle avevano già deciso cosa fare nella vita, lei no.
Era quindi giunta come ostaggio su Thessia, accolta in una casa dall’aspetto signorile e antico dove incontrò la sua precettrice e che in passato lo era stata per Aria: Niran Jado.
Era un asari con più di ottocento anni sulle spalle. La sua epidermide era di color verde acqua, in volto non portava nessun tipo di disegno. Era anziana, quelle cose andavano bene per i giovani. Lei non sarebbe sembrata più bella usandoli. Queste erano le sue ragioni.
Negli ultimi cinquecento anni aveva svolto sempre lo stesso lavoro, quello di tutrice. Era stata lei a educare una giovane Aria T’Loak.
Per poi rimanere in quella casa di proprietà della famiglia della sua allieva, di cui ne divenne la custode.
Indipendentemente da chi fosse Diana Weaver, Niran sentiva su di sé il compito di educarla.
Prima problema era un’umana, vivevano circa un secolo. Il suo programma di studio era pensato per un asari, con una vita media di mille anni il tempo non mancava. Ridusse il suo programma di studio all’osso. Pensando però che ai giovani di tutte le razze, piacevano le stesse cose iniziò con qualcosa che anche a Diana piacesse.
La prima lezione durò due ore, aveva come argomento l’uso delle armi da fuoco. Tutte le asari da giovani si lanciavano in avventure pericolose, saper usare le armi in maniera adeguata era fondamentale. Anche Niran ci era passata, come mostravano le ventidue medaglie per atti di valore in diverse imprese militari.
A queste lezioni se ne affiancavano altre più classiche come storia, geografica, danza ecc… il tutto accompagnato da numerose uscite. Se si trattava di un luogo storico lo andavano a visitare, optando eventualmente per qualche museo.
Niran si accorse fin da subito che Diana era un’allieva straordinaria, finché rimaneva interessata non c’era cosa che non riuscisse ad apprendere. Decisione e carattere non le mancavano, era un po’ carente di pazienza ma presto avrebbe dovuto insegnarle anche quella.
« Ciao Saez! » Urlò Diana, facendo capolino nel minuscolo edificio costituito da una sola stanza e sede di una pattuglia locale di un solo agente della sicurezza.
« Diana ! Sai quanto è pericoloso quello che hai fatto stamattina? » Disse gridando mentre si alzava da un tavolo, unico mobile insieme a due sedie, dove stava svolgendo lavoro d’ufficio.
« Ti ho portato un ghiacciolo! »
Nilan la guardò un attimo senza sapere cosa rispondere «Chi se ne importa del ghiacciolo? Cos’è un tentativo di corruzione? »
« No, è un ghiacciolo. Sono stata anche brava, sono tornata indietro prima che si sciogliesse! »
L’asari lanciò un urlo esasperata « Basta! Vai a casa e non uscirne più! Così forse avrò il resto della giornata tranquilla! »
« Credo che non ti faccia bene urlare così tanto. Secondo me accumuli troppo stress con questo lavoro. »
« Fuori! Prendi anche questo datapad, visto che ci sei! »
La ragazza uscì praticamente spintonata, per niente abbattuta dalla vicenda diede un morso al ghiacciolo che aveva in mano e guardò il piccolo congegno palmare che aveva nell’altra.
« 300 crediti di multa! » Esclamò esterrefatta, si sentì meno sicura di prima all’idea di come avrebbe spiegato quella multa.
Va bene essere miliardari, ma sua madre si arrabbiava come chiunque altro per queste cose.
Ritornò alla villa dove alloggiava, mise da parte la faccenda della multa. Quel giorno aveva qualcosa d’importante da discutere.
La casa era come sempre in perfetto ordine, trovò l’anziana tutrice asari nella biblioteca intenta a tenersi aggiornata, come sempre, su un qualche argomento.
Lei la salutò affettuosamente, le sedette davanti dicendo « Ho bisogno dei tuoi consigli. »
« Sono qui per istruirti Diana, in che modo posso esserti utile oltre le normali lezioni? »
« Vorrei parlare di sesso. »
Niran si fece seria ma la richiesta non sembrò turbarla minimamente « A soli diciassette anni, a volte appartenere a una razza che vive mille anni rende difficile capire la percezione del tempo di altri con una vita più breve. Vivendo solo cento anni, inevitabilmente per voi umane questo momento arriva prima. Ho istruito le alunne che ti hanno preceduta anche su questo momento, perché fossero preparate anche a quel momento. Il sesso, in fondo, è una materia di studio come un’altra. Trovo che nella società ci sia trappa reticenza a parlarne. »
Diana annuì vigorosamente a quell’ultima affermazione « Sono pienamente d’accordo. »
«Però…» - aggiunse Niran « Non sono sicura che una vecchia asari sia adatta a spiegare il sesso umano a un'umana. La vostra specie si è unita alla comunità galattica quando ero già vecchia e non avevo più interesse sull’argomento. Ho studiato la vostra biologia, ma quello che saprei dirti io potrebbe dirtelo qualunque libro. »
A quelle parole la ragazza si rabbuiò « Io volevo qualche consiglio pratico, mia madre mi ha già spiegato quelle cose e ho letto su extranet quello che c’era. Desideravo consigli pratici su come rendere stupenda la prima volta. »
« Capisco, posso sapere il motivo di questo interesse? »
« Certo, ho chiamato il mio ragazzo. Dovrebbe arrivare col primo permesso disponibile, essendo un militare non può fare diversamente. Ho deciso che è un esperienza che voglio provare, mi sono stancata di aspettare. Presso tutte i popoli, sembra che il sesso sia un'esperienza grandiosa. »
« Ritengo, sulla base si esperienze passate, sia molto importante anche quello che vuole il partner. Questo è un tratto in comune che hanno tutti i popoli delle galassie. Ti sei informata su cosa lui desideri?»
Diana dovette pensarci un attimo prima di rispondere « Non saprei, l’ho chiamato per invitarlo e gli ho detto che avremmo avuto un rapporto sessuale completo quando fosse arrivato. Dopo la conversazione si è fatta un po’ strana…sembrava teso, ma non credo ne avesse il motivo. »
Niran  le dedicò una lunga occhiata prima di rispondere « Credo che la tua sicurezza, questo vale anche per le tue sorelle, spesso possa essere scambiata per aggressività. Normalmente gli individui sono più indecisi, e quando qualcuno con un carattere più forte si fa avanti può scatenare reazioni non volute. La signora Weaver, non ti ha ma dato nessun consiglio di tipo sessuale?»
La ragazza fece una smorfia « Io ci ho provato, in passato, ma non è mai andata molto bene…»

TENTETIVO 1- Appartamenti privati di Dasha Weaver, mattina presto.
Diana « Mamma, che ne pensi del sesso orale? »
Dasha sputò il caffelatte che stava bevendo, la domanda glielo aveva fatto andare per traverso. 

TENTATIVO 2- Appartamenti privati di Dasha Weaver, sera.
Diana « Mamma, hai mai usato lubrificanti vaginali?»
Dasha si ricordò che aveva del lavoro da fare, corse in ufficio.

TENTATIVO 3 –
Diana « Mamma? Mamma!... C’è nessuno? »
Dasha era in infermeria a cercare di far passare una crisi d’ansia che le domande di sua figlia le avevano procurato. Si era macchiata di tanti crimini, ma davvero non riusciva ad accettare che una delle sue figlie, probabilmente anche le altre due, potessero già avere certi impulsi. Quell’idea l’aveva tenuta sveglia tutta la notte.

« I genitori spesso hanno problemi a parlare di queste cose con i figli, è un altro tratto in comune che ho notato tra le culture che hanno il concetto di famiglia. Penserò a qualche consiglio da darti, adesso però è ora di proseguire con le lezioni come da programma. »
Ufficialmente Diana era iscritta alla prestigiosa università di Armali, ma un deprecabile atto di razzismo contro di lei, da parte delle altre studentesse asari, le aveva fatto preferire di studiare a casa. Non che la ragazza non se la fosse cavata.
Era accaduto durante una prestigiosa festa dell’istituto, ma grazie all’aiuto di amici e famigliari lei era stata fantastica nello spettacolo che avevano improvvisato.
Aveva dominato.
Lezioni di quella mattina comprendevano: una di politica galattica, geografia spaziale e tiro al bersaglio con la pistola.
A queste seguì il pranzo e l’inevitabile riposo.
Nel pomeriggio Diana uscì per andare al tempio Justicar, per seguire lezioni sull’uso dei poteri biotici.
Normalmente era impossibile che un esterno seguisse le lezioni del rispettato ordine delle asari combattenti. Ma come sempre, la ragazza aveva messo in moto una serie di eventi totalmente imprevisti. 

La visita al tempio inizialmente le fu vietata, ma prima che lei lo sapesse la risposta fu cambiata in un assenso. Sua madre era intervenuta.
Tutti avevano bisogno di andare, anche le Justicar per i loro tempi e monasteri.
Diana era molto interessata alle tecniche di combattimento delle asari, non solo perché erano le biotiche più potenti ma anche per il loro passato.
Tutti i biotici nella galassia avevano eezo normale, ormai si sapeva cosa poteva o non poteva fare. Ma il 19? Si sapeva ancora molto poco.
Secondo le tradizioni asari, lo stato emotivo influenzava molto lo sviluppo dei poteri e su questo lei era pienamente d’accordo. Lo aveva visto di persona.
Isabella era il più potente biotico della galassia, il primo di livello sei. Lei usava i suoi poteri in combinazione con un fortissimo istinto da combattimento.
Tra le tante cose che era stata per lei e le sorelle, era anche stata la loro prima maestra nell’uso dei poteri. La cosa più importante che le aveva insegnato, qualcosa su cui aveva sempre insistito, era quella di non porsi limiti. Di non credere che qualcosa fosse impossibile.
I poteri biotici avevano i limiti che la mente imponeva, ma se questa non aveva limiti a loro volta essi non ne avrebbero avuti. Per questo dovevano liberarsi di qualsiasi preconcetto della civiltà.
Isabella era stata molto vicino a essere pazza. Il suo passato da cavia per un’organizzazione terroristica xenofoba umana, che le aveva impianto il programma phantom e l’aveva tratta come un’arma per anni, non aveva aiutato la formazione di una mente sana.
Anche Dasha era stata prigioniera della medesima organizzazione, quando vennero liberate da soldati dell’Alleanza fu l’inizio della loro avventura assieme.
Alla fine Isabella era riuscita a sviluppare appieno i suoi poteri, “stadio rosso” veniva chiamato quello sviluppo per via del cambiamento dell’aurea biotica che dal blu virava al rosso.
Non solo si aveva un aumento drastico dei poteri, ma anche di quello che si percepiva. Se coscientemente il cervello umana percepiva meno del 10% delle informazioni provenienti dall’ambiente, il rosso sovreccitava ogni neurone e questa percentuale aumentava di molto.
Solo sua sorella Alexya era stata la sola in grado di raggiungerlo per il momento, quando le chiese cosa provasse lei disse « È come vedere la realtà andare al rallentatore. »
Un fattore essenziale per raggiungerlo era l’assenza di ogni dubbio, vivere in uno stato di assoluta certezza.
Anche i suoi poteri e quelli di Trish si erano sviluppati, quando l’eezo dei loro nuclei era stato pienamente convertito nel 19. Era servito quasi un ventennio, perché il processo si completasse del tutto.
Da quando era successo i suoi poteri erano aumentati di molto, emanava una sorta di scariche di energia biotica da spalle e braccia che stava imparando a usare a suo vantaggio.
Era un effetto visivo bella a vedersi, ma Isabella era stata chiara. Quelle scariche erano dovute ad un controllo insufficiente dei suoi poteri, quando fossero sparite lei avrebbe avuto la padronanza completa di essi.
Riteneva che i suoi dubbi derivassero dal fatto che non aveva ancora deciso cosa fare nella vita. Non c’era nessun lavoro che l’attirasse veramente, le piaceva solo viaggiare e la sensazione di libertà che questo dava.
Era anche vero che Trish, nonostante avesse già deciso che avrebbe lavorato nella Noveria Corps, era nella sua stessa situazione.
Per trovare delle risposte andò a visitare il tempio.
Diana provò a consultare dei testi trovati al suo interno, non ci capì niente. Tutti scritti sotto forma di prosa e poesie, non erano di facile lettura.
Senza rendersene conto, finì per disturbare delle allieve justicar.
Diana era orgogliosa, le Justicar anche.
Pochi minuti dopo Diana era in un'arena, non era venuta per quello ma l’idea la divertiva e la consolava che almeno non avrebbe sprecato del tutto quel tempo.
Erano dentro a una sala da combattimento, nel tempio. Il ring era un rettangolo in pietra, circondato da in pavimento in legno dove una cinquanta  di allieve Justicar la osservavano.
Isabella era riuscita a vincere un combattimento contro centoquarantanove biotici, lei non avrebbe voluto essere da meno, a gran voce disse « Tutte e cinquanta, avanti! Vediamo se riuscite a farmi sudare! » Pronunciò quella frase nel modo più provocatorio che poteva.
Sorridendo compiaciuta all’aspettativa di quella lotta impari.
« Che succede? » Chiese una voce molto autoritaria, quando una porta si aprì e le asari si fecero da parte per farne passare un’altra al cui passaggio chinavano la testa e chiamavano maestra.
La domanda non ebbe risposta, le allieve non parlavano. La maestra si guardò un attimo in giro e fissò Diana.
« Credo di aver capito la situazione. » e stupendo la ragazza disse « Diana Weaver, ti posso essere utile? »
« Sai chi sono? » Disse lei sorpresa.
« Se ti ho riconosciuto, hai già la tua risposta. Come mai se in questo tempio? »
« Fatti miei, ma non ho trovato quello che cercavo. Adesso speravo in una bella lotta, per rifarmi del tempo perso ma sei arrivata tu. »
Quel tono privo di qualunque formalità fece borbottare le allieve, ma l’asari che avevano chiamato maestra le zittì alzando una mano.
« In questo caso sono arrivata al momento giusto, impedendo che le mie allieve si facessero male inutilmente. »
La ragazza la fissò stranamente, ma l’asari rimase tranquilla e impassibile sotto quello sguardo intenso.
« Sei una veterana, una guerriera esperta. Puoi anche cercare di nascondere la tua natura, ma il linguaggio del tuo corpo non può mentire. Sei molto al di sopra della media. » Affermò Diana sorridendo, l’idea di combatterla la eccitava.
Ma non si faceva illusione, se sapeva chi era avrebbe rifiutato. Un biotico normale perdeva sempre contro uno col 19.
« Prima di qualunque decisione, gradirei sapere perché sei qui? » Ribadì l’asari.
Lei si grattò un attimo la nuca prima di rispondere, non aveva una gran voglia di condividere quell’argomento col primo che capitava « Era qui per cercare qualche informazioni o consiglio, su come migliorare il controllo dei miei  poteri. »
L’asari mostrò un espressione di lieve sorpresa « Capisco, ti affronterò io ma alle mie regole. Secondo un antico esercizio per il controllo dei poteri che si pratica in questo tempio. »
« Eehh… » Si lamentò Diana, voleva un combattimento vero.
Loro due erano in piedi ai lati opposti dell’arena, in mezzo ad essa erano state posizionate delle pietre.
L’asari prese la parola « È tutto molto semplice, non ci possiamo muovere dalla nostra posizione. Neanche abbassarci per schivare, sia per attaccare o difenderci possiamo solo usare i poteri biotici. Tutto è valido purché sia fatto usando solo i poteri biotici. »
Diana aveva ascoltato interessata e divertita, era la prima volta che si sentiva di un esercizio come quello. Aveva capito al volo come funzionava, la psicocinesi era una delle abilità basilari dei poteri biotici. Niente di straordinario, si raccoglieva energia biotica attorno a un corpo e lo si faceva muovere.
« Se siamo pronte…mi servo per prima! » Disse trionfante senza aspettare un qualche segnale d’inizio.
Quattro pietre schizzarono contro l’asari. Questa diede quella che in gergo veniva chiamata una “sbuffata”, ovvero rilasciò i propri poteri tutto attorno a se senza nessun controllo.
Le quattro pietre caddero inerti in un tonfo a terra, senza arrecare nessun danno.
Diana inizialmente fu sconcertata. L’asari non aveva fatto assolutamente niente, continuando semplicemente a emanare energia biotica attorno a se.
Dopo un attimo di riflessione, capì cosa fosse successo. L'energia del 19 annullava l'energia prodotta dall'eezo normale, in un rapporto di 1:1. Ma i colpi biotici del 19, essendo molto più carichi di energia, dopo un parziale indebolimento per la perdita di energia riuscivano a colpire il bersaglio. Ma l'energia attorno alle pietre, era molto inferiore a quella che l'asari aveva raccolto attorno a se.
Divertita pensò che quello non sarebbe stato un problema per un biotico normale.
Stavolta la ragazza si aiutò con un ampio movimento delle braccia, per esercitare un controllo migliore. Altre pietre fluttuarono in aria dal mucchio, si disposero appena davanti a Diana, un movimento rapido con le braccia e queste schizzarono contro l’avversaria.
Perché le pietre, lanciate a quella folle velocità, avrebbero proseguire per semplice inerzia. Sorrise maligna e compiaciuta.
Nuovamente, il potere che avvolgeva le pietre scomparve ma queste proseguirono. Rimbalzarono inutilmente contro lo scuso biotico eretto dall’asari.
« Mi avevo riferito che eravate dotate di grande inventiva, quando si trattava di combattimenti. Credo che la conoscenza che abbiamo in comune, abbia esagerato le vostre lodi. »
Quelle parole sorpresero Diana, non aveva idea di quale conoscenza in comune potessero mai avere « Chi… »
« Non ti distrarre! » Gridò l’asari. Era passata improvvisamente all’attacco, ma l’onda d’urto che lanciò non era attacco contro Diana ma era diretta al mucchi di pietre, che colpite volarono in aria tutte assieme e totalmente a casaccio contro di lei.
La ragazza era allibita, si era salvata solo grazie a uno scudo biotico che aveva alzato in fretta e in malo modo. Il 19 aveva anche dei difetti, una cupola o scudo biotico non erano i poteri biotici da usare con esso. Era possibile usarli, ma con più fatica rispetto al normale.
Il loro stile era altamente offensivo, questo si rispecchiava nel modo in cui si manifestavano i poteri. Tale regola era ancora più evidente col 19, che in misura ancora maggiore risentiva delle condizioni mentali del suo portatore.
« Quello per te è uno scudo? Hai bisogno di lezioni! » Una pietra si librò in aria, colpendo violentemente Diana allo stomaco. Il suo scudo era stato infranto senza problemi.
« È impossibile. » Mormorò china, dolorante e senza fiato. Lei era un 19! Non esisteva che potesse essere in svantaggio contro un normale.
« Basta così! » Dichiarò l’asari.
« No! » Gridò la ragazza furiosa. Una presenza minacciosa invase la stanza, era opprimente al punto da togliere il fiato, un reale senso di pericolo si era diffuso tra le allieve.
Molte corsero via spaventate, altri ebbero agitazione accompagnata da palpitazioni. Tutte si allontanarono di diversi metri.
Solo la loro maestra rimase impassibile, apparentemente. Ricorrendo a tecniche di concentrazione asari controllava i propri istinti, anche nella sua testa una vocina le urlava di scappare da quella ragazza.
Diana la fissava, leggermente china in avanti per il dolore, i suoi occhi erano due punture di spillo. Era concentrata in maniera assoluta solo su di lei, piccole scariche bluastre apparvero su spalle e braccia.
La maglia che indossava venne strappata, rivelando un top argenteo, un autentico fulmine percorse la sala. L’asari aveva l’avambraccio sinistro ustionato. Sorrise.
Quell’attacco era stato un autentico e piccolo fulmine di energia biotica a cariche invertite o energia bianca, troppo concentrata perché il semplice trucchetto che aveva usato per disperdere l’energia degli attacchi di prima potesse funzionare.
« Direi che ho vinto. » Disse a un tratto Diana.
Per tutta risposta, la sua avversaria mosse il braccio sano. Una pietra vicino a Diana cominciò a fluttuare quando una piccola scarica dal corpo di Diana la colpì.
La pietra ricadde immobile, mentre la ragazza non parve essersi accorta di niente.
« Oh, per così poco. Mi avevano detto che voi col 19 avevate una grande indole combattiva, evidentemente si sono sbagliati. » Affermò l’asari seria ma con tono che aveva una sfumatura ironica che alla ragazza non sfuggì. « Posso dire di essere delusa, non ho visto niente di spettacolare. » Disse mentendo.
Forse Diana se ne sarebbe accorta, se furiosa non avesse attaccato in maniera irresponsabile. Caricare un fulmine le richiedeva qualche istante, un istante prima che lo lanciasse tutte le pietre attorno a lei volteggiavano in aria avvolte da energia biotica.
Non ebbe tempo di urlare, di mutare espressione o altro sebbene il suo cervello sapesse perfettamente cosa stava per accadere.
L’asari aveva capito due cose fondamentali: il fulmine biotico colpiva in base alla differenza di energia come un autentico fulmine, la ragazza non ne aveva il completo controllo.
Fece librare le pietre in aria, usandole come parafulmini.
Il fulmine si scaricò con forza, praticamente a ridosso di Diana, che non poteva difendersi dai suoi stessi poteri. Cadde al suolo priva di sensi.

Il dolore la costrinse a svegliarsi, aprì gli occhi scorgendo un magnifico giardino pieno di piante a basso fusto. Il tramonto con la sua intensa luce viola, dava al luogo un tocco surreale pieno di calma.
Il rumore di chi sorseggiava qualcosa provenne da dietro di lei, alzò gli occhi per guardare indietro. Vide la sua avversaria, inginocchiata, intenta a bere qualcosa mentre fissava il panorama del giardino davanti a se.
Lentamente, lei si mise a sedere.
«Perdonami. » Disse l’asari « Sono stava avventata, hai corso il rischio di farti male. »
Diana la guardò sottecchi, per poi ridere a bocca di gusto. Non poté andare avanti tanto, ogni risata le causava una piccola fitta di dolore.
Si osservò un attimo, vide che era stata medica in più punti. « Avrei diverse cose da chiederti, prima fra tutte quando vuoi terminare il nostro incontro? »
« Ti interessa questo, fra tutto? »
« Ovvio un incontro deve terminare sempre con un vincitore e uno sconfitto, il pareggio non è qualcosa che mi hanno insegnato ad accettare. »
« Avevo l’impressione che foste pessime perdenti. »
« Perdenti? » Diana sorrise allegra « Si perde quando si muore, finché sono viva posso vincere. Se non la pensassi così, sarei una delle tante “prede” che vivono in questa galassia. Adesso mi vuoi dire chi sei e quale conoscenza abbiamo in comune?»
« Direi l’intera famiglia Shepard, so che sei in buoni rapporti in particolare con Steve. »
Adesso Diana era veramente confusa, come faceva a esserci un collegamento con lui.
« Riguardo a me, sono la justicar Samara … » Non finì la frase che la ragazza lanciò un urlo per la sorpresa, rimanendo a bocca aperta e con gli occhi spalancati.
Per quanto fosse una coincidenza impossibile, aveva davanti a se la justicar Samara, una delle leggende della Normandy SR2, uno dei compagni del grande eroe della galassia John Shepard.
Nulla di strano che conoscesse i suoi figli.
Improvvisamente si ricordò anche dell'avvertimento che le aveva dato sua madre « Non affrontate nessuno della Normandy SR2 o 3. Porterebbe guai, su questa sono seria, non provate a disubbidirmi! »
Se la mamma lo scopre, mi fa il culo a strisce. Non è colpa mia, non sapevo chi stavo affrontando.”  Penso sconsolata, per una volta veramente preoccupata delle conseguenze di un suo gesto.
Poi le balenò in mente l’idea che ormai doveva essersi fatto tardi « Grazie dello scontro, tornerò per finirlo, adesso devo… »
« Tu, non ti muovi di qui! » Annunciò pacatamente l’asari, spiazzando la ragazza.
Samara mosse una mano, i suoi poteri fecero scorrere una porta rilevando una stanza attigua.
Due asari, una di fronte all’altra, erano sedute a un tavolino sorseggiando qualcosa.
« Deliziosa questa tisana di forxiga. » Dichiarò Niran.
« Si sente che è fresca, sono state usate foglie appena colte dalle piante che adornano il tempio. » Asserì Irixa.
« Voi due! Che ci fate qui? » Esclamò Diana, stupefatta di vedere la sua tutrice e il capo della sicurezza del direttore Myr.
« Sembra che tu ti senta meglio, ne sono felice. » Disse la prima.
« Ehilà “principessa”, ci siamo fatte male questa volta. » Affermò la seconda, chiamandola col nome in codice con cui Divisione N si riferiva alle tre ragazze.
« Le ho chiamate io. » - spiegò Samara - « Era inutile farle preoccupare, vista la situazione ho detto che avresti riposato al tempio fino a domani. Loro due si sono volute fermare. »
Irixa si alzò, avvicinandosi a Diana « Prin-ci-pes-sa lo sa che mi ha dato parecchio lavoro extra? Su ordine del direttore mi sono precipitata qui con una squadra medica al completo e due d’assalto, eravamo pronte ad attaccare il tempio. Invece arrivo e scopro una ragazzina che si è fatta male da sola. Ho mandato tutti a casa e sono rimasta solo io »
Orgogliosamente Diana fece una smorfia e voltò la testa da un’altra parte, come se quello che avesse detto non le interessasse.
« Chissà se il presidente Weaver, gradirà sapere che sua figlia ha interferito con i normali compiti dei suoi dipendenti. »
Per Diana fu una doccia fredda, altra cosa su cui la loro madre le aveva avvertite più volte. “Non interferite con il lavoro degli impiegati della compagnia, non lavorano per voi e non sono ai vostri ordini.”
« Aspetta! Parliamone…» Disse lei, ma questa volta fu Irixa a voltarsi facendo finta di non ascoltarla. Sorrise divertita, non aveva certo intenzione di fare rapporto per quella stupidaggine. Ogni tanto, però era bello vedere Diana Weaver preoccupata.
« Vorrei discutere di alcune cose. » Affermò Samara, richiamando l’attenzione di tutti.
« La ragazza ha enormi poteri e talento… » A quelle parole lei si gonfiò come un pallone « ma è ben lontana da averne il pieno controllo. È stato abbastanza facile capire quali fossero i suoi punti deboli, allo stato attuale è facile che faccia male a se stessa e ad altri che le siano vicini. » Disse terminando il discorso, facendo sparire tutta la vanagloria della ragazza che adesso sembrava arrabbiata.
« Vuoi dire che sarei debole? » Quella domanda fu pronunciata carica di tensione.
« No, sei più forte di me e di chiunque in questo tempio. Se ti affrontassi in un combattimento, dove sei libera di agire come sai fare non avrei possibilità di vincere. Ma quando ti impegni, perdi il controllo di una parte dei tuoi poteri. Questa è una debolezza enorme. Cosa sei venuta a cercare in questo tempio? »
Un filo luminoso fluttuava in aria dal dorso di una delle mani di Irixa, fuoriuscendo da una piccola apertura, con i bordi in metallo, sui guanti militari.
Mosso dal potere dell’asari, era di un materiale superconduttore dove l’energia biotica scorreva ad altissima concentrazione.
L’allegria era scomparsa da Irixa « Justicar, ti prego di non insistere. Quello che vuoi sapere è classificato come materiale riservato della compagnia. »
« Va bene Irixa, risponderò. » Affermò Diana.
« Serve l’autorizzazione di sua madre, per ogni cosa che riguarda le sue figlie. »
« Io sono d’accordo, sono pur sempre una Weaver, si tratta di me e decido io. Se ho sbagliato, mia madre dovrà solo venire a dirmelo in faccia. » Dichiarò sicura, ma senza alcuna traccia di arroganza.
« Non… » L’asari non finì la frase, Diana la fissava fredda e decisa. C’era qualcosa di animalesco e primitivo in quello sguardo. Irixa, abbassò il capo e i fili si riavvolsero.
A volte, era facile dimenticare la natura nascosta di quelle ragazze.
Diana si inginocchiò mettendosi alla stessa altezza di Samara, per poterla guardare bene in faccia.
« Sia io che le mie sorelle, abbiamo una grande sensibilità verso l’eezo e l’energia biotica che ci è data dal 19. Quando i nostri poteri sono giunti a completo sviluppo, ovvero tutto il nostro eezo era stato mutato da quello normale al 19, questa sensibilità è ancora aumentata. Non ti parlerò delle mie sorelle, sarebbe sconveniente parlare dei poteri altrui. Secondo alcune scuole di pensiero asari, la condizione mentale influisce sui poteri biotici molto di più di quello che si crede. I nostri poteri si sono manifestati in ognuna di noi in modo diverso, penso che il motivo di questo sia di ricercare in questa teoria. Sono venuta qui per cercare qualche informazione al riguardo, e per scoprire qualcosa su una strana abilità che pare appartenere solo a me. » Gli occhi di Diana brillavano appena, la sua iride era di un blu elettrico « Vedo le correnti di energia biotica al loro stato naturale, normalmente dovrebbe essere impossibile. L’energia oscura dovrebbe diventare visibile solo quando il biotico la concentra, richiamandola con i suoi nuclei di eezo. Invece io, in questo momento, vedo l’energia biotica muoversi tutta attorno a noi nel suo stato naturale. Vedo quella che circonda il tuo corpo, quello che viene richiamata da un biotico, posso vedere i nuclei di eezo dentro al tuo corpo justicar. So che su Thessia anche alcuni animali hanno un abilità analoga, anche altrove non mancano esempi di occhi capaci di vedere l’invisibile. Tuttavia, da nessuna parte ho trovato una qualche indicazione su un potere simile e su come svilupparlo. Neanche Isabella ha saputo consigliarmi, mi ha solo ribadito il solito concetto di non avere dubbi e di lasciare che il mio potere si sviluppi su questa base. »
« Ho già letto di qualcosa di simile. » Dichiaro Samara stupendo tutti.
« Dove? » Chiese gioiosa Diana, il suo volto era a dir poco entusiasta e tutta la serietà di prima era sparita.
« Nel mito della Regina delle ossa. »
Irixa sbuffò ironica « Per la dea! È una storia per bambini!»
La ragazza non ci aveva capito molto e rivolse uno sguardo a Niran, fino adesso in silenzio non essendoci niente che richiedesse i suoi servizi.
La tutrice come sempre soddisfò la curiosità della sua allieva « La Regina delle Ossa è un personaggio della mitologia asari, seconda la tradizione risale a un epoca veramente antica della nostra storia. Non ci sono riferimenti scritti di quell'epoca ma solo successivi, quando il sapere cominciò a essere trasmesso solo per via orale. A differenza di quello che pensa Irixa, non è una storia adatta ai bambini. Quelle attuali sono frutto di riadattamenti, anche se tutte le asari da piccole si sono sentite dire almeno una volta “ Fai la brava o la Regina delle Ossa ti verrà a prendere.”. La storia originale è un dramma, parla di una delle epoche più buie delle asari e di infiniti orrori. È qualcosa a cui non farei mai avvicinare un bambino. Non ricordo però di aver letto di un'abilità simile, nonostante le diverse versione che ho avuto il piacere di consultare. »
« Le justicar hanno in custodia diversi testi di quel periodo, non accessibili al pubblico. » Affermò Samara, che fece sorgere un dubbio a Diana.
« Perché l’ordine delle justicar è interessata a un personaggio della mitologia asari? » Chiese la ragazza.
Ma fu Irixa a risponderle « Presto detto, anche questo fa parte delle storie raccontate ai bambini, per tutte le asari la Regina delle Ossa fu la prima ardat-yakshi e coloro che ci salvarono da lei furono le prime Justicar. Insomma, senza la Regina delle Ossa non sarebbe esistito nessun ordine delle Justicar. »
Niran a questo punto si sentì in dovere di puntualizzare, data la superficialità della spiegazione « Se così fosse stato le justicar non sarebbero arrivate fino a noi. La tradizione vera, non quella dell’industria ludica, vuole che la Regina delle Ossa avesse moltissime figlie che alla sua morte si sparsero ovunque nascondendosi. Le justicar si assunsero il compito di trovarle e ucciderle, perché esse erano considerate un pericolo per tutte le asari essendo anche loro ardat-yakshi. Nonostante tutti i loro sforzi, però non le rintracciarono mai tutte e quelle che fuggirono ebbero figlie che a loro volta ne ebbero altre mescolandosi alle normali asari. Questa fu l’origine delle ardat-yakshi, secondo la nostro cultura. »
« Proprio per questo è tutto falso! » - affermò Irixa -« Le ardat yakshi non possono avere figlie, quindi è impossibile che si siano riprodotte. È solo una condizione data da un difetto genetico, non c’è niente di sopranaturale o mitologico. Semplicemente alle justicar, piace vantarsi delle loro tradizioni. »
Samara rimase impassibile a quell’affermazione « In ogni caso questo non risolve il problema. È troppo pericoloso lasciare che Diana usi i suoi poteri senza averne il pieno controllo. Non sarà la soluzione perfetta, ma ti offro di diventare un‘allieva di questo tempio. »
Irixa e Niran non credettero alle loro orecchie, era qualcosa di totalmente inaudito anche solo per il fatto che Diana era un’aliena. L’ordine non era assolutamente aperto ad altre razze.
« Calma, calma, non ho nessuna intenzione di diventare una justicar. Non sopporto le regole, figuriamoci quelle di un ordine monastico ultra severo. No,no,no! » Rispose la ragazza scuotendo la testa.
« Non ti allenerai come Justicar, semplicemente frequenterai questo tempio sotto la mia responsabilità e supervisione. »
Niran era davvero colpito da quella proposta, avere un simile personaggio che si offriva come maestra per l’uso dei poteri era un autentico onore.
Irixa era pensierosa e preoccupata all’idea di come avrebbe fatto a spiegare tutto quello al direttore, del lavoro extra che quello avrebbe potuto comportarle.
Diana, dubbiosa, chiese « Dove sta la fregatura? »
Per la prima volta vide su Samara un accenno di sorriso « Semplicemente dovrai ubbidirmi, impegnandoti a frequentare questo tempio per cinque anni. Non si può avere il controllo di un potere come il tuo, dall’oggi al domani. In più, come pegno che rispetterai questa promessa, mi dovrai consegnare una spada a cui so che sei particolarmente legata sapendo che la perderai se dovessi venir meno a questo patto. Me ne ha parlato Steve, per questo so di quanto tu ne sia legata. »
Steve, ma statene zitto!” Pensò infastidita la ragazza. Quella spada era davvero importante per lei, ognuna di loro tre ne aveva ricevuta una da Isabella. Nella loro forgiatura, Isabella aveva sacrificato i suoi capelli. Secondo una tradizione dei fabbri giapponesi, i capelli di donna sapevano rendere una spada indistruttibile. Che fosse vero o no non aveva importanza, erano spade magnifiche che lei a aveva consegnato a ciascuna di loro quando i loro poteri erano stati pienamente risvegliati. Un segno della loro maturità.
« Grazie dell’ospitalità, un giorno tornerò per finire il nostro incontro. » Disse la ragazza alzandosi e rivolgendosi a Irixa « Voglio andare a casa. »
« Certo principessa. »
Il giorno dopo Diana si presentò direttamente nelle stanze di Samara, evitando ogni procedura e poggiando la spada su un ripiano che ritenne adatto. Quindi si voltò verso l’asari, era seduta a leggere quando lei era entrata e non si era minimamente mossa, « Adesso? »
« Ti siedi e aspetti. »
Lei lo fece ma chiese « Aspetto…cosa? »
« Semplicemente aspetti. La pazienza è qualcosa che devi acquisire, un tratto su cui penso ci sarà molto da lavorare. »
Diana, seppur imbronciata si sedette. Scoprì che restare fermi era complicato, dannatamente.
Da allora era passato un anno, la sua era diventata una presenza abituale al tempio ed era leggermente invidiata dalle altre allieve per avere un rapporto quasi paritario con la loro maestra.
Non mostrava la minima esitazione con lei, non la trattava in maniera ossequiosa ma non le mancava neanche di rispetto. Senza mancare di dirle come la pensava, se qualche idea non le piaceva.
Come predetto da Samara, fin da subito fu superiore a qualsiasi discepola. Imparava istantaneamente qualsiasi nuova tecnica di combattimento. Tralasciando i vantaggi che le dava il 19, in un combattimento senza poteri biotici teneva testa alle justicar più esperte e alla stessa Samara.
Con più difficoltà quelle legate alla meditazione e all’auto controllo, le lezioni teoriche di filosofia e simili la annoiavano. Fortunatamente era esentata dall’imparare a memoria il codice dell’ordine. 
Però la sera di quel giorno, a un anno esatto da quando frequentava il tempio, mentre erano sole nella camera di lei le chiese, tremendamente seria « Perché fai questo? Ho ucciso parecchia gente, nel farlo mi sono anche divertita. Secondo il tuo prezioso codice, sarei qualcuno da uccidere. »
« Ero presente alla guerra di Omega. » Affermò Samara. Quella frase scioccò Diana.
Quell’evento aveva segnato la sua vita e quella delle sue sorelle. Fu allora che l’asari estremista che le aveva create le usò per combattere Isabella, per far si che Aria e Dasha si scontrassero uccidendosi a vicenda. Ma non poteva dire di avere dei veri ricordi di quella situazione, lei e le sue sorelle erano totalmente prive di volontà. Sotto il completo controllo del programma phantom che le costringeva a ubbidire.
La domanda che la ragazza non aveva ancora formulato, era ben visibile sul suo volto. Non fu necessario formularla, perché l’asari rispondesse « Anche Isabella era stata catturata e posta sotto il controllo di Mythra, sono stata io a liberarla unendomi alla sua mente. Lo stesso l’ho fatto con voi, mi dispiace di non essere riuscita a liberarvi totalmente. In quelle occasioni vidi immagini, ricordi delle vostre vite. Provai tristezza per quello che una del mio popolo vi aveva fatto, decisi che meritavate una possibilità. So che avete ucciso e molto, alcune volte è stato indispensabile. Adesso però siete libere, qualsiasi vostra azione e le sue conseguenze sarà solo vostra e non più imputabile all’indottrinamento. Voglio sapere che non ho fatto la scelta sbagliata, ma sappi Diana: se alla fine voi tre vi rilevaste dei mostri vi abbatterei senza esitazione, nonostante i piacevoli momenti che condividiamo. »
Diana sorrise sincera « Mi sta bene… lo dico anche a nome delle mie sorelle, grazie di averci liberato anche solo in parte. »
Alzò lo sguardo verso il cielo serale che si vedeva dal lato aperto della camera che dava sul giardino, le prime stelle stavano comparendo e osservandole disse « É da un po' che ci penso, vorrei diventare un personaggio come la Regina delle Ossa. »
« Vorresti diventare come lei? » Chiese Samara allarmata.
« Non come lei in senso stretto, diventare un personaggio da leggenda. Qualcuno le cui gesta sono raccontate da tutti, in cui onore hanno chiamato stelle e costellazioni. Voglio che la galassia intera, guardando quel punto dica “Quella è Diana Weaver!”. Essere la stella più splendete del firmamento celeste. »
« Un progetto ambizioso, hai qualche idea da dove iniziare? » Chiese Samara.
« Assolutamente nessuna! Questo però è il bello, un'avventura totalmente sconosciuta, qualcosa che nessuno ha mai osato prima. Come l'iniziativa Andromeda, mollare tutto per raggiungere una galassia sconosciuta lontana seicento anni. »
Euforica corse in giardino e gridò al cielo « Stelle e costellazioni con i grandi nomi di eroi! Io sono Diana Weaver, un giorno metteranno il mio nome fra di voi. La mia sarà la stella più splendete e invidiata, quel giorno mi cederete il vostro spazio per farmi posto. » Disse euforica e seria, mentre chiunque a sentirla avrebbe riso a quell'idea infantile.
Ma Samara, dietro di lei, non rideva ma anzi aveva ascoltato con attenzione e la fissava seria mentre lei guardava le stelle quasi a sfidarle.
Quando la ragazza si voltò verso di lei, per una frazione di secondo, le sembrò che le sue iridi fossero diventare rosse ma quando le si avvicinò vide che erano normali.
Non disse niente, pensando di essersi sbagliata.
Diana si sentiva veramente bene, mai si era sentita più sicura e decisa di se ora che aveva un obiettivo. Il suo omnitool si illuminò, segnalando una chiamata in arrivo che accettò quando vide che era di sua madre. 
« Ciao Mamma! »
« 300 crediti di multa? Voglio una spiegazione, signorina. » Pretese Dasha. 
Diana sussultò a quella richiesta, si era completamente dimenticata della multa. 
 « Ti posso spiegare...credo...ti ho già detto che ti voglio bene? »
Il tentativo di addolcimento non ebbe successo, a capo chino dovette ascoltare tutti i rimproveri che sua madre ebbe da fargli. 

   
 
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