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Autore: crige    29/11/2017    2 recensioni
***Seguito di SAVE ME***
Tre anni dopo "Nobody said it was easy".
Vedremo come è andata avanti la vita di Feffe e tutti gli altri.
Cosa sarà cambiato? E cosa invece è rimasto invariato?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Nel corso della vita incontriamo e perdiamo una marea di persone.
Ed ognuna di loro lascia sempre un segno.
Grande o piccolo che sia, comunque c'è.
Ciascuna di esse cambia a loro modo qualcosa dentro di noi.

Che sia un comportamento o un gusto preferito del gelato ha poca importanza.
Quello che conta è il constatare come una persona sia in grado di stravolgere il tuo essere a partire dalle piccole cose.
Ed è questo che, ogni volta, ci lascia completamente spaesati.

Certo, alcune persone hanno più peso di altre.
Poche hanno la capacità di lasciarti un vuoto incolmabile quando se ne vanno.
Ancora meno ti faranno sempre sentire la loro mancanza.
Solamente una farà sempre battere forte il tuo cuore al solo pensarla.

Ed è proprio quella persona che cerchi di abbandonare in un angolo remoto della tua mente.
In un cassetto ben chiuso insieme a tutto ciò che la riguarda.
I ricordi, le sue canzoni preferite, il suo piatto preferito, il film che più adorava...
Chiudi tutto lì e butti via la chiave.

Ma non sai che basta una di quelle cose per aprire di nuovo il tutto.
Una sola di quelle ti farà ripiombare in testa tutto ciò che avete condiviso e il sentimento che ancora provi per lei.
Anche se fai del tuo meglio per non ammetterlo.

Quello che però ti manderà veramente in  confusione è quando finalmente te la ritroverai di fronte.
Di colpo ti sembrerà di tornare indietro nel tempo.
La guarderai negli occhi e capirai che in fondo non è cambiato niente.

Non saprai che fare o dire.
Constaterai che non hai più diritti su di lei.
Non hai più il diritto di chiederle come sta, se si frequenta con qualcuno o cosa sta combinando.
Ed è ciò che più ti ucciderà, insieme a tutte le tue domande che molto probabilmente non avranno mai risposta.

Pensa mai a me?
Prova ancora qualcosa per me?
Perché non riesco a dimenticarla?

Scavate dentro voi stessi e provate a dirmi se pensando a qualcuno del passato, non vi siete mai posti queste domande.
In caso negativo non vi crederò.
E forse neanche voi dovreste farlo.

Perché possono passare giorni, mesi o anni.
Possono susseguirsi una valanga di persone nella nostra vita.
Possiamo amare altre persone.
Ma solamente una continuerà a farci battere il cuore al solo pensarla.

Perciò se mai la vita deciderà di farvi il dono di farvela rincontrare, promettete a voi stessi  che non resterete solamente a guardare.
Ma che vi butterete e proverete a cambiare le cose.
Perché viviamo già con troppi rimpianti, sarebbe assurdo aggiungerne un altro.
Specialmente se riguarda il sorriso che vi ha fatto innamorare.







                                                                                                                  **********







-Ehi- mormora -ciao,  Alessia-

Le parole mi si bloccano in gola.
E' come se fossi dentro una bolla.
Avvolta in un surreale silenzio.
L' unica cosa che sento è il battito impazzito del mio cuore.

Mi perdo in quelle sue iridi tanto familiari, dimenticandomi di respirare.
Scruto ogni più piccolo particolare del suo viso, ritrovandolo esattamente come me lo ricordavo.
Forse più bello.
Faccio vagare lo sguardo su tutta la sua figura.

E' vestita semplice come anni fa.
Una maglietta bianca a mezze maniche, con un leggero scollo a V.
Un paio di jeans chiari attillati che le fasciano quelle gambe toniche e perfette.
Scarpe Nike alte ai piedi.
Il suo modello preferito.

Torno sul suo viso, rimanendo ancora una volta senza fiato.
I miei ricordi e le foto non le rendono giustizia.
E' bellissima.

-Mi fa piacere rivederti- riesco a dire, alla fine -ora però devo tornare dalle mie amiche- alzo una mano rivolgendo a tutti un cenno di saluto.

Mi dileguo in fretta subito dopo.
Torno a respirare solo quando prendo posto al mio tavolo.
Chiudo per un attimo gli occhi, lasciando andare un enorme sospiro.

Non credevo fosse possibile tutto questo.
Non più almeno.
Avevo sepolto il pensiero di "noi" in un angolo remoto del mio cervello.
Mi ero ripromessa che non ci avrei più pensato.
Ma poi mi è bastato vederla per mandare a puttane tutte le mie certezze.

Il mio cuore che non smette di battere forte mi fa capire che ancora non l' ho superata.
Che c'è ancora un sentimento nascosto da qualche parte.
Un sentimento che purtroppo  non può più uscire.
Il suo tempo è finito.
Il suo momento è svanito anni fa.

-Alessia!- mi richiama, Alice -sembra tu abbia visto un fantasma- ride, coinvolgendo l' altra.

-Un fantasma carino, a quanto pare- sogghigna maliziosa, Emma.

-C'è Francesca- sussurro, alzando lo sguardo su di loro -è qui, è tornata-

Dirlo ad alta voce peggiora solo il putiferio che sta avvenendo dentro di me.
Sento di nuovo tutta l' agitazione tornarmi in gola.
Come è possibile tutto questo?

-Quella Francesca?-

-Sì- annuisco a Alice, che mi stringe prontamente una mano.
 
Loro sono le due ragazze con cui ho legato di più quando frequentavo l' università a Milano.
Un giorno ci siamo ritrovate sedute vicino ad una lezione.
Da allora siamo diventate inseparabili.

Alice è bassina con corti ricci neri.
Porta gli occhiali da vista e si veste sempre in modo impeccabile.
Nel tempo libero ama tirare con l' arco.
Emma invece è leggermente più alta con lugnhi capelli neri.
Si ricopre di abiti firmati che la sua famiglia ricca si può permettere di comprarle.
Ma ha sempre lavorato e nel tempo libero svolge attività di volontariato.

Hanno visto Francesca solo in foto, perché al tempo il nostro rapporto era già in crisi.
Mi sono state vicino dopo tutto il casino che è successo.
Mi hanno offerto appoggio e una spalla su cui piangere.

-Ciao!-

Erica si palesa all' improvviso, facendo sobbalzare tutte.
Prende posto accanto a me, senza smettere di sorridere.
Mi passa un braccio sulle spalle, battendo successivamente una mano sul tavolo.

-Io sono Erica- esclama, suscitando sorrisetti divertiti nelle mie amiche -e sono la migliore amica di questa bonazza qui!-

Questa sua affermazione mi lascia piacevolmente stupita e un po' commossa.
Non pensavo mi reputasse ancora la sua migliore amica.
Saperlo mi riempe il cuore di gioia.
Perché sì, crescendo si smettono di usare questi appellativi, ma non si può negare che in fondo contano ancora qualcosa.

-Loro sono Alice e Emma- gliele indico una a per volta, presentandogliele.

-Piacere!- esclamano, in coro.

-Sentite, vi dispiace se ve la rubo dieci minuti? Giusto il tempo di una sigaretta!-

-Fai pure! Così non ci obbliga ad uscire con lei per affumicarci!-  risponde, la riccia, facendo ridere le altre due.

-Grazie mille!- 

Erica si alza, trascinandomi fuori per un braccio.
Ci allontaniamo di un bel po', così da evitare il chiasso costante.
Si accende una sigaretta, passandomi l' accendino una volta che ho finito di farmi il drum.

-Allora, che c'è?- le chiedo, inspirando a pieni polmoni.

-Come che c'è?- domanda, incredula -hai appena rivisto Francesca dopo anni!-

-E quindi?-

-Quindi come è stato? Come stai?-

-Sto bene- rispondo, abbassando lo sguardo.

Non so chi cerco di prendere in giro.
Se lei o me stessa.
Ma la verità è che ancora non so rispondermi a questa domanda.

-Certo- sbuffa -come no!-

-Senti, non lo so, va bene?- ribatto, dura -mi sento solo...ecco... destabilizzata!-

-E' comprensibile- annuisce, comprensiva -forse dovresti andare a parlarci-

-Sei pazza?-

-Ah, o oggi o domani sera alla cena!- alza un sopracciglio, scrutandomi -cosa preferisci?-

-Beh, non vengo alla cena!-

-Questa ipotesi non è contemplabile!-

Mi guarda male, incrociando le braccia.
Dio, odio quando fa così.
Quando si impiccia nelle mie cose, avendo pure ragione!
Mi fa saltare i nervi.

-Lo sai che prima o poi dovrai affrontarla-

-Lo so- sospiro, appoggiandomi alla parete dietro di me.

Cosa dovrei dirle?
Come dovrei iniziare il discorso?
Non ho la minima idea di cosa fare.

Di sicuro non posso mancare alla cena per l' inaugurazione della nuova casa della mia amica.
Ci rimarrebbe male e io davvero voglio esserci in questo passo così importante per lei.
Quindi prima o dopo dovrò parlarci con Francesca.
Ma quando sarebbe meglio?

-Fai come meglio credi- si avvicina, donandomi un buffetto sul naso -ma se domani sera non verrai, ti uccido- sorride bastardamente, per poi lasciarmi da sola.

Sto per seguirla quando vedo la protagonista dei miei pensieri, uscire dal locale.
Si gira accorgendosi così di me.
Resta un attimo ferma, prima di decidersi a raggiungermi.

-Da quando fumi?- chiede sorpresa indicando il porta tabacco che ho in mano.

-Un po'- mormoro -sei passata ai drum anche te?- chiedo, notando il suo.

-Sì- annuisce -durano di più delle sigarette e risparmio-

-Capisco-

La guardo rollarselo uno e accenderselo successivamente.
Appoggia la schiena al muro, piegando una gamba.
Guarda lontano, fumando distrattamente.

Non posso fare a meno di osservarla.
Di nuovo il cuore prende a battere velocemente.
Cerca anche lui di avere voce in capitolo.
Ma non capisce che non c'è nessuna storia da scrivere.

-Francesca- mormoro, in fine -dobbiamo parlare-

-Lo so- annuisce, senza guardarmi -perché credi che sia qui fuori? Ti ho visto uscire con Erica- m' informa, spiazzandomi -ci tenevo a dirti che non ti porto rancore e che non ho assolutamente nulla nei tuoi confronti. Ti chiedo scusa per come ho reagito quella sera, ho esagerato. Non ho nessun problema se stai rifrequentando il gruppo e se quindi uscirai spesso con noi. Volevo solo dirti di sentirti libera di farlo-

-Questo mi rincuora molto- tiro un sospiro di sollievo, sentendomi d' un tratto più leggera -anche perché Erica mi ha invitato alla cena di domani sera-

-Immaginavo- finalmente si gira a guardarmi, rivolgendomi un gran sorriso.

Sorriso che fa fare le capriole al mio stomaco.
Che fa partire una vampata di calore dai miei piedi fino alla mia testa.
Sorriso che manda a fanculo tutte le mie sicurezze.

-Hai deciso quanto resterai?- 

-Per il momento un mese- risponde, controllando distrattamente il cellulare -ma vedremo-

-Capito- 

Mi fa maledettamente strano essere qui a parlare con lei come se niente fosse.
Come se fossimo solo due conoscenti che si ritrovano dopo tanto tempo.
Come se tra di noi non ci fosse mai stato nulla.
Perché non è così, cazzo!

Prima che facessi quella madornale cazzata, credevo sul serio che lei fosse quella giusta.
Che avremmo passato tutta la vita insieme.
Lo pensavo davvero!

Mi sento così talmente estranea a lei, da starci male.
Come arrivano due persone che hanno condiviso  anni della loro vita, a sentirsi estranee?
Non so neanche come dovrei comportarmi adesso.

-Che combini nella tua vita?-

-Sto finendo la magistrale qui a Firenze- rispondo, con un' alzata di spalle - ho saputo che finalmente lavori in un' agenzia pubblicitaria! Sono così contenta per te!-

-Grazie- sorride -sono contenta pure io-

Crolla di nuovo un silenzio imbarazzante.
Un silenzio di parole non dette.
Un silenzio assurdo che mai si era creato tra di noi.
Non così almeno.

-Che tabacco fumi?- domanda, cambiando discorso.

-L' Old Holborn giallo- 

-Ottima scelta- soffia, buttando a terra il suo mozzicone -ci vediamo domani allora- si avvicina, portando una mano sulla mia guancia -mi ha fatto piacere vederti-

La vedo allontanarsi sentendo andare a fuoco dove mi ha toccato.
Non credevo possibile tutto questo.
Non pensavo che lei potesse avere ancora questo potere su di me.
Sono completamente fottuta.




                                                                        **********



Chiudo la porta di casa appoggiandomici contro qualche minuto.
Serro gli occhi, prendendo un bel respiro.
Batto la testa un paio di volte all' indietro.
Cerco di riordinare i pensieri.

-Cazzo- sibilo, a denti stretti.

Continuo a ripetermi che il mio corpo ha reagito così, solo perché lei è apparsa all' improvviso.
Solo perché  non ero preparata.
Non lo avevo previsto.
Quando l' ho vista il mio cuore si è fermato.

L' ho trovata diversa, più matura.
Sia nei modi di fare che nel portamento.
Il suo sgaurdo era più sicuro.
Della persona che conoscevo io forse è rimasto poco.
O almeno questo è quello che mi è sembrato.

Per quanto riguarda il suo aspetto, non è cambiata per niente.
E' rimasta la solita Alessia che ricordavo.
Vestita allo stesso modo.
Jeans scuri, camicetta di seta un po' larga e, manco a dirlo, polacchine nere.

Non so cosa mi abbia spinto ad andare a parlarle.
Forse il senso di colpa che provo sin da quando le ho urlato contro quella sera.
Del resto lei non poteva sapere.
Nessuno poteva.
Il quel momento sarebbe potuto entrare chiunque a dirmi una cosa che mi avrebbe infastidito e io sarei scattata alla stessa identica maniera.
Certo, il fatto che fosse  lei a dirmi di Stella ha solo peggiorato il tutto.
Ma non è una valida scusa.

Una parte di me, però, avrebbe tanto voluto ignorarla.
Far finta di nulla, come se non ci fosse.
Perché a quella parte di me, non importa proprio più niente.

Ma poi c'è quell' altra parte.
Quella più sentimentale, quella che non smette di far riaffiorare alla mia mente i bei ricordi.
E mi ha mandato in pappa il cervello.
Mi ha costretto ad andare da lei.

Però mi sentivo a disagio.
Come se non avessi più niente da spartirci.
Qualcosa si è spezzato anni fa e non credo che potrà ripararsi.
Forse neanche voglio.

Sbuffo sonoramente mentre mi dirigo in cucina.
Apro il frigorifero con la speranza che ci sia qualcosa da bere.
Rimango piacevolmente stupita di trovarlo completamente pieno

Scorgo un post-it attaccato ad una confezione di birre.
Lo stacco sorridendo come un' ebete alla frase scritta sopra.
"Non vorrei tu deperissi. Giovanni".
Con ancora un grande sorriso sulle labbra, chiudo il frigo e lo attacco lì sopra.
E' il solito bonaccione.

Mi è mancata casa mia.
Quando oggi sono entrata, sono stata travolta da un piacevole odore familiare.
Che mi ha avvolto e dato il bentornato.
Ammetto di essermi quasi commossa.

Vado in salotto con una birra in mano, accendendo la televisione.
Sobbalzo quando la luce dello schermo illumina una figura sul divano.
La guardo poi duramente, una volta essermi ricomposta.

-Avevo quasi dimenticato quanto fosse fastidiosa questa cosa!- soffio, sedendomi sul tavolincino da fumo.

-Puoi sempre riprenderti le chiavi- alza le spalle, lanciandomi un' occhiata torva.

-Sì, penso che lo farò-

Per tutta riposta, sbuffa.
Rotea gli occhi in aria, recuperando il telecomando abbandonato di fianco a me.
Con mio grande disappunto, spegne la tv e allunga un braccio per accendere la lampada lì vicino.

-Ehi!- esclamo, leggermente infastidita -avevo messo a registrare Criminal Minds per guardarmelo adesso, Nene!- le dò un colpo sui piedi, facendoglieli  buttare giù dal tavolo -e piantala di rubarmi la birra!-

-Te l' ha comprata babbo, quindi tecnicamente è anche mia-

-Che nervi!- sbuffo -allora, che ci fai qui?-

-Lo sai cosa ci faccio qui- ribatte con tono ovvio.

Non sono più abituata a trovarla quando sento di avere bisogno di lei.
A tornare a casa e constatare che è qui senza che io le abbia chiesto niente.
Mi fa un effetto strano.
 
Ignoro beatamente il suo sguardo.
Recupero il mio tabacco, rollandomi una sigaretta.
Me la accendo subito dopo, con bisogno.

Tutta questa situazione mi manda in confusione.
E' come se mi sentissi bloccata.
Come se tutto quello che vorrei dire mi si bloccasse in gola.
Non so più come parlare con lei.
E' questo il problema.

-Io lo capisco, sai?-

-Cosa?- domando, confusa.

-Che ti viene difficile adesso aprirti con me-  dice, guardandomi negli occhi, come se mi avesse letto nel pensiero -non lo facciamo da molto tempo- abbozza un mezzo sorriso -ma da qualche parte dovremmo pur ricominciare, non credi?-

Sbuffo, alzandomi in piedi.
Sento una strana rabbia montarmi dentro.
Sto facendo di tutto per cercare di controllarla, ma questo suo modo di fare me lo sta rendendo difficile.

Ha ragione, certo.
Da qualche parte dovremmo ricominciare.
Ma mi sta riaffiorando alla mente la mail che mi ha mandato.
E tutta la delusione che ho provato leggendola si sta focalizzando in un punto solo, pronta ad esplodere.

Mi allontano, iniziando a camminare avanti indietro.
Chiudo gli occhi cercando di calmarmi.
Conto fino a dieci come mi aveva insegnato Federica.
In fine mi fermo, guardandola.
Scoppio a ridere.

-Che c'è di così divertente?- domanda, stranita.

-Te!- la indico, sorridendo sarcasticamente -non mi dici cosa ti succede, ma pretendi che io lo faccia!-

-Che stai dicendo?-

-Sto dicendo che in questi anni mi hai rinfacciato di non averti reso molto partecipe della mia vita, senza pensare che te hai fatto lo stesso!- di nuovo la rabbia che sale, incontrollatamente -non mi hai detto molte cose!-

-Non stiamo parlando di me, adesso!- ribatte, alzandosi -non sono io quella che ha mollato tutti da un giorno all' altro!-

-Oh, avanti, quanto ancora vorrai rinfacciarmelo, eh?!-

-Fino a quando non capirai quanto mi hai ferito!- alza il tono, parandosi di fronte a me -non hai idea di come mi hai fatto sentire! Non hai idea come è stato non averti qui!- quasi urla, portandosi ancora più vicina -mi eri rimasta solo tu, Francesca!-

-Ma non dire cazzate!- schiocco le labbra, guardandola duramente -Erica dove la metti?Lorenzo, Alessandro?-

-Lo sai che non è lo stesso- soffia -loro non sono te!- abbassa la testa per un momento -cosa cazzo ti costava dirmelo in faccia?-

Restiamo a fissarci negli occhi in silenzio.
Le mani di entrambe strette a pugno.
Posso sentire i nostri cuori battere all' impazzata.
Il respiro sempre più corto.

Sapevo che non era finita con oggi al parco.
Sapevo che era solo l' inizio.
Non volevo arrivare a litigare con lei così, ma non trovo altri modi.
Mi ha beccato in un momento di vulnerabilità.

Il suo atteggiamento da "so tutto io" mi ha fatto saltare i nervi.
Non perché non abbia ragione a dire che c'è qualcosa che non va, perché ha ragione.
Ma perché pretende che io mi apra con lei, quando è lei la prima a non farlo con me.
Non mi sembra corretto.
Questa cosa mi ha fatto scattare.
Sommata a quello che ho represso negli anni, ha fatto esplodere tutto.

-Se te lo avessi detto, tu mi avresti costretto a non partire!- ripeto per l' ennesima volta -e io dovevo partire-

-Ma perché?- chiede, esasperata -perché, Feffe?-

-Non puoi capire- mormoro, allontanandomi di qualche passo.

Le dò le spalle, sospirando.
Faccio passare una mano tra i capelli, cercando di regolarizzare il respiro.
Se non mi calmo finisce male.
E non voglio questo.

Se non mi calmo finirà che le dirò tutto.
Non posso.
Me ne vergogno troppo e non voglio neanche ricordare.

-Parlami, Francesca!- mi supplica, agguantandomi per un braccio facendomi voltare di nuovo -ho bisogno di sapere perché mi hai abbandonato!-

-Non ti ho abbandonato, cazzo!- sbotto, liberandomi dalla sua presa -me ne sono andata proprio per cercare di non farlo!-

-Non capisco- fa qualche passo indietro, scuotendo la testa -non ha senso-

-Ancora una volta io stavo vivendo per te!- rivelo in fine, alzando di molto il tono -non avevo più niente!- mi porto a pochi millimetri dalla sua faccia -quando Federica è morta io non l' ho seguita solo per te! Gli anni trascorsi tra la sua morte e Alessia io neanche me li ricordo! Sono confusi, offuscati!- la guardo duramente -ti riesce così tanto difficile arrivare a capire che a Firenze non mi rimaneva più niente se non te? Ti viene impossibile capire che non potevo andare avanti così? Che dovevo trovare qualcosa per cui avessi voglia di vivere? Per cui valesse la pena svegliarmi la mattina? Trovare un motivo che non fosse la paura di ferirti a morte?-

-Te ne sei andata a causa mia?- sussurra, mentre i suoi occhi diventano d' un tratto lucidi.

-Non capisci-

-Allora spiegamelo!- allunga una mano agguantandomi la maglietta -aiutami a capire!-

-Prima che Alessia venisse a dirmi di Stella, ho ricevuto una telefonata da mio padre- confesso, per la prima volta -era ubriaco e furioso- sorrido amara -vaneggiava sul venire ad uccidere Marta davanti i miei occhi e cose del genere-

-Perché cazzo non me lo hai detto?-

-Che avresti potuto fare, eh?!-

Non lo avevo mai detto a nessuno.
Me lo sono sempre tenuto per me.
Perché non dovevo coinvolgere altre persone.
Tutti avevano già fatto molto per me.
Lo ritenevo abbastanza.

Quella telefonata mi ha scosso come non credevo possibile.
MI ha mandato in agitazione.
Ho iniziare a bere, ad assumere sotanze stupefacenti.
Quella notte non ero più in me.

-Comunque ancora non capisco-

-Ero stufa, Nene! Pensavo di averlo superato! E invece era solo una stupida illusione- sorrido falsamente  -non potevo credere che lui avesse ancora tutto quell' effetto su di me. Non potevo credere che mi facesse ancora così tanta paura-

-Ti avrei aiutato!- tuona, spingendomi con forza -e invece hai preferito andartene!-

-Proprio non vuoi capire- mormoro -ho sempre contato su di te, per ogni fottutissima cosa! Non sapevo più chi fossi! Non sapevo se ero ancora in grado di badare a me stessa! Avevo bisogno di riniziare da un' altra parte! Lontano da qui! Lontano da tutti quelli che ci sono sempre stati! Avevo bisogno di iniziare una nuova vita dove nessuno mi conoscesse e dove nessun problema potesse raggiungermi! Dovevo trovare qualcosa per cui valesse la pena vivere! Trovare qualcosa per me stessa!- urlo, facendo due passi avanti -e non potevo trovarla qui. Mi ricordava troppe cose ed è dura andare avanti quando hai solo le cose brutte in testa-

-E io allora? Pensi che per me fosse facile?- si avvicina ulteriormente, tornando ad agguantarmi la maglia -andava meglio perché c'eri tu! Perché potevo trovarti ogni volta che mi sentivo soffocare!-

-Nene..-

-No, d' accordo!- m' interrompe -ho capito- sussurra, abbassando la testa -io ti ricordavo troppo Lei, non è vero? E tu ancora  non l' avevi superata del tutto, poi hai ricevuto quella telefonata ed è come se tutti i progressi che avevi fatto fossero andati a puttane, giusto?- mi dà le spalle, allontanandosi leggermente.

-Eleonora..-

-Fammi fimire!- si gira puntando di nuovo gli occhi nei miei -sto cercando di dirti che ti capisco!- soffia, prendendo poi un bel respiro prima di continuare -capisco perché te ne sei andata. Ti sto solo dicendo che la prossima volta che sentirai il bisogno di mollare tutto e andartene, dimmelo! Ti prego, prometto che non ti fermerò ma permettimi almeno di salutarti-

-Come vuoi- mi arrendo.

All' improvviso scatta nella mia direzione.
Si ferma a pochi centrimenti da me, guardandomi duramente.
Mi molla un violento schiaffo sulla guancia destra, per poi abbracciarmi successivamente.

-Devi smetterla di non dirmi le cose- 

Avvolgo le braccia intorno alla sua vita, stringendomela addosso.
Sentendo qualcosa dentro di me che torna al proprio posto.
Un qualcosa che finalmente si è aggiustato.
Un qualcosa rotto tempo fa.

Mi sento una merda per non averle detto tutta la verità.
Sento come se l' avessi, in un certo senso, tradita.
Ma come posso dirglielo?
Mi vergogno troppo..

-Avresti dovuto parlarmene- sussurra  -potevo aiutarti-

-No, invece- suoto la testa, accarezzandole piano la schiena -era una cosa che dovevo superare da sola-

Mi stacco leggermente, cercando i suoi occhi.
Le sorrido rassicurandola.
Mi tranquillizzo un po' quando la vedo ricambiare quella smorfia.

Si allontana per recuperare le sue sigarette dalla borsa.
Se ne accende una, fumando in silenzio.
Mi limito a fissarla aspettando che dica qualcosa.

-Ok, capisco- afferma, calma, dopo diversi minuti -mi dispiace- si gira, puntando le sue iridi glaciali nei miei -ho decisamente fatto la stronza-

-Ho le mie colpe pure io- mi siedo sul divano, davanti a lei -dobbiamo solo far passare un po' di tempo per dare modo alla rabbia, che entrambe proviamo, di andarsene del tutto-

-Concordo- annuisce, regalandomi finalmente un sorriso sincero -mi spiace per lo schiaffo- allunga una mano accarezzandomi la guancia pulsante.

-Un po' me lo meritavo- sorrido -ma ora basta, eh! E' già la seconda volta che mi picchi oggi! Non sono il tuo pungiball personale!- 

Scoppio a ridere, coinvolgendola.
Lasciamo che le risa portino via con loro tutta la tensione che si era creata.
Lasciamo a loro il compito di calmare gli animi.
Ridiamo anche per non pensare più a quello che ci siamo dette.

-Vuoi parlare dell' incontro con Alessia? Del resto io ero venuta qui per questo!-

-Non c'è niente da dire al riguardo- scuoto la testa -comunque non ho problemi con lei o sul fatto che esca con noi-

-D' accordo- annuisce -ma se cambi idea, io sono qui-

-Lo so- allungo una mano stringendo la sua -dormi qui?-

-Perché no?!- 

-Con me?- chiedo, in un sussurro, guardandola.

-Sempre se non allunghi le mani, Creatini! Ormai sono una donna fidanzata!- si dirige ridendo verso la camera, lasciandomi a ridere da sola sul divano.

-Ti garberebbe se allungassi le mani, Santoro!- ribatto ad alta voce, così che possa sentirmi.

La raggiungo poco dopo.
La trovo già cambiata sotto le coperte.
Ha rubato dei miei vecchi pantaloncini da gioco e una maglietta scolorita.
Mi cambio a mia volta, portandomi successivamente vicino a lei.

-Notte, Nene- mormoro, dandole le spalle.

-Buonanotte, Scricciolo- soffia al mio orecchio, abbracciandomi da dietro.

Entrambe sappiamo che non è finita qui.
Che ci sono ancora molte cose non dette e che devono venir fuori.
Abbiamo solamente capito che non è il momento giusto.
Che per adesso basta così.
Avremo modo di chiarire del tutto più avanti.
O almeno me lo auguro.




 
                                                                   **********


Ormai sono sul pianerottolo da almeno dieci minuti.
Sposto il peso da un piede all' altro ininterrottamente.
Sento un' ansia inverosimile pulsarmi nel petto.
Non so cosa aspettarmi da questa serata.

Alla fine mi armo di coraggio.
Prendo un bel respiro e suono il campanello.
Erica viene ad aprirmi dopo pochi secondi.

-Tettona!- trilla, abbracciandomi -sei l' ultima! Dai, entra!-

-Sì, scusami, ho fatto tardi!-

Si sposta per farmi passare, chiudendo subito dopo la porta.
Allarga le braccia, sorridendo contenta.
Si muove saltellando sui piedi mostrandomi l' enorme atrio.

-E qui c'è il salotto!- si sposta veloce nell' altra stanza, assicurandosi che la stia seguendo -che ne dici?-

-Wow- esclamo, entusiasta -è enorme! Avete una casa bellissima!-

-Grazie- annuisce compiaciuta -tutto merito mio, ovviamente!-

-Eh certo!- s' intromette Eleonora, avvicinadosi per salutarmi -ben arrivata!-

-Ciao, Ele!- saluto cordiale -davvero complimenti! Mi piace un sacco!-

-E non hai ancora visto niente!- ammicca nella mia direzione la sua ragazza -fai pure un giro, se vuoi!-

-Sicuramente!-

Mi guardo ancora intorno.
La sala è veramente grande.
Padroneggia un grande divano con doppia penisola situato al centro della stanza.
Vi sono parecchi vasi con piante sparsi qua e là.
Eleonora ha portato già alcuni dei suoi amati quadri che ha appeso prontamente sulle varie pareti.
La trovo molto elegante.

-Alessia!- Betta si avvicina donandomi due leggeri baci sulle guance -come stai?-

-Ciao Betta! Tutto bene! Te?-

-Al solito- alza le spalle -volevo dirti che se vuoi si è liberato un posto al corso di fotografia che inizia la prossima settimana!-

-Davvero? Sì! E' fantastico!- batto le mani contenta.

-Allora ti farò avere tutti i dettagli!- mi fa un occhiolino -dai, vieni, andiamo a recuperarti qualcosa da bere!-

La seguo al tavolo che è stato posizionato in fondo alla stanza e adebito alle bevande.
Mi versa un bicchiere di prosecco, porgendomelo subito dopo.
Lo prendo facendolo scontrare contro il suo in un brindisi silenzioso.

Che bello, ho sempre sognato di dedicarmi alla fotografia.
E' una cosa che mi appassiona da tutta la vita.
Ma non ho mai avuto tempo per seguirla.
Finalmente adesso ne ho abbastanza per dedicarmici davvero.

-Alessia!-

Vengo travolta da un uragano.
Sollevata di poco in aria e poi rilasciata a terra.
Mi sento agguantare le spalle e scostarmi leggermente.

-Marta?!- faccio strabuzzare gli occhi, totalmente sorpresa.

-Proprio io!- si batte fieramente una mano sul petto -ne è passato di tempo, eh?!-

-Eh, già- mormoro, ancora sotto shock.

La squadro da capo a piedi, incredula.
Sembra di vedere una copia di Francesca.
Certo, con qualche cosa di diverso, ma  si assomigliano davvero molto.
Se non fosse che lei indossa un vestitino smanicato blu che le arriva poco sopra il ginocchio.
Ha un fisico da fare invidia.

-Sono così felice di vederti!- sorride sincera -scusami ma devo dire una cosa ad Alessandro! A più tardi- mi scrocchia un bacio sulla guancia, dileguandosi successivamente.

La vedo correre in direzione del biondo.
Lo travolge saltandogli sulle spalle, suscitando risa divertite in Lorenzo.
Alla fine balza giù per recuperare il telefono e mostrargli qualcosa.

-Sì, se te lo stai chiedendo, fa sempre così!- ride Elisabetta, scuotendo la testa -devo dire che dopo aver conosciuto Francesca posso affermare che sono completamente l' opposto!-

-Direi proprio di sì- 

Ci voltiamo all' unisono quando sentiamo una rumorosa risata risuonare da quello che presumo essere il terrazzo.
Vediamo Eleonora ridere di gusto con Francesca.
Quest' ultima continua a dirle cose all' orecchio che aumentano la sua ilarità sempre di più.
Chissà che le starà dicendo.

La bionda ha le mani intrecciate con quelle di Feffe, abbandonate sul suo stomaco.
L' altra le sta dietro con il mento poggiato sulla sua spalla.
Improvvisano qualche ondeggiamento su una musica inesistente, mentre continuano a conversare.

-Ora capisco cosa intendeva Erica quando diceva che a volte è gelosa di Francesca- afferma la ragazza di fianco a me -ti sentivi anche te così?-

-Fidati, spesso- rispondo divertita -mi fa piacere vedere che hanno risolto i loro problemi-

-Sì- annuisce -Erica mi ha detto che Ele stanotte ha dormito da lei e che da quanto ha capito devono aver litigato di brutto prima-

-Come al solito- sorrido.

-In che senso?-

-Devi sapere che quelle due non litigano praticamente mai- mi volto a guardarla -ma quando lo fanno ci vanno giù pesantemente e poi tutto torna come prima-

-Deve essere bello un rapporto così-

-Non lo so- alzo le spalle -ma il loro lo è-

-Concordo- sorride, facendo scontrare di nuovo i nostri bicchieri -sai, sono davvero contenta di averti conosciuto!-

-Anche io!-

Trovo che Betta sia davvero una bella persona.
Mi sento davvero molto a mio agio a parlare con lei.
Mi inspira calma e fiducia.
Credo sia perfetta per Lorenzo.

-Amore- ecco che ques' ultimo si palesa, abbracciandola dolcemente  -ciao Ale- esclama, poi, vedendomi -hanno messo il cibo in tavola in cucina- c' informa -alla fine faremo tipo a buffett!-

-Meglio! Così non dobbiamo stare seduti ad un tavolo!- 

-Concordo- sorrido a Elisabetta, mentre li vedo dirigersi in sala da pranzo.

Li raggiungo poco dopo.
Questa stanza è quasi più vasta della sala.
C'è un' enorme cucina a isola dotata dei migliori elettrodomestici.
Il protaginista indiscusso però è il gigantesco tavolo in mogano, posizionato  dopo l' open space che dalla cucina dà  sulla sala da pranzo.
E' veramente molto luminoso, considerando che siamo al tramonto di inizio giugno.

La tavola è completamente piena di vassoi con cibi diversi.
Ce n'è per tutti i gusti: dagli stuzzichini, ai primi, ai secondi e pure i dolci!
E sembra tutto ottimo!

-Dai, Ale, serviti!- mi incita Ele, porgendomi un  piattino di plastica -non fare complimenti!-

-Ah tranquilla che non lo farò!- rido, ringraziandola successivamente.

Inizio a scrutare i vari vassoi scegliendo quello che più mi aggrada.
Mi riempo il piatto senza ritegno.
In fine, molto soddisfatta, torno in sala con l' intenzione di prendere posto sul divano.

Sto per andare a sedermi accanto a Erica, quando noto Francesca da sola sul balcone, di spalle, affacciata al cornicione.
Ingoio un groppo di saliva, mi armo di coraggio e decido che è il momento di riavere almeno un qualche tipo di rapporto con lei.
Così recupero una bottiglia di birra dal tavolino lì accanto e esco fuori.

Francesca è ancora impegnata a scrutare l' orizzonte.
La guardo e mi ritrovo a pensare che sia bellissima.
Indossa un paio di pantaloncini di jeans corti che mettono in bella vista le sue gambe perfette.
Una camicetta estiva che fascia a pennello il suo corpo fantastico.
Ha lasciato i capelli ribelli sulle spalle, con qualche accenno di boccolo.
Sono più chiari e lunghi di come me li ricordavo.

-Ehi- soffio, portandomi di fianco a lei -ho pensato che avessi sete-

-Alessia!- si volta nella mia direzione -grazie- sorride sincera, accettando di buon grado la birra.

Un brivido mi sale lungo la schiena quando pronuncia il mio nome.
Avevo dimenticato quanto risultasse sensuale detto da lei.
E, di sicuro, avevo scordato le sensazioni che scaturiscono in me con la sua sola vicinanza.
Non posso credere di essere così fottuta.

-Allora, che mi dici della casa?- chiedo, cercando di inziare una conversazione.

-Trovo che sia perfetta per loro- risponde, con tono piatto -avevo dimenticato quanto può essere snob Eleonora- ride, coinvolgendomi -questa casa è davvero lussuosa! In perfetto stile Santoro-

-Anche Erica ci ha messo del suo, credimi- ribatto -non so se hai notato la macchinetta del caffé fuxia fluo-

-L'ho vista- scoppia a ridere -non so come Nene glielo abbia permesso!-

Mi beo del suono leggiadro della sua risata.
Così sincera e pura da far battere forte il mio cuore.
Come è possibile che lei abbia ancora questo effetto su di me, dopo tutti questi anni?

Credevo di non provare più niente per lei.
Di averla dimenticata e aver sotterrato tutti i sentimenti che sentivo nei suoi confronti.
Di aver cancellato per sempre la nostra storia dal mio cuore.
E constatare, adesso, che non è esattamente così mi fa una paura fottuta.

Quello che più mi sorprende è come ancora io riesca a comprenderla.
Come faccia a sapere quando ha qualcosa che non va solo gaurdandola.
O quando invece è felice senza che lei dica niente.
Non pensavo di esserne ancora in grado.

Ad esempio quando l'ho vista qui da sola con le spalle ricurve in avanti e lo sguardo rivolto in basso, ho capito subito che c'è qualcosa che la turba.
Poi mi sono avvicinata, l'ho guardata negli occhi e ho così confermato i miei sospetti.
Scuri e cupi.
Un classico.

-Come mai sei qui da sola?- le chiedo, senza stare troppo a domandarmi se io ne abbia o meno il diritto.

-Avevo bisogno di stare da sola- risponde semplicemente.

-E perchè?-

-Pensavo- si gira guardandomi, rivolgendomi un leggero sorriso -speravo di vedere Maria oggi a pranzo dai Santoro, ma ha detto che alla fine tornerà solo la prossima settimana-

-Mi spiace- storcio il naso, allungando una mano per sfiorarle il braccio.

-Pazienza- mormora, rivolgendo un rapido sgaurdo a quel mio gesto.

Ancora una volta mille brividi tornano a scuotermi la schiena.
Non è possibile che un semplice sfiorarsi così mi faccia questo effetto.
Mi sembra quasi di essere stata catapultata all' inizio della nostra storia.
Quando il solo vederla mi faceva battere il cuore all' impazzata.

Comunque non so se crederle.
Mi viene difficile credere che sia così giù solo per non aver visto Maria.
Ma in fondo di che mi stupisco?
Non mi diceva la verità quando stavamo insieme, figuriamoci se lo fa ora che non ci lega più niente!

-Che mi racconti, Alessia?- chiede all' improvviso, interrompendo i miei pensieri -novità? Ti vedi con qualcuna?-

-Una novità fresca fresca è che la prossima settimna inizierò un corso di fotografia, organizzato dallo studio in cui lavora Elisabetta!-

-Wow!- esclama, sorpresa -lo hai sempre voluto fare!- afferma, stupendomi del fatto che se lo ricordi ancora.

-Già- annuisco -comunque sì, mi sento con una ragazza ma ancora niente di serio-

E' una cosa nuova.
Ho conosciuto questa tipa in palestra una settimana fa.
Una bella ragazza ma niente di ché.
Giulia! Siamo uscite solo una volta per il momento.
E' simpatica e dai modi gentili e carini.
Vedremo come andrà.
Magari è pure un buon diversivo dai pensieri scaturiti con il ritorno di Francesca.

-E brava nana!- ride, scompigliandomi i capelli.

-E smettila!- le scosto la mano, lanciandole un' occhiata torva -te che mi dici, invece?-

-Che sono sempre troppo impegnata tra lavoro, allenamenti e palestra per avere un qualche tipo di relazione- ride, finendo in un sorso la sua birra.



                                                                                                              **********





Sono rimasta molto affranta quando Maria mi ha scritto che non sarebbe tornata oggi.
Dovrò aspettare ancora un po' per abbracciarla e per dirle quello che ancora non sono riuscita a dirle.
Il problema è che proprio non so che dire.

Il pranzo dai Santoro comunque è stato molto piacevole.
Giovanni mi ha avvolto tra le sue braccia per parecchi minuti.
Si è anche commosso.
Mi è mancato tantissimo.

Sono stata sorpresa da me stessa per la leggerezza con cui ne ho parlato ad Alessia.
Mi fa strano stare qui a conversare con lei come se niente fosse.
In realtà mi sento più libera di quando stavamo insieme.
Perché adesso lei non ha nessuna aspettativa nei miei confronti.
Non può pretendere niente da me.
Perché niente è quello che c'è tra noi.

Anche se quando mi ha sfiorato il braccio sono stata scossa da un leggero brivido.
Ma penso che sia una reazione normale del mio corpo a quel contatto inaspettato.
Soprattutto fatto da lei.
Ero solamente sopresa, tutto qui.

Devo dire che stasera è vestita davvero bene.
Indossa una maglietta lunga bianca a mezze maniche sopra dei jeans chiari.
Ha uno scollo importante che mette in risalto il suo seno abbondante.
Trovo che stia molto bene.

-Tua sorella ti assomiglia sempre più!- osserva, all' improvviso, richiamando la mia attenzione -mi ha fatto uno strano effetto- ride, coinvolgendomi.

-No- scuoto la testa -lei è più bella-

Torno a gaurdare l' orizzonte.
Ormai il sole è calato, lasciando il posto ad un cielo ricco di stelle.
Stasera la luna è bellissima.
Emana una luce potente.

Chiudo gli occhi inspirando a pieni polmoni.
Ammetto che l' aria di Firenze mi mancava molto.
Ma mi riferisco all' aria che emanano le persone e i luoghi del posto, non di certo a quella dello smog!

-Ammetti che ti è mancata Firenze!- dice, come se mi avesse letto nel pensiero, tirandomi una gomitata.

-Lo ammetto, lo ammetto- alzo le mani a mo' di resa -ma anche Londra ha il suo fascino-

-Ci sono stata una volta- mi rivela, sorridendo -mi è piaciuta molto-

-Io ne sono rimasta affascinata!- mormoro -non avevo in progetto di starci così tanto, ma poi mi sentivo troppo bene per tornare indietro-

-E' stato difficile lasciare tutto?-

Non posso credere che la prima persona a rivolgermi questa domanda sia proprio lei.
Nessuno dei miei amici si è mai degnato di chiedermi ciò.
Sono stati tutti impegnati a rimproverarmi e a bacchettarmi.
Hanno sputato la loro sentenza senza mai chiedermi davvero come fosse stato per me.

-Moltissimo- confesso, abbassando lo sguardo -ci ho riflettuto parecchio-

-Immaginavo- sospira, leggermente divertita -col cavolo che avresti lasciato Eleonora e tua sorella con leggerezza! Devi aver passato parecchie notti insonni-

-E' così- mi volto a guardarla, leggermente imbambolata.

Mi stupisco di come  riesca a comprendermi così facilmente.
Saremo anche state insieme quasi tre anni, ma ne sono passati altrettanti.
Eppure le viene così facile..

-Ehi bellezze!- Marta mi travolge abbracciandomi con foga -che fate?-

-Solamente due chiacchiere- risponde Alessia con un' alzata di spalle -ma ora io torno dentro a prendere qualcos' altro da mangiare!-

La vediamo allontanarsi lentamente.
Marta mi si porta vicino, prendendomi a braccetto.
Mi guarda con un sorriso beffardo.

-E' scattata di nuovo la scintilla?- sogghigna.

-Idiota- scuoto la testa divertita -stavamo solamente facendo le persone civili-

-Certo, certo- blatera, non troppo convinta.

-Che si dice dentro?- chiedo, cambiando argomento.

-Eleonora ha acceso le candele per tutta casa!- m' informa -e Erica ha rischiato di dare fuoco alle tendine della cucina con una di esse- scoppia a ridere, coinvolgendomi -Ele l' ha rincorsa ovunque sbraitandole dietro-

-Strano- soffio -io non ho sentito nulla-

-Perché sei troppo persa nei tuoi pensieri da quando sei arrivata- afferma, guardandomi in modo serio per la prima volta -che hai sorellona?-

-Nulla- mi affretto a rispondere -sono solo stanca. Stamattina sono andata a correre-

-Non mi dire cazzate- mi tira un leggero scappellotto  sulla nuca -non hai ancora messo la testa dentro la sala! Almeno hai mangiato qualcosa?-

-Che fai mammina, mi controlli?-

-Non fare la stronza, ora- si scosta leggermente, risentita -non mi dici mai un cazzo di niente!-

Mi accorgo che fa sul serio dal suo tono al quanto arrabbiato.
Guarda avanti con le braccia incrociate.
La vedo sospirare.
Mi avvicino passandole un braccio intorno alla vita.

-Scusami- soffio, stampandole un bacio sulla guancia -abitudine- sorrido -per me sei ancora la mia sorellina piccolina!-

-Beh sono passati tre anni, Francesca, non so se ti sei resa conto che non sono più un' adolescente!-

Ecco, ci risiamo.
Non ho voglia adesso di affrontare nuovamente una conversazione di questo tipo.
Non ho proprio le forze.
Dopo la discussione con Nene mi sento prosciugata.

-Marta..-

-No, ok, scusa- m' interrompe -mi è uscita male- sbuffa -non volevo rinfacciarti niente! Ho capito perché te ne sei andata e credo tu abbia fatto la cosa più giusta- mi rivolge un rapido sorriso -stavo solamente dicendo che non hai più motivo di nascondermi le cose, di proteggermi. Sono grande abbastanza ormai, non credi?-

-Hai ragione, scusami- sussurro -ieri sera ho avuto una discussione abbastanza accesa con Ele- le dico, sentendomi subito in colpa perché so che le sto in parte mentendo -non la pensa esattamente come te sulla mia partenza- abbozzo un sorriso -abbiamo risolto, ma ci sto ancora pensando-

-Mi dispiace, Tata- mi stringe una mano, cercando il mio sguardo  -ma stare qua a rifletterci sù non ti fa bene! A Ele serve solo del tempo-

-Lo so-

-Bene!- batte le mani -comunque ero venuta qui per dirti quella cosuccia-

-Ah, giusto!- mi batto una mano in fronte -allora, chi è il fortunato?-

-Beh, lui è...-

-Eccovi!- Erica ci interrompe euforica -dai venite che adesso tiriamo fuori i veri alcolici! E ah sì, pure la torta- fa un gesto sbrigativo della mano su quelle ultime parole -aaaandiamo!- ci prende un braccio per uno, trascinandoci dentro.

-E' bellissimo- soffio, vedendo la bella atmosfera dettata dalle candele sparse per la sala.

Prendo posto sul divano di fianco a Lorenzo e Betta.
Sento subito un senso di colpa scuotermi l' animo.
Odio mentire a mia sorella.
Ma che dovrei fare?

Non posso dirle cosa succede realmente.
Maria me lo ha vietato.
Mi ha detto di non farne parola con nessuno.
Quindi per il momento posso solo tenermelo per me.
Ma questo mi sta uccidendo.

-Tieni-  Nene mi si siede a fianco allungandomi un piattino con un po' di lasagne -finché non mangi qualcosa, tu agli alcolici non ti avvicini- mi guarda duramente, non ammettendo repliche.

-Agli ordini- faccio il saluto militare, iniziando poi a mangiare -mi spiace che Bianca e Cinzia non siano potute venire-

-Già, anche a me!- mormora dispiaciuta -ma ci saranno altre occasioni!-

-Oh ragazzi!- Erica si alza in piedi davanti al divano, richiamando l' attenzione generale -il prossimo fine settimana andiamo tutti alla Spa!-

-Davvero? Che figata!- esclama, Betta, richiedendo un cinque da Erica -imploro Lorenzo di andarci da un mese!-

-Ma io sabato lavoro, ragazze!- interviene Alessandro -e anche venerdì e domenica!- si gira, guardandomi duramente -il mio capo vuole che il Danger sia aperto tutto il fine settimana!-

-Ah, non guardarmi così- alzo le mani con i palmi rivolti verso di lui -sei tu che hai accettato il lavoro- affermo, facendo ridere tutti.

-Vorrà dire che non verrò nemmeno io- m' interrompe l' altro ragazzo del gruppo -fate un' uscita tra donne!-

-Abbestia!- Erica improvvisa un balletto idiota suscitando sorrisetti divertiti -ci divertiamo di più!-

Scuoto la testa, continuando ad ascoltare quello scambio di battute.
All' improvviso però realizzo una cosa.
Ero totalmente presa da altri pensieri, da dimenticarmi di quel piccolo particolare.

-Ehm, scusate- richiamo l' attenzione su di me  -la prossima settimana arriva Ilaria-

-E che problema c'è?- trilla la ragazza della mia migliore amica -porta anche la tua bella!-

-Non è la mia bella!- ribatto prontamente -non stiamo insieme!-

-Sì, brava, continua a ripetertelo!- mi rivolge una linguaccia, facendomi ridere.

Mi giro ancora con l' ombra di un sorriso divertito e incrocio lo sguardo confuso di Alessia.
Sguardo che prontamente rivolge da un' altra parte.
Mi sorprendo, ritrovandomi a chiedere a cosa stia pensando.
Non pensavo mi importasse.

La osservo recuperare il tabacco dalla borsa e rollarsi una sigaretta.
Ancora mi fa strano pensare a lei che fuma.
Mi ricordo  le sue interminabili parti a culo sul fumo.
Brontolava per ore intere quando fumavo una sigaretta di troppo.

Si alza dal divano prendendo Erica per mano.
Le vedo sparire dietro l' ingresso del terrazzo.
Poi uno strattone al braccio mi fa riscuotere.

-Ahi!- soffio, massaggiandomi la parte lesa -Marta! Che c'è?-

-Vieni un attimo con me di là?- chiede, titubante -vorrei finire il discorso di prima-

-Certo- rispondo, alzandomi.

Superiamo il salotto arrivando così in cucina.
Mia sorella prende a giocherellare con una briciola sulla tovaglia del tavolo.
Tiene lo sguardo basso e le guance le si dipingono di rosso.

-Promettimi che mi lascerai finire-

-Promesso- acconsento, agitandomi un po' -non ti sarai mica scoperta lesbica pure tu, vero?-

-Oddio, no!- esclama -nulla in contrario, eh! Ma no!-

-D' accordo, vai! Non ti interrompo più-

Finalmente porta gli occhi su di me.
Si allontana di qualche passo, come se avesse paura di qualcosa.
La vedo prendere un bel respiro prima di iniziare a parlare.

-Ecco, qualche mese fa ero al Danger con Mattia- inizia, balbettando -eravamo fuori e stavamo litigando perché l' avevo visto baciarsi con un' altra- soffia, sentendo già la rabbia montarmi dentro -la discussione ha preso toni sempre più accesi fino a quando lui non mi ha tirato uno schiaffio-

-COSA?-  urlo, scattando in avanti -dammi il suo cazzo d' indirizzo! Giuro che lo ammazzo!-

-Calmati- alza gli occhi al cielo, sospirando esasperata -fammi finire!- 

-Pffff- ringhio, facendo due passi indietro.

-In quel momento casualmente stava passando Alessandro che ha assistito a tutta la scena- sorride al ricordo -ha preso quel deficiente per il collo e lo ha attaccato al muro, dicendogli che se lo avesse visto di nuovo nel suo locale lo avrebbe spedito all' ospedale-

Il petto mi si riempe di orgoglio e gratitudine verso il mio amico.
Mi ritrovo a pensare che per fortuna io non ero presente.
Altrimenti adesso sarei ancora dietro le sbarre per omicidio.

-Comunque- continua -dopo è stato molto carino con me. Mi ha accompagnato dentro fino al bancone e mi ha offerto una birra. Abbiamo parlato tanto quella sera e la sera dopo ancora e quella dopo ancora e ecco...io...mi sono innamorata- dice quelle ultime parole tutte d' un fiato, facendo altri due passi indietro.

Spalanco gli occhi completamente incredula.
Scuoto la testa più volte, cercando di assimilare tutto quanto.
Non posso crederci.

-Tu...voi...cosa?- balbetto, ancora shoccata.

-Ti prego, non arrabbiarti- mi si porta vicino, unendo le mani a mo' di preghiera -è capitato per caso! Non lo abbiamo voluto noi..-

-Quindi state uscendo insieme?- 

-Ma sei ritardata?- domanda, leggermente infastidita -sì, cazzo! Ci stiamo frequentando da un po'!-

-E avete... voi...avete- scuoto di nuovo la testa, cercando di riprendermi -no, aspetta- alzo una mano -non lo voglio sapere-

-Francesca..-

-Ferma- la stoppo, sospirando -non sono arrabbiata- abbozzo un rapido sorriso -sono solo sorpresa. Ma suppongo di preferire Alessandro a qualche altro deficiente dei ragazzi che riesci a trovarti-

-Non so se ringraziarti o offendermi- soffia, guardandomi un po' male -ma opterò per la prima!- mi si lancia tra le braccia con un urletto gioioso -lui è fantastico e io sono davvero felice!-

-Sono contenta- mi stacco -ma due parole gliele dico lo stesso a quell' idiota!-

E con quella frase torno in sala non curandomi del disappunto di mia sorella.
Individuo il mio amico seduto tra Lorenzo e Betta.
Mi paro di fronte a lui puntandogli un dito contro, guardandolo duramente.

-TU!- tuono, facendolo sobbalzare -tra tutte le ragazze al mondo, proprio mia sorella?-

-Aspetta Feffe- si alza di scatto, portando le mani avanti -mi dispiace! Non l'ho fatto apposta!-

-Che sta succedendo?- s' intromette Nene, mettendosi tra di noi.

-Questo stupido si porta a letto Marta!- ringhio, cercando di spostare la mia amica.

Segue un "oooooh" generale seguito da bocche aperte che toccano il pavimento.
Solo una persona scoppia a ridere.
Ovviamente Erica.

-Adesso mi spiego tante cose- afferma la bionda, guardando duramente Marta, per poi girarsi verso Alessandro -SEI UN CRETINO!- esclama, mollandogli un colpo sulla spalla.

Dopo un attimo di sorpresa, mi unisco a Nene.
Gli molliamo alternativamente un colpo per uno.
Lui si limita a risedersi sul divano, cercando di farsi scudo con le braccia.

-GIU' LE MANI DA NOSTRA SORELLA!- ringhia ancora Ele, riempendomi il cuore di gioia.

-Adesso finitela!- Lorenzo si mette in mezzo, arrestando con fatica la questione.

Io e la mia migliore amica ci blocchiamo una accanto all' altra.
Il cuore che batte a mille e il respiro affannatto.
Poi ci guardiamo negli occhi e dopo qualche istante scoppiamo a ridere.

-Ma sono ubriache?- domanda Betta a Erica.

-No, sono solo stupide- risponde l'altra, rassegnata.

Eleonora ed io ci buttiamo su Alessandro.
Lo abbracciamo di slancio, senza smettere di ridere.
Gli scompigliamo a turno i capelli.

-Tu feriscila e te la vedrai poi con noi-




  

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ANGOLO AUTRICE:

Buondì a tutti! ^^
Sì lo so, ci ho messo un po'.
Credo di poter usare benissimo il mio ginocchio come scusa e il rincoglionimento dovuto agli antidolorifici! 
Spero mi capirete!

Ora, veniamo al capitolo!
Il primo confronto tra Alessia e Francesca è stato molto easy.
Tutto molto pacifico e tranquillo perché non sono stati toccati argomenti particolari.
Ma chissà quanto ancorda durerà questa calma apparente!
Anche perché, insomma, Alessia mi sa che deve dare delle vere risposte a sé stessa!
Ma avremo anche modo di vedere questa sua nuova "relazione" con sta Giulia!
Intanto nel prossimo capitolo arriverà una certa personcina!
Vedremo cosa comporterà!

Eleonora e Francesca hanno avuto un' altra violenta discussione.
Ma come ha detto Feffe, di certo non è finita lì.
Si intuisce che lei non ha detto proprio tutto alla bionda e noi sappiamo che quest' ultima le sta tenendo nascosta una cosa.
Quindi staremo a vedere come proseguiranno le cose.

La cosa tra Alessandro e Marta penso fosse intuibile.
Già alla cena a casa Santoro quando Ele disse a tutti di essere il nuovo capitano della Nazionale, si poteva intuire qualcosa.
La nuova fiamma di Alessandro che gli dà buca, Marta che spunta dal niente.....
Chissà come si svolgerà la cosa!

Spero di non avervi deluso con questo capitolo.
Cercherò di aggiornare il prima possibile, ma con sta storia del nuovo ginocchio ho altro a cui pensare al momento (tipo tornare a camminare, ecco).
Per adesso mando un bacio a tutti!
Alla prossima!

Crige.


Ps: come al solito grazie a tutti voi che leggete, seguite e recensite!
Siete fantastici :D













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