Tutti quanti si inchinarono prontamente a terra, tutti, tranne Isabella. Era troppo incredula. Com’era possibile che suo padre fosse ancora vivo dopo averlo creduto morto da tanti anni? Cercava di ripercorrere con la mente a tutte le vicissitudini passate ed era impossibile pensare che quell’ arciere fosse davvero il re Thomas, o forse si. Lord Leonard, che non era il meno sorpreso, sollevò la testa e lo riguardò per bene. Avrebbe voluto domandare molte cose, ma le parole gli morivano ancora prima di uscire dalla bocca, egli ricordava perfettamente il giorno del funerale, era presente quando lo sistemarono nella camera ardente e poi lo tumularono affianco alla tomba della sventurata regina Margharet. Era forse un fantasma quello che si era appena presentato con arco e frecce sbucando dal nulla?
Passato il primo sbigottimento, Isabella si fece coraggio. Scavalcò il cadavere di Sir Aaron e gli si avvicinò strizzando gli occhi, come se si volesse accertare della fisionomia di colui che aveva appena salvato Alexander. L’altezza era quella ed il volto, seppur invecchiato, era rimasto lo stesso. Si era lasciato crescere la barba e i capelli, ma questo non le impediva di non riconoscerlo. Era proprio lui.
-Padre- sibilò Isabella con voce flebile. Allungò la mano per toccargli il viso, ma tremava così tanto che il re dovette afferragliela e stringerla per rassicurarla. Questo gesto di tenerezza la fece meravigliare, suo padre non era mai stato dedito alle smancerie, tuttavia nel suo sguardo calmo, percepiva un profondo cambiamento.
-Maestà- finalmente Lord Leonard, prese la parola. – Ma voi non dovreste essere qui, ma nell’altro mondo-
-Ci sono stato- rispose il re senza scomporsi – ma Iddio mi ha permesso di ritornare alla vita-
Thomas barcollava per i boschi con un fiasco di vino in mano, beveva avidamente, non gli importava di essere un re, in quel momento voleva solo ubriacarsi e divertirsi, ballava e cantava a squarciagola non interessandosi minimamente che i suoi due accompagnatori avevano perso i sensi per il troppo bere. Li aveva abbandonati e aveva proseguito da solo nel cuore della notte, non prefissandosi una destinazione precisa, era il vino ad indirizzarlo.
Cantano l’inno degli ubriachi e per la strada scendono perche’ la verita’ stasera barcolla e’ difficile riprenderla ma lo giuro e’ piu’ facile adesso riuscire a capire. Cantano un inno con le note stonate,e i pensieri in battere perche’ le parole stasera traballano e’ difficile riprenderle Posso cambiare gridare e fare, non ci sono limiti e questi due che adesso mi accompagnano a spalla,magari sono angeli solo che non hanno le ali e bestemmiano pure tu non dire, tu non mi dire che esagero. no che i caffe’ non mi servono, e no che non mi agito pure se cammino in bilico le parole vanno da sole Fino a che mi stanno a sentire, fino a che mi sentono. Perche’ continui a dipingere una situazione tragica c’e’ tutta una logica sotto invece, libera di scegliere cantano l’inno degli ubriachi e per la strada scendono perche’ la verita’ stasera barcolla e’ difficile riprenderla pero’ e’ proprio stasera che tutti mi stanno a sentire cosi’ e’ proprio stasera che tutti mi sentono e campane a vuoto suonano, e ancora resto in bilico signori che rabbia mi sento salire, a fatica vedo i limiti grido se cosa se grido se come, fino alla fune alla fame alla fine Fino a che mi stanno a sentire, fino a che mi sentono fino a che mi stanno a sentire, fino a che mi sentono.* |
A fine canzone, cadde di faccia sull’erba. Rideva a crepapelle e non sapeva perché.
-Bravo, bella canzone- gli disse una voce a lui sconosciuta. Thomas alzò lo sguardo e vide che il suo interlocutore non era altro che un frate.
-Che vuoi, prete?- biascicò il re con voce impastata –Se sei venuto a redimermi, ti consiglio di smammare. Io sono il re Thomas, vai via prima che ti faccia impiccare-
-Sono qui per aiutarti- rispose il frate molto dolcemente.
A quelle parole, il re scoppiò in una risata – ah, ah, ah, tu vorresti aiutarmi? E come di grazia? Non mi serve niente, ho tutto quello che un uomo può desiderare. Donne, potere e ricchezze-
-Già, anch’io pensavo che la ricchezza fosse un bene, ma non è così. Hai tutto ciò che ti serve per vivere, ma ti sembra sempre di non avere niente. Per questo compensi il vuoto che c’è in te tradendo tua moglie e proibendo a tua figlia ogni cosa-
Di colpo gli occhi di Thomas si inumidirono di lacrime, cercò di ricacciarle, ma la debolezza fu più forte di lui e si lasciò andare ad un pianto frenetico. Quel dannato frate ci aveva visto giusto, gli aveva messo il dito nella piaga più profonda della sua anima. Solamente allora si rese conto di non essere stato né un buon padre, né un buon marito. Ma cosa fare per espiare le sue colpe?
-Vieni con me- gli sorrise il religioso –parti con me per un lungo pellegrinaggio in Terra Santa, sono sicuro che riuscirai a ritrovare te stesso e ad ottenere il perdono dei tuoi peccati-
-Lo capite ora?- replicò il re Thomas dopo aver raccontato ai presenti ciò che era accaduto. –ho fatto finta di essere morto, in realtà ero vivo-
-Ecco perchè la lapide con la vostra effigie era stata ritrovata in frantumi il giorno seguente!- riprese Lord Leonard -Non era stato un atto vandalico nei vostri confronti, eravate stato voi a distruggerla per poter essere libero di fuggire-
-Non la chiamerei fuga, piuttosto ero partito alla volta di un lungo viaggio con quel curato italiano. Padre Francesco-
Quando il re pronunciò quel nome, Agata e Alexander si guardarono e si sorrisero reciprocamente. Quel frate era stato un dono mandato dal cielo. Ignorando i pensieri dei due fratelli, il re prese delicatamente sua figlia per mano e la condusse dal suo amato. –Isabella, figlia mia. So di averti deluso e di essermi comportato molto male con te, ho capito troppo tardi tutto il male che ti stavo causando. Spero che questo gesto mi aiuti a riparare i torti che hai dovuto subire per colpa mia. Alexander è un giovane valoroso e lo nomino come nuovo comandante delle guardie reali e se vi volete sposare, beh, avete la mia benedizione-
Isabella e Alexander si baciarono, e subito dopo abbracciarono il re esultando di gioia. Il quale li accolse benevolmente tra le sue braccia.
*la canzone che canta il re nel suo flashback è “l’inno degli ubriachi” di Emanuele Martorelli e di cui io non ho alcun diritto. Se non conoscete il brano, cercatelo su google o su wikitesti.