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Autore: Knuckster    30/11/2017    4 recensioni
Evento Argus. Il fenomeno che ha sradicato dal suolo di Mobius un'intera civilizzazione, che ha intrappolato il Clan di Nocturnus nei meandri di Twilight Cage, che ha sconvolto il mondo come lo si conosceva in maniera del tutto imprevista. Ma è davvero solo questo? Sonic the Hedgehog e i suoi compagni, per la prima volta, si ritrovano ad affrontare forze universali ed eterne molto più grandi di loro. Un gruppo di membri eletti di un pericoloso Cenacolo sta preparando il terreno per l'arrivo della misteriosa entità Argus... ed una cosa è sicura: dopo il suo avvento, nulla sarà più come prima.
Sonic e il suo gruppo hanno davvero quello che ci vuole per fermare questa nuova immortale minaccia?
01/03/2019 - STORIA COMPLETATA. A partire da adesso, ci sarà una revisione completa, capitolo per capitolo, con correzioni al contenuto e al layout, riassunte volta per volta in note a piè pagina. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno seguito questa storia gigantesca per tutti questi cinque anni!
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sonic the Hedgehog: A Blue Bolt Saga'
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Il volto di Necronomica (Quinta parte)

    Il singolare, quanto improbabile, quartetto che si era venuto a formare camminava lungo un freddo corridoio fiocamente illuminato. Morrison e Geoffrey erano in testa al gruppo, procedendo silenziosamente senza neanche provare a rivolgersi la parola. Sonic ed Amy erano subito dietro di loro, a guardarsi nervosamente intorno, ignari di ciò a cui stavano andando incontro.

    Il luogo era piuttosto malmesso ed era stato rappezzato alla buona, con una serie di massicce travi di legno che puntellavano il soffitto nei punti in cui in passato aveva evidentemente ceduto. Alcuni fari che rischiaravano il percorso funzionavano ad intermittenza, conferendo al corridoio un’aria ancora più inquietante e misteriosa.

    Arrivarono nella zona sospesa sulla sala macchine. Dal baratro buio in cui Sheila Foster aveva trovato la sua apparente morte anni prima proveniva il rumore lontano dei motori in movimento. Una nuova passerella metallica era stata installata per permettere il passaggio verso la sezione opposta. Morrison la attraversò subito, ma Geoffrey esitò solo un attimo. Prese un profondo respiro, cercando di respingere i ricordi che lo stavano assalendo, e lo seguì a passo sostenuto.

    Dopo altri minuti di tensione e assoluto silenzio, Morrison si fermò di fronte ad una doppia porta automatica e si voltò a fronteggiare il resto del gruppo.

    - State pronti a tutto - avvertì, in tono serio - Non ho idea di come potrebbe reagire nel vedervi qui. Potrebbe sentirsi minacciata e passare all’attacco -

    - E’ pericolosa? - chiese Amy, nervosa.

    - Direttamente no. Non può camminare ed è costretta a spostarsi tramite una postazione meccanica. Però non ho idea di quante diavolerie abbia installato nella sala nel corso degli anni ed è meglio essere prudenti -

    - Grazie del tuo aiuto, Morrison - intervenne Geoffrey, inaspettatamente.

    Non sorrideva, né lo guardava. Tuttavia la sua sincerità era palpabile.

    - Cosa hai in mente di fare adesso? - replicò lui - Cosa pensi di dirle per cercare di farla tornare quella di prima? -

    - Non lo so… però devo provarci lo stesso -

    Entrarono.

    La sala principale della base era proprio come Geoffrey se la ricordava. Era stata totalmente rimessa a nuovo e Geoffrey avrebbe giurato che contenesse ancora più macchinari, schermi e dispositivi di vario tipo rispetto all’ultima volta. Molti di questi erano in funzione. Potevano tutti e quattro distintamente vedere che un’area della sala stava lavorando febbrilmente come una catena di montaggio per produrre del materiale che, da quella posizione, non riuscivano bene ad identificare.

    A ridosso di una delle console c’era un ampio sedile metallico, di cui vedevano solo lo schienale dalla parte di dietro, collegato al soffitto da una serie di bracci meccanici che potevano garantirgli massima mobilità.

    - Sei tornato finalmente - esordì una voce fredda, ma inconfondibilmente femminile - Dove sei stato? -

    Geoffrey ebbe un colpo al cuore quando la postazione ruotò su sé stessa e la sua occupante fu ben visibile alla luce dei neon. Rivederla dopo tanto tempo era un’emozione fortissima, in qualche modo contaminata dal fatto che era lì, ma allo stesso tempo non c’era. Era lei, ma non era davvero lei, e non perché il suo aspetto era cambiato. Era perché, nell’unica parte di tessuto vivente che le era rimasta nel viso, aveva un’aria stanca, distante, spenta… era l’ombra della Sheila Foster energica e piena di vita di cui Geoffrey si era innamorato.

    Quando li vide tutti e quattro insieme, la sua faccia quasi completamente metallica si contorse in un’espressione di rabbia feroce. Ci si sarebbe quasi aspettato che avrebbe emesso fumo dalle narici e avrebbe cominciato a sputare fuoco per quanto appariva furiosa. Il suo sguardo si posò su Morrison e lo fulminò in maniera spaventosa.

    - Tu! - proferì, velenosamente - Li hai portati tu qui dentro! Sporco traditore! -

    Premette subito un pulsante sul suo braccio e la sala si riempì di urla agonizzanti di dolore. Morrison crollò a terra, scosso dalle convulsioni per la scarica elettrica che attraversava tutto il suo corpo. Amy trasalì. Sonic strinse i pugni e si tenne pronto a sferrare un attacco.

    - Sheila! Fermati! - esclamò Geoffrey, quasi implorante.

    Al sentire quelle parole, Necronomica esibì un’aria disgustata. Tolse il dito dal pulsante che stava lentamente friggendo Morrison e azionò, invece, un altro comando sul bracciolo della sua postazione. Ci fu un tremendo rumore di risucchio e dal soffitto piovvero dei grossi bracci meccanici, muniti di tenaglia, che presero Sonic ed Amy di sprovvista. I due ricci furono catturati e immobilizzati da quelle gigantesche tenaglie e sollevati di peso dal pavimento. I riflessi pronti di Geoffrey gli consentirono di sfuggire allo stesso destino. Rotolò a terra con un agile capriola e sfuggì alla morsa del braccio meccanico diretto a lui.

    Quindi corse subito verso Necronomica e le si inginocchiò davanti. Lei lo guardò dall’alto in basso, con disprezzo, come si farebbe con un fastidioso insetto.

    - Ti prego, prima di fare qualunque altra cosa, stammi a sentire! -

    - Non mi interessa niente di quello che hai da dire! - sbottò lei, con le dita che tamburellavano nervosamente sul bracciolo del sedile.

    - Nessuno di noi vuole farti del male, te lo posso garantire - continuò lui, con il cuore che batteva all’impazzata.

    Lei rise. Era una risata affilata e priva di allegria.

    - Pensate forse di esserne capaci? - lo schernì malignamente - Credete che mi si possa fare del male più di quanto già mi sia stato fatto? -

    - Quello che ti è successo è ingiusto, Sheila, ma non dev’essere per forza la fine di quello che sei sempre stata -

    - Io sono Necronomica! - esclamò lei, battendo un pugno sul bracciolo - Tutto quello che faceva parte della mia vita precedente è morto insieme a me! -

    - Tu sei Sheila Foster! - ribatté Geoffrey, sempre più risoluto - La stessa Sheila che odiava il cognome che le avevano dato, quella che non avrebbe mai voluto vivere in questo modo, quella che trovava sempre un motivo buono per scherzare… -

    Si tolse dal collo la sciarpa rossa che tanto aveva importanza per lui e gliela porse.

    - Quella che la considerava un portafortuna -

    Necronomica guardò la sciarpa e istintivamente si ritrasse, come se ne fosse stata spaventata.

    - L’hai… l’hai conservata - notò, con una nota affranta nella voce.

    - La porto sempre con me in tua memoria… della persona che eri e che puoi ancora essere -

    - Quella ragazza non esiste più - insistette lei, adesso più spaventata che arrabbiata - Non c’è più niente di lei ormai -

    - Se così fosse, non sarei capace di dirti quello che avrei voluto dirti da tanto tempo… che non ho mai avuto occasione di dirti… io ti amo, Sheila -

    - No! - esclamò, ora totalmente terrorizzata - Come puoi amare un mostro? Guardami! -

    Sul volto di Geoffrey si allargò un sorriso carico di dolcezza e commozione. Sollevò il suo braccio meccanico, ormai fuori uso, e glielo mostrò.

    - Non siamo poi tanto diversi. Più ti guardo e più riesco a vedere che dentro a questo involucro si nasconde ancora la ragazza di cui mi sono innamorato e con cui ho condiviso tanti momenti preziosi -

    Sonic ed Amy avevano smesso di divincolarsi per cercare di liberarsi. Assistevano a quel dialogo a cuore aperto, quasi ipnotizzati, sperando con tutto loro stessi che Geoffrey sarebbe riuscito a riportare Necronomica alla ragione. Morrison era ancora a terra, stordito ma apparentemente illeso.

    Ci fu qualche istante di silenzio. Necronomica tremava visibilmente, intrappolata in un vortice di paura e collera. Una piccola lacrima cristallina scivolò dal suo unico occhio ancora organico.

    - E cosa pensi che dovrebbe accadere adesso? - domandò, con voce più acuta del normale - Credi che potremo uscire da qui e vivere il nostro lieto fine? Credi che adesso tutto quanto magicamente si aggiusterà? Credi che potrei convivere con me stessa in questo modo? -

    - Non lo sapremo mai se non ci proverai - rispose Geoffrey, prendendola piano per mano - Non lo sapremo se non darai una possibilità a te stessa, prima che a noi -

    Necronomica ritrasse bruscamente la mano, quasi come se si fosse scottata.

    - E’ troppo tardi per quello, Geoffrey - proferì, in tono cupo - E’ passato troppo tempo e sono cambiate troppe cose. Ho preparato delle dosi sufficienti di virus per infettare tutto il continente e tra poche ore le diffonderò nell’aria. Se sopravvivrai vorrà dire che sei tagliato per diventare come me, per essere quello che sono io… e allora, forse, potremo stare insieme -

    - Non deve andare per forza così, Sheila - continuò Geoffrey, supplichevole - Sei migliore di così -

    - Sei sempre stata la migliore di tutti noi! - intervenne Morrison, dopo essersi rimesso in piedi ed essersi avvicinato alla postazione - Ed è vero che non deve andare per forza così -

    Necronomica lo guardò e l’istrice non lesse in lei il disprezzo, ma una ricettiva incertezza, un segnale che qualcosa dentro di lei si stava effettivamente smuovendo, dopo tanto tempo.

    - Ho sempre pensato che stando al tuo fianco, assecondandoti e prendendo parte a tutta questa follia ti avrei aiutato a ritrovare te stessa. Mi sbagliavo. Non ho fatto altro che contribuire a farti precipitare sempre di più verso il baratro. Ora so, però, cosa posso fare per dimostrarti che non è troppo tardi per ritrovare te stessa. E’ darti il buon esempio, fare io per primo qualcosa per cambiare e ritornare a vivere -

    Morrison sollevò il pugno in cui stringeva il comando a distanza che gli aveva dato Seth. Senza esitare un attimo, premette il pulsante. Si sarebbe aspettato che tutte le macchine cessassero di colpo ogni attività, che la sala piombasse nel silenzio e dalla disattivazione di ogni tecnologia lì presente avrebbe avuto vita il loro nuovo inizio. Ma non fu così…

    Si udì un rombo spaventoso dai piani inferiori e l’intera struttura tremò violentemente. Le sirene d’allarme si azionarono, esattamente com’era successo diversi anni prima, e la tensione accumulata in quei minuti alla fine si spezzò.

    Necronomica saettò immediatamente alla console per verificare lo stato dei danni. Sullo schermo apparvero i reticolati dell’impianto generale di alimentazione della base. Quando si voltò nuovamente, era livida di rabbia.

    - Il generatore principale è andato in sovraccarico! - esclamò - Gli impianti sono tutti in tilt! Questo posto potrebbe saltare in aria da un momento all’altro! Che cosa hai fatto, miserabile? -

    Morrison lasciò cadere il comando a distanza. Era assolutamente sconcertato. Crollò in ginocchio e fu scosso da violenti tremori.

    - Non… non doveva andare così… io… non volevo… - balbettò confusamente, mentre nella sua mente malediceva Seth in tutti i modi possibili.

    - Tutto il mio lavoro andato in fumo per causa tua! - urlò Necronomica, fuori di sé - Condannati a saltare in aria per colpa tua! -

    Azionò nuovamente il pulsante sul suo braccio e Morrison fu di nuovo attraversato dalla corrente elettrica. Urlò e si contorse, in un turbinio straziante di dolore, con le lacrime agli occhi e la bava alla bocca. Sonic ed Amy assistevano orripilati, scalciando e spingendo invano nel tentativo di liberarsi. Necronomica non accennava a fermarsi, sfogando tutta la collera accumulata nel fare quanto più male possibile a Morrison.

    - Sheila, basta! - gridò Geoffrey, strappandole con forza il dito dal pulsante.

    Morrison si bloccò di colpo. Non urlava più. Non si muoveva più.

    Gli allarmi continuavano a suonare in maniera assordante.

    - Che cosa possiamo fare adesso? - domandò la lince, in preda all’agitazione.

    - Niente - replicò lei, in tono sepolcrale - Il generatore principale è il cuore dell’intera base. Se esplode quello, anche tutto il resto andrà in fumo. E’ questione di una manciata di minuti -

    Senza alcun preavviso, Necronomica disattivò i bracci meccanici e Sonic ed Amy ripiombarono con i piedi per terra, illesi.

    - Andate via di qui - disse, in tono piatto - Mettetevi in salvo -

    - Non se ne parla, non ti abbandonerò un’altra volta - ribatté Geoffrey, risoluto.

    - Geoffrey! - intervenne Amy, col cuore in gola - Dobbiamo andare! -

    - Io rimango qui, Amy - rispose lui, guardandola dritto negli occhi - E non perdere tempo a cercare di convincermi. Ormai ho deciso -

    Sorrideva. Amy riconobbe lo stesso identico sorriso cordiale e sincero di quando si erano conosciuti, lo stesso che riusciva ad infondere tranquillità in tutti quelli che vi posavano gli occhi.

    - Posso portarvi tutti fuori di qui in un batter d’occhio! - esclamò Sonic - Sai che posso! -

    - Dovresti caricarci in spalla uno alla volta e non c’è abbastanza tempo - disse ragionevolmente la lince - Mi dispiace, Sonic, ma neanche tu sei così veloce -

    - Ti prego, Geoffrey - lo implorò Amy, con le lacrime che le rigavano il volto, prendendolo per mano.

    Geoffrey le prese con dolcezza il viso e glielo asciugò con il pollice.

    - E’ stato davvero un onore conoscervi - disse, in tono orribilmente definitivo - Porta i miei saluti a Cream, Tails e tutti gli altri. E siate sempre coraggiosi -

    Amy non rispose, troppo scossa dai singhiozzi, con il cuore affranto per la consapevolezza di ciò che stava per succedere.

    - Sonic! - disse ancora Geoffrey - Sei la persona più forte che abbia mai conosciuto. Riuscirete insieme a sconfiggere il Cenacolo, so che ce la farete. Il mondo conta su di voi. Non deludetelo -

    Sonic annuì piano con la testa. Avrebbe voluto dire qualcosa, qualunque cosa, ma non era mai stato bravo con gli addii e non credeva di essere ancora pronto ad accettare la cosa.

    Ci fu un nuovo potente scossone e dai piani inferiori arrivarono i rombi delle esplosioni delle macchine. Il tempo era agli sgoccioli. Sonic prese Amy in braccio, senza troppe cerimonie, cercando di ignorare il doloroso nodo allo stomaco che i suoi singhiozzi gli provocavano, e si preparò a correre.

    - Corri, Sonic - disse, infine, Geoffrey strizzandogli l’occhio.

    Sonic obbedì. Si assicurò che Amy fosse saldamente attaccata al suo collo, sfrecciò a velocità supersonica e non si guardò più indietro.

    Mentre il soffitto crollava, Geoffrey e Sheila si scambiarono uno sguardo e istintivamente si presero per mano.

    - Non lasciarla andare - mormorò lei, spaventata.

    - Mai più. Te lo prometto -



    Era tutta la vita che Sonic correva, ma non credeva di aver corso mai così veloce prima di allora. Forse stava scappando dai rombi delle esplosioni e dal soffitto che crollava o forse stava scappando dalla dolorosa inevitabilità di quanto era appena accaduto. Forse fuggiva allo sguardo di uno degli animi più nobili e coraggiosi che avesse mai conosciuto, o forse tentava di superare in velocità l’urlo straziante di disperazione di Amy, cercando in tutti i modi di lasciarselo alle spalle, come un vago ricordo.

    Impiegò poco meno di un minuto ad uscire da quella base sperduta nella giungla, ormai quasi completamente avvolta dalle fiamme, e anche quando furono ormai in salvo, continuò a correre. Una scia di lacrime saettava alle sue spalle e non era del tutto sicuro che appartenessero ad Amy.

    Quando il suo cuore smise di battere come un tamburo impazzito, si decise a fermarsi. Non avrebbe voluto. Fermarsi significava accettare la cosa, tornare alla triste realtà dei fatti, senza poter più sfuggire alla consapevolezza nell’ebbrezza di una corsa supersonica. Trovò uno spiazzo erboso e lì frenò bruscamente, adagiando Amy al suolo con delicatezza.

    Le tinte infuocate del tramonto dipingevano tutto il cielo sopra di loro. Avevano una sfumatura più rossiccia del solito. Quasi quanto la pelliccia di una lince. In lontananza si potevano scorgere le spire di fumo nero provocate dall’esplosione nel fitto della giungla.

    Amy singhiozzava piano, inginocchiata sull’erba con il capo chino. Sonic avrebbe voluto dirle qualunque cosa per consolarla, ma un fastidioso nodo alla gola gli impediva di produrre qualunque suono.

E che cosa mai avrebbe potuto dire? Quale frase mai avrebbe potuto dare un senso a tutto quello?

    Però qualcosa da dire gli balenò in mente. Non lo aveva programmato, non ci aveva neanche riflettuto. Le parole gli erano saltate fuori di bocca con la forza di un petardo, tanto che non fu difficile capire da dove provenivano, se non dal cervello.

    - Amy, quando tutto questo sarà finito intendo dare un’occasione a noi due - disse, in un tono serio che mai si era sentito addosso - E intendo sul serio questa volta -

    La riccia emise un verso strozzato e smise di piangere. Alzò la testa per guardare Sonic negli occhi… e fu in quel momento che lei capì molto più di quanto non avesse ancora capito lui.



    - Una degna conclusione ad una vicenda completamente assurda -

    Lord Ix contemplava dalla distanza il rogo in fiamme che era divampato nel fitto della giungla. Seth era accanto a lui, più taciturno del solito, ma con una sottile vena di soddisfazione nelle pieghe del viso.

    - Devo farti i miei complimenti per la modalità che hai scelto - continuò l’anziana echidna, ghignando malignamente - Un sistema subdolo, ma efficace. L’inganno è l’arma più micidiale di tutte -

    - Era un problema che avrei dovuto risolvere già da tempo - rivelò lo sciacallo, in tono asciutto, continuando a contemplare la sua opera - Ora non dovrò più preoccuparmene -

    - E’ tua abitudine far saltare in aria tutti i tuoi ex dipendenti? - domandò beffardo Ix.

    - Non l’ho fatto per qualcosa di futile come la vendetta, Ix - replicò lo sciacallo, in tono di rimprovero - Ho semplicemente preso le mie precauzioni. Ne abbiamo già parlato -

    - Giusto. I due misteriosi responsabili del fallimento dell’Evento Argus. Quelli di cui il te stesso del futuro ti ha messo in guardia tramite il Chronos Emerald -

    Nella voce di Ix era palpabile una vena di scetticismo, ma Seth non diede segno di risentimento. Forse non vi fece caso o forse la cosa non lo disturbava.

    - Chi avrebbe mai detto che si sarebbe trattato di Morrison e Necronomica? - continuò, questa volta con maggior convinzione nella veridicità di quelle informazioni.

    Seth lo guardò di sbieco e un impercettibile sorriso enigmatico serpeggiò nel suo volto, come un sottile rivolo d’acqua che bagna il terreno arido. Ix non se ne curò, anche perché sarebbe stato difficile anche solo individuare un solo piccolo mutamento sul viso marmoreo dello sciacallo.

    - Gran parte del futuro da cui è venuto Silver the Hedgehog, insieme al mio messaggio, è stato plasmato dall’intervento di Necronomica. Incredibile, ma vero - spiegò lui, in tono pacato - Il suo secondo folle tentativo di scatenare un’epidemia globale sarebbe andato a buon fine. Le perdite sarebbero state moltissime, prima che qualcuno la fermasse, e questo non avrebbe fatto altro che creare un esercito di martiri per rinsaldare il legame di unità e solidarietà tra mobiani ed esseri umani… cosa che noi non vogliamo -

    - Non c’è nulla che unisca i popoli più di una tragedia di massa - sentenziò, saggiamente, l’echidna.

    - Motivo per cui andava fermata - concluse Seth, stringendo un pugno - L’equilibrio voluto da Argus non può essere messo a repentaglio da sciocche crociate personali. Gli esseri umani saranno spazzati via e i mobiani superiori, quelli selezionati da Argus, quelli dotati di poteri eccezionali, prenderanno il controllo su tutti gli altri -

    - Suppongo, dunque, di doverti fare i complimenti - ribatté Ix, forzatamente gioviale - Hai appena cambiato il corso della storia. Del resto non potevo aspettarmi di meglio dal mio studente più capace -

    Seth, in tutta risposta, esibì un sorrisetto beffardo.

    - Ho semplicemente seguito i tuoi insegnamenti. Gli stessi che dovresti tenere bene a mente… maestro -

    C’era qualcosa nel tono dello sciacallo che fece correre un brivido lungo la schiena di Ix, anche se lui non l’avrebbe mai ammesso. Per la prima volta, in quelli che, al di fuori del tempo e dello spazio, erano ormai secoli, Lord Ix ebbe l’impressione che l’allievo aveva di gran lunga superato il maestro. E aveva l’impressione che non fosse una buona notizia.



    Miles “Tails” Prower era tormentato dall’ansia per il destino di Sonic ed Amy, non ancora tornati dalla loro spedizione in incognito alle calcagna di Geoffrey. Gironzolava su e giù nel salotto di casa sua, con le braccia dietro la schiena, incapace di calmarsi.

    D’un tratto si sentì bussare alla porta e si precipitò, più veloce di un lampo, ad aprire. Contrariamente a quanto aveva pensato, non erano Sonic ed Amy. Era sua sorella Megan.

    - Megan, sei tornata! - esclamò subito lui, innegabilmente felice - Dove sei stata? -

    - Forge si è svegliato - replicò lei, in tono secco e diretto - Ed è disposto a dirci tutta la verità su di noi. Vuoi venire? -

Legacy of Argus: La verità su di noi (Prima parte)

Data di pubblicazione: 20 Dicembre 2017


    La lapide solitaria eretta in memoria di Sheila Foster non veniva mai visitata da anima viva. Quella sera, più buia del solito, fu con estrema sorpresa che il guardiano del cimitero si accorse dell’oggetto che qualcuno aveva lasciato sulla fredda pietra. Avrebbe dovuto accorgersi di chiunque fosse passato da quelle parti, eppure non aveva visto nessuno.

Si era avvicinato a guardare. Era una lunga sciarpa rossa, impregnata di umidità…

   
 
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