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Autore: Calimon    30/11/2017    2 recensioni
Una, due, tre settimane.
Erano passate tre settimane e Alessandro stava ancora pensando alla “ragazza inglese”. [...] Prese il Mac appoggiato accanto a lui sul divano e lo aprì pronto a dare il via alla ricerca, che fortunatamente si dimostrò meno difficile del previsto.
Bastò cercare tra gli amici di Riccardo e il suo nome comparve in poco tempo.
Aprì il suo profilo ed eccola lì.

Un incontro di pochi secondi e un'attesa i quasi un anno. Riuscirà Alessandro a ritrovare la "ragazza inglese" che tanto lo aveva colpito quel pomeriggio di Settembre?
Si dice che le cose belle arrivano a chi sa aspettare, ma l'attesa stavolta ne varrà la pena?
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Alla persona che ha ispirato questa storia,
il mio "ombrello giallo".

L'attesa



Era una calda giornata settembrina e uno splendido sole scaldava l’aria e illuminava la città.
Apparentemente non c’era niente di diverso dalle giornate che l’avevano preceduta in quella settimana: l’estate pareva non voler allentare la sua presa nonostante le giornate avessero già ricominciato ad accorciarsi.
Non che quell’estate fosse stata particolarmente esaltante per Alessandro, e tantomeno lo era stato quel giorno in particolare, passato a lavorare chiuso in un centro commerciale fino a pochi minuti prima, ma l’aria fresca che entrava dal finestrino mentre viaggiava lungo l’autostrada lo aveva messo di un umore, se non buono, quantomeno accettabile
“Un passo alla volta, un giorno alla volta.” si ripeteva come un mantra.
Aveva iniziato a farlo sempre meno spesso, il che non poteva che renderlo sempre un po’ più sollevato della volta precedente.
Il suo umore migliorò ancora quando si rese conto, non con poca sorpresa, che il traffico stava scorrendo velocemente nonostante fosse quasi l’ora di punta.
Si stava avvicinando al centro della città e accanto alla strada scorreva lento il fiume, e sulle sue sponde, lastricate di sampietrini e costeggiate da muretti in pietra, passeggiavano frotte di turisti, armati dell’ultimo modello di macchina fotografica o di smartphone, pronti ad immortalare le bellezze di quella che lui era fiero di poter chiamare “la sua città”.
Una volta parcheggiata la macchina iniziò a percorrere le viuzze meno battute dalle guide turistiche e solamente quando si ritrovò in una delle piazze principali, si rese conto che aveva camminato più velocemente del solito.
Il negozio dove lavorava aveva aperto una nuova sede in quella piazza e buona parte dei suoi colleghi erano stati trasferiti.
Quello era il giorno dell’inaugurazione e Alessandro ne aveva approfittato per andarli a salutare e curiosare nella nuova sede, tuttavia una volta arrivato davanti all’ingresso non riuscì a trovare il coraggio di entrare.

Era certo che, tra le tante persone, dentro avrebbe trovato anche Matteo e inevitabilmente i suoi pensieri tornarono ai mesi precedenti, a tutte le liti, alle insicurezze e al dolore provato quando Jessica se n’era andata.
In cuor suo sapeva benissimo che non avrebbe potuto farci nulla, così come non poteva farne una colpa a Jessica per essersi presa una cotta per Matteo o a lui per contraccambiare quel sentimento, ma restava comunque l’amaro in bocca, la delusione e la rabbia per le situazioni che si erano create.
Se n’era andata da casa, dalla loro casa, lasciando un post-it, niente di più.
Non aveva avuto nemmeno la fortuna di quelle coppie che una volta lasciatesi non si vedono più e perdono i contatti l’uno dell’altra, perché, non solo Jessica era una sua collega, ma anche Matteo lo era, e lui era stato costretto a vederli insieme ogni giorno, finché Matteo non era stato trasferito nella nuova sede.

Un bambino gridò poco lontano da lui e lo distolse dai suoi pensieri.
All’entrata vide Lorenzo, il suo vecchio manager che, gesticolando come suo solito, lo invitò ad entrare.
“Allora Ale, hai visto che figo il nuovo store?”
Si faceva largo tra la gente che affollava il negozio mentre, orgoglioso come un papà che parla di suo figlio, gli mostrava tutto quello che avevano aggiunto e cambiato rispetto a quello precedente.
“Alessandro!” lo chiamò a gran voce Riccardo andando verso di lui per abbracciarlo e battergli un paio di pacche sulle spalle “Che ci fai da queste parti?”
“Sono venuto a vedere come ve la cavate senza di me!” scherzò lui mentre si staccava dall’abbraccio dell’amico.
Lorenzo lo portò in giro per il negozio, gli fece fare anche un giro del magazzino e infine lo condusse nella loro sala relax, il cui tavolo era pieno di vassoi su cui erano disseminate le briciole di quelli che, qualche ora prima, dovevano essere stati ottimi dolcetti.
“Da qui si che c’è una bella vista! Altro che nell’altro negozio!” sentenziò Riccardo tutto fiero.
“Effettivamente…” iniziò Alessandro

Stava per aggiungere qualcos’altro ma la sua attenzione fu catturata da una nuova collega dell’amico che stava entrando nella saletta.
Una ragazza bassina, con un grosso paio di occhiali dalla montatura vintage e i capelli castani a caschetto che si muovevano ad ogni suo passo: doveva essere una delle nuove assunte perché non l’aveva mai vista prima.
“Elena lui è un nostro collega!” disse Riccardo andando verso di lei.
“Hi, i’m Elena, nice to meet you!” esclamò lei prima di stringergli la mano.
Per un attimo Alessandro rimase interdetto e non riuscì a capire come mai si fosse rivolta a lui in inglese. Avrebbe voluto chiederglielo ma fu chiamato da altri ex colleghi che lo salutarono felici di vederlo e perse di vista la ragazza con gli occhiali. 

Non l’avrebbe più vista per un intero anno.
 

***

 

Una, due, tre settimane.

Erano passate tre settimane e Alessandro stava ancora pensando alla “ragazza inglese”.
Ricordava perfettamente i suoi occhi verdi, messi ingiustamente in secondo piano dagli occhiali, e il tono allegro e squillante della sua voce quando si era presentata.
Aveva scoperto, grazie a Riccardo, che Elena non era affatto inglese, ma nei giorni precedenti all’apertura avevano collaborato con diversi colleghi delle altre sedi provenienti da tutto il mondo e probabilmente lei aveva pensato che lui fosse uno di loro.

“Che dici Lilly, la cerco su Facebook?” chiese rivolto alla sua Golden Retriever, che in risposta si limitò a fissarlo e a posare il muso sulla sua gamba.
Lo volle prendere come un “sì”. Prese il Mac appoggiato accanto a lui sul divano e lo aprì pronto a dare il via alla ricerca, che fortunatamente si dimostrò meno difficile del previsto.
Bastò cercare tra gli amici di Riccardo e il suo nome comparve in poco tempo.
Aprì il suo profilo ed eccola lì: Elena che sorrideva in una foto in bianco e nero, Elena al mare, Elena abbracciata ad una sua amica, Elena che faceva facce buffe…rimase un minuto buono a guardare le sue foto, colpito da quegli occhi verdi.
Non riuscì a non chiedersi come sarebbe stato uscire con lei, chiacchierarci e conoscerla.

Ma lui si sentiva pronto per conoscere qualcuna? Non seppe rispondersi.
Certo, era uscito per un po’ con una ragazza ma entrambi sapevano che non era nulla di serio e che non sarebbe durata a lungo.
Forse era proprio quello il motivo che lo aveva convinto a buttarsi, sapere che non ci sarebbe stata nessuna possibilità di legarsi e di soffrire di nuovo.
Eppure, mentre guardava le sue foto, si rese conto che c’era qualcosa in quella ragazza bassina e con gli occhiali che lo spingeva a desiderare di provare a passare del tempo con lei, anche se non riusciva a spiegarsi il perché.

Cliccò sulla sezione “informazioni” del suo profilo e capì che non aveva senso farsi così tanti pensieri su di lei: era fidanzata.
“Tipico” borbottò
Chiuse il Mac e se ne andò a dormire.

 

***

 

Era una fredda sera di Gennaio, resa ancora più ostile dal vento che soffiava imperterrito su tutta la città.
Nonostante fossero quasi le sette di sera il centro era comunque gremito di persone, probabilmente indaffarate nel frenetico cambio dei regali di Natale che non erano stati di loro gradimento, e il negozio in cui si trovava Alessandro non era da meno.

Era andato a trovare i suoi vecchi colleghi, cosa che, dall’apertura della nuova sede, faceva abbastanza spesso: la scusa ufficiale che ripeteva agli altri e a sé stesso era che gli faceva piacere vedere i suoi amici.
Tuttavia appena varcò l’entrata del negozio la prima cosa che fece non fu cercare i suoi vecchi colleghi ma guardarsi velocemente intorno alla ricerca di Elena, ma non riuscì a trovarla, così come era successo tutte le altre volte.
Accanto ad uno dei tavoli dove erano esposti i prodotti vide Mattia, un amico che, appena congedò il cliente con il quale stava parlando, andò verso di lui per salutarlo.
“Vedo che hai portato anche Lilly!” esclamò piegandosi per accarezzarla
“Passavamo di qui per una passeggiata ed ho pensato di passare a farvi un saluto!” rispose allegramente, continuando a lanciare occhiate fugaci al negozio nella speranza, ormai vana, di vederla.

Aveva cominciato a pensare che Elena non lavorasse più lì dal momento che, eccetto il giorno dell’apertura in cui le aveva parlato per una manciata di secondi, non l’aveva più vista.
Avrebbe voluto chiedere ai suoi amici, ma sapeva che questo avrebbe portato ad una serie di domande a cui non era pronto a rispondere.

“Come sta andando da voi? Qui si comincia ad avere ora un po’ di respiro dopo la frenesia del Natale…” raccontò Mattia indicando con un cenno del capo i gruppetti di persone che riempivano il negozio.
Alcuni stavano acquistando, altri stavano curiosando tra i vari tavoli e altri ancora gironzolavano senza una meta precisa, cercando chiaramente un riparo dal freddo di quella serata.
“Anche da noi c’è sempre un sacco di gente, ma non è poi così male. Almeno le giornate passano i fretta!”

Impegnato a chiacchierare, quasi non si rese conto che qualcuno si era avvicinato per accarezzare Lilly, fin quando quest’ultima non iniziò ad agitarsi strattonando il guinzaglio.
Abbassò lo sguardo per controllare la sua amata Golden e per un attimo non riuscì a crederci…era lei! La ragazza che stava accarezzando Lilly era Elena!
Di solito detestava chi cominciava a toccare la sua cagnolina senza nemmeno avergli chiesto il permesso, lo trovava una mancanza di rispetto e una sorta di invasione della sua privacy, ma a lei non disse nulla, anzi, gli fece piacere scoprire in quel modo che anche a lei piacevano i cani.
Si rese conto che la stava fissando ma non riusciva ancora a capacitarsi di vederla di nuovo dopo più di un anno, e allo stesso tempo si rese conto che il suo cervello non riusciva a formulare una frase decente da dirle, qualcosa che lo aiutasse ad attaccare bottone con lei.
Ci pensò Lilly a rompere il ghiaccio, mettendosi su due zampe per farle le feste e rischiando di travolgerla.
“Caspita, è alta quasi quanto me!” esclamò Elena ridendo
“Anche quasi quanto me!” rispose ricambiando il sorriso 

Guardò Mattia, che nel frattempo era andato avanti in un discorso che lui non aveva minimamente seguito, e sperò che gliela presentasse, che dicesse qualcosa per trattenerla qualche secondo in più, ma non lo fece.

Veloce come era arrivata Elena si allontanò e pochi secondi dopo venne fermata da un cliente che iniziò a farle domande, e lui si ritrovò a maledire la sua timidezza.

 

***

 

Alessandro dopo tanto tempo aveva capito una cosa: le cose belle arrivano a chi sa aspettare. Davvero.

Aveva dovuto aspettare un anno per rivedere Elena dopo il primo incontro.
Aveva dovuto aspettare un mese buono dopo averla vista la seconda volta per scoprire da Riccardo che, nel frattempo, si era lasciata dal suo fidanzato storico e aveva dovuto aspettare anche la risposta dell’amico al messaggio in cui gli chiedeva una mano per conoscerla.
Le aveva chiesto l’amicizia su Facebook e aveva sperato che lei la accettasse e quando lei lo aveva fatto le aveva scritto un messaggio e, ancora una volta, aveva aspettato trepidante una sua risposta.
Avevano iniziato a parlare e si erano scambiati messaggi fino a notte fonda e, in un impeto di coraggio che mai avrebbe pensato di avere, Alessandro le propose di passare a trovarla il giorno seguente a lavoro, così da conoscersi davvero.

Quello fu il loro primo incontro concordato.
Fu un incontro fugace perché lei stava finendo il turno e poi doveva scappare per un impegno e lui, ancora una volta, non trovò il coraggio di trattenerla, dandosi dello sciocco quando lei era corsa fuori dalla porta del negozio, veloce come sempre.
Quando la sera stessa lei gli aveva scritto per scusarsi di essere scappata velocemente, Alessandro non aveva potuto fare a meno di pensare che voleva davvero conoscerla.
Ripresero a scambiarsi messaggi, sempre più frequenti e sempre più personali, e più le parlava, seppur digitalmente, e più aveva la sensazione di starsi prendendo una bella cotta per lei.

Ma di nuovo c’era stata un’attesa da scontare: la vacanza di Elena a Berlino con una sua amica: quattro giorni in cui si erano scritti ogni volta che lei aveva possibilità di connettersi, e di nuovo chiacchiere su chiacchiere.

Il 18 Febbraio l’aveva aspettata davanti al Duomo della città, dove si erano dati il loro primo appuntamento, e di nuovo aveva aspettato la fine della serata, quando l’aveva accompagnata a casa, per baciarla, nonostante avesse avuto voglia di farlo da quando lei era arrivata.
Quel bacio, che bacio! Atteso, desiderato, dolce e carico di passione.

Aveva scoperto che Elena era uscita da una relazione finita male e non aveva potuto certo biasimarla quando gli aveva detto di volerci andare piano. Sapeva benissimo cosa volesse dire doversi leccare le ferite e riprendere a camminare sulle proprie gambe dopo una brutta separazione.
Così aveva aspettato di nuovo, questa volta che le paure di lei di legarsi a qualcuno si dissipassero, ma non se ne pentì mai, nemmeno per un secondo, perché quando successe fu l’inizio di qualcosa di meraviglioso.

In quel momento, davanti all’altare, capì che sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe dovuto aspettarla.
Quando la vide arrivare, con un bellissimo abito bianco, capì che l’avrebbe aspettata volentieri per sempre.

   
 
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