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Autore: Elizabethlc91    30/11/2017    0 recensioni
Josephine Evans; ragazza con gli occhi azzurri, alta 1,75 cm, capelli castani. È una ragazza che ha avuto tutto nella vita: una bella famiglia, una bella casa e persone che la amano davvero.
Quando ha soli 16 anni i suoi genitori benestanti, decidono di mandarla in una scuola privata a Milano. La stessa scuola che ha frequentato suo padre. Sperano di darle il futuro che merita, dato che è una ragazza molto intelligente e dedita allo studio. Lei spera di diventare un medico, perché ha perso sua nonna, alla quale era molto legata, quando era molto piccola a causa di una malattia. Da allora sogna di poter fare qualcosa per migliorare la medicina.
Adesso ha 19 anni e decide di iscriversi all'università.
Lei ha avuto il suo primo amore, nella città in cui è cresciuta fino ai 16 anni, ma purtroppo le cose non sono andate come sperava. Il suo cuore però ha continuato a battere in tutti questi anni per lui, Nate Wilson.
Quando però i suoi occhi incontrano un altro sguardo, quello di Jason smith, è subito colpo di fulmine. Quando sarà costretta a tornare nella sua città natale, si ritroverà una realtà che non poteva minimamente immaginare.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Mi suona come ogni giorno la sveglia personalizzata. Apro gli occhi e mi sta scoppiando la testa. C'è buio dato che sono solo le cinque. Cerco di ricordare come sono arrivata a casa, ma niente ho un vuoto, e non riesco a ricordare le ultime ore. È ora di alzarmi, per fare ciò che faccio ogni mattina, ovvero studiare. La mattina ho la mente libera, per questo sono più propensa nel farlo. Così, cerco di alzarmi dal letto, e tasto l'altra parte del letto per darmi la spinta che necessito per lasciare il mio cuscino. Ma non appena lo faccio, sento che c'è qualcosa di strano: non sono sola. Sobbalzo, rischiando di cadere dal letto. <>, urlo con tutte le mie forze, come fossi una pazza. <> dice una voce maschile, impastata dal sonno, che però, non ho mai sentito. La camera è oscurata, non riesco a vedere niente e sento il mio corpo preso da spasmi. Dove mi trovo? Ad un certo punto, però, le luci del sole filtrano dalla finestra, a causa del fatto che il ragazzo sconosciuto ha appena aperto la finestra, mostrandosi in tutta la sua bellezza, dato che è solo in boxer. Oddio, cosa ho fatto? <>gli urlo contro. Sento la sua risata sommessa, rimbombare nella stanza. Mette una mano nello stomaco, come se volesse trattenere la risa. <>. Il ragazzo fa un sorrisetto laterale, avvicinandosi a me. Io, come per istinto, indietreggio. <> ride a crepa pelle, senza riuscire a fermarsi. Mi guardo in giro, accorgendomi che ha ragione: questa non è la mia stanza. Poi dice: <>. Va verso il telefono posizionato nel comodino, e lo prende per le mani. Io lo trucido con lo sguardo, andando verso di lui per togliere il telefono e impedirglielo. Lui, però, si divincola all'ultimo minuto e sposta il corpo, facendomi finire in pieno nel suo petto marmoreo. Il mio cuore aumenta i battiti per quell'improvviso contatto, sento il mio corpo che comincia a sudare, anche se è estate, non sentivo così caldo fino a qualche minuto fa. I miei occhi, si alzano nei suoi, che vedo che continua a divertirsi come se per lui fosse tutto un gioco. <>, dico perentoria. Non voglio di certo finire in carcere, per essere entrata in un appartamento di uno sconosciuto. "E che sconosciuto". Mi ricorda la mia coscienza, che di solito non ha niente da obiettare nei miei comportamenti. Comincio a camminare come una forsennata, avanti e indietro, sentendo il mio respiro divenire corto. Poi, mi fermo di botto e lo guardo, accorgendomi che lui è sempre nella stessa posizione, senza che nulla lo scalfisca. Ha le mani conserte, e mi guarda in continuazione senza distogliere lo sguardo. <>, dice ancora, facendo un ghigno. Le mie narici si dilatano, mi innervosisco e stringo i pugni. <>, sbotto. Solo lui può darmi la risposta alle mie domande, perché ho la mente completamente offuscata. Lui mi osserva sbraitare senza dire nulla, anzi ride sotto il naso. A quel punto, mi avvicino a lui a passo spedito. Metto le mani nei fianchi, guardandolo per cercare di capire cosa gli passa per la mente. Ma non appena sono tanto vicina a lui, mi accorgo che ha una stampa di rossetto nella guancia. Il mio cuore si ferma per un attimo, e se noi avessimo fatto sesso? No, non può essere, non ci voglio pensare. <>, Domando, sentendo la mia voce che si incrina ogni secondo di più, per la paura di essere andata a letto con il primo sconosciuto. Indico il rossetto sulla faccia con l'indice, vedendo che continua a tremare. << cioè noi due>>, indico prima me e poi lui, sospirando e avendo paura della risposta. <> la mia voce continua a tentennare, strizzo gli occhi e guardo il pavimento, poi li riporto nei suoi. Quegli occhi di ghiaccio, che mi provocano sensazioni a me sconosciute. E più lo guardò, più flashback mi percorrono la testa. Il suo viso è lì, ma subito dopo viene sostituito da quello del ragazzo con gli occhi verde scuri che non facevano altro che incutermi timore. Però, se guardo lui, ricordo che è stato gentile con me. Si è avvicinato quando avevo paura, questo lo ricordo. Il problema è che non ricordo altro... Eppure è strano tutto ciò, perché io non ho bevuto alcool. Non riesco a capire perché non ricordo nulla, che mi abbia drogata? Lo fulmino con gli occhi e lui continua a guardarmi con i suoi grandi occhi di ghiaccio. <>. Lo comincio ad accusare, perché non trovo altra soluzione a tutto questo. Lui, però, ha una reazione che non mi aspetto: comincia a ridere, mettendo la mano nella sua pancia. Non la smette più e io continuo a stare li ripercorrendo la serata di ieri sera, cercando in qualche parte del mio cervello la motivazione a tutto questo e, innervosendomi per la sua continua risa insopportabile. <>, fa un sorrisetto laterale. Poi aggiunge: <>, chiude le labbra in una fessura, cominciando a scuotere la testa e l'indice. <<..le cose non sono andate così. Tu eri consensiente e io mi sono solo divertito un po'>>, ridacchia senza sosta, prendendosi gioco di me. Il problema è che invece di soffermarmi nelle sue domande, comincio a guardare i lineamenti del suo viso, soffermandomi nella sua risata che mi fa salire un forte dolore nello stomaco per quanto è bella. Ma che sto facendo? Lo sto guardando, mentre si prende gioco di me? La devo smettere devo tornare in me. Le sue parole hanno solo un senso: ho perso la verginità, con uno che nemmeno conosco. Subito mi passa per la mente Nate, il ragazzo che continuo ad amare e, che ho aspettato così tanto per poter essere sua per la prima volta, nonostante non abbia nessun diritto perché per quanto mi riguarda potrebbe anche stare con un'altra. Al solo pensiero, le lacrime percorrono le mie gote indisturbate. Non riesco a fermarle, vedendo il ragazzo appannato di fronte a me, e sentendo il sapore salato delle mie lacrime sulla mia bocca. <>, dice preoccupato, posando le sue mani sul mio viso. Sento il suo respiro nel mio viso, mentre lo vedo avvicinarsi a me, fin troppo. I miei occhi si perdono nei suoi, avvertendo il mio cuore galoppare ad un livello frenetico dietro la gabbia toracica. <> solo dopo qualche secondo, mi accorgo di quello che ha appena detto. <>Chiedo titubante, con una voce sommessa, mordendomi il labbro inferiore. <>, annuisce, facendomi un piccolo sorriso. <>, mi informa, mostrandomi la sua sincerità. Il suo viso si è addolcito e io lo guardo negli occhi, non riuscendo a toglierli dai suoi. Come se se ne fosse impadronito. <> È chiaro che siamo stati insieme, sennò per quale motivo sarei in camera sua. Mi guarda profondamente negli occhi e ancora una volta mi ci perdo dentro, senza riuscire a controllarmi. <>, mi sussurra, soffiando nel mio viso, con le labbra dischiuse. <> Sospira e aggiunge: <>, mi guarda negli occhi e io lo guardo per cercare di capire se quello che mi sta dicendo è la verità. Sembra sincero, ma come lo spiega il rossetto rosso che ha sulla guancia? <<È questo?>>, gli chiedo, indicandogli la stampa di rossetto che ha sulla guancia. <>, comincia a ridere senza finire più. Mi imbarazzo, non posso credere di averlo chiamato Nate. <<È il tuo ragazzo questo Nate?>>, mi chiede. <>, dico stizzita, mettendo le mani nei fianchi. Non è che gli voglio rispondere in malo modo, ma sentir pronunciare quel nome, mi innervosisce. <>, alza le mani in segno di difesa. <>, cambio discorso. Lui, a quel punto, si limita ad annuire. <>, si offre gentilmente. <> indica la porta dall'altra parte della stanza, con la mano. <> Esco da quella casa senza voltarmi indietro, ma sentendo un grande vuoto dentro. Vado a prendere un autobus e, dopo qualche minuto, arrivo a casa. Nel frattempo che apro la porta, mi arriva un messaggio. Da Valery: -scusa per ieri sera Joey. Sono stata una stronza ad andarmene senza dire niente. 😭 È Valery. Se pensa che la perdonerò dopo il modo in cui si è comportata ieri sera si sbaglia. Se non ci fosse stato quello sconosciuto, non so dove sarei ora. A proposito dello sconosciuto, non so neanche il suo nome. Be, in effetti cosa mi serve saperlo, l'ho pure chiamato Nate. Rido all'idea. Dopo un po' mi arriva un altro messaggio. Da Valery: -dai Joey. Visualizzi e non rispondi? Ti sto chiedendo scusa. A quel punto, decido di rispondere. Da me a Valery: -Valery l'hai fatta grossa. Non voglio più vederti. A quel messaggio non risponde più e io decido di studiare. Almeno quando studio sono sicura che non mi succede qualcosa. Ogni volta che mi faccio convincere a fare qualcosa fuori programma, c'è sempre un motivo per pentirmene. Apro il libro e comincio a studiare, ma vengo interrotta quasi subito dal campanello della porta. Sbuffo e mi alzo. <>, Domando, una volta arrivata alla porta d'ingresso. <>, dice dietro la porta. Sbuffo ancora una volta, però decido di aprirle. Non me la sento di lasciarla sola. <>, le urlo, non appena apro la porta. Sono davvero troppo arrabbiata con lei. Lei mi guarda con un espressione sinceramente dispiaciuta, mettendo le mani nei fianchi e abbassando di poco la testa. <>. Sbuffo e la faccio entrare. La guardo storto, mentre si dirige nella mia cucina. Poi si gira verso di me e con un sorriso sfacciato sulla faccia, dice: <> "È l'una Valery. Non si fa colazione a quest'ora>>, ribatto secca, ancora stizzita con lei. Lei fa finta che non sia successo niente. <>. Le lancio uno sguardo truce. <> la fulmino con lo sguardo, ancora. <>, abbassa la testa imbarazzata. <>, sbraito. <>, Ride come se non sapesse neanche il significato della parola. <<È ancora peggio. Va bene se mi lasci per il tuo fidanzato e neanche, ma mi lasci la con quello stupratore, per un signor nessuno?>> Le chiedo arrabbiata, facendole capire la mia frustrazione. <>, risponde secca, riprende fiato e dice: <>, Sgrana gli occhi. Già lei non sa come sono andate le cose. Annuisco, sospirando rumorosamente. <>I suoi occhi diventano lucidi e la sua faccia rossa dalla vergogna. Faccio cenno di no con la testa e dico: <>. Tira un sospiro di sollievo, abbassando gli occhi perché si vergogna anche a guardarmi. <> <>, rispondo secca alla sua affermazione. Ma lei sorride e dice: <>Mette le mani giunte, come fai quando stai pregando, e fa il labbruccio. Sbuffo e dico: <> ma dopo le punto il dito contro. <> <>La guardo male, poi mi guarda strano il collo. <>, Chiedo con un po' di paura. <> sospira, poi dice: <>Impallidisco di colpo, cominciando a toccarmi il collo come una pazza. <>, urlo e le lacrime mi scendono dagli occhi per la disperazione. <>, mi dice per rassicurarmi. In quel momento mi viene in mente che non ho dormito li.
   
 
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