Si erano
rintanati in un bar anonimo, lontani dalla bolgia umana che prendeva
d’assalto
i negozi per gli ultimi acquisti natalizi. Avevano ordinato due
cappuccini,
rimasti intonsi, per non attirare l’attenzione. Una coppia di
uomini soli dava
comunque adito a chiacchiere, sospetti. Non c’era speranza
per loro. Fu Jongin,
da sempre il più coraggioso, a rompere il silenzio.
“La
costellazione dell’Orsa è particolarmente nitida,
stasera” commentò quasi
distrattamente. “Ricordi ancora?”
domandò poi, dopo una pausa meditabonda. La
sua voce era sottile come nebbia.
“Ricordo il tuo letto. Ricordo il nostro amore”
rispose Sehun, con lo strazio
nel suo cuore ammaccato.
Il silenzio
che seguì pesava a entrambi; il passato molto di
più.
Non vorrei
ritrovarmi a scrivere uno spiegone più
lungo della storia in sé, ma del resto è
difficile essere esaustivi in cento
parole scarse. Poiché non ho in mente un background ben
preciso per questa AU,
buttata giù come word vomit, è inutile che vi
fornisca spiegazioni sul perché e
come Jongin e Sehun si ritrovino a conversare confusamente di un amore
lontano
e del firmamento. Lascerò che a parlare per me siano alcune
suggestioni, sotto
forma di citazioni tratte da uno dei miei libri preferiti in assoluto: Chiamami col tuo nome di André
Aciman.
“Questa
cosa, che quasi non fu mai, ancora ci tenta.”
“Vent’anni
sono ieri, e ieri è stamattina presto, e stamattina sembra
lontana anni luce.”
“Nelle
settimane in cui ci eravamo ritrovati insieme […] le nostre
vite si erano
appena toccate, eppure eravamo approdati sulla riva opposta, dove il
tempo si
ferma e il cielo si congiunge con la terra e ci dà la nostra
razione di ciò che
ci appartiene per diritto divino fin dalla nascita. Facevamo finta di
niente.
Parlavamo di tutto fuorché di quello. Ma l’abbiamo
sempre saputo […]. Avevamo
trovato le stelle, tu ed io. E questo capita una volta sola nella
vita.”
Che magone.
Comunque, in caso non dovessi pubblicare altre ficcyne prima di
gennaio, buone
feste a tutti!
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