Ringrazio anche solo chi legge.
Il primo incontro tra Vegeta e Veg
Vegeta assottigliò le
labbra e guardò il bambino seduto sul
tavolo che lo fissava.
“Tarble non ha avuto un
figlio, mi ha fotocopiato” borbottò.
Si voltò e vide che anche Vegus lo fissava.
< Almeno lui ha degli intensi
occhi azzurri a sancire la
sua diversità con me, ma sinceramente…. Quanto
sono inquietanti questi mocciosi
che mi fissano? > si chiese.
Si voltò nuovamente verso
Veg.
< Ha anche il mio sguardo, i
miei occhi > rifletté.
“Che vuoi?” gli
chiese, indurendo lo sguardo.
Veg scoppiò a ridere, si
dimenò e cadde all’indietro.
“Mi piaci, fai ridere
fratellino” disse Vegus, annuendo.
“Siete come vostra madre,
due birbanti” borbottò Vegeta,
prendendo Veg tra le braccia. Lo guardò diritto negli occhi.
“Pa…pà…”
disse Veg.
“La sua prima parola! Vado
a chiamare la mamma!” gridò
Vegus, correndo via.
Vegeta impallidì sgranando
gli occhi.
“I-io non sono il tuo
papà… ne ho prove certe, anche se dal
tuo aspetto non si direbbe” esalò.
Veg ridacchiò, aveva la
bocca sdentata. Un rivolo di saliva
gli scivolò dalle labbra e Vegeta lo pulì con un
fazzoletto.
“Aspetta. Non è
che lo sai e mi stai solo prendendo in
giro?” chiese.
“Papà”
disse nuovamente Veg. Sporse il labbro e batté le
palpebre, corrugò la fronte e i suoi occhi divennero liquidi.
< Umh.
Sembra
depresso dal fatto che non gli do soddisfazione >
rifletté Vegeta.
“Chi è il bello
di zio? Chi è?” chiese. Con la mano con cui
teneva il fazzoletto, gli solleticò delicatamente la pancia.
Veg scoppiò a ridere,
scalciando.
“Papà!
Papà! Papà” ripeté.
“Zio. Mocciosetto, sono tuo
zio” gemette Vegeta.
< Mi sembra di essere tornato
a quando Bra era neonata.
Pannolini, biberon continui, notti insonni e mocciosi irriverenti.
Trunks era molto più
tranquillo > rifletté.
“Mamma, mamma,
vieni!” risuonò la voce di Vegus sempre
più
vicino. Il bambino stava trascinando la madre per una mano.
Vegeta raggiunse Reghina e gli mise
il bambino tra le
braccia.
“Cosa
c’è? Sei già stanco e vuoi andarti ad
allenare?”
chiese la donna.
“Fagli vedere Tarble, per
l’amor del cielo” esalò Vegeta.
“L’ho fatto. Oggi
mentre teneva il piccolo in braccio, Veg
lo ha raggiunto con un calcio, una testata e ha imparato a volare. Mio
marito è
ancora in infermeria” rispose Reghina.
Vegeta si nascose il viso tra le mani
e sospirò
pesantemente, dimenando la coda di peluria castana.
“Quel bambino ha tutta la
malignità della madre” gemette.
“Fratellino è
meraviglioso, non è mati… mari… quella
cosa
lì!” si lamentò Vegus.
Reghina ghignò.
“Attento. O sarà
mio figlio e non Kakaroth il prossimo che
ti supererà” lo sfidò.
Vegeta si massaggiò il
collo.
“Qualcosa mi dice che quel
moccioso sarà la mia rovina” si
lamentò. Raggiunse la finestra e l’aprì.
Veg tornò a fissarlo,
alzò la manina e l’aprì e chiuse un
paio di volte.
“Tao,
papà tio”
salutò.
Vegeta nascose un sorriso.
“Lo sapevo che avevi capito
tutto e mi stavi solo prendendo
in giro. Tsk, forse mi somigli
davvero, nipote pestifero” sussurrò, spiccando il
volo. Levitò fuori dalla finestra
e si allontanò.