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Autore: Allison_McLean    02/12/2017    0 recensioni
Allison McLean è una ragazza tormentata da mille demoni di cui non riesce a liberarsi, ma quando arriva al penitenziario minorile di Alkalie Lake, la sua vita cambia completamente. Qui troverà la sua strada accompagnata dai suoi stessi demoni e da una luce che scoprirà solo dopo molto tempo.
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«Intravide le sue spalle nude spuntare dalle coperte, le braccia cacciate sotto il cuscino e i corti capelli sparsi sulla federa, che le diedero l'idea di un bambino troppo cresciuto. Purtroppo, l'unico disponibile era quel Grande Lupo Cattivo con cui era costretta a condividere lo spazio vitale, un fantasma con cui non parlava mai, con cui faceva fatica a scambiare qualche casuale occhiata. Era sempre e comunque meglio di nulla : le ricordava una specie di Tate Langdon, solo più distante ed enigmatico. Nei suoi silenzi e nella sua distanza, però, trovava conforto, anche se non ne conosceva il perchè. Rimase così, a pensare a lui, non accorgendosi di quanto intensamente di stessero guardando.» dal capitolo 1
AVVERTENZA : la storia è originale, solo alcuni dei personaggi sono tratti da A Tutto Reality, gli altri sono di mia completa invenzione
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris McLean, Duncan, Nuovo Personaggio, Scott, Trent
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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BROKEN PIECES - Part 7
 
Agosto
Anche l'estate stava lentamente giungendo al termine, portandosi via il caldo, le giornate lunghe e l'estate stessa. Inesorabile, si stava avvicinando l'autunno, che avrebbe portato il freddo e i colori sgargianti e sarebbe finalmente passato un anno ad Alkalie Lake.
Era ormai arrivato quel mese, il mese della sua sorellina, dopo un'estate lunga e piena di cambiamenti nella sua vita del penitenziario. Aveva trovato un modo per guardare avanti grazie agli allenamenti, gli incontri e soprattutto Duncan, ma ora era il momento di gettare uno sguardo al passato.
Trent l'aveva telefonata alla fine di luglio e l'aveva visitata quello stesso fine settimana; le aveva comunicato che lui e Gwen erano finalmente andati a convivere, che lei sarebbe andata all'università e che lui l'avrebbe seguita. Aveva scelto la facoltà di biologia, voleva specializzarsi in biochimica, mentre la sua splendida ragazza aveva optato per la facoltà artistica. Era così orgogliosa di suo fratello ed era stata così dannatamente felice di rivederlo ed abbracciarlo. Era stata dura senza di lui, malgrado la presenza di Duncan. Un fratello restava pur sempre un fratello e non avrebbe potuto desiderarne uno migliore di Trent.
In ogni caso, la sua visita le aveva rimandato il pensiero a Valery. Come stava? Come avrebbe festeggiato il compleanno quell'anno? Come andava con Viktor? Domande a cui non aveva risposta, ma che sentiva l'avrebbero ricevuta presto. 
Era un giorno normalissimo tra le mura di Alkalie Lake, al comune orario della colazione, nella comune mensa. Allison se ne stava seduta al comune tavolino in compagnia di Duncan in un calmo e rilassato silenzio, a fissare il suo piatto e di quando in quando i suoi compagni o il ragazzo. Pensava a come avessero legato in così poco tempo; si parlavano ancora poco, facevano quasi fatica a stare troppo attccati, ma ora erano in qualche modo più uniti, più vicini emotivamente. Si sostenevano a vicenda, a distanza, ognuno c'era per l'altro. Era quasi incredibile come si fossero ritrovati insieme in quei pochi mesi, eppure erano lì, Allison e Duncan e Duncan e Allison.
-" Posta! "
La voce del secondino irruppe potente nella mensa, attirando l'attenzione di tutti; sia Allison che Duncan alzarono per un momento lo sguardo, poi tornarono a mangiare. Ascoltarono distrattamente i nomi dei ragazzi che venivano chiamati uno ad uno, senza davvero ricordarli, sapevano che per loro non ci sarebbe stata posta, finchè un nome non li colpì.
-" Laughton! "
Duncan scattò; i suoi occhi acqua marina saettarono verso il secondino, ma incrociarono quelli verdi di Pel Di Carota, con i suoi orribili capelli arancioni e la sua aria da sbruffone. Maledetto, quante botte avrebbe voluto dargli...
-" Ma non era uscito quello stronzo? "
La voce della ragazzina lo fece svegliare; anche lei lo fissava con apatico astio, eppure con un retrogusto di timore. Non era difficile notarlo, dal momento che, anche contro la sua volontà, era una ragazza incredibilmente espressiva.
-" No, l'avevano solo trasferito. A quanto pare, era troppo per l'altro riformatorio. "
Allison annuì e cercò di concentrarsi di nuovo sul suo piatto, ma notò immediatamente che la sua mano aveva cominciato a tremare leggermente. La sua rabbia aumentò, aumentò così tanto che temette che il petto gli esplodesse, ma riuscì ad ingoiarla. Non sopportava che la sua tigre temesse qualcuno, soprattutto qualcuno come Scott Laughton.
-" Hey. Non hai nulla di cui aver paura, okay? "
Gli rivolse un triste sorriso, poi tornò a mangiare. Cosa voleva dire con quel sorriso?
-" McLean! "
Al suono del suo nome, Allison ebbe un sussulto. Si alzò e andò a grandi falcate dal secondino, guardandolo perplessa; prese la lettera senza nemmeno guardarla, con il cuore che le martellava furibondo nel petto, ringraziò l'uomo e se ne tornò al suo posto quasi come se nulla fosse accaduto, come se fosse stato un sogno. Spostò il vassoio e si mise a fissare la busta, soltanto la parte del destinatario : Penitenziario minorile di Alkalie Lake, alla detenuta Allison McLean. Era stato battuto a macchina, ma conosceva perfettamente il mittente di quella lettera. Quando la girò, vedendo quel nome, il suo cuore perse un battito comunque. Non si sarebbe mai più abituata a rivedere il suo nome, a sapere che qualcosa conteneva un pezzo di lei.
-" Che succede? "
Il tono preoccupato di Duncan la distolse per un attimo dai pensieri che le ottenebravano la mente, ma non del tutto. 
-" Nulla, non ti preoccupare. "
-" Di chi è? "
Si sistemò nervosamente sulla sedia, respirando profodamente e tenendo con la massima cura la busta rosa pallido che conteneva una lettera a quanto pareva relativamente lunga. Non sapeva perchè, ma aveva la netta sensazione che ci fosse scritto qualcosa che non le sarebbe piaciuto. Gesù, che diamine era successo? 
-" Mia sorella. "
Duncan non conosceva molto a proposito di questa fantomatica sorella di Allison; si era fatta sfuggire solo il suo nome, Valery, e che non erano proprio sorelle di sangue, bensì di vita, il che gli faceva pensare che fossero molto, molto legate. Per il resto, la ragazza si era rifiutata di dire altro e lui non aveva insistito : se ne voleva parlare, lui era pronto ad ascoltarla, altrimenti non erano affari suoi. 
-" Probabilmente sarà qualcosa che non mi andrà giù. "
-" Come mai dici così? "
Allison gli sorrise in modo amaro, facendogli comprendere tutto il suo profondo disagio e la sua preoccupazione. 
-" 'Niente nuove, buone nuove'. Ho sempre preso questo detto molto sul serio. "
 
Per tutto il giorno, rimase con la testa tra le nuvole; non ce la faceva a concentrarsi sul suo lavoro, continuava a pensare a cosa avesse potuto succedere perchè Valery le scrivesse una lettera. Voleva saperlo, eppure il solo pensiero di aprire quella busta la terrorizzava.
Il suo lavoro era cambiato nuovamente ed era la prima volta in assoluto che veniva assegnata ad un compito del genere : durante i lavori all'esterno dei ragazzi, come disboscare per procurare legna per il penitenziario e le cittadine vicine, Allison aveva il compito di ristorarli minimamente, portando dell'acqua e due o tre asciugamani con cui pulirsi dal sudore. Era un compito orribile, sfiancante e stressante, soprattutto per una germofoba come lei, ma non tanto quanto quello dei suoi compagni. Li vedeva sgobbare sotto il sole, anche se non era più cocente come i due mesi precedenti, e non osava pensare a ciò che avevano passato in quel periodo; lei stessa, soltanto a camminare avanti e indietro, si sentiva sogliere nella leggera camicia di cotone arancione. Dovevano essere davvero forti per non morire disidratati o per un colpo di caldo, bastava guardare Duncan; sembrava instancabile e lui e la sua ascia sembravano una cosa sola. L'aveva osservato per pochi secondi, ammirando la sua quasi perfezione, poi aveva dovuto svegliarsi e correre da uno dei suoi compagni. Non sapeva perchè, ma aveva la netta sensazione che dietro a quel nuovo ed insolito lavoro ci fosse lo zampino del Grande Capo Harrison.
I secondini stavano a perlustrare il perimetro con i fucili spianati, immobili ed impassibili come robot, mentre i ragazzi lavoravano e lavoravano. Provava seriamente dispiacere per loro, soprattutto nel ricordare che avevano la sua età.
Il turno finì dopo tre ore davvero estenuanti passate sotto il sole di fine estate; i detenuti raccattarono le camicie abbandonate e consegnarono le accette e i vari attrezzi al secondino supervisore, per poi riordinarsi in fila per due e tornare al riformatorio con la lunga marcia.
Fu Duncan a trovarla e ad affiancarsi silenziosamente a lei, mentre teneva la testa bassa e gli occhi incollati ai suoi piedi, i pensieri completamente altrove. 
-" Hey. "
Allison sembrò svegliarsi da un sonno poco profondo; alzò lo sguardo verso di lui, vedendo un gioioso sorriso in controluce e ricambiando con affetto. Si accorse senza troppa difficoltà che era a petto nudo, la camicia tenuta a penzoloni su una spalla; la sua pelle luccicava di sudore e perfino i suoi capelli, che tirò indietro con una mano. Avrebbe potuto sembrare disgustoso, eppure su di lui era incredibilmente attraente. Si chiese quante ragazze aveva ammaliato in quel modo prima di Alkalie Lake e una fitta di gelosia le attraversò il corpo. Abbassò nuovamente lo sguardo, le guance rosse coperte a fatica dai capelli corti e raccolti in una coda di cavallo. Doveva smetterla di notare questi dettagli e farsi queste domande.
-" Hai intenzione di leggere quella lettera? "
Quella domanda la lasciò leggermente perplessa. Da quando si interessava a lei, ai suoi conti personali?
-" N-non lo so... Probabilmente non ho scelta. Se mi ha scritto, vuol dire che ha qualcosa di molto importante da dirmi. E questo qualcosa probabilmente lo odierò a morte, ma dovrò conviverci. In fondo, lei della sua vita fa quello che vuole. "
I pensieri oscuri tornarono alla sua mente, rispecchiandosi nei suoi tristi occhi azzurro ghiaccio. Il lunedì di paura, il fatto di non essere più parte della sua vita, tutto era ritornato a galla con quella singola lettera ancora inviolata. Come poteva un oggetto così banale, quasi stupido, tirare fuori tutto quello che di male c'era stato tra lei e Valery? Non lo capiva e forse non l'avrebbe capito mai. Certe cose accadevano per forze misteriose che avrebbero dovuto rimanere tali.
 
La sera arrivò lentamente, così lentamente che quella giornata sembrava non volesse finire mai; il sole tramontava prima, le ombre si allungavano disperatamente sui campi verdeggianti e tutto stava per acquietarsi, la notte imperversava con il suo manto luccicante di stelle.
Le mancavano così tanto le stelle e la luna, non vedeva l'ora di poterle rimirare di nuovo. Mancava poco meno di un anno al giorno in cui sarebbe finalmente uscita, ma, nonostante la strada fosse relativamente breve, sarebbe stata incredibilmente tortuosa, questo lo sapeva di certo. 
Seduta sulla sua branda, rannicchiata in un angolo, stava ancora a fissare quella maledetta lettera. Era arrvato il momento. La aprì con noncuranza, strappando quasi brutalmente la carta rosa pallido. Dentro ci trovò un foglio piegato a tre, scritto su entrambe le facciate con il solito inchiostro profumato; riconobbe la scrittura di sua sorella, a volte tremolante, e notò che un angolo era macchiato da una lacrima. Il cuore cominciò a sussultarle nel petto, mentre nella sua mente infuriava una tempesta. Valery non era tipo da macchiare lettere.
Duncan, intanto, dall'altra parte, se ne stava sul suo letto a leggere un nuovo libro, che però aveva poggiato a lato nel momento in cui aveva visto Allison strappare con rabbia la busta. Non doveva essere facile, pensò, e si chiese anche il perchè. Che cos'era successo perchè il bene che provava per sua sorella potesse essere così intenso da odiarla? 
-" D-Duncan... Posso chiederti una cosa? "
La sua voce già cominciava a tremolare, pessimo segno; non alzò gli occhi dal foglio appena aperto, che però evidentemente non stava ancora leggendo. 
-" Certo. "
-" Puoi venire qui con me? N-non penso di farcela da sola... Non ce la faccio... "
Lasciò cadere la lettera tra le gambe incrociate e si prese il viso tra le mani, cominciando a singhiozzare vistosamente; il ragazzo saltò prontamente giù dal suo letto con il petto che gli esplodeva per il dolore, si arrampicò sulla branda della ragazza e si sedette accanto a lei, circondandole le spalle con il braccio possente. Non aveva idea di che cosa stesse facendo, semplicemente gli sembrava il modo migliore per consolarla. Non gli aveva mai chiesto un aiuto, tanto meno morale; era sempre stata così incredibilmente forte e lui non era preparato ad aiutarla in quel modo. Come avrebbe voluto esserlo. Si sentiva così inutile, inadeguato, mentre la sua migliore amica di sempre si stava distruggendo davanti a lui e le sue voci continuavano ad urlare la stessa tiritera.
Allison poggiò automaticamente la testa sulla spalla di Duncan, aggrappandosi con le dita fine alla sua canottiera, come se fosse stato l'unica salvezza, e probabilmente era così; le circondò il corpo in un caldo e dolcissimo abbraccio, quasi timido e spaventato, ma la fece sentire al sicuro.
-" Hey... Su, ci sono io qui... "
le sussurrò, cullandola dolcemente, incosciente dell'effetto quasi mistico che quelle parole avevano sulla ragazza. Era davvero fondamentale che con lei ci fosse qualcuno in quel momento.
Dopo qualche minuto, Allison smise di piangere e si separò dal ragazzo; respirò profondamente e si asciugò gli occhi con il dorso delle mani, riprendendo minimamente il controllo di sè. Non era pronta, non lo sarebbe stata mai, ma doveva leggere quella lettera. Riprese il foglio di carta bianchissima e lo riaprì per bene, poi cominciò a leggere nella sua mente, con Duncan che senza rendersene conto la guardava e le teneva una mano poggiata dolcemente sul ginocchio.
 
Cara Ally,
è da molto che non ti scrivo e mi dispiace. In questi mesi sono accadute migliaia di cose, belle e meno belle, che in qualche modo hanno cambiato le nostre vite.
La tua ultima lettera mi ha devastata, lo confesso, ma non importa. Ho capito perchè l'hai fatto e non sono affatto arrabbiata con te, anzi. Spero che in questo modo tu abbia potuto riprenderti, che ti sia fortificata come ho fatto io. Ho rispettato il tuo desiderio finchè ho potuto, ma pensavo che fosse giunto il momento di tornare a parlarti.
A casa va tutto a gonfie vele, anche se le vacanze estive stanno per finire. Forse già lo sai, ma... beh, io e Viktor siamo fidanzati. Ancora mi chiedo come non ho fatto ad accorgermi prima di lui, dell'amore che entrambi provavamo uno per l'altra, di come lui fosse la mia anima gemella. È così dolce Ally, saresti felicissima di vedere com'è. Mi tratta come una regina, non mi fa mancare nulla, era la roccia che mancava nella mia vita. Con lui mi sento finalmente protetta, sicura di me, mi sento come se avessi il potere di distruggere ogni muro con lui al mio fianco. 
Ho passato il periodo migliore della mia vita, in questi mesi, e sono sicura che andrà sempre meglio. Stiamo già progettando tante cose per il nostro futuro e sono così emozionata! Ma questo è anche il momento di dirti cose che forse non ti piaceranno.
Senza troppi giri di parole, io e Vik abbiamo deciso di sposarci.
 
Ad Allison sfuggì un mugolio, il cuore le si fermò nel petto. Non era già abbastanza doloroso sentire tutto ciò che stava dicendo del suo fidanzato, tutto quello che credeva fosse lei prima di finire in quel maledetto buco? Non la stava già distruggendo a sufficienza? Evidentemente no.
Matrimonio? Un matrimonio?! Le stava danto di volta il cervello?! Non aveva nemmeno diciotto anni...
 
Il matrimonio si terrà a gennaio, nella chiesa di Castle Rock, quella sul colle che ti piaceva tanto. Tra poco, io e mamma andremo a scegliere il vestito, non vedo l'ora! Avrei voluto che ci fossi anche tu... so che saresti stata tutto il giorno seduta da una parte a fare la scocciata, ma che alla fine ci avresti preso gusto.
Probabilmente starai pensando che è una decisione così stupida e avventata, che siamo troppo giovani, ma fidati, non lo è. Abbiamo deciso di sposarci perchè... Oh, è così difficile da dire... Perchè sono incinta.
 
Gli occhi di Allison mostrarono uno specchio della sua anima che si spezzava in mille pezzettini, cocci irreparabili di un vaso già instabile sul bordo di un precipizio senza fine che dava sull'oceano nero della sua mente. Ogni suono tacque, ogni cosa diventò oscura, tranne quel foglio bianco e il suo corpo. Era troppo, ma non era ancora abbastanza.
 
Ho fatto una visita la settimana scorsa, visto che questo mese il ciclo aveva saltato e... beh, ci è arrivata la buona novella. Nascerà ad aprile, a quanto hanno detto i medici. Ovviamente non sappiamo ancora se è un maschietto o una femminuccia. Vorrei chiederti un parere sul nome che potremmo dargli o darle, vorrei che potessi esserci al mio matrimonio e vorrei che potessi esserci quando nascerà, ma non so se sarà possibile e tutto ciò mi spezza il cuore. Vorrei così tanto che tu ci fossi stata in tutto questo tempo... Mi manchi così tanto. È difficile senza di te, qui. È dannatamente difficile, anche se riusciamo a tirare avanti. Senza di te non è la stessa cosa, non lo sarà mai.
Perdonami se con queste notizie ti sconvolgo o ti procuro dolore, non era mia intenzione. Volevo solo che fossi al corrente degli eventi più importanti della mia vita, come lo sei sempre stata. Sei e sarai sempre la mia sorellina, un tassello fondamentale della mia esistenza. Non vedo l'ora che tu esca da lì e di riabbracciarti.
Ti voglio bene, te ne vorrò sempre.
La tua sorellona, Valery.
 
Da lunghi minuti Duncan la stava chiamando, ma non rispondeva. Era in uno stato di shock totale. Si riprese solo nel momento in cui le braccia le caddero molli e lo sguardo rimase freddo e vitreo, puntato nell'infinito sul materasso davanti a lui.
Preoccupato come non mai, con il cuore in gola, la afferrò delicatamente per le spalle, trattenendosi dallo sbranarle un orecchio per la paura che gli stava incutendo, e la scosse pian piano, cercando di riportarla sulla Terra. 
-" Allison! Cazzo, rispondi! "
I suoi occhi tornarono minimamente alla vita, guardandolo alienati; erano arrossati e gonfi delle lacrime che ancora le bagnavano il viso, ma di cui apparentemente non si era accorta. Forse ormai non sapeva nemmeno più dov'era, che cosa stava facendo o perchè era lì.
-" Dio santo... Hai bisogno di un medico? "
Scosse la testa lentamente, come un'automa e non come una persona, tornando a fissare l'infinito. No, il medico non serviva : nessun medico sarebbe mai riuscito a ricucire la voragine che le si era aperta nel petto.
-" S-si sposa... p-perchè è incinta. "
Duncan rimase perplesso per un secondo a quella notizia. Avrebbe dovuto essere positiva come cosa, ma poi ragionò : Valery avrebbe dovuto avere più o meno l'età di Allison, evidentemente troppo giovane. Per un attimo, pensò di capire la devastazione della ragazza, ma si ricredette quando incrociò di nuovo il suo sguardo. Era completamente vitreo, assente. Allison ormai non era più lì. Era ricaduta nel suo buco nero, in quel pozzo senza fondo che era la sua mente e la sua anima veniva mangiata lentamente dai suoi demoni, mentre il suo cuore spezzato giaceva sul pavimento di cristallo completamente crepato che era la sua vita. Tutto era andato per Allison, ogni speranza, ogni singolo barlume di luce nell'oscurità in cui brancolava da tempo, molto prima di Alkalie Lake. Non era rimasto più nulla. Solo cenere, da cui però non sarebbe nata una fenice, sarebbe stata soltanto spazzata via dal vento del tempo e non sarebbe rimasto altro che un guscio vuoto.
Duncan vide tutto ciò in quelle iridi azzurro ghiaccio senza più luce, senza più vita. Doveva salvarla. Doveva assolutamente salvarla, o sarebbe stata la fine. Per lei e per lui.
-" Allison! Allison... Hey, piccola... Rispondimi... "
La prese istintivamente tra le braccia, trattenendo a stento le lacrime. Lui sentiva tutto il suo dolore, la sua disperazione; inevitabilmente, provava anche lui tutto quel male e si chiedeva come facesse a sopportarlo lei, in un corpo così minuto e fragile. L'abbracciò, le fece poggiare la testa sul suo petto, in modo che potesse sentire il suo cuore battere all'impazzata per la paura; nascose il viso nei suoi capelli, la cullò dolcemente, ma non ricevette risposta. No, non poteva andarsene. Non poteva morire da viva, non finchè lui fosse stato al suo fianco.
-" Piccola... Piccola, ti prego, rispondimi... Sono qui con te, piccola, non ti lascerò... Ma neanche tu puoi lasciarmi, non puoi farlo adesso... Non puoi lasciarmi ora... Ti prego, ti prego piccola, stai con me. Stai con me. Sei qui con me, nessuno ti potrà mai fare del male, ma non posso proteggerti se non resti... Avanti piccola, avanti, sei forte... Non affogare piccola... "
Era buio nel posto in cui si trovava, ma ad un certo punto una luce la abbagliò; fu costretta a sbattere gli occhi, riaffiorò dall'oceano dei suoi demoni. Si accorse di essere nella sua cella, di nuovo. Faceva caldo, un piacevolissimo e sicurissimo caldo, e c'era un profumo che amava, il muschiò bianco con una nota di aspra virilità.
Era abbracciata a Duncan, che le stava sussurrando parole dolci e la stava cullando, tenendola dolcemente stretta tra le braccia e le gambe; a confronto suo, sembrava soltanto una bambolina per quanto fosse piccola. Con uno sforzo quasi immane, riuscì a circondare il torso del ragazzo, affondando di più il viso nel suo petto e rifugiandosi in lui come mai aveva fatto prima di allora; si aggrappò alla sua canotta umida di lacrime che non cessavano di scorrere, eppure non emetteva alcun singhiozzo. Percepiva ogni singolo muscolo del ragazzo tendersi e rilassarsi, sentiva ogni suo respiro, ogni battito del suo cuore; percepiva la sua intensa preoccupazione e si dispiaceva per averlo fatto stare male. Nessuno doveva soffrire per lei.
-" Puoi stare qui con me? "
La voce di Allison era così debole che perfino da una distanza così ravvicinata faceva fatica a sentirla. Era definitivamente prosciugata, sia fisicamente che moralmente, ma era lì. Era lì con lui e questo era quello che importava. Con il tempo sarebbe guarita, l'avrebbe medicata di nuovo e sarebbe stato accanto a lei. Lui l'avrebbe riportata indietro.
-" Certo che starò qui con te. "
-" Grazie... "
Pianse per tutta la notte, e Duncan con lei.
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Allison si era addormentata dopo ore e ore di lacrime versate, ma lui non aveva chiuso occhio. Non gli dispiaceva, era insonne da tempo, ma gli spezzava il cuore vedere la sua tigre così danntamente abbattuta. Lei che era così forte, così potente, così distruttiva, stava per essere ingoiata dalla sua stessa forza. Era spaventato, terribilmente spaventato. Sarebbe riuscito a salvarla definitivamente? Lei avrebbe voluto essere salvata?
Era ancora accoccolata contro di lui quando la luce iniziò a penetrare nelle finestre, illuminando appena il blocco di cemento di Alkalie Lake, in cui il tempo, soprattutto nella cella 42B, sembrava essersi fermato. La guardava con tristezza, tenerezza, affetto, protezione e si chiedeva mille cose; alcune avevano risposte chiare, altre meno, altre non ne avevano.
Che cos'hai dovuto passare, piccola tigre, prima di arrivare a questo? , continuava a domandarsi, mentre osservava il suo visetto apparentemente pacifico immerso in un sonno fin troppo profondo. Sperava che non avesse avuto incubi, che tutti i progressi fatti non venissero cancellati in un solo foglio, ma i suoi occhi vitrei non mentivano. Tutto era andato, scomparso per l'ennesima volta, sfuggito come sabbia tra le dita.
Spesso si era voltato verso l'angelico ritratto di Valery, una bella ragazza sorridente con lunghi capelli scuri e un grazioso vestito; l'aveva sempre guardata con curioso astio, chiedendosi quale cosa avesse potuto fare per ridurre un soldato come Allison ad un guscio vuoto. Le persone che amiamo sono sempre quelle che ci uccidono, vero?
La sua mente vagò inevitabilmente a tutte le persone che prima di Alkalie Lake aveva amato. Ripensò ad Alejandro e Josè, gli amici d'infanzia con cui era cresciuto, a Courtney, la sua prima vera fidanzata, quella con cui aveva condiviso il letto e il peso della vita, ai suoi genitori, a Dean. Ripensó a tutte le stronzate che aveva fatto nella sua vita e ripensò ai suoi primi tempi ad Alkalie Lake, quand'era ancora un ragazzino imbecille che si era ritrovato in un mondo parallelo a quello che immaginava. Aveva imparato a sopravvivere, a maturare, eppure era rimasto sempre il solito piccolo pivello, una mezza tacca che non valeva nulla. Quella che portava era una maschera, una maschera che nemmeno Courtney era riuscita a togliere. Ma ci era riuscita Allison. Allison l'aveva fatto sentire qualcosa, gli aveva tolto quella maschera e l'aveva guardato negli occhi, gli aveva sorriso, gli aveva dato speranza. Ed ora era lì, tra le sue braccia, a combattere sè stessa da sola, senza nessuno che potesse aiutarla, lui compreso.
Le lacrime tentarono di nuovo di uscire dai suoi occhi, ma le respinse con forza, più per abitudine che per un vero desiderio di reprimere i suoi sentimenti. Avrebbe voluto lasciarsi andare, abbandonarsi alle sue emozioni per una volta, piangere tra le sue braccia, lasciare che tutti i suoi demoni se ne andassero così; sapeva che lei l'avrebbe capito, che non l'avrebbe lasciato solo e che non l'avrebbe biasimato. Con lei poteva essere Duncan e lo sarebbe stato. Lei era la sua seconda chance : non l'avrebbe sprecata. 
Le sirene di sveglia e il metallo cigolante della cella che si apriva la fecero sussultare; percepì i suoi muscoli tendersi e rilassarsi immediatamente dopo aver realizzato che lui la stava abbracciando. Sembrava normale, la Allison che aveva visto in quei lunghi, splendidi mesi, solo leggermente più malinconica e stanca; lo riconobbe dallo sguardo ancora leggermente vitreo, dall'ombra quasi invisibile che si celava nei meandri di esso. Si stropicciò teneramente gli occhi e si stiracchiò, senza però allontanarsi da lui; si riaccoccolò tra le sue braccia, puntando le sue meravigliose iridi azzurro ghiaccio nelle sue. Le sorrise e lei ricambiò.
-" 'Giorno... "
-" Ciao. "
Le dita fine di Allison si spostarono timide sulla sua guancia, carezzandola dolcemente e facendolo rabbrividire dalla testa ai piedi. Stava forse cercando di ucciderlo?
-" Grazie. "
Non seppe come risponderle, perciò si limitò a sorridere come un ebete, a fare in modo che sentisse il battito del suo cuore che sembrava un cavallo imbizzarrito nel suo petto; Allison percepì ogni cosa, ogni singola emozione, e per un secondo fu tentata di stampargli un bacio sulle labbra fine, un ringraziamento stupido ma che in quel momento sembrava il più azzeccato, ma si trattenne. Era veramente stupido. Uno come lui non avrebbe mai potuto accettarlo.
-" È meglio andare... "
mormorò Duncan, separandosi da lei malvolentieri e con le guance colorite, ed Allison annuì. Lo osservó scendere dal suo letto ed infilarsi dell'angolo della toletta. Per la prima volta da quando si conoscevano, gli vide tirare la tenda.
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I giorni passavano lenti ed inesorabili. Il tempo scorreva come un fiume, impossibile da fermare, impossibile da riavvolgere. Ma nulla cambiava. Per Allison il tempo era fermo, anche se il mondo intorno a lei continuava a girare, com'era giusto. Le sembrava di vivere chiusa in un limbo di grigiore, dove nemmeno i suoi demoni potevano accedere. E se i suoi demoni non la potevano toccare, voleva dire che per lei era finita. Niente emozioni, niente sogni, niente futuro, niente speranza. Tutto finito, scomparso nel nero oceano che imperversava al di sotto dello strato di cristallo crepato su cui camminava da troppo tempo. 
Si chiedeva perchè le era successo tutto questo, perchè all'improvviso tutto era crollato. Non sapeva darsi una risposta, ma probabilmente, anche se l'avesse saputa, l'avrebbe ignorata. Era fatta così : a volte sentiva il bisogno di annegare, di morire nel suo oceano perchè al di fuori c'era lo sconosciuto. Alla fine, ammetteva a sè stessa, tutto ciò che conosceva erano i suoi demoni, quelli che nascondeva alla luce del sole, in modo che tutti li vedessero ma non si fermassero ad osservarli.
Sembrava che tutto fosse tornato al suo posto, da fuori, ma non era così. Chi sapeva osservarla, chi sapeva leggere i suoi sguardi, le sue movenze, ogni suo singolo dettaglio, sapeva che era soltanto una mera illusione, ma la sua forza le impediva di crollare per l'ultima volta. Dentro di lei, mentre affogava sempre più a fondo, mentre il buio l'avvolgeva sempre di più, il demone della sua forza l'afferrava per il polso e la tratteneva, cercava di trarla a galla, mentre il resto dei suoi demoni la voleva portare più in profondità. Se loro le gridavano di arrendersi, la sua forza le sussurrava di non farlo, e quei sussurri sovrastavano le urla. Che la sua forza fosse la sua speranza? Stranamente, la sua forza, la sua speranza, aveva il volto di Duncan.
 
Era giunto inevitabilmente anche quel giorno, quello che un tempo tanto amava, quello che era stato per anni il giorno migliore dell'anno. Il ventotto agosto.
Per tutta la giornata non aveva aperto bocca, era stata in un inquietante e malinconico silenzio, con uno sguardo desolato e l'aria di chi sta per essere giustiziato; in un certo senso, era così. Aveva svolto le sue mansioni abituali, ma si era tenuta il più lontano possibile da contatti umani, persino da Duncan, il quale aveva compreso perfettamente e le aveva lasciato il suo spazio. Non vedeva l'ora che calasse la notte, che quel giorno passasse, così da potersi stendere in pace sul suo letto e lasciare che i suoi demoni la divorassero un boccone alla volta.
Era pomeriggio; nel cortile c'era un piacevole venticello che profumava ormai d'autunno, mentre il sole illuminava splendidamente tutto quanto. Il cielo era di un meraviglioso turchese, senza una nuvola che lo macchiasse. Era una bellissima giornata, per fortuna.
Se ne stava seduta al suo solito angolino, vicino alla recinzione, a fissare le montagne perennemente innevate; s'immaginava ancora di essere un'aquila, di volteggiare sopra quelle cime argentee e quei boschi inaccessibili, oppure di essere un lupo, di correre nella foresta e di poter scappare dalla civiltà. Quel desiderio impossibile era ormai parte di lei, da anni ed anni sognava di potersi trasformare in un maestoso animale selvaggio e di poter vivere come una di loro. La realtà, da tanto, era diventata un peso insopportabile e quel sogno irrealizzabile era l'unica cosa che le era rimasta per davvero della sua vecchia vita.
Un secondino che stava marciando fuori dalla recinzione si fermò per un attimo davanti a lei; la osservava con dei freddi occhi azzurri, da cui però traspariva una naturale tenerezza. Era strano vedere quella gentilezza mentre teneva tra le mani un fucile pronto a fare fuoco, ma Allison non ne tenne conto. Le sorrise appena, infondendole un poco d'affetto, poi tornò alla sua quotidiana perlustrazione.
-" Allison? "
Berry se ne stava in piedi alle sue spalle, perfetto come sempre, con un'espressione strana in volto. Era un misto tra un sorriso ed un'espressione dispiaciuta, qualcosa che non gli aveva mai visto in faccia, un'accondiscendenza che non era da lui.
-" Hai una visita. "
Un pugnale attraversò senza difficoltà il suo cuore, senza che le facesse troppo male; era così immune al dolore che nulla ormai l'avrebbe più scalfita, nemmeno rivedere sua sorella. Perchè sapeva con certezza che quella visita era sua. Conoscendola, si era portata a presso il suo fidanzatino. Si costrinse a smetterla di pensare certe cose, che in fondo Viktor era stato anche suo amico; si alzò senza dire una parola e cominciò a camminare a fianco di Berry dopo essere stata ammanettata. In un angolo d'ombra, vide Duncan con la schiena poggiata al muro che scattava, Paulie alle sue spalle lo imitava. Si bloccò, gli occhi fissi in quelli del ragazzo; le sue iridi acqua marina luccicavano di rabbia nel vederla in manette, che veniva portata chissà dove senza un motivo plausibile, ma un suo sorrisetto lo tranquillizzò.
-" Può venire anche lui? " 
mormorò, e Berry, non appena notò il soggetto, fece una smorfia. Evidentemente, il Marcio aveva fatto colpo.
-" Nelson! "
Duncan corse da lui come mai aveva fatto prima d'ora, ma non lo guardò diversamente : lo squadrò con aria di sfida, dall'alto in basso, com'era solito fare da due anni e più a quella parte. Nonostante fosse molto più giovane, il Marcio era quindici centimetri più alto di lui e decisamente più grosso : più di una volta, facendo a botte con quel maledetto, ne era uscito malconcio. Berry chiamò un altro secondino che lo ammanettò -stranamente senza problemi- e lo condusse tra i corridoi di Alkalie Lake a fianco ad Allison, che fissava dritto davanti a sè senza cambiare minimamente espressione o pronunciare parola.
-" Dove ci state portando? "
domandò il ragazzo, ma prima che una delle due guardie potesse rispondere, intervenne la ragazza.
-" A conoscere mia sorella. "
Duncan rimase alquanto interdetto. Lei aveva chiesto che potesse accompagnarla? Lei voleva che conoscesse sua sorella? Lei aveva bisogno di lui? Non era minimamente preparato, ma s'impose di stare calmo ed essere pronto a qualsiasi cosa. Allison aveva bisogno di lui.
Arrivarono finalmente a quella stanza di vetro che entrambi non vedevano da molto, molto tempo; come ricordavano, era rumorosa, ma non troppo. Le persone sussurravano, ridevano, piangevano, si dicevano arrivederci o addio, mentre nell'aria regnavano malinconia e tensione.
Berry tolse le manette a Duncan, poi passò ad Allison, la quale lo fermò con un semplice cenno della testa; tutti si fecero molte domande nella loro mente, ma evitarono accuratamente di formularle apertamente. Certe cose era meglio non saperle.
Quando si voltò, la vide subito. Bellissima come sempre, in uno splendido abito nero a mezze maniche, i capelli bruno-rossicci morbidamente sciolti sulle spalle e quegli occhi viola luccicanti di gioia come non li vedeva da anni. Il cuore le si bloccò di nuovo nel petto a quella visione quasi mistica che per lunghi, interminabili mesi aveva visto solo nei suoi incubi. Non era pronta, non poteva farcela. Anche lei la vide; un sorriso meraviglioso le illuminò il viso, ma Allison non riuscì a fare altro che impallidire. Al suo fianco, vestito completamente di nero, Viktor le cingeva le spalle e sorrideva leggermente, com'era solito fare. 
S'immaginò mille scene d'amore tra i due, pensò alla vita che stava crescendo dentro sua sorella e sentì un conato di vomito attanagliarle lo stomaco.
-" Hey... Hey, piccola? "
-" Non so se ce la faccio... "
Duncan si posizionò davanti a lei, facendo da scudo da quegli sguardi così pieni di nauseabondo affetto e guardandola dritta negli occhi; le carezzò dolcemente le spalle, sorridendole appena, come faceva prima di un incontro. 
-" Ce la farai. "
Ci sono io con te, avrebbe voluto aggiungere, ma non lo fece, non voleva farsi sentire troppo importante. Si limitò a farla passare per prima e seguirla ad un solo passo di distanza. 
Valery le corse incontro più felice che mai; Allison non fece in tempo a ritirarsi dal suo abbraccio, ma rimase immobile, paralizzata, a stringere i pugni e a far tintinnare le manette. Così tanto affetto ora le sembrava falso, teatrale, una mera illusione e una pura idiozia. Avrebbe voluto vomitare e scappare via, non vederli mai più. Avrebbe preferito marcire ad Alkalie Lake per il resto della sua vita che tornare fuori e dover stare con loro, ma non ne conosceva il motivo. Era tutto così assurdo, la sua intera esistenza era assurda. 
Sua sorella la lasciò andare e si accorse solo in quel momento dello sguardo di sconvolta iracondia di Allison, ma cercò di ignorarlo. Sapeva perfettamente che cos'aveva fatto con quella lettera, lo sapeva sin dalla notte che aveva passato con Viktor, ma era sempre sua sorella : doveva esserne al corrente.
-" Come stai? Oh mio Dio, Ally, ti sei tagliata i capelli! "
Tentò di carezzarle le ciocche bionde con le dita fine che tanto aveva amato, ma lei scosse la testa, allontanandoli dal suo tocco come se fosse stata una fiera selvatica. Al suo fianco, Duncan non sapeva che diavolo fare. Non trovava che i modi di Allison fossero giusti, ma non poteva nè giudicare, nè intervenire : sentiva che se l'avesse fatto l'avrebbe persa. Era egoista, ma non poteva lasciarla.
La coppietta si schiarì la voce, poi rivolsero i loro sguardi al grande ragazzo che accompagnava la loro sorellina.
-" Molto piacere, Valery Johnson, e questo è Viktor Blaine. "
si presentò cortesemente, stringendogli la mano, e Viktor fece lo stesso; entrambi si soffermarono a fissare i suoi tatuaggi, lasciati in bella mostra dalle maniche arrotolate, e la sua stazza quasi disumana. Furono leggermente intimoriti dal suo sguardo di pietra, ma cercarono di non farlo trasparire : probabilmente, era molto meglio non farlo arrabbiare.
-" Duncan Nelson. "
-" Oh, bel nome! Sei il ragazzo di mia sorella? "
-" No. "
rispose secca Allison mentre si accomodava ad un tavolo, ferendo in profondità Valery e mettendo in un tremendo imbarazzo i due ragazzi, che la imitarono, sedendosi accanto ai loro rispettivi angeli. Non sarebbe finita bene, questo l'avevano capito tutti.
Prima che qualcuno potesse intraprendere una discussione civile, parlò di nuovo Allison.
-" Che ci fai qui? È il tuo compleanno, non dovresti passarlo in un posto del genere. "
Val capì immediatamente che quel tono era molto sarcastico e la ferì ancora di più. Ma perchè lo stava facendo? La risposta già la sapeva, ma non voleva ascoltarla, come aveva sempre fatto.
-" Come 'Che ci faccio qui'? Ally, volevo venire a trovarti, non importa se è il mio compleanno. "
-" Grazie per la premura, non serviva. Non serve ora come non è servito per dieci mesi e una settimana. "
Vide gli occhi viola di Valery riempirsi di lacrime e non riuscì a trattenere un sorrisetto malefico. Che diavolo stava facendo?! Non lo sapeva, sapeva solo che il sapore delle vendetta era delizioso. 
Vendetta? Ma quale vendetta? Quella per averle tolto tutto, per averla uccisa più e più volte. Una vendetta terribilmente sbagliata.
-" Allison, ora basta! Non lo vedi che la stai facendo soffrire?! È venuta qui per cercare di parlarti e tu la tratti in questo modo?! "
esclamò Viktor, facendo scattare nella ragazza quella molla che, poco meno di un anno prima, l'aveva condannata ad Alkalie Lake. Allison balzò in piedi, sbattendo i pugni sul tavolo di metallo e facendo gridare Valery per la paura; Duncan si alzò con lei e tranquillizzò le guardie che avevano già preso in mano i manganelli. Si avvicinò a Viktor con un sorrisetto da vipera stampato sulle labbra e sibilò :
-" Tanto ci sarai tu a consolarla, no? "
Senza aggiungere altro, Allison se ne andó a grandi falcate, lasciando sua sorella in lacrime e piena di vergogna insieme a Viktor, perchè quelle parole significavano molto più di quanto lasciassero intendere : nessun riferimento alla consolazione morale, bensì a ciò che c'era scritto tra le righe nella lettera.
Duncan li guardò con apatia, ancora leggermente stordito ma decisamente incazzato.
-" Non avreste mai dovuto venire qui. "
 
Da più di un'ora la stava osservando, stando poggiato con una spalla allo stipite della porta dello spogliatoio della palestra deserta; non si era minimamente accorta di lui, ma era meglio così, anche se si stava soltanto facendo del male. Continuava a tirare pugni e calci ad un sacco da boxe senza le bende di protezione ed ormai aveva la pelle completamente scorticata; la tela del sacco era diventata rossa di sangue, ma sembrava che non le importasse assolutamente nulla. Molto probabilmente era così.
Si sentiva abbattuto nel vederla in quel modo, così distrutta da non sentire dolore e da infliggerselo, così disperata da ferire a morte sua sorella per evitare che pensasse a lei. Perchè era questo quello che aveva fatto, l'aveva capito dal primo momento. In fondo, anche lui ci era passato e sapeva come ci si sentiva. Non avrebbe voluto che anche lei provasse quel dolore sconfinato e desolante, quello che ti porta alla pazzia, quello che ti condanna.
Un grido struggente riecheggiò nella stanza, facendo scattare Duncan. Allison aveva tirato un pugno al muro, ma non aveva urlato per il dolore; se ne stava appoggiata ad esso, con la fronte contro il braccio, a piangere disperatamente e a pensare al modo migliore per uccidersi. 
Corse da lei, ma non appena lo sentì avvicinarsi si voltò scattante, tentando di rifilargli un pugno nel naso; lui scartò di lato, afferrandole il polso e circondandole la vita con un braccio possente, bloccandola contro il suo petto. Cominciò a dimenarsi come una belva, a gridare come un'invasata, ma non aveva alcuna possibilità di sfuggire da lui.
-" Allora, hai finito? "
le disse con tono profondo e di rimprovero, fissandola dritta negli occhi con uno sguardo raggelante. Allison crollò, iniziando a piangere straziata, abbandonandosi tra le sue braccia e contro il suo petto. La abbracciò dolcemente, come mai aveva fatto prima di allora, la strinse a sè e la cullò dolcemente, carezzandole i capelli soffici e scaldandola. Si sentiva distrutto, nulla era mai stato tanto doloroso quanto quel momento, quel giorno stesso. Gli sembrava di essere tornato a quando aveva sette anni, quando un passerotto gli morì tra le mani. Aveva coraggiosamente combattuto per scappare ad un gatto, ma era stato ferito troppo gravemente per essere curato e lui era arrivato troppo tardi. Riuscì a cacciare il gatto prima che lo finisse, ma quando prese in mano il piccolo guerriero, fece un ultimo respiro e poi morì. 
Era come se ora quel passero fosse tornato e si fosse reincarnato in Allison e lui si sentiva esattamente come quando quell'uccellino gli spiró tra le dita, una sensazione troppo intensa e disumana per essere spiegata davvero. 
-" Su, tieniti forte. "
La sollevò tra le braccia, constatando per l'ennesima volta quanto leggera fosse per essere così letale, poi la portò in infermeria. Era ormai sera, ma i secondini, vedendo le condizioni delle mani di Allison, lo lasciarono passare. La posò dolcemente su una branda, quella più isolata, per poi andare a prendere i suoi soliti attrezzi per curarla.
-" N-non serve... "
mormorò la ragazza, con gli occhi ancora gonfi ed arrossati e le mani completamente ricoperte di sangue. Duncan la ignorò; prese la mano messa peggio, quella con cui aveva tirato un pugno al muro, e Allison gemette. La fulminò con un'occhiata, sfidandola a ripetere che non le servivano cure. Se l'avesse fatto, l'avrebbe schiaffeggiata. Tastò con riguardo con le grandi dita gentili, appurando che nulla era rotto, ma che si era presa una bella botta, quella stupidina. Le pulì la mano dal sangue, immergendola in una bacinella di acqua calda e sali, poi l'asciugò e la fasciò con cura; lo stesso fece con l'altra.
-" Sospendiamo per alcuni giorni gli allenamenti, finchè quella mano non si sistema. "
Allison annuì distrattamente, massaggiandosi la mano ferita e fissando l'infinito davanti ai suoi piedi nudi.
-" G-grazie... Fai così tanto per me... "
Duncan le sorrise e si abbracciarono; sentì due singhiozzi di pianto, che però si fermarono subito. La scaldò, la strinse a sè e la consolò come potè. Sei tu che mi stai salvando, piccola, non il contrario.
-" Che ne dici, andiamo a dormire? "
-" Tu dormi con me? "
Sorrise commosso a quella domanda quasi bambina, annuendo teneramente.
-" Allora va bene. "
~~~
 
Settembre
Con molta calma e pazienza, Allison stava inziando a riprendersi. Era tornata attiva, non si isolava più, non gridava nel cuore della notte e sembrava che i suoi incubi fossero leggermente migliorati, ma da giorni e giorni nessuno la vedeva sorridere come prima, molti nemmeno l'avevano più vista sorridere. La detenuta Allison McLean era definitivamente diventata un essere senza più cuore o coscienza, senza emozioni o sentimenti. Era difinitivamente diventata la dimora permanente dei suoi demoni. La vera Allison giaceva sul fondo del suo nero oceano in un riposo eterno, con accanto a sè la sua forza che la pregava di risvegliarsi.
L'unico conforto che le era rimasto era Duncan. Solo lui era riuscito a nuotare così a fondo nel suo oceano nero da raggiungerla; era la luce abbagliante che vedeva ogni volta che il mondo diventava troppo oscuro, la luce dei suoi stupendi occhi acqua marina che la pregavano di restare con lui. Ricordava sempre ogni cosa che era accaduta con lui prima di potersi svegliare e lo vedeva : un ragazzo splendido, tanto bello quanto misterioso, che l'aveva salvata dal suo stesso mondo più di una volta.
Aveva staccato il disegno di Valery dalla parete, cacciandolo nel suo cassetto insieme alle lettere sue e di zio Chris; rimaneva solo quello di Rockford, il suo posto preferito e che forse non avrebbe visto più. Nel profondo di sè, sentiva che non sarebbe vissuta tanto a lungo da poterlo rivedere ancora, ma se l'avesse fatto sarebbe andata a vivere lì.
Si rivoltò nella sua branda, sopra le coperte, abbracciata a Pinky, e si mise a guardare Duncan che, come al solito, leggeva. La rassicurava vederlo lì, a così poca distanza da lei, sempre pronto ad aiutarla. Avrebbe tanto voluto che fosse indifferente e scontroso com'era all'inzio : non le piaceva che qualcuno si preoccupasse per lei e lui faceva anche troppo.
-" Vuoi venire qui? "
La sua voce profonda la svegliò e la fece sorridere minimamente. Lentamente, scese dalla sua branda con Pinky in una mano e s'infilò come un topolino sotto il piumone di Duncan, che si fece più in là per darle spazio. Faceva caldo lì sotto, un caldo che amava, che ormai percepiva come suo.
-" Posso farti una domanda? "
Allison alzò i suoi occhioni azzurri verso il ragazzo, il quale posò il libro al suo fianco e si puntellò su un gomito per guardarla meglio.
-" Cos'è successo fra te e tua sorella? "
Quella domanda non la sconvolse più di tanto, forse perchè era lui a porla e nessun altro prima l'aveva fatto. Nessuno si era mai chiesto cosa ci fosse dietro a tutti i più recenti avvenimenti nelle loro vite, nemmeno Viktor, ma Duncan l'aveva fatto. Lui si preoccupava a tal punto per lei da chiedersi che cosa ci fosse stato prima, non pensava che fosse soltanto una pazza. Nessuno l'aveva mai fatto.
-" È una storia troppo lunga. "
-" Questo è il posto ideale in cui raccontare storie lunghe : l'unico impegno è stare in cella a grattarsi le palle e annoiarsi. "
Risero un pochino, poi ritornarono seri.
-" Per Valery non è mai stato semplice affrontare la vita. Sempre troppa paura, troppa insicurezza, sai com'è. Ognuno trova il suo modo per sfogarsi e lei... lei ha trovato il suo in una lametta. È andata avanti per due anni prima che la scoprissi, ma ha continuato. Nonostante la pregassi di smettere, non l'ha mai fatto. Fino al lunedì di paura. Quel week-end avevamo litigato di brutto,sempre per quella stupida storia dello smettere con l'autolesionismo. Penso di non aver mai urlato in quel modo contro qualcuno. Le dissi che era soltanto una debole, che i suoi problemi non si sarebbero mai risolti in quel modo e che era soltanto un'egoidta. Lunedì mattina l'ho vista arrivare a scuola con delle fasciature attorno ai polsi. Le sono arrivata davanti e lei ha soltanto avuto il coraggio di piangere e chiedermi scusa. L'ho schiaffeggiata e me ne sono andata via. Quando sembrava che tutto stesse tornando alla normalità, cosa che non poteva essere, si è messa con il figlio di puttana che ho quasi ucciso. E da lì, la storia la sai tutta, o quasi. "
Duncan non seppe come reagire. Si sentì infinitamente uno schifo per averle fatto ricordare una cosa tanto dolorosa, ma allo stesso tempo fu felice del fatto che Allison si fidasse tanto di lui. 
Ora che sapeva la storia, una storia mai raccontata, anche se solo dal punto della tigre, potè farsi un piccolo quadro della situazione. Probabilmente, avrebbe reagito come lei se Dean avesse fatto una cosa del genere, o forse l'avrebbe ucciso con le sue stesse mani.
-" Ora sai il perchè di tutto quanto. Ho paura di perderla del tutto ad ogni momento che passa, perchè se sta accanto a me si fa soltanto del male. Per questo l'ho trattata così male l'altro giorno. Deve dimenticarsi di me : è da molto che non faccio più parte della sua vita, deve solo rendersene conto. Vive meglio senza di me. "
Percepì tutto il dolore racchiuso in quelle parole, in quel sorrisetto e in quello sguardo; comprese quando dovesse essere doloroso per lei lasciar andare l'unico motivo di vita che aveva avuto finora e per un secondo sentì le lacrime salirgli agli occhi. Lo sapeva anche lui come ci si sentiva.
-" Hai mai pensato che non è così? Che forse lei ha bisogno di te come tu ne hai di lei? "
-" Sì, me lo diceva ogni volta. Ma evidentemente non era così, dal momento che quando c'ero io provava a suicidarsi. Da quando sono qui, la sua vita non ha fatto altro che migliorare e sono contenta così. Questo mi ha fatto capire quanto poco valessi, quanto male portassi nella sua vita in realtà. È stato un bene. Ora è tutto okay. "
Una lacrima silenziosa e solitaria le rigò la guancia, ma l'asciugò in fretta. A che serviva piangere? Ora aveva realizzato il suo obiettivo più grande : farla stare bene. Adesso che non ci sarebbe stata più, tutto sarebbe andato per il meglio.
-" E tu? Non ti ho mai visto ricevere posta o andare ad una visita. "
Duncan fece una smorfia, ma le sorrise un attimo dopo. 
-" L'avrei ricevuta, se i miei genitori l'avessero permesso. "
Allison si girò, mettendosi esattamente di fronte a lui; aveva il classico sguardo da cerbiatta di chi è pronto ad ascoltare ed aiutare, uno sguardo che, prima di lei, aveva sempre odiato. 
-" All'inizio, i primi mesi, permettevano a Dean di venirmi a trovare e di scrivermi qualche lettera. Poi di punto in bianco mi hanno detto 'Abbiamo ancora speranza in tuo fratello. Non lasceremo che prenda le tue brutte abitudini'. E con questa scusa, io non vedo mio fratello da quasi due anni. Ogni tanto gli permettono di chiamarmi, ma molto raramente, alle feste di solito, Natale, il Ringraziamento... "
-" Ma è terribile... E i tuoi genitori? "
-" Mi hanno diseredato, è un miracolo che mi abbiano lasciato il cognome. Ma per loro non sono più il loro figlio maggiore. Non sono più il benvenuto in casa mia... "
Allison scattò seduta sul letto, gli occhi palle di fuoco azzurro.
-" Ma che stronzata! Ma ti pare?! Tutti commettono degli errori e li pagano. Tu li stai già pagando, è inutile che facciano così! Sei e sarai sempre loro figlio, che diavolo! "
-" Hanno ragione. Sono stato la delusione della loro vita, è naturale che ripongano ogni speranza in Dean. Per me ormai non c'è molto da fare. "
Un misero schiaffetto si abbattè sul suo braccio, ma schioccò con forza; gli fece più male lo sguardo iracondo di Allison, che troneggiava su di lui come mai aveva fatto prima di allora. 
-" Non è mai troppo tardi per ricominciare a vivere. "
Duncan le sorrise teneramente, ammansendola in un baleno. Allungó piano una mano, infilandola tra i suoi capelli e carezzandole delicatamente la guancia pallidissima; si spinse dolcemente contro quel piacevole tocco, chiudendo gli occhi e assaporando il suo profumo prima che le sue dita si sciogliessero tra la sua chioma bionda. 
-" Mi piacciono i tuoi capelli... "
le sussurrò e lei arrossì, ridacchiando. Si sorprese nel sentire quel suono così cristallino, perchè da molti giorni non lo udiva. Era così bello, così angelico, come lei. 
In quel momento, le luci si spensero, oscurando l'intero edificio. Allison si lasciò cadere sul materasso soffice con un sorriso da ebete stampato in faccia, mentre Duncan la copriva accuratamente con il piumone e si toglieva la canottiera. Improvvisamente, la ragazza si sentì molto più calda, il sangue le ribolliva nelle vene e il cuore cominciava a batterle troppo velocemente nel petto. Era stupendo, anche al buio. Soprattutto al buio. Non si sarebbe mai abituata a lui, non in quel modo.
Si rigirò pian piano nel letto, dandogli le spalle. Pensava a quanto fosse stato dolce, a quanto continuasse ad esserlo e ringraziò mentalmente l'Universo per averle dato una minima benedizione nella sua miserabile esistenza. Ormai non riusciva più a pensare ad una vita senza Duncan, come non sarebbe riuscita ad immaginarla senza Trent o Valery, nonostante tutto. Era diventato parte di lei, un amico in modo radicalmente differente da Trent, eppure con lo stesso, magico potere di farla sentire bene, al sicuro. Era semplicemente fantastico poterlo avere al suo fianco, poter contare su qualcuno in quel malcelato inferno che era Alkalie Lake.
Il piumone frusciò dolcemente e sentì Duncan avvicinarsi con la sua bolla di calore; le circondò la vita con un braccio, stringendola amorevolmente a sè, e poggiò la testa contro la sua. Allison si sentì arrossire dalla testa ai piedi, il sangue che cominciava a bollire in ogni più piccolo capillare; percepì il suo cuore scalpitare furibondo perfino nelle orecchie, ma si costrinse a calmarsi, malgrado non ci riuscisse. Il suo respiro vibrava inebriante sul suo collo, facendola rabbrividire, mentre ogni sua parte nuda la sfiorava con dolcezza.
-" Ancora ti imbarazzi, tigre? "
Il suo sussurro giunse provocante, mentre le sue labbra fine le sfioravano l'orecchio con un divertito e malvagio sorrisetto. Come avrebbe voluto baciarla appassionatamente, carezzarle quello spledido corpo che già una volta aveva potuto sventuratamente ammirare, sentirla dentro di sè... Quando si accorse dei suoi pensieri, si voltó di scatto, dandole le spalle e maledendosi per quello che stava succedendo. Che cretino!
-" Duncan? È tutto okay? "
-" Certo! "
rispose, girandosi appena e sorridendo come un pazzo deficente. Allison si spostò appena, quel tanto per accostare la schiena alla sua, innocente ed inconsapevole dell'effetto che gli faceva.
-" Buona notte... "
-" 'Notte tigre... "
~~~
Aprì gli occhi prima della sveglia, con calma, senza nessuno spavento, senza aver fatto incubi durante la notte. Tentó, di muoversi, ma qualcosa la bloccava : Duncan era disteso per metà sopra di lei, con la testa poggiata poco sopra il suo petto; il suo respiro vibrava calmo sulla sua pelle e il suo corpo la scaldava dolcemente. Ingoiò a vuoto, sentendosi le guance arrossire come non mai ma provando allo stesso tempo una tenerezza sconfinata. Era così adorabile quando dormiva. Riusciva a dimostrare la sua giovane età, senza però sembrare troppo bambino, e risultava sempre incredibilmente affascinante. Percepì il suo petto sollevarsi ed abbassarsi contro di lei, la sua pelle nuda che la sfiorava ed un fiotto di calore la invase come benzina; s'immaginò che cos'avrebbero potuto fare i loro corpi insieme, ma scacciò quel pensiero : come aveva potuto pesare di essere la ragazza giusta per Duncan? Lui aveva bisogno di una ragazza altissima e snella, con delle curve pronunciate e perfette, che sapesse camminare sui tacchi alti ed indossare un mini-abito senza sembrare una bagascia, non aveva bisogno di una come lei, piccola e stupida, con i capelli di un guerriero e l'armadio di una rock star mancata e che gli aveva fatto compagnia in riformatorio.
Le sbarre cominciarono a rumoreggiare orribilmente, così come le sveglie, ma Duncan rimase lì immobile, anche se il ritmo del suo respiro mutò notevolmente. Allison sorrise con le guance ancora colorite, poi infilò pian piano le dita sottili tra i morbidi capelli corvini del ragazzo; erano incredibilmente soffici, bellissimi al tatto. Erano molto lunghi rispetto a come li portava parecchi mesi addietro, gli arrivavano ormai appena sotto gli zigomi, eppure portava un under-cut che non lo faceva sembrare un hippie malriuscito. Gli stavano molto bene, come qualsiasi cosa potesse possedere o indossare. Gli spostò una ciocca dietro l'orecchio, cominciando a fargli qualche coccola con le dita, carezzandogli delicatamente il collo e la schiena. Notò solo in quel momento dei buchi per orecchini, due sul lobo e uno sulla cartilagine. Era per caso un metallaro prima di entrare ad Alkalie Lake?
Duncan emise un brontolio scontento, ma non si mosse di un millimetro. Evidentemente, non aveva alcuna voglia di alzarsi, così come Allison. Era stata una nottata troppo piacevole perchè finisse in quel modo. La ragazza tolse la mano, per paura di averlo svegliato, ma lui brontolò di nuovo.
-" Non smettere, è bellissimo... "
disse, con voce assonnata e gli occhi ancora chiusi. Allison sorrise con dolcezza e riprese quelle tenere coccole che non ricordava di aver condiviso con altri se non con Valery. Era strano coccolare in quel modo Duncan, ma non le dispiaceva, anzi. Adorava toccarlo, adorava poter ammirare il suo corpo e adorava il fatto di potergli essere così vicina.
Il ragazzo alzò la testa, quel tanto che bastava per incrociare il suo sguardo, e le sorrise in quel modo stanco e adorabile che tanto le piaceva.
-" Scusa se ti ho fatto stare scomoda. "
-" Stavo comodissima... "
gli sussurrò, carezzandogli il viso con le dita. Duncan le sfiorò la pelle nuda appena sopra il bordo della canottiera con la punta del naso respirando profondamente e facendola rabbrividire.
-" Cristo santo, quanto mi piace il tuo profumo... "
Le guance di Allison si colorarono di un rosso acceso mentre lui si rigirava sul fianco per lasciarle spazio e lo notò; sorrise lascivamente, per poi tornare a sonnecchiare.
-" A-anche a me piace molto il tuo... "
mormorò frettolosamente, per poi saltare giù dalla branda e correre alle docce. Non avrebbe saputo quantificare la sua adorazione per quella ragazzina.
 
Schivò per un pelo quattro belle nocche che stavano per stamparsi sui suoi denti, riuscendo a rifilare a Duncan un bel calcio nel sedere.
-" Come ti permetti di calciarmi il culo, ragazzina! "
Allison ricambiò quello sguardo di finta rabbia con provocazione, mettendosi con le braccia conserte a fissarlo come se fosse stato un pivello qualsiasi. 
-" Beh, l'hai appena visto. "
Duncan le sorrise lascivamente, scrocchiandosi le dita e il collo.
-" Ora te le suono, ragazzina... "
-" Prima devi prendermi. "
Quando il ragazzo provò ad avventarsi su di lei con un balzo felino, scartò rapidamente a lato, ritrovandosi ancora una volta alle spalle del suo avversario; con un agile salto, riuscì ad atterrarlo e ad applicare un lucchetto al collo. Duncan si rigirò, bloccandola con il suo peso, ma la viperetta riuscì a scivolare via. Stava diventando troppo brava. 
-" Stai diventando vecchio, per caso? "
-" Ti faccio vedere io, marmocchia... "
Fece una finta e per la prima volta da molto tempo, Allison ci cascò; la afferrò per il polso, facendole ruotare il braccio dietro la schiena e bloccandola contro il suo petto. Era così facile fermarla... se si lasciava prendere.
-" Ti piace, eh? "
le sussurrò, facendola arrossire ma anche sorridere malvagiamente.
-" Mai quanto piace a te. "
Riuscì a girarsi e azzannargli una spalla, liberandosi senza difficoltà. Gli rifilò un calcio al petto, per poi saltargli addosso ed atterrarlo. Si sedette sul suo stomaco, fissandolo con sguardo superbo. Quel giorno avevano giocato più che allenarsi, ma in quel gioco aveva sicuramente vinto quella piccola vipera. 
-" Allora, signor allenatore? "
-" Sì, hai vinto... "
Allison gridò di felicità, alzando le braccia al cielo e ridendo trionfante. La vittoria aveva sempre un sapore delizioso, ma riuscire ad atterrare Duncan era molto, molto migliore. 
Il ragazzo rise insieme a lei, poggiando inconsciamente le mani sulle sue cosce.
-" Posso chiederti una cosa? "
gli disse, ancora comodamente seduta sopra di lui. Il ragazzo annuì, pronto ad ascoltare.
-" Ehm... Ho pensato a quello che mi hai raccontato, al fatto che i tuoi genitori ti hanno cacciato di casa... Huh.... Io m-mi chiedevo se, quando usciremo da qui... Sì, insomma, se potevamo andare a vivere insieme. "
Duncan strabuzzò gli occhi, completamente senza parole. Stava per caso sognando? Era morto e quello era il Paradiso? Vide Allison rossa come un pomodoro, che guardava qualsiasi cosa tranne il suo viso ma se ne stava ancora impalata sopra di lui.
-" Scusa, è stata una cretinata, mi... "
-" Volentieri. "
Questa volta fu Allison a guardarlo sconvolta. Stava succedendo davvero?
-" S-sul serio? "
-" Certo. "
-" O-okay. "
I due si sorrisero dolcemente, crogiolandosi in un trionfo superiore a qualsiasi vittoria sul ring. Il cuore di Allison batteva all'impazzata e non riusciva a togliersi il sorriso dal viso, così come Duncan. Erano due pazzi deficenti.
Il momento di complicità fu interrotto da Berry, il quale corse fino al ring con una faccia pressochè disperata; teneva il suo cappello d'ordinanza in mano e sembrava pronto ad andare ad un funerale. Si schiarì la voce prima di parlare.
-" Ehm... Allison... C'è una chiamata urgente per te. "
Il cuore smise di battere nel suo petto, mentre un brivido viscido le corse lungo la schiena e il sorriso le morì sulle labbra. I due ragazzi si alzarono e seguirono il secondino fino al telefono più vicino, su cui fu deviata la chiamata. Allison prese in mano la cornetta come se fosse stata uno strumento del demonio, terrorizzata da cosa avrebbero potuto dirle, da chi ci potesse essere dall'altra parte del filo.
-" Pronto. "
-" Ally? S-sono zio Chris. "
Stava chiaramente piangendo; in sottofondo, sentiva le teatrali grida disperate di Sophie. 
-" Che cosa succede? "
Non era sicura di volerlo sapere, ma ormai era troppo tardi. In pochi secondi, pregò il Cielo, Dio, l'Universo e qualsiasi cosa di soprannaturale perchè non fosse successo nulla a sua sorella.
-" I-il nonno... "
Chris non riuscì a dire altro, così Allison riappese la cornetta all'apparecchio; a pochi passi di distanza, Berry e Duncan la guardarono accostarsi alla parete, la fronte appoggiata ad un braccio. Il ragazzo le si avvicinò pian piano, con lo sguardo serio e le braccia conserte. Lei spostò gli occhi sull'amico, puntellò una spalla al muro e lo guardò con profonda serietà, ma non tristezza o malinconia.
-" Mio nonno è morto. "
~~~
Lucien McLean fu seppellito nel cimitero di famiglia, un appezzamento di prato verde nella periferia, circondato da due bassi colli che non si potevano definire tali. Allison assistette dal colle a nord al funerale del nonno, ammanettata e affiancata da Berry e Finch. Era vestita in abiti civili fatti portare da suo zio, con i capelli raccolti in uno chignon ed il ciuffo sugli occhi.
Aveva deciso lei di assistere da lassù : c'era troppa gente che non le piaceva, sua nonna prima fra tutti; vide Valery e Viktor appena dietro di lei e la famiglia di Valery non troppo distante. Nessuno, per fortuna, si accorse di lei. 
Fu un funerale breve, senza lacrime da parte sua, senza alcun dispiacere. In fondo, lei odiava i suoi nonni. Non gli augurava di morire, certo che no, ma non le cambiava di molto l'esistenza. Ormai, quella in cui abitava non era più la sua casa, le persone che erano state accanto a lei non erano più la sua famiglia. Tutto, nel suo passato, era finito con Alkalie Lake. Lo comprese in quell'ora di semi-libertà, la prima da quasi un anno fuori dalle mura del riformatorio in cui non provò nessuna emozione particolare, soltanto quella di essere fuori posto. Quella forse non era mai stata la sua famiglia, aveva sprecato anni della sua vita a badare a qualcuno che on realtà non l'aveva mai considerata, a qualcuno che non era destinato ad incontrarsi con lei. Non lo sapeva, sperava vivamente che non fosse così.
Mentre il sacerdote pronunciava solennemente le preghiere, osservava tutte quelle persone che credeva di conoscere, osservava la bara di suo nonno e pensava a tutto ciò che lui e la nonna le avevano fatto passare; osservava la tomba di mamma e papà e pensava a tutto il tempo che gli era stato rubato da quel maledetto camion.
La cerimonia terminò, la bara fu calata nella fossa e tutti cominciarono ad andarsene; alcune persone si fermavano a fare le condoglianze alla famiglia afflitta, altri coglievano l'occasione per visitare i parenti defunti da molto più tempo; sembrava di essere tornati ad un anno prima, davanti al tribunale di Castle Rock dopo il suo processo. Altri ancora, come Allison, tornarono immediatamente a casa; nel suo caso, casa era ormai Alkalie Lake, dove Duncan era stato ad aspettarla in cortile per tutto il tempo.
Mentre tornava al riformatorio, un pensiero la colpì così a fondo che si sentì mancare il respiro. Forse casa non era Alkalie Lake. Forse casa era Duncan.
   
 
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