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Autore: Journey    03/12/2017    1 recensioni
La prima volta che i miei occhi incontrarono i suoi rimasi sbalordito dalla profondità di quel blu. E quando le sue braccia mi accolsero per la prima volta per confortarmi, credo di aver percepito il tempo scandire i secondi allo stesso ritmo con cui batteva il mio cuore. Mai, prima di quel momento, avevo sentito il mio cuore battere così forte. E così, finalmente ho capito: non avrei mai potuto amare nessuno come amavo lei. Mi ero quasi dato per vinto. Avrei vissuto il resto della mia vita uscendo con ragazze interessanti delle quali non mi sarei mai innamorato e piano piano avrei visto lei invecchiare tra le braccia di un altro.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altro Personaggio, Jennifer JJ Jareau, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 9

Quella mattina arrivai in ufficio e intravidi Emily discutere animatamente con qualcuno in ufficio. Non riuscii a vedere chi fosse il suo interlocutore perché non appena mi vide, chiuse la porta. Subito dopo arrivò Garcia e si fiondò con loro nella stanza. Rimasero chiusi lì dentro per ancora un’altra ora. Poi finalmente uscirono e potei dare un nome alla terza persona, era JJ. Uscì di fretta, mi guardò e continuò a camminare. Aveva gli occhi gonfi, probabilmente aveva pianto. Il mio istinto mi diceva di seguirla, ma non lo feci. Subito dopo uscirono anche Emily e Garcia, anche quest’ultima in lacrime. Non capivo cosa stesse succedendo.
Penelope seguì JJ.
“Reid raduna tutti e ci vediamo in sala riunioni fra cinque minuti esatti” esclamò Prentiss prima di entrare nel suo ufficio e chiudersi la porta alle spalle.
Feci come mi era stato ordinato. Andai a cercare Rossi, Alvez e Simmons, Sarah e Tara erano ad un seminario. Una volta in sala riunioni Emily parlò.
“Devo fare un annuncio – disse visibilmente scossa – l’agente Jareau ha consegnato le dimissioni stamattina, è ufficialmente fuori dal team” disse
Non ci potevo credere, che stava succedendo? La squadra era importantissima per JJ, non l’avrebbe mai lasciata. Non riuscivo a metabolizzare quelle parole.
“È uno scherzo, vero?” domandò Rossi.
“Purtroppo no, Dave. Io e Penelope abbiamo fatto tutto il possibile per dissuaderla, ma ha preso la sua decisione. Non c’è più nulla che possiamo fare”
“Perché?” continuò David
“Mi dispiace, non posso dirvi nient’altro, sappiate solo, come ho già detto a lei, che l’unità di Analisi Comportamentale le riserverà sempre un posto qualora dovesse decidere di tornare” continuò Emily
“Scusate” dissi alzandomi dal mio posto e lasciando la sala. Avevo bisogno di stare un po’ da solo. Emily mi raggiunse fuori.
“Reid nel mio ufficio, adesso!” esclamò.
Nonostante volessi stare solo, decisi di obbedire agli ordini del mio capo e di seguirla nel suo ufficio.
“Che significa, Emily? Perché se n’è andata?” chiesi.
“Spencer sai che non posso dirtelo” affermò
“Lo so Emily ma non riesco a capire per quale motivo abbia lasciato il lavoro che ama. Non me lo spiego”
“E va bene – disse dandomi le spalle e mettendosi le mani sui fianchi – davvero non sai perché sia andata via?
 – sospirò – Pensaci un attimo” mi disse girandosi e guardandomi negli occhi.
E finalmente mi fu tutto chiaro.
“Lo ha fatto per me?” chiesi
“Non solo, lo ha fatto per te, per sé stessa e per il bene della squadra. Sentiva di non poter più essere utile e di essere solo d’intralcio. Ascoltami, Spencer: io so cosa sta succedendo, Penelope mi ha detto tutto. So che non vi vedete da quando lasciasti Los Angeles e so che non siete in buoni rapporti ora come ora, ma sappiamo entrambi che questa scelta di JJ è completamente folle. Non sta ragionando lucidamente. Non possiamo fare nient’altro che sperare che cambi idea” mi disse.
“Posso fargliela cambiare io. Non deve lasciare il suo lavoro per me. Ho bisogno di un permesso” dissi
“Spencer non fare stupidaggini – mi intimò lei – hai due ore da adesso”
In fretta uscii dal suo ufficio e mi fiondai nell’ascensore. Presi un taxi e diedi al conducente l'indirizzo di casa di JJ. Avevo bisogno di parlarle, avevo bisogno di farle cambiare idea, dovevo necessariamente farle capire quanto fosse importante per la squadra.
Durante tutto il tragitto non facevo altro che pensare a cosa le avrei detto. Ciò che era successo tra noi a Los Angeles mi aveva ferito e in quel momento giurai a me stesso che avrei tagliato completamente i ponti con lei. Non potevo più permettermi di soffrire per lei, non potevo farlo perché ormai c’era un’altra persona nella mia vita. Una persona che mi amava e che amavo. Eppure, nonostante l’amassi, le parole di JJ non mi avevano lasciato per niente indifferente. Continuavo a rivivere quella scena ogni qual volta chiudessi gli occhi. Riuscivo a sentire chiaramente ogni parola. E poi le sue mani tra i miei capelli, le sue labbra sul mio viso e improvvisamente mi ritrovavo a pensare a cosa sarei stato disposto a fare pur di riuscire ad assaporare almeno una volta le sue labbra. Quello che seguiva era un momento di profonda vergogna e delusione per me stesso. Avevo Sarah, potevo essere felice.
Arrivai a casa sua, scesi in fretta dall’auto e sperai che Will non fosse a casa. Erano le dieci del mattino quando suonai il campanello. Lei venne ad aprirmi. Aveva ancora gli occhi gonfi per il pianto e vederla in quelle condizioni mi spezzò il cuore. Ci guardammo per quella che sembrò un’infinità di tempo. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dai suoi occhi che, pian piano, si stavano di nuovo riempiendo di lacrime. Erano tante le cose che avrei voluto dirle, ma tutto ciò che riuscii a fare fu abbracciarla. Così la strinsi più forte che potevo. Sentii come piano cominciò a rilassarsi tra le mie braccia.
“Mi dispiace” mi disse
Non le risposi, non c’era nulla da dire. Qualunque parola in quel momento sarebbe stata fuori luogo. Non sono mai stato un tipo da abbracci. Anzi, mi innervosivano. Ma con lei era tutto diverso. Quando la stringevo tra le mie braccia mi sentivo al sicuro e finalmente riuscivo a capire perché a tutti piacesse tanto quell’intima invasione dello spazio personale. Sciolsi l’abbraccio e le presi le mani.
“Possiamo parlare?” chiesi e lei annuì.
Mi fece accomodare sul divano e lei si sedette esattamente di fronte a me. Ci separava solo il tavolino da caffè. Ci guardavamo, ma nessuno dei due sapeva che dire. Poi finalmente parlò.
“Scusami, non avrei mai dovuto dirti quelle cose a Los Angeles e soprattutto non avrei mai dovuto saltarti addosso”
“Non devi scusarti per aver avuto il coraggio che è mancato a me per tutti questi anni. Sono io che dovrei scusarmi per come ho reagito. E dovrei scusarmi anche per essere andato via senza prima avere un confronto con te, ma ero confuso” dissi.
“Non hai proprio nulla di cui scusarti, Spence – mi disse – Perché sei qui?” domandò.
“Sono qui perché hai dato le dimissioni e so che lo hai fatto per me” risposi.
“Spence come pensi che possa essere d’aiuto alla squadra se tra di noi le cose non vanno bene, se ogni volta che ti vedo con Sarah ho voglia di prenderla a pugni in faccia, come potrei essere obiettiva e fare il mio lavoro?” chiese
E cosa avrei potuto dirle in quel momento, non potevo obiettare. La sua era stata la scelta più logica, ma non le avrei permesso di lasciare la squadra. L’unità di analisi comportamentale era la sua vita. Ogni singola persona in quella squadra era parte della sua famiglia.
“Non mi importa! Tu sei un elemento fondamentale per la squadra, la squadra è la tua famiglia, l’unità di analisi comportamentale è la tua famiglia. Non puoi decidere di lasciarci, sappi che non te lo permetto. Non mi importa se non riesci a concepire la vista di me e Sarah assieme, sono sicuro che pur di fare giustizia e di aiutare persone innocenti, riuscirai a conviverci” dissi.
Poi mi alzai e mi avvicinai a lei, mi sedetti sul tavolino da caffè e le presi le mani.
“Spence, ti prego” disse
“Dici di amarmi, vero? – domandai e lei annuì – Se mi ami come dici, allora chiedi a Prentiss di strappare la tua lettera di dimissioni e torna a lavorare con noi”
“Non puoi farmi questo, non puoi utilizzare i miei sentimenti contro di me” mi disse.
“L’ho appena fatto. E sappi che niente e nessuno potranno mai farmi smettere di preoccuparmi per te e di correre in tuo soccorso quando ne hai bisogno. Io ci sarò sempre per te Jennifer, non permetterei mai che nessuno si mettesse tra noi. Ti ho amato e ti voglio bene in un modo che non può essere calcolato. Questo devi tenerlo sempre bene a mente” le dissi.
“È quel ‘ti ho amata’ che mi tiene sveglia la notte. È sapere che non mi ami più che non mi fa ragionare, Spence” affermò
“JJ tu sei la prima persona che ho amato e non potrò mai amare nessuno come ho amato te, ma forse è questa la nostra sorte, forse siamo semplicemente destinati ad amarci senza poter mai stare assieme.” conclusi.
“La cosa non mi fa sentire meglio”
“Mi dispiace, ma ti prego, torna al BAU”
“Ci penserò” mi rispose
   
 
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