Ringrazio
anche solo chi legge.
What
if, ooc, Remake di ‘Da figlio a padre’.
L’altro
padre
Gohan
era seduto nella poltroncina di plastica e
guardava la parete della sala d’aspetto con gli occhi vacui.
Le sue iridi nere
si stavano tingendo di verde, mentre i suoi capelli mori ogni tanto
brillavano
di riflessi color dell’oro.
Alzò
lo sguardo e le sue spalle tremarono, mentre il
dottore gli camminava incontro.
“Piccolo,
non è ancora venuto nessuno? Dov’è tuo
padre?” chiese il medico, raggiungendolo.
“È
morto” sussurrò il piccolo.
<
Contro Cell > pensò.
“Può
dire a me. Sono la tutrice legale” disse Bulma,
avvicinandosi all’uomo.
Il
dottore sospirò pesantemente e la guardò in viso.
“Ci
sono state delle complicazioni durante il parto. La
signora Son e il suo bambino…”.
Bulma
sgranò gli occhi, impallidendo.
“…
non ce l’hanno fatta”. Concluse il dottore.
<
Le loro auree si sono spente dieci minuti fa >
pensò Gohan.
Bulma
si piegò in avanti e lo abbracciò.
***
“Quel
bambino non è nostro figlio, lo so. Però ha
perso la sua famiglia e noi abbiamo perso
Trunks…”. Iniziò a dire Bulma con
voce rauca.
“Non
dirmi che lo hai portato a casa da noi, invece di
lasciarlo con il nonno, per fare uno scambio tra i due” disse
Vegeta gelido.
Bulma
lo raggiunse con uno schiaffo, le lacrime le
rigarono il viso.
“Stanotte
se pensi che mi potrai sfiorare anche solo
con un dito, ti sbagli di grosso” sibilò.
“Quel
moccioso qui non ci vuole stare. Non lo hai
notato? Non fa altro che lamentarsi per il freddo. Qualsiasi cosa gli
si dica,
quella è l’unica maledetta risposta che si riesce
a ottenere da lui.
Non
gliene frega niente della tua gentilezza. Non sei
sua madre e vuole andarsene” rispose secco Vegeta.
Bulma
fu scossa da tremiti, i singhiozzi si fecero più
forti.
“ALMENO
PROVA A FARE UN TENTATIVO!” ululò la donna.
Vegeta
le diede le spalle e curvò la schiena,
allontanandosi con passo cadenzato.
Bulma
si lasciò cadere sul divano, con un gemito.
<
Non riesco a fare altro che farti male, donna, ma…
ho perso mio figlio, il mio rivale, e mi sembra di non avere motivi per
vivere
> pensò Vegeta.
*****
Gohan
guardò la fotografia dei propri genitori, osservò
la figura di sua madre che lo teneva tra le braccia. Una lacrima gli
rigò il
viso, accarezzò la figura della donna e spostò lo
sguardo su quella del padre.
Strinse le labbra e fu scosso da tremiti.
“È
tutta colpa tua! Se tu non te ne fossi andato,
mamma sarebbe qui! Ti odio!” gridò e
lanciò la fotografia contro la parete,
mandando in frantumi il portafotografie.
“Odio
questa camera, la odio! Voglio andare a casa!”
sbraitò. Afferrò il cuscino color glicine su cui
erano disegnati dei gattini
neri e lo fece a pezzi.
La
porta si aprì, Gohan sgranò gli occhi e
tremò di terrore.
Si nascose il viso tra le mani.
“M-mi…
dispiace… io…” gemette.
Vegeta
s’inginocchiò davanti al letto, gli prese le
manine paffutelle e gliele scostò dal volto, i suoi occhi
color ossidiana
fissarono quelli del bambino.
“Tsk, almeno
finalmente ti sei sfogato” disse.
“Io
non volevo piangere o dare fastidio. Io…” gemette
Gohan.
“Kakaroth
ha tante colpe, non avrebbe dovuto
lasciarvi, ma questa non gli appartiene.
Senti
moccioso, tu devi frignare, sfogarti. Ora
piangi, urla, fai quello che vuoi” disse Vegeta con tono
neutro.
Gohan
si pulì il viso con il braccio e singhiozzò
nuovamente.
“Perché
sei qui?” esalò.
“La
Donna mi ha mandato per dirti che la cena è
pronta”
rispose Vegeta.
Gohan
gli prese la mano nella propria.
“Mi
ci porti?” chiese.
Vegeta
annuì e lo prese in braccio.
*****
Bulma
si mise una ciocca dietro l’orecchio, era
ingrigita.
“Quel
ragazzo mi fa sempre preoccupare. Da piccolo era
così buono, ma da quando lo abbiamo preso con noi,
è sempre stato un tipo
difficile” gemette. Avvertì una fitta
all’addome e appoggiò una mano sul ventre
rigonfio.
“Tra
te, piccola Bra, e lui, mi verranno i capelli
bianchi” esalò. Si piegò in avanti,
mise un piatto sotto il getto d’acqua del
lavandino e vi passò sopra la spugna.
<
Ormai sono anni che Gohan è schivo e silenzioso,
ma almeno prima era educato. Da quando è entrato in
adolescenza, invece, rientra
tardi, si veste da delinque, si sente il capo del mondo e ha un gergo
da strada
> pensò.
Si
voltò, guardando Vegeta entrare nella cucina.
“Hai
preparato le valigie?” chiese.
“Sei
sicura di voler andare nella casa al mare?”
domandò Briefs.
“Sì.
Lì c’è un ginecologo esperto. Costa
parecchio, ma
mi ha assicurato che non avrò problemi questa volta.
Prendila
come una vacanza” disse la moglie.
“Umphf.
Gohan non verrà?” domandò Vegeta.
“No”
rispose Bulma.
<
La cosa ti preoccupa, Vegeta, lo so.
Questa
volta non puoi rimanere qui ad aspettarlo, come
fai ogni notte, seduto sulla poltrona del divano.
Dobbiamo
andare > pensò.
“Sì,
le ho preparate” rispose roco il principe dei
saiyan.
<
Dannazione. Non voglio lasciarlo in balia di quei
maledetti terrestrucoli che chiama
‘amici’
> rifletté.
*******
Gohan
era appoggiato contro il muro del vicolo in
penombra, masticava rumorosamente una
“Senti,
moccioso, non ho più intenzione di sopportare
i guai che combini”. Una voce maschile provenne da dietro
l’angolo, dov’era
apparsa un’ombra.
Gohan
si premette gli occhiali da sole contro il viso,
riconobbe i capelli a fiamma.
“Umphf,
allora buttami fuori di casa” disse. Allungò una
gamba, fino a sfiorare la
propria motocicletta. Si portò una sigaretta alle labbra.
I
suoi amici ridacchiarono, si alzò un basso brusio.
“Guardate
quel vecchio. Ha dei vestiti ridicoli” disse
uno di loro, aveva il viso in parte coperto da una bandana.
“Ehy, ti sei
perso?” chiese un altro, stringendo i pugni coperti da dei
guanti di pelle
nera, borchiati.
“Peccato
che poi a controllarti ci penserei io” disse
un’altra voce.
Gohan
sgranò gli occhi e la sigaretta gli cadde dalla
bocca, si sfilò gli occhiali da sole e si
avvicinò all’altro uomo che si era
presentato.
“T-tu…”
esalò.
<
Quante volte ho sognato di rivederti? Dalla morte
di mio padre eri scomparso! > pensò.
Junior
lo raggiunse con uno schiaffo al volto.
“Ha
la faccia verde!”. “È un alieno, un
mostro!”.
Parecchi degli altri giovani iniziarono a urlare. Uno di loro estrasse
una
pistola e sparò, il namecciano afferrò il
proiettile con una mano e fece
pressione, distruggendolo.
“Via!
Via!” gridarono i giovani, scappando via.
“Tsk,
pusillanimi” sibilò Vegeta.
“Dovresti
allenarti per evitare l’evenienza di un
nuovo attacco, invece di perdere tempo dietro tipi del
genere” ringhiò Junior.
Gohan
si massaggiò la guancia.
“Vedo
che non sei cambiato, sensei
Piccolo” sussurrò.
“Tu
sì, vedi di filare a casa” lo
rimproverò Junior.
******
Gohan
era seduto sul letto della sua camera, sbuffò
rumorosamente. Alzò lo sguardo e vide entrare una giovane,
gli occhi azzurri di
lei erano liquidi e i suoi capelli erano tinti di rosso.
“Son?”
chiese la giovane.
Gohan
si alzò in piedi.
“Hai
ricevuto il mio messaggio?” chiese.
La
ragazza si mordicchiò il labbro e annuì.
“S-sì.
Cosa vuoi questa volta? Hai bisogno di nuovo di
una con cui passare la notte, perché l’ultima ti
ha scaricato?” domandò.
<
Ed io sarei così stupida da dirti sì, come
sempre. Odio essere la tua ruota di scorta > pensò.
Gohan
si alzò, le indicò una sedia e si mise davanti
alla porta aperta.
“Accomodati.
Senti, mi dispiace, all’inizio sono stato
con te solo perché eri la ragazza del vecchio capo della
banda. E pensando che
facendomela con te, avrei sottolineato che ora lo ero io”.
Iniziò a dire. Un
ki-blast lo raggiunse alla nuca, Gohan ingoiò un gemito.
<
Fammi finire, almeno, Vegeta! > pensò.
“Senti,
ti ho fatto venire per scusarmi. Tu mi piaci
davvero.
Pensavo
che avere tante donne ed entrare in quella
banda mi avrebbe fatto sentire figo, potente.
Mi
sono sentito così impotente quando mia madre è
morta che avvertivo la necessità di sentirmi più
forte” spiegò.
La
giovane giocherellò con la spallina del proprio
vestito.
“Questo
lo posso capire. Dopo la morte di mia madre,
mio padre è cominciato ad andare dietro a ogni ragazzina. Ed
io, per risposta,
sono diventata la donna del capobanda.
Però,
amo davvero le motociclette e… te” rispose.
Gohan
le si avvicinò, le s’inginocchiò
davanti e prese
la sua mano nella propria.
“Puoi
darmi un’altra chance? Questa volta cercherò di
essere diverso, te lo giuro” mormorò.
“D’accordo,
tanto al massimo sarà solo la mia ennesima
strada sbagliata” rispose lei. Chiuse gli occhi e lo
baciò.
****
“Cosa
diamine vuol dire ‘se n’è
andato’? Nella notte? È
fuggito come un codardo?! Ha azzerato la sua aura nemmeno fosse un
nemico?!”
urlò Vegeta, serrando un pugno.
“Se
continui a urlare così, sveglierai la piccola Bra.
Sì, se n’è andato.
Lui
e la sua ragazza sono partiti. Mi ha lasciato
scritta una lettera, ha provato a fare domanda per una scuola
prestigiosa. Lo
hanno preso, resta comunque un genio.
Chichi
sarebbe orgogliosa, vuole diventare uno
studioso importante. Per farlo, però, doveva cambiare
aria” rispose Bulma.
Vegeta
digrignò i denti.
“Facesse
quello che vuole” ringhiò, dando le spalle
alla donna.
“Tu
hai fatto di peggio mentre aspettavo… Trunks. Ti
ricordo che te n’eri andato nello spazio solo per superare
Son!” gridò Bulma.
“Tsk. Tu lo
difendi sempre ‘nostro figlio Gohan’,
amore” ringhiò Vegeta.
Bulma
avvampò.
<
Amore? > si chiese, sorridendo.
Vegeta
raggiunse la porta, la aprì e se la richiuse
alle spalle pesantemente.
*******
Bulma
guardò Vegeta.
<
Eccolo lì, silenzioso alla finestra a combattere
i fantasmi del suo passato > pensò.
“Bulma
oggi resta a dormire da Marron. Quella brava
ragazza la vuole aiutare con il progetto scolastico che deve presentare
domani”
disse.
Vegeta
annuì.
“Salgo
al piano di sopra, sono stanchissima” disse
Bulma, dirigendosi verso le scale.
Vegeta
raggiunse il divano e vi si lasciò cadere
pesantemente.
<
Ho paura di perdere la mocciosa, ma se continuo
ad assillarla, diventerò… >.
Iniziò a pensare.
Si
udì il suono del campanello, il principe dei saiyan
si alzò e raggiunse la porta. L’aprì e
fu travolto da un abbraccio, s’irrigidì
sgranando gli occhi.
“Scusami”
gemette la voce di un uomo tra i singhiozzi.
Vegeta
abbassò lo sguardo.
“Gohan…”
mormorò con tono confuso.
“Ti
chiedo scusa per non essermi mai accorto che mi
hai fatto da padre.
Avevi
ragione, avrei dovuto combattere ance nella
vita, non solo allenarmi. Io, però, non avevo niente per cui
lottare…” gemette
Gohan.
<
Sembra tornato il bambino frignone di un tempo
> pensò Vegeta, poggiandogli una mano sulla testa.
“Tsk, l’importante
è che sei tornato. Mia moglie e mia figlia erano diventate
insopportabili”
disse con voce dura.
Gohan
si staccò da lui e gli sorrise.
“Ci
sono riuscito! Sono un ricercatore e i miei lavori
hanno fatto un certo scalpore.
A
tal punto che ho potuto chiedere il trasferimento
qui” spiegò. Si spostò di lato.
“Inoltre
presto saprò cosa vuol dire essere
padre…”
disse.
Sua
moglie avanzò, Vegeta impallidì vedendo il
pancione rigonfio di quest’ultima.
“Si
chiamerà Pan” disse la rossa.
“Gohan!”
gridò Bra, abbracciando Gohan.
<
Il mio fratellone è tornato > pensò.
“Questo
è un giorno felice” disse Bulma, la voce
tremante d’emozione.
Bra
strinse le mani della moglie di Gohan.
“Spero
che potremo diventare ottime amiche. Di
qualsiasi cosa tu abbia bisogno per la bambina, non aspettare a
chiedermelo”
disse.
La
rossa annuì, arrossendo e si massaggiò il
pancione.
****
Gohan
era uscito in balcone e guardava il cielo.
<
Per tutta la vita ho avuto paura che amare la mia
nuova famiglia fosse come tradire la memoria di quella vecchia.
Non
era così > pensò.
“Ti voglio bene
papà, occupati tu della mamma e di Goten”
mormorò.
Goku,
dall’aldilà, gli sorrise di rimando.
“Lo
farò” rispose.