Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: AxXx    04/12/2017    0 recensioni
[Storia Partecipante al contest: La Macchina di Zeus ha un buco in una gomma e noi l'aggiusteremo con le recensioni.]
[Indetto da Fantasiiana]
Piper McLean è senza dubbio una delle più famose e apprezzate figlie di Afrodite del Campo Mezzosangue. Di certo per il suo coraggio, non comune tra i suoi fratelli e sorelle e per la sua bellezza riconosciuta da tutti e invidiata da molti.
Ma soprattutto per il suo più grande dono: la Lingua Ammaliatrice, in grado di incantare, uomini, Dei e mostri.
Ma è proprio quando il Dono scompare che lei e sua madre dovranno cooperare per riottenerlo.
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Afrodite, Efesto, Piper McLean
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Mi svegliai con uno strano odore di bruciato e qualcosa di viscido che mi colava dalla tempia.
Me la sfiorai e mi accorsi che, sulla mano, avevo un liquido vischioso rosso.
Sangue.
Il mio sangue.
Mi resi conto di stare ansimando per il panico: una divinità non avrebbe mai dovuto sanguinare in quel modo. Ero stata molto, troppo vicina alla morte. Ma più di qualsiasi altro, mi resi conto di essere preoccupata per mia figlia. Mi guardai intorno e la vidi stesa a terra, con un grosso livido sulla guancia ed un taglio alla spalla che sanguinava in maniera molto copiosa.
Mi alzai, sentendo le gambe doloranti; come diavolo facevano i mortali a reggersi in quei corpi così deboli?
Non ebbi tempo per pensarci, perché mi trascinai al suo fianco e la voltai verso l'alto per assicurarmi che fosse viva. Le presi il volto caldo e sporco tra le mani e fui mortalmente felice di sentire il suo respiro lento, ma regolare.
"Grazie, padre Zeus...." Sussurrai, per poi rendermi conto che l'avevo detto a bassa voce.
Mi sfiorai la gola sorpresa ed emisi un lungo sospiro: a quanto pare Efesto mi aveva restituito la voce proprio adesso che non serviva.
"Tranquilla, dovrebbe sopravvivere." Commentò una voce dura, poco lontano da me.
Alzai lo sguardo e vidi Efesto avanzare con la scatoletta di metallo sotto braccio. Aveva addosso un forte odore di bruciato e in alcuni punti la barba era bruciacchiata.
"Suppongo che sia stata tu a salvarci." Commentai, inarcando le sopracciglia. "Perché? Non dovevo farlo io da sola?"
Lui si grattò la testa come se fosse in imbarazzo: "Diciamo che non volevo coinvolgere tua figlia. Inoltre ci ho pensato un po' su e ho esagerato a chiedervi questo. Così ho pensato di darvi una mano."
Una parte di me avrebbe voluto urlargli contro che era un immenso e divino stupido e che si sarebbe meritato di prendersi il suo maledetto martello in testa, ma, in quel momento, la mia preoccupazione andò a mia figlia che teneso sulle mie gambe.
"Grazie..." Riuscii a dire, carezzandole i bei capelli castani, disinteressandomi di quanto fossero sporchi di fuligine.
"Davvero notevole. Tua figlia ha tenuto testa a Phobos e Deimios. Ho visto, sai?" Commentò lui, sedendosi davanti a me.
Annuii e sorrisi: "Non per niente era una dei sette. Sarà una mia figlia ma sa combattere."
"Anche tu." Aggiunse. "Sei riuscita a ferire Phobos. Non pensavo l'avresti aggredito."
"Non avevo scelta." Replicai, osservando mia figlia preoccupata. Inspirai e le dissi: "Forza... vivi."
Riversai dentro quelle parole tutta la forza del mio potere perch lei si convincesse a sopravvivere. Non avevo il potere di Apollo di guarire le persone, ma la volontà delle persone, se rafforzata dalla Lingua di Afrodite, permetteva loro di darsi abbastanza forza da sopravvivere a ferite mortali.
Efesto mi osservò attentamente, mentre armeggiava con la scatola di metallo che ci aveva mandati a recuperare.
"Mi aspettavo che la mandassi quaggiù da sola." Commentò ad un certo punto, lisciandosi la barba.
"Lo pensavo anche io..." Ammisi, sentendomi un verme solo al pensiero di lasciarla affrontare i miei due scellerati figli da sola. "Ma non potevo farlo.... non ce l'avrei fatta."
Maledetti sentimenti mortali: per colpa loro ero quasi morta... e la cosa peggiore era che avrei accettato la morte per salvare mia figlia.
Perché l'amavo.
Come una madre che ama veramente sua figlia.
"Si vede che sei proprio una Dea dell'Amore." Grugnì Efesto, alzandosi e andando verso le scale.
"Fermo." Lo richiamai, decisa a mettere le cose in chiaro una volta per tutte.
Presi la giacca di Piper, la arrotolai e gliela misi sotto la testa, in modo che lei stesse comoda, dopodiché mi misi davanti a mio marito che, intanto, si era fermato, lanciandomi un'occhiata sorpresa.
"Dobbiamo chiarire la questione una volta per tutte." Comincai, senza metterci malia, nella mia voce, ma decisione.
"Non c'è niente da chiarire." Replicò lui, sbuffando infastidito. "Tanto succederà la stessa cosa tra qualche decennio, quando tu andrai da Ares ed io escogiterò qualche altra stupida idea per farvela pagare."
"Per l'amor di Zeus, Efesto!" Lo richiamai, notando come stesse di nuovo ciondolando verso le scale. "ho sbagliato, va bene!? Ma tu non puoi sempre agire... in questo modo!?"
"E come starei agendo!?" Sbottò il Dio del Fuoco, mentre una parte della sua barba prendeva fuoco per la rabbia.
Non mi mossi e incrociai le braccia al petto, lanciandogli un'occhiataccia: "Esattamente come fai adesso. Ho sbagliato, è vero, ma non puoi negare che anche tu non rendi le cose facili. Ogni volta che parliamo tu prendi e te ne vai nelle fucine. Forse i miei problemi non saranno la fine del mondo, ma non fai nemmeno uno sforzo per ascoltarmi!"
"Che dovrei fare!?" Ringhiò lui, inviperito. "Dovrei bere un thé insieme a te e ascoltarti come un cagnolino ubbidiente?"
"No, ma potresti ascoltarmi! Ho bisogno solo di questo." Spiegai, mantenendo un tono calmo.
Lui emise una risata fredda e tagliente: "Oh, sono certo che anche Ares ti ascolta, mentre ti infila il..."
"Lo sai cos'ha fatto lui, prima di portarmi a letto!?" Domandai, interrompendo il suo fin troppo esplicito insulto. "Mi ha portato a fare una passeggiata sui moli di New York. Abbiamo parlato, io dei miei problemi con i vestiti e lui dei suoi figli morti. E che gli dispiaceva. Sono due argomenti che non c'entrano neinte, è vero, ma almeno abbiamo parlato. Quando il giorno prima io ero ti avevo cercato perché avevo bisogno di un semplice vestito per andare alla festa di Atena tu mi hai salutato con un grugnito, come se fossi trasparente e ti sei infilato nella tua forgia!"
"Tanto ci sei andata con Ares!"
"Non mi hai dato nemmeno il tempo di chiedertelo!" Sbottai arrabbiata. "E di solito tu esci talmente tardi dai tuoi lavori e talmente sporco che, con il dovuto rispetto, nemmeno una dracena ti avrebbe invitato a ballare."
Efesto grugnì infastidito, ma non rispose, abbassando lo sguardo colpevole. Era sempre stato quello il problema tra noi. Non tanto il suo aspetto brutto e deforme. Su quello ci potevo passare sopra, anche perché, per esperienza, sapevo che Efesto aveva molte qualità fisiche, forse più di Ares, ma il problema era il carattere: Efesto tendeva a non voler avere rapporti con nessuno e respingeva ogni tentativo di avvicinarlo. Ed io mi scocciavo della sua insensata chiusura. Per quanto mi sforzassi, lui non faceva altro che starsene zitto, più interessato ai suoi progetti che a me.

"È... è che è difficile." Bofonchiò dopo qualche minuto, stringendo i pugni. "Non è facile per me parlare con te, dannazione. Forse è colpa mia, ma è la mia natura."
"Se è la tua natura in quanto Dio della Forgia, allora perché devi punire la mia natura come Dea dell'Amore? Se volevi un matrimonio perfetto avresti dovuto sposare tua madre." Replicai pungente, inarcando le sopracciglia.
A quel punto Efesto fece una cosa che non mi aspettai: Scoppiò in una risata genuina e aperta.
"bella risposta, cara mogliettina, hai ragione." Bofonchiò tornando a sedersi, contro la dura parete rocciosa. "Ma in effetti forse non lo vorrei. So che anche il matrimonio di mia madre è tutt'altro che perfetto."
"Appunto. Quindi perché dobbiamo continuare questa stupida... discussione?" Domandai, esasperata. Erano secoli che non riuscivamo a parlarci così.
Anzi... non lo avevamo mai fatto. Era la prima volta che Efesto spicciava più di due parole con me.
"Perché hai tipo avuto... cinque figli con Ares." Domandò lui, incrociando le braccia con un mezzo sorriso.
Alzai gli occhi al soffitto: "E' successo tremila anni fa, dannazione. Va bene che siamo Dei, ma questo è tanto anche per noi."
"è vero... ma allora che si fa'? Perché non abbiamo ancora divorziato?" Domandò divertito, più che arrabbiato.
Lo osservai e sorrisi: "Perché in fondo un po' ci piace."
Efesto aprì bocca per replicare, ma io lo fermai con un gesto tranquillo.
"Non voglio sentirti parlare del tuo aspetto, Efesto. Sono la Dea dell'Amore in tutti i sensi. Di un uomo posso amare anche il carattere e tu hai un buon carattere quando non sei un burbero eremita solitario. Ed è questo lato che amo di te, Efesto. È la parte... tranquilla di me che vuole stare con te. Ma io incarno l'amore in molti sensi e non possiamo aspettarci che io ignori i vari aspetti del mio essere. Così come tu non puoi fermare quando l'ispirazione chiama. Che sia per costruire un bunker o forgiare una spada o creare un automa... quello sarà sempre più importante di me. Perché è nella tua natura."
Efesto sospirò e annuì, un po' dispiaciuto... ma non era ferito.
"Hai ragione. Ma sai che con Ares, proprio non mi piace." Commentò infastidito. "Lui tra tutti, è l'amante che meno ti gradisco."
"Nessuno gradisce gli amanti delle proprie mogli, così come le mogli non gradiscono gli automi amanti dei mariti." Scherzai con un sorriso dispiaciuto. "Ma ci conviviamo da tre millenni, ormai. Nella nostra lunga vita dovremmo decidere ad accettare queste nostre nature." Osservai Piper e mi sentii stringere il petto. "Almeno per il bene nei nostri figli e amanti mortali."
"Allora facciamo un accordo." Propose Efesto, con un sorriso stranamente dolce.
"Sono tutt'orecchi." Risposi rispondendogli allegra.
"Giureremo sullo stige che, almeno una volta io cercherò di essere più presente per te. Com'è giusto che sia, visto che è vero che ti trascuro. Ma tu non dovrai più tradirmi con qualsiasi essere divino maggiore." Propose sbuffando. "Non ci metterò Dei Minori perché dovremmo andare a cercare sulla raccolta giornaliera degli Dei minori... e so che ha qualche problema sull'aggiornamento di catalogo."
"Bah, non preoccuparti. Non mi interessano gli Dei minori. E a mortali non contiamoli che a questo punto non sei messo meglio di me. So che hai un bello stuolo di figli e figlie anche tu." Commentai, con un sorrisetto allegro.
"Per questo non contavo i mortali. Allora, che dici?" Domandò impaziente.
Accetto... e siccome devi ascoltare una mia richiesta, ne ho già una." Dissi, allungandomi verso di lui, baciandolo a fior di labbra.
Lui ridacchiò ma non mi respinse: "Non prendere troppe confidenze, mogliettina. Vedremo in seguito se ti ho perdonata. Qual'è la richiesta?"
"Riporta me e mia figlia al campo mezzosangue."
"Niente di più facile."

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: AxXx