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Autore: CaramelizedApple    09/12/2017    3 recensioni
"Stiles e Scott si svegliano improvvisamente in una stanza buia e umida con una piccola finestra al centro del soffitto da cui pende il cadavere di una donna e il motivo per cui si trovano lì è proprio lei.
I giorni passano e loro non riescono a trovare il modo di uscire. Ogni giorno una figura vestita di nero gli porta del cibo attraverso una finestrella nella porta, il problema è che ne porta sempre meno e i due amici iniziano a sentire la fame e quando arriva il giorno della luna piena come reagirà Scott? I due amici impazziranno? Moriranno? Riusciranno a capire il motivo per cui sono in quella stanza? E come faranno ad uscire?"
Questa è la traccia che mi è stata data per realizzare la seconda One Shot, spero che il testo vi piaccia.
Genere: Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Stiles e Scott si svegliano improvvisamente in una stanza buia e umida con una piccola finestra al centro del soffitto da cui pende il cadavere di una donna e il motivo per cui si trovano lì è proprio lei.
I giorni passano e loro non riescono a trovare il modo di uscire. Ogni giorno una figura vestita di nero gli porta del cibo attraverso una finestrella nella porta, il problema è che ne porta sempre meno e i due amici iniziano a sentire la fame e quando arriva il giorno della luna piena come reagirà Scott? I due amici impazziranno? Moriranno? Riusciranno a capire il motivo per cui sono in quella stanza? E come faranno ad uscire?"

Salve gente! Questa è la seconda traccia che mi è stata data per un concorso a cui sto partecipando! L'altra era su Shadowhunters!
Spero vi piaccia la mia questa one shot, ma vi avverto, la ho scritta molto di fretta, quindi potrebbe essere molto meglio!

E se vi piace come scrivo passate a dare un'occhiata alle altre One Shot sul mio profilo!
Buona lettura!

Apro gli occhi di scatto nel buio, mentre i miei polmoni si riempiono di aria fredda, quando mi metto a sedere sul pavimento duro.
Dove sono?
La domanda non ha quasi tempo di formularsi nella mia mente che il mio respiro si fa corto e affannato, facendomi bruciare la gola, mentre il naso capta l’umidità dell’aria, mista ad un forte odore di morte. L’ultimo ricordo che affiora alla mia mente è una fitta al collo e l’immagine di Scott che di colpo si volta verso di me, mentre i suoi contorni si anneriscono.
Tasto velocemente le mie tasche, ma mi rendo presto conto di non avere nulla, né il cellulare né il portafogli o le chiavi dell’auto.
Striscio all’indietro nell’oscurità, sul pavimento freddo, cercando un muro con la mano sinistra e stringendo la maglietta sul petto con la destra. Sento il cuore martellarmi nel petto, come se qualcuno lo colpisse con forza, mentre lacrime calde e salate minacciano di superare il sottile confine segnato dalle ciglia. Grido con la poca aria che mi resta in corpo, cercando di evitare l’attacco di panico che sta nascendo.
-Stiles? Calmati, sono io- una voce familiare rompe il mio urlo, prima che Scott prenda la mia mano e la stinga, poi abbracciandomi per calmarmi. Il solo fatto di non essere solo, ma in compagnia di un licantropo mi rincuora. –Sono io- ripete, mentre il mio respiro torna alla normalità.
-Scott- dico io, sciogliendo l’abbraccio. –Vedi qualcosa? C’è un odore tremendo-.
-C’è una donna al centro della stanza, è appesa per i piedi al soffitto- dice lui, mentre i miei occhi iniziano ad abituarsi all’oscurità. –Ormai è morta- fa una pausa. –Sotto di lei è pieno di sangue, sembra che qualcosa o qualcuno le abbia squarciato la gola, sopra c’è un piccolo lucernario, ma è impossibile aprirlo, ho già provato- sospira. –Come con la porta-.
-Nemmeno quando…- non mi dà il tempo di finire la frase.
-No, non ha funzionato nulla, non sono molto in forze- scuote la testa. –Tu ricordi come siamo arrivati qui?-.
-Praticamente nulla- ammetto. –Stavamo andando da Lydia, eravamo nel bosco e qualcuno mi ha colpito, poi cosa è successo?-.
-Era un uomo, aveva una maschera nera sulla faccia, non ho avuto il tempo di reagire che mi ha sparato, c’era dello Strozzalupo nei proiettili che mi ha messo subito fuori combattimento. Però li hanno estratti, sta già guarendo, anche se ancora non mi sento bene- fa uno strano rumore con le labbra. –Non capisco cosa vogliano da noi-.
-Dovremmo iniziare cercando di capire come ci hanno trovati e chi è quella donna- faccio io, prima di appoggiare la testa sul muro, cercando di concentrarmi.
 
È il terzo giorno che sono seduto su questo pavimento di cemento armato, a sentire l’odore di decomposizione farsi sempre più forte e ingombrante per le mie narici. La luce de giorno che penetra dal lucernario è abbastanza forte da permettermi di vedere ogni dettaglio del viso della giovane donna, compresi i suoi grandi occhi fissi su di me.
Cosa vuoi?
-Non ti hanno detto che è maleducazione fissare le persone?- sbotto, sotto quegli occhi vuoti e quel viso vagamente familiare.
-Con chi parli?- chiede Scott, sedendosi accanto a me, dopo aver passato l’ultima ora a esaminare la porta, senza ottenere molti risultati ovviamente.
-Con lei- indico la donna con tono ovvio. –Non vedi che mi sta fissando?- domando sconcertato.
-Non ti sta fissando- alza le spalle Scott, il volto pallido e dall’aria malaticcia.
-Invece sì- insisto io. –Guarda bene-.
Il ragazzo con la mascella leggermente storta inclina la testa, guardando la donna con uno sbuffo. –Ora credo fissi anche me- dice infine contrariato.
-Te lo avevo detto- alzo le sopracciglia con un movimento nervoso.
-Possiamo girarla oppure…- inizia a dire lui, prima che dei passi inizino a riecheggiare nel corridoio che fiancheggia questa specie di bunker. Il mio sguardo e il suo si incontrano e in una frazione di secondo si comprendono alla perfezione, entrambi scattiamo in direzione della porta blindata in cui si sta aprendo uno spiraglio.
-Chi sei?- grido, mentre una piccola finestrella nella porta scatta di lato con un rumore assordante. –Cosa vuoi da noi?- un vassoio con del cibo entra nella stanza, insieme alla canna di una pistola. Scott mi allontana dalla porta con uno strattone, mentre osservo il guanto nero che impugna l’arma. –I piatti- dice una voce elettronica, così Scott si avvicina e prende le due scodelle piene di zuppa fredda e mezzo panino ad inzupparsi al suo interno. Subito il ferro scatta e la finestrella di ferro si richiude, prima che io riesca a gettarmi su di lei.
-Apri- grido, battendo con forza la mano sulla porta di ferro per poi agitarla immediatamente a mezz’aria per il dolore improvviso che mi sono autoinflitto. –Apri- grido ancora, la voce più acuta per il dolore. –Apri!-.
 
-Apri- la mia voce è poco più di un lamento ormai. La mia testa scivola lentamente sul freddo ferro della porta.
-Non mi sembra che stia funzionando- dice Scott, prima di appoggiare a terra il suo piatto di legno, ormai vuoto. –Vieni a mangiare-.
-Potrei sfinire chiunque, quindi prima o poi apriranno- insisto io, con voce lamentosa.
-Questo lo so- mi fa il verso Scott. –Ma cosa ne dici di continuare a sfinirli più tardi?-.
-Apri- ripeto io, ignorando il lupo mannaro.
-Se non ti muovi mangio anche il tuo- dice poi per convincermi, guadagnandosi un’occhiataccia da parte mia, ma toccando il tasto giusto che sprona le mie gambe ad alzarsi e farmelo raggiungere.
-Ti fa più male che bene- dico io di rimando. –Sicuramente continuano a metterci qualcosa per indebolirti- sospiro. -È buono?- domando poi, sedendomi accanto a lui. Prendo in mano la ciotola di legno e ne osservo inorridito il contenuto grigiastro, come ho teorizzato ci lasciano sempre meno cibo.
-Potrebbe essere migliore, ma anche peggiore- afferma lui. –Il servizio in camera lascia molto a desiderare- mi sorride amaramente. –Non ricordo di aver ordinato una dose extra di Strozzalupo-.
-Anche come pulizia non ci siamo- aggiungo io, dopo aver preso un sorso di zuppa fredda e insapore. –Dovremmo scegliere meglio i nostri nemici- alzo le spalle.
-Hai ragione- ride lui affaticato. –La prossima volta facciamo più attenzione a metterci contro quelli dei quartieri più ricchi- le pesanti occhiaie segnano il suo viso, rendendo la sua risata inquietante.
 
Mi rigiro sul pavimento scomodo e sudicio, fino a rannicchiarmi in un angolo della stanza buia. Il mio stomaco si lamenta per la fame e la mia testa inizia a produrre pensieri spaventosi e mostrarmi cose che non dovrebbero esserci.
È notte fonda, la notte del decimo giorno o forse del quindicesimo.
Non lo so più.
Notti e giorni iniziano a confondersi, mentre io e Scott non riusciamo più a pensare lucidamente. Il buio e la luce si intrecciano in un movimento continuo, sempre più veloce e asfissiante. I segni sul muro davanti ai miei occhi sono disordinati e dovrebbero segnare il numero di giorni che conta la nostra prigionia, eppure non riesco a contarli.
Uno…
Due…
Tre…
Il mio dito segue le incisioni sul muro, ma scivola sempre di più.
Quattro…
Cinque…
I miei occhi stanchi si chiudono un istante, ma quando tornano aperti non so dire se sia passato un secondo o diverse ore. So solo che il dito non tiene più il conto e io non riesco a ricordare a quanto fossi arrivato.
Credo sia un buon risultato ricordare che stavo contando, ma non sono più sicuro di nulla ormai.
I giorni segnati sono più di quelli scontati, o forse meno, ogni tanto ne aggiungiamo uno nuovo, ma non siamo mai certi che sia la prima volta della giornata.
-Stiles?- chiama Scott, respirando appena. Lo Strozzalupo nei suoi pasti sembra fare sempre più effetto, sulla sua mente come sul suo corpo, anche se non riesco a ricordare l’ultima volta che un tozzo di pane sia stato lanciato nella stanza.
Potrebbero essere passate ventiquattro ore o di più.
Forse era giorno.
Forse era notte.
-Sei sveglio?- la voce di Scott mi richiama un’altra volta dai miei pensieri.
-Sì- dico senza quasi riconoscere la mia voce tremante.
-Forse domani ci sarà la luna piena- dice lui, respirando lievemente. –Mi sento un po' meglio ed ho una strana sensazione- aggiunge poi a sostegno della sua tesi. –Ma ho paura-.
-Di cosa?- domando poi, rigirandomi verso di lui.
-E se non lo controllassi più?- chiede. –Se non riuscissi a fermarmi?-.
-Ci sei sempre riuscito- gli ricordo. –Credo…- continuo, prima di perdere il filo del discorso e chiudere gli occhi ancora una volta.
 
I miei occhi si aprono affaticati e impastati, trovando solo oscurità ad attenderli.
Sono riuscito a dormire?
Lentamente mi volto verso la stanza vuota e subito noto che la finestrella proietta uno stretto cono di luce lunare al centro della stanza. Dove una figura è rannicchiata sotto la donna appesa con una corda al soffitto. Il viso di lei sembra molto più bello rispetto agli ultimi giorni, mi sembra quasi di rivederci quello della ragazza di cui parlavamo io e Scott prima di finire qui. Vendeva qualcosa in un negozio vicino a scuola, era gentile credo.
I miei occhi tornano sulla figura sotto a lei, sembra quasi trattenersi da qualcosa.
Lentamente lascio scivolare gli occhi per la stanza, cercando il mio amico in ogni angolo.
Non ottengo risultati quindi mi avvicino a quella figura, ormai sporca di sangue marcio e maleodorante.
-Scott?- domando con voce roca.
La figura si gira di scatto e i suoi occhi luccicanti di rosso mi colpiscono come un fulmine al ciel sereno.
Una frazione di secondo e quella che ormai è una creatura rabbiosa mi salta addosso, affondando i profondità i sui denti nella mia spalla.
Non grido.
Non mi lamento.
Non piango.
Non provo a fermarlo.
Non ho la forza per fare nulla di tutto ciò, come non ho la forza di fare nulla di tutto questo.
Resto immobile, senza quasi accorgermi dei suoi denti appuntiti che scivolano nella mia carne.
Pochi pensieri attraversano la mia mente mentre chiudo gli occhi, rivedo Scott, Lydia, Malia, mio padre e gli ultimi anni che come un fiume scivolano via senza che io possa fermarli.
 
Apro gli occhi e prendo un grande respiro, improvvisamente l’odore del sangue sembra molto più dolce.
Muovo la testa, cercando una risposta.
Io sono morto, sono certo di esserlo.
Allora perché sono ancora chiuso tra queste quattro mura?
Una figura è a terra, distesa al suolo coperta di sangue, ha lunghi capelli biondi impastati di sporcizia e giganteschi occhi vuoti.
Cerco mi mettermi a sedere per avere una visuale migliore della stanza, ma il dolore lancinante che provo mi costringe a rinunciare.
Chiudo gli occhi con forza, riaprendoli sul centro della stanza per capire cosa sta accadendo. Nella penombra vedo una figura, completamente vestita in nero che osserva qualcosa in mezzo alla stanza, che pende sopra la ragazza morta. Gli sfugge un grido di frustrazione, quando con un calcio colpisce la pesante porta di ferro producendo un rumore metallico.
Scott oscilla a mezz’aria, la corda stretta intorno al collo.


Cosa avreste scritto voi con una traccia simile?
Spero che la mia idea su come finirla vi sia piaciuta, io non sono molto soddisfatta, qualche consiglio?
Ho scritto altro su Teen Wolf, se vi va fate un salto a leggerlo!
  
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