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Autore: Aletorre22    10/12/2017    0 recensioni
Marta, dopo vari anni, ritorna nel suo vecchio liceo, ma stavolta si troverà nelle vesti di un'insegnante di inglese alle prime armi e con tanta voglia di imparare. Non le mancheranno i rapporti confidenziali con qualche alunno, le amicizie tra professori e gli amori.
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Avevo iniziato a scriverla l'anno scorso e poi ho interrotto. Ma adesso sono tornata carica di nuove idee.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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"Buongiorno ragazzi. Da oggi vorrei iniziare un programma particolare. Ognuno di voi dovrà scegliere un argomento del libro che trova interessante e approfondirlo con qualche ricerca. Di volta in volta vi chiamerò e lo esporrete a tutta la classe, così potrete mettervi nei miei panni e io nei vostri, perché mi siederò tra di voi. Carina l'idea, non trovate? " domandai molto contenta.

" Eeeh! Tantissimo prof..non vediamo l'ora " dissero in coro prendendomi in giro. 

"Ho preso questa decisione e non si discute. Se non vi sta bene, verrà il professore Conti e prenderà seri provvedimenti. È probabile che sia presente a qualche lezione nostra..e io nelle sue".

"Cosaaa? E come mai?" chiese la ragazza con il cappello in fondo all'aula.

"Non sono affari vostri. Ora se non vi dispiace, aprite il libro a pagina 10 e inziate a tradurre ognuno per conto vostro. Oggi sono io a non aver voglia di spiegare".

"Prof, ma si sente bene? È stata morsa dalla tarantola? " chiese il gemello Fontana, quasi sicuramente doveva essere Carlo. 

"Non siete solo voi a poter fare come vi pare. Comando io e non si discute. E silenzio in aula" affermai rigida.

Non mi sarei più fatta mettere i piedi in testa da questi ragazzi e non sarei più andata dalla preside per sentirla lamentarsi di me. Polso duro ci voleva e ce l'avrei fatta. Ammetto che volevo anche impressionare i miei alunni con questa presa di posizione, ma sicuramente non mi sarei comportata sempre così. Volevo avere un bel rapporto con loro. Farmi valere, ma allo stesso tempo anche essere apprezzata. 
Prima del suono della campanella, mentre stavo seduta a girarmi i pollici, si avvicinò Luisa Marchetti, meglio denominata 'ragazza desigual' da me. 

"Professoressa, ma veramente ci ritroveremo il professore Conti anche nelle sue ore? La prego non lo faccia..o sarà la fine" e si morse il labbro. 

"Luisa non essere così dastrica. E poi vorrei che questa classe fosse più disciplinata. Vogliono prendere in giro me, gli sembra che non li vedo che stanno con i cellulari in mano al posto di tradurre il brano!" dissi quest'ultima frase con un tono più alto, così che mi potessero sentire tutti. Mi avevano preso per scema? Almeno, però, ero riuscita a fargli fare meno casino. 

"Lei ha ragione, ma qui c'è gente che rischia di perdere l'anno, se il prof metterà ancora delle note sul registro. Incidono molto, che io sappia, sul voto del comportamento. Se non dovesse raggiungere la sufficienza.."  abbassò lo sguardo e bisbigliò qualcosa, che non riuscii a capire. 

Allora la incoraggiai a parlare: "Sei preoccupata in generale o per qualcuno in particolare? Puoi fidarti di me. Se vuoi confidarti, io sono qui che ti ascolto e puoi stare tranquilla, che nessuno verrà a sapere niente" e le sorrisi.

"No no..in generale"

Non me la contava proprio giusta, però non volli insistere. In fin dei conti, non erano fatti miei. Mi sarebbe piaciuto sapere che ispiravo fiducia a qualche mio alunno. Ma non sembrava volermi dire altro al momento.

"Torno a tradurre. Ah! Lei ci sarà oggi pomeriggio? Inzia il torneo di pallavolo interscolastico. La nostra squadra si sfiderà con il liceo scientifico Luigi Pirandello. Penso che ci sarà una grande affluenza di ragazze ahah ".

"E come mai? Piace a molte la pallavolo?"

"Più che la pallavolo..piace l'arbitro" e continuò a ridere.

"E chi sarebbe? Basta con questa suspance" dissi con molta calma.

"De Ponte, ovviamente!"

E ti pareva. Dove c'è lo sport, c'è lui. E dove c'è lui, ci sono ragazze. Avevo sentito che qualcuna lo chiamava addirittura 'il dio greco'. Era un bell'uomo senza dubbio. Ma addirittura definirlo un dio per la sua bellezza...ok forse ci stava tutto quel soprannome. Era bellissimo. Ma allo stesso tempo stupido. Quelle sue battute, mi facevano venire il voltastomaco. Ogni tanto, però, facevano ridere. E quando rideva lui, sembrava che il mondo finisse. Ma che pensieri stavo avendo? Mi sa che dovevo smetterla di pensare a lui. Al massimo poteva essere un amico.Sinceramente non mi vedevo proprio con lui.
Poi corressi la ragazza: "Il professore De Ponte! Si deve aggiungere la parola professore, non è certo tuo fratello". Ora inziavo pure a difenderlo. Andiamo bene. All'uscita da scuola, lo incrociai un attimo, ma neanche mi salutò. Che maleducato. Io non avevo intenzione di salutarlo per prima. Poi mi venne incontro Elena.
 
"Marta! Dove vai così di corsa?".

"Scusa, ma devo scappare a casa dei miei oggi. Pranzo di famiglia. Ci vediamo di pomeriggio alla partita? ".

"No, non penso che andrò. Mi annoiano..al massimo farei un pensierino per Enrico. Quando arbitra ce la sa..eccome" e mi fece l'occhiolino.

"Anche tu! E basta con questo Enrico, se lo sento ancora nominare..".

"Aspetta aspetta.. ma vogliamo parlare di Vitale? " ammiccò gli occhi.

"Cioè? " dissi evasiva. 

"Daii vi abbiamo visto tutti l'altro giorno in montagna. Siete stati tutti il tempo a parlare e ridere da soli. Sembravate una coppietta".

Arrossii un po'. "Ti racconto dopo. Comunque niente di che, abbiamo parlato e non è così male come pensavo. Certo bisogna spingerlo un po' a parlare, però quando inzia non si ferma più".

"Ah si? Non lo facevo un tipo che intrattenesse la gente. Però ha un suo perché anche lui. Uno sguardo molto intenso".

"Sì infatti. È molto intelligente anche. Ha tante passioni, ma quella che lo prende di più è la poesia!".

"Addirittura, abbiamo il nuovo Dante" e rise. Che fossette carine, che aveva quando rideva.

"Secondo me è bravo, anche se non me le ha fatte leggere. Va bene dai, se non oggi, ci vediamo il 20! Domani non ho lezione, i ragazzi hanno assemblea nella mia ora, perciò per questa settimana sono libera dagli impegni scolastici".

"Penso che l'odio che provo per lo sport, mi porterà a non andare a seguire la partita, neanche De Ponte riuscirà a farmi cambiare idea. Ma in caso, ti chiamo! A presto".

Ci salutammo e così potei andare al pranzo a casa dei miei genitori. Mi aspettava un annuncio importante, ma non sapevo cosa.  
La porta era socchiusa e c'era un gattino nero con una macchia bianca vicino all'occhio, che inziò a strusciarsi sulla mia gamba facendo le fusa.

"Mamma! Papà! Sono arrivata! Ma da quando avete un gatto?" ero leggermente incredula. Mio papà ha sempre detto di voler prendere un cane e che i gatti sono degli esseri malefici. Avrà cambiato idea, pensai.

"Amore della mammaaaaa vieni vieni. Sono già tutti qui" sentii mia mamma urlare dall'altro lato della casa. 

Tutti? Ma non dovevamo essere solo noi tre? Già immaginavo la novità importante..doveva essere una scusa e al solito suo aveva invitato qualche figlio di amiche per farmelo conoscere. Una trappola che mi traeva ogni tanto. Non le andava giù che fossi ancora single e voleva vedermi felicemente sposata. Io? Ero allergica ai matrimoni. Convivere si, ma sposarsi mai. Che bisogno c'è di annunciare davanti a tutti la felicità altrui? Se uno è felice, se lo tiene per sè. Senza bisogno di organizzare cerimonie e pranzi infiniti. E senza bisogno di un foglio di carta che lo attesti!

"Sbaaam" qualcuno urlò così forte al mio orecchio, che per lo spavento inizia ad urlare. Mi girai e vidi mio fratello. Non ci vedevamo da almeno un anno. Si era trasferito a vivere a Londra con la moglie e la piccola Sofia. Ovviamente inziai ad insultarlo per lo spavento che mi aveva fatto prendere. Ma lui mi prese in un abbraccio fortissimo, mentre io ancora replicavo.

"Martolinaa! Ma quanto mi sei mancata. Abbracciami e smettila di lamentarti".

"Sei il solito! Mi hai fatto prendere un colpo! Non ti sopporto proprio".

In realtà lo adoravo e lui lo sapeva. Era il mio piccolo fratellino, non tanto piccolo ormai, ma sarebbe rimasto per sempre un bimbo per me. Mi era mancato parecchio. Da piccoli litigavamo sempre. Era un continuo. Io ero gelosa di lui, che aveva sempre tutte le attenzioni di sopra e mi sentivo trascurata. Perciò quando rimanevamo soli a casa, gli facevo tutti i dispetti che potevo. Mi divertivo parecchio. Peccato che i miei lo venivano a sapere e mi beccavo la punizione. Odiavo il fatto che fosse viziato da loro. Poi crescendo tutto cambiò. Conobbe Rebecca, unica e sola ragazza con cui stette per anni e che alla fine sposò. Erano innamoratissimi, ma anche molto giovani. Andava tutto a gonfie vele, a quanto sapevo. Da due anni si erano trasferiti a Londra, perché lei aveva trovato lavoro là come ingegnere. E lui la seguii. Sofia era nata l'anno scorso invece. Il mio fratellino era cresciuto e mi mancava terribilmente. Fortuna che ci vedevamo su Skype.

"E Rebi? Sofia?" gli domandai dopo che riuscii a staccarmi dal suo abbraccio.

"Sono solo. Ci siamo lasciati", lo disse così e mi lasciò di sasso, soprattutto il fatto che non sembrasse per niente turbato. Che insensibile. Feci una risata isterica.

"Ma ti pare il modo di fare questi annunci così? Come se niente fosse?" Ero incredula. Non potevo crederci.
 
"È colpa mia. Sono stato io a lasciarla. In realtà è una cosa fresca, ma non credo proprio che ritornerò sui miei passi. Ora dobbiamo vedere come fare con Sofia".

"Voi siete l'incarnazione dell'amore! Come hai potuto? Non potete lasciarvi. Torna da lei, subito! Prendi il primo volo e torna a casa da lei e dalla bambina" lo implorai. Rebecca era una donna speciale. Simpatica, amorevole e semplice. Moglie e madre perfetta. 

"Non rompere. Ho perso la testa per un'altra. Lei.." lo interruppi subito.

"No! Non lo voglio sapere. Rebecca rimarrà sempre nel mio cuore e nessuna prenderà il suo posto". Ero molto delusa.

"Mica è morta! Non fare drammi, che ancora è lunga la strada per fare l'attrice" e fece un'espressione odiosa.

"Sei da prendere a schiaffi. La mamma come l'ha presa?".

"Le stava venendo un infarto a momenti.." .

"Ahaha immagino la scena! Due figli, entrambi single. Già non sopporta che io stia sola..ora ti ci metti anche tu".

In quel momento ci raggiunse nostro padre e mi diede un bacio in fronte. La trovavo una cosa tenerissima, perfino alla mia età. 

"Smettetela voi due. Dai sù andate in veranda, che è tutto a tavola". Poi si rivolse a me: "Hai visto che è tornato Luca? Piaciuta la sorpresa?".

"Eccome! Ma anche a voi ve ne ha fatta una grossa..".

"Rebecca! Mi ha dato un colpo al cuore quando l'ho saputo. Che disastro!" disse la mamma entrando, mentre teneva il gatto nero in mano.

"Ma quella palla di pelo di chi sarebbe?" chiesi.

"Micio! È mio. Bello no?" sorrise Luca.

"Che è un micio lo vedo..caruccio" dissi con un espressione insoddisfatta.

"Solo caruccio? È stupendo".

"Smettila di fare quella faccia da schiaffi. Come si chiama?".

"Sei sorda per caso? Ho detto Micio!"

"Micio? Ma che fantasia il mio super fratellino..lo sai che ora ti danno un premio?" lo derisi. Mi divertivo molto a prenderlo in giro.

"Il premio lo daranno a te e alla tua simpatia!".

"Contaci caro " e gli feci l'occhiolino. Poi mi rivolsi a mia mamma: "Allora che hai cucinato di buono?".

"Il tuo piatto preferito: risotto ai frutti di mare" disse gongolando.

"Quello è il piatto preferito di Luca" grignai i denti. Ma come faceva a non ricordarsi cosa piacesse a me? Basta che il figlio preferito è contento e lo siamo tutti. A distanza di anni un po' di gelosia nei suoi confronti, a volte, mi tormentava. 

"Ah si ? Non lo sapevo" e intanto se la rideva sotto i baffi.

"Mamma!".

"Marta! Non si può mai scherzare con te. Sei sempre stata permalosetta, cara mia. Ho cucinato il tacchino con le patate, contenta?".

Le saltai addosso piena di felicità e la riempii di baci. In fondo non si è mai troppo grandi per certe cose. Quando sei piccolo, vuoi essere grande e quando sei grande, ti piacerebbe tornare bambino. Dopo pranzo ci mettemmo tutti e quattro sul divano a sfogliare vecchi album di famiglia. Mi piaceva molto guardare le vecchie foto. E tra i tanti ne trovai uno intitolato 'Gita Parigi Marta'. Noo non ci potevo credere. Non ricordavo che ci fosse anche questo. Lo misi in borsa, mentre gli altri erano distratti, così da potermelo sfogliare meglio quando fossi tornata a casa sola. Non volevo uscire l'argomento Enrico. Non ricordavo se quando ero piccola, gli avevo raccontato di lui. Ma era meglio non parlarne ora, perché un po' mi vergognavo e non volevo che i miei sapessero troppo sulla mia vita privata. Però, quando mia mamma tornò alla carica per chiedermi se avessi un fidanzato o se volessi presentata l'ennesima persona di buona famiglia, ma noiosa, mentii loro dicendo che in realtà avevo una frequentazione.

"Matteo si chiama. Saprete solo questo e per ora vi deve bastare" dissi solamente. Matteo? Ma come mi era venuto in mente proprio Vitale? Marta ma in che guaio ti stai cacciando? Ma perché proprio il suo avevo detto? Va bene, fin quando sapevano il nome, non sarebbe potuto succedere nulla di grave. Era quello che speravo. Poi pensai ad una scenetta divertente: io, lui e Ornella, nonché sua mamma, nonché mia preside. Bel quadretto insomma. Fortuna che non stavamo insieme veramente. Sai che bella notizia per lei. Avrebbe fatto i salti di gioia, come no. Che bella l'ironia.
   
 
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